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Autore: Lady Lunete    10/07/2013    1 recensioni
Kurtbastian ispirata alla canzone di Ed Sheeran "Little Bird". Nella loro abituale passeggiata domenicale a Central Park, Kurt e Sebastian trovano un canarino.
Dal Testo:
"Questo era il motivo per cui le riunioni domenicali erano incominciate. Perché nell’intento di riportare Kurt sulla retta via della NYADA, Rachel aveva pescato un pesce decisamente più grosso. E Sebastian ne era rimasto chiaramente fottuto.
Non secondo l’ottica St.Berry, però. No, per le due dive vissute, Sebastian doveva essere profondamente grato che non avessero ancora svelato a Kurt il suo “zozzo piccolo segreto”.
Perché non esisteva che la cotta che Sebastian-Puzzo-di-Marchetta-Smythe aveva per Kurt-Faccia-da-Checca-Hummel fosse qualcosa di tenero e romantico. Stupida logica St.Berry."
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jessie St. James, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe | Coppie: Jessie/Rachel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'However Long It Takes'
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 Ciao!!! Prima che inizi a leggere, mi dispiace, ma ti spaventerò: questa è una One-Shot di 3.930 parole (o 9 pagine Word, come preferisci). E' molto, ma molto lunga e sì, mi dannerai perchè avrei anche potuto dividerla... Ma non ne ho avuto il cuore. Perciò spero che tu sia libera/o abbastanza da leggerla dall'inizio alla fine, o che la trovi così carina come storia che non puoi fare altro che continuare a scorrerla, parola dopo parola (HA! Quando MAI?). Ora che ormai avrai chiuso la pagina, ti dico che questa storia tratta di vari momenti fluffosi What if? futuri di Sebastian innamorato di Kurt e di Kurt...che, vabbè, a volte fa troppo il Pinguino, povera Mangusta. 

Un ringraziamento alla mia Beta: lovlove890!

 Strawberries Taste How Lips Do, Don’t They?

 
Era domenica mezzogiorno a New York. Da Febbraio, ormai, ciò significava riunirsi nell’appartamento di Sebastian per pranzare.
Ovviamente era stata un’idea di Rachel, appoggiata dal suo ragazzo Jesse, accolta da un più che stupito Kurt e assolutamente non approvata dal proprietario dell’appartamento. Almeno finchè non gli fu assicurato che non avrebbe dovuto fare niente, tranne che aprire la porta di casa.
 
E la tentazione di non fare neppure quello, a volte, era decisamente troppa. Soprattutto se la domenica prima il suo divano non era servito ad altro che a ospitare le pomiciate di Berry e St.James. Poi però si ricordava che se non permetteva alla coppietta con gravi manie di protagonismo di invadere il suo amato spazio privato, loro non gli avrebbero più permesso di passare la domenica pomeriggio da solo con Kurt.
 
Ecco perché si ritrovò, anche questa volta, a vedere la Nasona e il Damerino scomparire nella sua cucina per… lui sapeva cosa. E la cosa lo disgustava.
Poi Sebastian sentí Kurt ridere al suo fianco e il disgusto sparí sostituito da un ben noto sfarfallio piacevole all'interno dello stomaco.
 
Era davvero una buffa sensazione, che da fine Gennaio, lo coglieva ogni volta che si ritrovava il ragazzo dagli occhi color ghiaccio nel suo campo visivo. Una buffa sensazione provocata dall’incapacità di Barbra di farsi gli affari suoi intromettendosi nella vita privata del suo gay preferito.
 
