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Autore: soulofthemusic    10/07/2013    8 recensioni
La gioia lo invase come se fosse luce e lui un grande rosone, tavolozza di colori vivi. Si girò e abbracciò Noemi lasciandole una miriade di baci sui capelli. Lei si avvicinò al suo orecchio e mormorò: «Sei mio, ricordi?». [...] Noemi lo guardò, era una visione celestiale, era tutto il mondo che da quel momento avrebbe imparato a conoscere. Si avvicinò alle sue labbra esitante e vi posò un leggero bacio che la fece trasalire. Sì, aveva fatto la scelta giusta. Ora aveva trovato il pezzo mancante nella sua vita e poteva permettersi l’illusione della felicità.
[...]
Parliamoci chiaro: questa non è la solita storia di dolci parole e amori felici. No. Qui si parla di vite complicate, vite vuote, avvolte in una crisalide di dolore. Si parla di amori. Malati, bugiardi, ingannevoli, amori veri che ti consumano dentro. Lo sfondo poi è una guerra tra Bene e Male. Cosa volevate che ne uscisse fuori?
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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IV.

 
Il treno si fermò alla stazione e ,scendendo, Noemi respirò profondamente per scacciare l’odore di ruggine che aveva invaso i suoi polmoni per tutta la durata del viaggio. Odiava gli ambienti chiusi, in particolare quelli intrisi di strani odori. Salì su un taxi logoro, l’unico che trovò e si diresse verso l’indirizzo che le aveva lasciato sua madre.
«Ciao mamma.»
Esther era andata ad aprire la porta ed era rimasta sconvolta dalla ragazza che si ritrovò davanti. Sotto gli occhi le occhiaie erano sparite, gli angoli della bocca erano contratti in un sorriso appena accennato e gli occhi… gli occhi erano pieni di vita, l’ombra di tristezza e rassegnazione che vi aveva scorto per tutta la loro adolescenza era scomparsa.
Davanti a sé c’era sua figlia.
Non riuscì a trattenersi, la strinse a sé e sussurrò vicino al suo orecchio: «Ciao amore.»
«Mamma, ma stai piangendo?» chiese Noemi con tono stranito.
«No tesoro, sono solo un po’ commossa. Sei bellissima.» affermò la donna lasciando la presa, «Prego, entra. Sarai affamata.»
Noemi si sedette al tavolo della cucina e ringraziò il cielo che il nuovo fidanzato di sua madre avesse insistito affinché si trasferisse a vivere con lui, non avrebbe sopportato di dover trascorrere due giorni nella casa in cui aveva visto la sua vita crollare un mattone alla volta. Le pareti avrebbero deriso i momenti in cui si era illusa di essere felice. Le coperte avrebbero contato per l’ennesima volta le lacrime versate in solitudine. No, non avrebbe mai potuto rimettere piede in quell’orrore.
«Allora amore, come stai? Ieri sera quando ho chiamato mi ha risposto Gael, mi ha spiegato ciò che è successo…»
«Beh, sai com’è…. Non sono mai stata brava a gestire il dolore.» la ragazza portò alla bocca un pezzo della pietanza preparata dalla madre  mentre una lacrima le solcava il viso.
«Noemi…» disse la donna abbracciandola di nuovo, «Ascolta, non c’è bisogno che tu mangi qui, mi fido di te, e non c’è bisogno che tu ne parli, ma… sappi che qualsiasi cosa di cui tu possa aver bisogno è proprio vicino a te.»
Si sbagliava, Noemi sentiva che qualcosa mancava, lo sentiva e doveva assolutamente capire cos’era perché sapeva che non appena lo avesse trovato avrebbe potuto abbandonarsi all’illusione della felicità.
Esther la guidò in giardino e si fermò davanti a un miniappartamento che sostituiva le pareti con spesse lastre di vetro, era arredato con gusto moderno, con colori neutri e qualche sprazzo di rosso intenso nei mobili.
La donna appoggiò il piatto con la cena sul tavolino davanti al divano e baciò la fronte della figlia dicendo: «Buonanotte tesoro, cerca di dormire.».
«Buonanotte, grazie.»
Esther sorrise prima di tornare in casa e Noemi si avvicinò a una delle enormi portefinestre che davano sul canale, la aprì e si sedette sull’erba coperta di neve. Guardò l’acqua incresparsi sotto il suo sguardo, le luci di Amsterdam accendersi per combattere il buio, il vento travolgere ogni cosa si trovasse sul suo cammino. C’erano delle barche lì vicino, Noemi si chiese cosa ne sarebbe stato se ne avesse presa una e fosse scappata per un po’, se fosse scappata dalle costanti della sua vita: lacrime e dolore.
Prima che il suo istinto prendesse il sopravvento rientrò e finì la porzione di zucchine in crosta, cercando di non deludere sua madre, poi si sedette sul letto abbracciando le gambe e posando il viso sulle ginocchia. Guardava ancora fuori dalla finestra, aspettava che succedesse qualcosa, non sapeva esattamente cosa. Si cambiò e andò a prendere il biglietto nella sua borsa, vedendo una lucina prese anche il telefono, era Gael:

So when you’re restless I will calm the ocean for you, in your sorrow I will dry your tears.
When you need me I will be the love beside you, I’ll take away all your fears.

