Author: Evillinnie
Title: Marionettes'
Theatre
Fandom: Naruto
Threesome: Sasuke/Naruto/Sakura
Heartless
[Naruto/Sakura]
Sono
immerso in un colore,
sono
immerso in un pensiero
che
ha la stessa gradazione.
Non
ci riesco, a trascriverlo,
ti
lascio immaginare
che
significa, se solo tu esistendo
lo
hai versato
in
due parole.
Senza
cuore.
[Anonimo]
Non
erano i
tendoni rossi ad attirarla.
Non
solo
quelli, perlomeno.
Non
era nemmeno
il palcoscenico, che soggiogava per maestosità.
Forse…
forse
erano quei fili invisibili manovrati da quel qualcuno lì
dietro - dove la vista
non arrivava - a farle amare tanto il teatro.
Perché
quel
qualcuno era sempre più in alto.
Così
in alto da
poter guardare tutti, da muovere tutte le pedine a proprio piacimento e
ridere.
*
Sakura
stringeva fra le piccole dita un burattino di pezza, piegando la stoffa
su sé
stessa di tanto in tanto.
Sentiva
a
tratti il suono degli shuriken conficcarsi nella corteggia scheggiata
della
quercia.
Eppure
non
riusciva ad alzare lo sguardo.
-
Sakura-chan!
-
Era
venuto il
momento dei kunai: lei, con il solo udito, non se n'era accorta.
-
Sakura-chan!
- ripeté impaziente Naruto, - Guarda! Non ho mai sbagliato
bersaglio! –
Il
biondino
sorrideva orgoglioso, indicandole con il dito i suoi shuriken.
La
bambina
strinse il burattino a sé, posandolo vicino al cuore,
tant'è che Naruto
credette che i loro battiti fossero cosa sola.
Poco
più
avanti, Sasuke continuava ad allenarsi.
-
Hai visto,
Sakura-chan? -
Naruto
le si
accostò, indispettito per il fatto che non gli avesse ancora
risposto.
La
scosse di
poco, mentre gli occhi di lei vagavano oltre, persi in
chissà quale nebbia,
fino a raggiungere Sasuke.
-
Ho... - si
voltò, scostandosi con un gesto di brusca ritrosia,
- ho visto, Naruto. -
Il
burattino si
era spostato: non corrispondeva più al cuore.
E
il biondo
pensò che battesse solo all'interno della stoffa - non in
Sakura, no - dando
vita a quel pupazzo che lei stringeva gelosamente al petto.
Dampness
[Sasuke/Naruto]
Se potesse la rugiada del mattino,
posatasi sui prati della vita,
placare la mia sete di sapere
sciogliendo i dubbi feroci
della
sera
pronti a sbranare il tempo
delle
stelle,
allora, altro io non chiederei
se non di diventare,
di
quel prato,
fragile ed assetato filo d'erba.
[La
Rugiada, Mara Faggioli]
Sasuke
pranzava
da solo.
Circondato
dall'erba alta, non si era mai posto il problema della compagnia.
-
Sasuke-kun!
Posso pranzare con te? - la bambina correva impacciata, - Sasuke-kun! -
troppo
timida e troppo sola per potersi avvicinare di più.
Il
più delle
volte si fermava a fissarlo, da lontano, cercando di individuare il
punto
preciso dove l'Uchiha pranzava. Eppure, in tutta quell'erba, non
riusciva
proprio a vederlo.
Nemmeno
i suoi
fili servivano a qualcosa.
Lui
era sempre
troppo - troppo, troppo - per poter essere fermato
e manovrato.
-
Dovresti
attenderla, qualche volta. - sbuffò Naruto, incrociando le
gambe, - Ti pesa
così tanto? -
Il
biondo,
invece, lo trovava sempre.
Semplicemente,
si ritrovavano ogni giorno allo stesso posto.
Troppo
simili
per poter essere allontanati. Eppure, erano troppo diversi
perché si
avvicinassero davvero.
-
Mi pesa. -
bofonchiò, stendendosi sul prato.
Naruto
si
dondolò un po' su sé stesso, poi
scivolò all'indietro, imitando la posa
dell'amico.
Percepì
l'umidità dell'erba e affondò ancor di
più su di essa.
Sasuke
non si
lamentava. Era lì, come lui, silenziosamente calmo.
-
Posso farti
una domanda? - chiese, senza riuscire ad attendere oltre.
Alzò la schiena, e
gocce di acqua condensata scivolarono sulla sua pelle.
Non
ci
riusciva, ad imitarlo per troppo tempo.
O,
forse, non
riusciva ad essere per troppo tempo diverso da lui.
Sasuke
non
rispose, inclinando il capo.
-
Ti peso
anch'io? -
I
burattini si
scontravano fra di loro, prendendo atto della consapevolezza di essere
tali.