Questo era il motivo per cui le riunioni domenicali erano incominciate. Perché nell’intento di riportare Kurt sulla retta via della NYADA, Rachel aveva pescato un pesce decisamente più grosso. E Sebastian ne era rimasto chiaramente fottuto.
Non secondo l’ottica St.Berry, però. No, per le due dive vissute, Sebastian doveva essere profondamente grato che non avessero ancora svelato a Kurt il suo “zozzo piccolo segreto”.
Perché non esisteva che la cotta che Sebastian-Puzzo-di-Marchetta-Smythe aveva per Kurt-Faccia-da-Checca-Hummel fosse qualcosa di tenero e romantico. Stupida logica St.Berry.
Dovevano essere solamente contenti che lui non assomigliasse né a Blaine, né a Adam: quei due avevano combinato più casini nella vita di Kurt che tutte le prese in giro ricevute al McKinley messe assieme, il che era tutto dire.
 
La realtà era che anche se Sebastian si lamentava continuamente per ogni minima cosa, era felice che ci fosse qualcuno a “guardargli la schiena”: Rachel, Jesse, zia Isabelle, persino Jeff e Nick dalla NYU si preoccupavano per lui e per i suoi sentimenti verso Kurt.
 
Le donne erano a volte più pessimiste: le aveva più volte sentite commentare su quanto si augurassero che non combinasse casini, adesso che aveva la possibilità, finalmente, di mettere “la testa a posto”. Ma ne aveva davvero la possibilità?
 
Ormai se lo chiedeva ogni Domenica sera, dopo il pranzo e il pomeriggio passato con il ragazzo che gli stava a fianco e che con un mezzo ghigno gli disse: “Come sempre la tua faccia è impagabile. Ti fa così tanto schifo l’idea di una coppia etero che si bacia, Smythe?”
Sebastian sogghignò: “Mi fa così tanto schifo l’idea di una coppia etero che limona sul mio piano cottura e sul mio divano bianco, Hummel. O forse sei così innocente da non capire cosa significano quei rumori provenienti dalla camera da letto di Barbra ogni volta che Marvelous rimane per la notte?” gli rispose Sebastian sogghignando.
Kurt assottigliò lo sguardo: “E dire che ti stavo per chiedere scusa al loro posto…”
 
Prima che Sebastian potesse replicare sentirono la voce di Jesse provenire dalla cucina: “E di cosa dovremmo scusarci, Kurt? Skipper è solamente onorato e lieto di averci come ospiti… sbaglio, forse, Rachel?”
In risposta sentirono uno schiocco inconfondibile di labbra, prima che l’appartamento ricadesse nel più completo silenzio.
 
“Ecco, li abbiamo definitivamente persi” sospirò Sebastian, teatralmente.
Kurt spostò il peso da un piede all’altro, in imbarazzo: “Ehm…mi dispiac-”
“Hey, hey. Tranquillo, sul serio. Jessie ha ragione, non c’è niente di cui scusarsi.”
“Oh, quindi sei davvero onorato e lieto di averci come ospiti ogni singola Domenica?”
“Meglio loro che Niff, credimi.”
“Ma meglio Niff che me, vero?” scherzò Kurt, ma quando gli occhi di Sebastian si posarono su di lui, fremette, perché lo sguardo dell’amico era diventato di colpo più scuro e intenso.
 
E da Febbraio aveva imparato che quando gli occhi di Sebastian cambiavano colore, più precisamente, diventavano di quel colore lì, significava che avrebbe dovuto trascorrere una notte in bianco cercando di decifrare il comportamento dell’altro ragazzo.
 
Da Novembre, Kurt aveva imparato a capire che Sebastian non amava parlare di sentimenti, solo perché pensava che i fatti valessero più di mille sillabe gettate al vento.
 
Quell’ incontro allo Starbucks alla fine di Ottobre, lo scoprire poi che Sebastian Smythe era il nipote di Isabelle Wright, il vedere come, poco a poco, Sebastian fosse riuscito ad essere considerato un caro amico perfino da Rachel e Jesse, sicuramente non le due persone più facili da sopportare, soprattutto se prese in coppia, aveva portato Kurt a imparare tante cose della Mangusta che non avrebbe mai pensato neanche solo di sognare.
Col passare dei mesi, mentre diventarono l’uno il migliore amico dell’altro, a dispetto dell’iniziale scetticismo, Kurt ebbe modo di notare come Sebastian, nonostante non provasse un così grande amore per le ragazze o le donne che non facevano parte della sua famiglia, cercasse di stare sempre all’esterno del marciapiede quando accompagnava lui e Rachel da qualche parte e Jesse non c’era, cosicché lei rimanesse all’interno. Al sicuro dal traffico newyorkese.
 