Questo vale qualsiasi decisione tu prenda, ma torna da me.

 
 
Era difficile non averla intorno, abbracciarla, sentirne il profumo. Gael era lì, bloccato a una stupida festa e lei era a mezz’ora di distanza. Si era pentito di averle detto la verità, se avesse saputo la sua reazione avrebbe lasciato perdere e si sarebbe accontentato di starle vicino da amico. Si era maledetto per la sua testardaggine, per il suo egoismo, ma non poteva più tornare indietro. Prese una scusa e andò a casa, tutti i suoi amici l’avevano guardato con sospetto, non aveva detto a nessuno di ciò che aveva fatto perché nessuno dei suoi amici, a parte, forse, Martin, sarebbe riuscito a capire il suo gesto e le sue parole.
Entrato nell’appartamento si diresse subito verso la stanza di Noemi e si stese sul suo letto. Il suo profumo, intriso nelle coperte e nell’aria, faceva sentire un po’ meno la sua mancanza a Gael, posando la testa sul cuscino su cui lei dormiva ogni notte la sentiva un po’ più vicina. Immaginò che lei fosse lì, vicino a lui, che lei avesse scelto di stare con lui, di fidarsi, e il suo cuore accelerò i battiti. Illusione, era facile farsi abbindolare da lei e dalla speranza. No, Gael doveva essere lucido, doveva prepararsi alla situazione opposta, doveva prepararsi a un rifiuto della sola ragazza che avesse mai amato. Solo così il suo cuore sarebbe sopravvissuto.
 
 
Il viso della ragazza era abbandonato sul cuscino bianco del divano, gli occhi chiusi, le labbra rosse, martoriate dai denti a causa del nervosismo. Aveva aspettato tutta la sera, aveva aspettato qualcosa di cui non conosceva nemmeno l’entità. Alla fine non era arrivato niente e lei aveva pensato ad uno scherzo mentre la musica esalata dalle sue cuffie la portava lentamente tra le braccia di Morfeo.
D’un tratto però qualcosa la fece risvegliare, era luce, bianca e eterea, che si rifletteva sull’acqua del canale. Si avvicinò cauta alla finestra per scrutare meglio ciò che stava accadendo e a poco a poco da un fascio stellare comparve lui. Colui che spesso e volentieri aveva popolato i suoi sogni, colui che aspettava di rivedere da sempre, colui che avrebbe potuto dare una svolta diversa alla sua vita.
«Noemi.» non era più di un sussurro, ma lei lo percepì come miele sulle labbra e subito aggrottò gli occhi per cercare di vederlo meglio. «Sono qui piccola, non temere.»
Era lui. Riconosceva la voce che aveva un effetto tranquillante su di lei, quando lo vide meglio riconobbe anche l’unico dettaglio che era rimasto impresso nella sua mente: le piume. Quella visione non la deluse, anzi, la stupì ancora una volta perché nonostante gli anni fossero passati loro erano rimaste sempre le stesse.
D’un tratto la luce sparì, e Noemi riuscì a vedere distintamente Caliel che si avvinò e le posò una mano sul cuore mentre con l’altro braccio la attirava a sé in una sorta di abbraccio. «Scusa il ritardo tesoro, sono davvero imperdonabile.»
L’umana sorrise, non aveva un motivo preciso, ma il solo fatto che qualcuno si fosse ricordato di lei la mise di buon umore e abbassando gli occhi sul suo petto scorse un bagliore, proveniva dal suo corpo, era caldo, afrodisiaco e sapeva che non appena quella sensazione fosse finita Noemi avrebbe avvertito la sua assenza come un’astinenza. No, non voleva ricadere negli errori che aveva fatto in passato, doveva godersi la sensazione il più a lungo possibile, il futuro poteva attendere.
«Dove sei stato? Avevo bisogno di te…» disse timidamente senza il coraggio di guardarlo negli occhi, ma lui sciolse l’abbraccio posando una mano sotto il suo mento, alzandole il viso, scrutando fino alla sua anima e rispose: «Credimi, non avrei mai voluto lasciarti. Non avrei mai desiderato questa vita per te, ma c’è qualcuno più in alto di me le cui decisioni sono irremovibili e non ho potuto fare niente. Il paradiso aveva in serbo questa vita per te, piccola mia, perché tu potessi forgiare il tuo carattere e diventare la meravigliosa creatura che ora si trova davanti a me.»
Noemi rimase senza fiato, la sua voce era nutrimento per l’anima, rassicurazione per il cuore e mistero per la mente. Si allontanò di un passo e non appena la mano di Caliel si scostò dal suo cuore tutte le sensazioni meravigliose che aveva provato fino a quel momento scomparvero, sostituite da un senso di mancanza. Lo guardò finalmente, analizzando ogni più piccolo dettaglio. Partì dal suo corpo, muscoloso e slanciato che le ricordava molto quello di Gael, si accorse che portava solo un paio di pantaloni ed il torso era nudo, non provò imbarazzo, ma solo ammirazione.
Spostò lo sguardo verso il suo viso e capì che mai volto umano avrebbe eguagliato la sua perfezione. Lasciò per ultime le ali, la parte di lui che più la affascinava e in un gesto involontario tese la mano in avanti, cercando il contatto per assaporare la consistenza della sua immortalità.
Nello stesso momento, quasi leggendole i pensieri, le ali si protesero verso la sua mano. La contiguità tra i due risultò familiare, calda e rassicurante per tutto il corpo di Noemi, non c’era cellula che non reagisse. Per lei, quelle ali erano una scossa benefica.
Un sorriso increspò le labbra dell’angelo, ma il tono della sua voce era amaro: «Non mi parli più?»
«Sì, cioè non so, sono solo un po’…confusa.» 
«Sai, da piccola eri più intraprendente.»
«Da piccola non ne avevo passate così tante…» disse la ragazza, ancora beata dalla contiguità che aveva con l’angelo. Voleva di più, voleva rivivere le sensazioni provate un istante prima quando lui aveva attinto al suo cuore.
«Basta chiedere piccola.» disse lui ripetendo l’azione che Noemi tanto agognava.
«Perché proprio adesso?» chiese con voce spezzata dando sfogo alla sua curiosità.
«Perché in questo momento mi è stato permesso di riavvicinarmi a te, perché sei oro dolce Noemi, il trofeo di una guerra tra Paradiso e Inferno. Chi riuscirà a conquistare la tua anima vincerà il mondo.»
«Perché proprio io..?»
«Troppi perché e troppe emozioni per una sola sera, non credi? Dormi Noemi, avremo tutto il tempo per parlare. Giuro che questa volta sono tornato per restare.»
Le palpebre si fecero pesanti, le gambe molli, stava per cadere ma due braccia possenti la sollevarono appena in tempo portandola sul letto. Dormiva, ma poteva sentire distintamente il suo respiro sulla guancia, le sue ali avvolgerla, la sua voce sussurrare una dolce cantilena. Questa volta, se lui avesse detto un’altra bugia, lei ne sarebbe morta.
 