Eppure,
non
sapevano di essere amici.
Non
sapevano
che rapporto ci fosse fra di loro.
Era
qualcun'altro a decidere per loro. Decisamente, non potevano fare nulla.
O
potevano
troppo.
-
E anche se
fosse? - replicò Sasuke, - Ti dispiacerebbe? -
Naruto
negò,
orgogliosamente.
Ma
lentamente
la sua schiena si piegò verso l'erba umida, e
affondò.
Rain
[Sasuke/Sakura]
Cadono
i fiori di ciliegio
sugli
specchi d'acqua della risaia:
stelle,
al chiarore di una notte senza luna.
[Yosa
Buson]
Il
giardino era
pieno di colori.
Lei,
i fiori,
li chiamava così.
Le
piaceva
sapere di essere colorata, le piaceva apparire viva agl'occhi altrui.
D'altra
parte,
Sakura portava il nome di un fiore.
Fiore
di
ciliegio, i
cui petali somigliavano dannatamente alla pioggia.
E,
forse,
quella era l'unica cosa che poteva avvicinarla a Sasuke-kun.
-
Perché? -
doveva calpestare i colori, il suo stesso colore, per
raggiungere
Sasuke, - Perché non mi aspetti? -
Eppure,
per
lui, lei avrebbe fatto di tutto.
Anche
smettere
di essere tanto viva, smettere di fingere di essere la pioggia che non
era.
-
Mi pesi. -
Leggiadra,
la
caduta dei petali di ciliegio alternata alla pioggia.
Chi
ammirava lo
spettacolo, però, non poteva sapere che i petali in quel
volo senza fine
perdevano tutto il loro colore e la loro bellezza.
Si
formavano,
infine, gli specchi d'acqua.
E
dei fiori non
ne rimaneva altro che dei petali rattrappiti e grigi.
-
Ma... ma
perché? - La bambina sbatté le lunghe ciglia tese
alle lacrime.
I
gomiti
sporchi di fango, i ginocchi sbucciati.
La
pioggia non
l'attendeva.
Non
l'aiutava.
Continuava
a
ferirla.
-
Perché tu hai
bisogno di me per vivere. - replicò Sasuke-kun, stanco di
ascoltarla, - E io
trovo pesante questo legame. -
[
Non cadete,
petali di ciliegio.
La
pioggia vi
farà male.
Perché
è gelosa
della vostra leggerezza.
O,
forse, è
solo più in alto di voi ]
[Threesome]
L'usuale
scena
quotidiana, pertanto, si fermava al ripetersi dei tre fatti.
I
lunghi fili
di Sakura-chan non raggiungevano mai Sasuke-kun, nonostante lei -
davvero - ce
la mettesse tutta.
E
con quello
che abilmente riusciva a muovere, Naruto continuava ad essere
troppo diverso
[uguale] da Sasuke-kun.
Eppure
ogni
volta lo trovava sempre; ogni volta, Naruto, riusciva a strappargli un
sorriso.
Non
era
altrettanto colorato, lui?
Non
lo era?
-
Sasuke!
Aspettami, baka. -
La
mano del
biondino era scattata sul polso dell'Uchiha e, premendo, le loro pelli
s'erano
tese al rosa.
-
Posso... - la
bambina si avvicinò di un piccolo passo, attendendo la
reazione di Sasuke-kun.
Entrambi
i
bambini si voltarono e, nello stesso momento, si distaccarono fra loro.
-
Posso unirmi
a voi? - chiese timidamente, guardandosi i piedi.
Fu
Naruto a
sorriderle.
I
fili,
dannazione, iniziavano a non rispondere più ai suoi comandi.
Perché
non le
sorrideva Sasuke-kun?
-
Certo,
Sakura-chan! - rispose Uzumaki porgendole una mano, - Vieni. -
Sasuke
socchiuse gli occhi.
Qualcosa,
in
quel movimento, non gli faceva piacere.
Quando
le loro
pelli si sfiorarono, solo quella di Naruto scottò
leggermente.
-
Io vado. -
bofonchiò il moro, - Non perdo tempo con voi. -
Il
filo era
troppo teso.
Vibrava,
tirava
e, improvvisamente, si spezzò.
Quel
filo
collegava Sakura a Sasuke.
Forse,
non
viceversa.
-
Sasuke-kun! -
lo richiamò, disperata.
Incredibile
come la sua voce tremasse, come ancora avesse paura di far stridere il
nome di
Sasuke con il suo tono.
-
Ti pesa
davvero, baka? - Naruto non si mosse, si limitò a squadrarlo
affianco alla
Haruno.
-
Mi pesano
diverse cose, dobe. - ribatté lui, voltandosi, - Mi pesa
restare. -
Perché
essere
in tre significava che due di loro avrebbero legato di più.