Oppure aveva notato il modo in cui Sebastian prendeva il gomito di Jeff per guidarlo verso Nick, attraverso la calca, ogni volta che il biondo e Kurt si distraevano di fronte a una vetrina e rimanevano indietro.
 
Ormai erano passati cinque mesi da quando si erano incontrati di nuovo, sbeffeggiati, tollerati, conosciuti, diventati amici.
Ma solo negli ultimi tre mesi Kurt aveva iniziato a notare come ogni volta che si ritrovavano a chiacchierare, perfino su sciocchezze, arrivava il momento in cui Sebastian si perdeva per strada.
Il ragazzo, infatti, taceva e lo guardava con gli occhi verdi che diventavano misteriosamente così opachi e sembravano volessero inghiottirlo per non farlo riemergere mai più. Dopodiché, Sebastian si lasciava sfuggire qualche parola che ogni volta lasciava Kurt oltremodo confuso, a causa del messaggio criptico che formava.
 
Questa era una di quelle volte: quando appunto fece per dirigersi in soggiorno, Sebastian gli bloccò il passaggio stendendo il braccio destro e costringendolo a poggiare la schiena allo stipite della porta.
“Anche se tentassi, non riuscirei mai a trovare qualcuno che sia migliore di te” mormorò Sebastian.
Adesso Kurt stava precipitando dentro quelle pozze verdi, ma la voce di Rachel li riscosse entrambi dallo stato di trance nel quale erano caduti, non dando a Kurt nemmeno il tempo di archiviare la frase dettagli da Sebastian: “Ma si può sapere quanto ci mettete ad apparecchiare? Io e Jesse non abbiamo fatto altro che cucinare e voi, ingrati, non vi degnate nemmeno di darci una mano!”
Kurt si indignò: “Ehi! Io ho preparato il dolce! È stato Jesse a rimanere seduto appoggiato al piano cottura, infastidendo tutto il tempo, mentre noi preparavamo il cibo!”
“Può darsi, ma chi si è caricato i tupperware da Bushwick fino a qui… beh, quello sono stato io, dolcezza” rispose Jesse, con in mano un vassoio pieno di insalata russa.
“E Jesse è anche quello a cui le braccia si stanno stancando perchè voi, in particolare Sebastian, non avete fatto altro che girarvi i pollici da quando siamo arrivati, Kurt!” disse con aria di sentenza Rachel, mani sui fianchi e occhi ridotti a fessure.
 
Sebastian sospirò sconfitto dirigendosi in cucina. Ecco, oltre ad aprire la porta per far entrare quel uragano vivente, doveva apparecchiare, dato che al principe azzurro sembravano cadere gli arti al solo stringere nel pugno una misera posata e doveva pulire il porcile lasciato dalla coppia felice lasciata chiusa nel suo appartamento per tutta la domenica pomeriggio.
Ma apparecchiare e pulire a fine giornata, erano gesti che compiva in compagnia di Kurt. Per questo in questi casi non si lamentava mai delle lagne di Rachel sulla sua pigrizia e asocialità. Perché aveva capito che quelle erano occasioni in più che l’amica gli donava per passare più tempo con Kurt. O così Sebastian voleva pensare che fosse.
 