 
In lontananza, dall’altra parte del canale un demone dalle fattezze umane guardava ciò che stava avvenendo nella vita di Noemi. Caliel aveva approfittato della situazione per farsi vivo, il demone doveva pensare al più presto alla contromossa. Aveva un piano preciso, ma quell’umano, Gael, l'aveva sconvolto con la sua dichiarazione. Gliel’avrebbe fatta pagare, questo era certo, ma era ancora troppo presto, il momento giusto sarebbe arrivato. Buttò la sigaretta ormai finita, piccolo vizio umano che a volte si concedeva, e sparì nella notte. Il bene aveva fatto la sua entrata in scena, la guerra poteva definirsi aperta.
 

 
 


 
Piccolo angolo della scrittrice:
Buonasera (o buongiorno) a ogni lettore che sia arrivato fino a qui. Questo penso che sia davvero il mio capitolo preferito e nonostante ami davvero alla follia Gael devo dire che Caliel si sta lentamente facendo spazio fino al mio cuore. Voi che dite? Come procederà la storia? Vi piace Caliel? Chi pensate che sia il demone dall’altra parte del canale? Fatemi sapere! Inoltre comincio già ad anticiparvi che il 20 io parto e torno nel mio paese, resterò lì per tre settimane e sono piuttosto certa che non avrò internet a disposizione, quindi mi dispiace davvero dirvi che non potrò aggiornare. Scusatemi :'( *si nasconde dietro Caliel*
Vorrei ringraziare di cuore tutti voi che vi state appassionando alle mie parole, tutti voi che mi fate sapere cosa ne pensate delle idee di questa adolescente un po’ fuori di testa. Grazie davvero. Inoltre grazie a una ragazza che mi ha fatto capire che non è tanto importante il numero di recensioni che ricevi, quanto la soddisfazione che tu trai da ciò che crei. Grazie Marty <3  Al prossimo capitolo, che sarà l’ultimo prima di partire. Un bacio, Maddy :)
 
P.s. La canzone del messaggio che Gael manda a Noemi si chiama “Temple of Thought” dei Poets of the Fall, lo stesso titolo che ho dato alla storia. E quella del capitolo precedente "Stomach Tied In Knots" degli Sleeping With Sirens.
   
 
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