Decisamente,
c'era un filo di troppo.
Uno
s'era
spezzato.
Sasuke
non
sapeva se i due burattini potessero essere collegati da un filo tutto
per loro.
D'altra
parte,
non sapevano nulla, loro.
O,
forse,
sapevano troppo.
Sakura
non
aveva più idea di come reagire.
Le
dita, d'un
tratto, le facevano dannatamente male.
Erano
loro a
gestire il teatro.
Il
suo cuore,
invece, era lì: in quel pupazzo che gelosamente stringeva al
petto.
E
l'avrebbe
dato solo a Sasuke-kun.
Peccato
che lui
fosse sempre troppo lontano. E irraggiungibile.
***
Le
avevano
regalato quel pupazzo di pezza al compimento dei suoi sette anni.
Lei
non
ricordava con esattezza il motivo per cui le avessero regalato proprio
un
burattino, d'altra parte un qualsiasi altro regalo sarebbe stato lo
stesso.
Solo
in seguito
si era resa conto di quanto fondamentale le fosse stringere al petto il
suo
pupazzo.
Le
ridava il
cuore che aveva perso.
Il
cuore che
s'era strappata dal petto e che non era mai riuscita a donare.
E,
con lui,
aveva imparato ad amare il teatro.
L'arte
del
teatro, per la precisione.
Il
saper
gestire, incantare, muovere le proprie pedine sul palcoscenico a
proprio
piacimento.
Non
poteva
sospettare che i suoi burattini la tradissero [non era lei, a
comandarli?] né
che fra di loro s'instaurasse qualcosa a cui lei sarebbe stata estranea.
Il
primo filo,
ad ogni modo, era stato spezzato.
Rimaneva
Naruto
come unico collegamento a Sasuke-kun. Perché se davvero un
filo univa i due
ninja bambini, lei ne era direttamente partecipe.
-
Sakura-chan?
-
Naruto,
ogni
volta che si fermava a fissarla, andava sempre oltre.
Lui
era alla
sua stessa altezza.
Perché,
allora,
raggiungeva Sasuke-kun?
I
suoi occhi si
fermavano al petto - cercavano il cuore che aveva perso e, in fondo,
Sakura ne
era dispiaciuta - poi finivano per posarsi sul burattino e alla fine le
metteva
il broncio.
Sapeva
che se
solo Sasuke gliel'avesse permesso, lei gli avrebbe regalato quel
pupazzo.
Il
suo cuore
era lì. E batteva.
-
Sakura-chan,
- riprese il biondino, arrossendo, - ma tu, un poco, mi vuoi bene? -
Quant'era
corto
il filo che li univa.
Se
Sakura
avesse fatto un passo in più nella sua direzione, forse, si
sarebbero sfiorati.
Forse,
le mani
di Naruto avrebbero raggiunto il burattino che lei stringeva tanto gelosamente
al petto.
-
Che domande
fai, Naruto? - la sua voce sapeva di rimprovero. I suoi occhi erano
annebbiati.
Anche
il filo
che univa Naruto a Sasuke era corto.
Eppure,
per
lei, era sempre troppo. [Troppo, troppo]
Se
si sommavano
le due lunghezze, alla fine, la distanza era eccessiva. Lei sapeva di
non poter
raggiungere Sasuke in nessun modo.
E,
se ci fosse
stato, avrebbe incluso comunque Naruto.
-
Volergli bene
ti pesa, Sakura? - domandò Sasuke, quando vide le spalle
dell'amico tremare al
tono della bambina.
Usare
la stessa
arma faceva parte di lui, in fondo.
Ma
quella volta
non si sarebbe spezzato nessun filo.
[C'era
Naruto,
di mezzo]
-
Mi pesa
sapere che ha bisogno di me, per vivere. - le uscì fuori, in
un soffio.
Naruto
indietreggiò e nello stesso tempo Sasuke aveva intuito il
movimento.
La
sua mano
scattò ai polsi di entrambi i bambini - prima Naruto, poi
Sakura.
-
Alla fine,
non è poi così pesante, no? -
Illuderli
[illudersi] non gli costava poi molto, no?
Il
biondino
alzò lo sguardo, contento del fatto che loro fossero così
diversi,
eppure così dannatamente simili.
Naruto
capì che
era troppo pesante, ma se l'avessero sopportato
insieme, forse, gli
ultimi due fili non si sarebbero spezzati.
Sakura
non
rispose.
Si
accontentava
di tenere ancora un filo fra le dita e il suo burattino stretto al
petto.
E
le scene
andarono avanti.
Denti
stretti,
fili tesi: [senza] cuore,
umidità e pioggia.
Nessuno
rideva.
Sakura
no
di certo.