***
 
“Ti ho mai accennato a quanto ami New York?”
“Il messaggio è arrivato chiaro e forte al nostro primo incontro. Se ben mi ricordo hai giurato che non avresti permesso ad una Mangusta subdola e stalker di rovinarti l’immagine della città più meravigliosa del mondo”.
Kurt rise: “Sì, ricordi bene. Ma ti ho mai accennato a quanto adori il fatto che il tuo appartamento si trovi a solo cinque isolati da Central Park?”
“Mmm… mi sa che questa è nuova. Davvero ne sei contento?” sorrise Sebastian al vedere l’espressione di pura felicità nel viso dell’altro.
“Oh sì. Mi piace poter venire qui tutte le domeniche pomeriggio, fare un giro con la mia Mangusta preferita e sedermi insieme a lei sulla nostra panchina”.
Sebastian stava per rispondere, ma Kurt gli tappò la bocca con la mano.
 
“Hai sentito?” sussurrò poi il ragazzo dagli occhi di ghiaccio.
“Ompha?” rispose Sebastian contro il palmo della mano. Poi la risposta: un suono.
L’inconfondibile cinguettio di un canarino, che proveniva da sotto la loro panchina.
“Ma come?...” iniziò Kurt.
“La stupida bambina col cappellino rosa” rispose Sebastian, sogghignando.
“Sebastian!”
“Cosa? Non ti ricordi? Mentre passeggiavamo abbiamo incrociato forse la mocciosa più viziata che io abbia mai sperato di non incontrare e il suo paparino, che non faceva assolutamente niente per zittire i suoi piagnistei su come il suo stupido canarino non cantasse”.
“La bambina col cappellino rosa… quella che continuava a scuotere la gabbietta inveendo contro il suo nuovo animaletto domestico, mentre il padre le camminava a fianco tenendola per mano e parlando allo stesso tempo al cellulare?” chiese Kurt.
“Bingo. Anche se più che nuovo animaletto domestico direi la sua nuova cavia. Guarda”, disse chinandosi per raccogliere l'uccellino spaventato da terra “ha una zampa spezzata. Quella peste deve avergliela rotta, sbatacchiando da una parte all’altra quella gabbia infernale”. Mormorò seccato Sebastian.
 
Kurt lo guardò con gli occhioni color ghiaccio lucidi e più grandi del normale, mentre avvicinava il batuffolo giallo al petto. Sussurrò: “Bas…”. E la Mangusta seppe di essere stata fregata, perché gli era impossibile dire di no al Pinguino quando questi faceva di tutto per risultare il più tenero possibile.
 

If we take this bird in
With his broken leg
We could nurse it.

 
“Come mai aveva Jeff la gabbietta per il canarino a cui tu dovevi badare, una volta diventato un Usignolo?”
“Diciamo che lui era più felice di me a badare a quell' uccellino”.
“Ti ricordi almeno come si chiamava?”
“Ma certo! Il suo nome era Caruso! E io mi prendevo cura di lui, ma non avevo da fare solo quello: Jeff era lieto di aiutare, perché al contrario del sottoscritto, la sua vita non è stata così occupata. Almeno non fino all’ultimo anno…”
Non voglio sapere niente della vita sessuale di Nick e Jeff”.
Sebastian ghignò: “Come vuoi…”
“Nessun riferimento, Smythe. In assoluto”.
 

Come inside for a little lie down with me
If you fall asleep, it wouldn’t be the worst thing.

 
“Non ha più cinguettato da allora...”
“Kurt, smettila di stare lì impalato a fissarlo. Canterà quando canterà”.
“Che logica favolosa, Smythe, mi congratulo”.
“Hummel, dico sul serio. Siediti qui con me sul divano, stenditi, dormi se vuoi”.
“Devo dargli da mangiare, Sebastian”.
“Faccio io. Tu stenditi Kurt, sul serio. Sei stanco. Dormi un po’, non sarebbe una cattiva idea”.
 

And tell me if I lie down,
Would you stay now and let me hold ya.

 
“Allora? Ha cantato?”
“Sì. Cinguetta proprio come una checca isterica di mia conoscenza, tanto che ho dovuto chiedere conferma alla veterinaria di avere un maschietto come animale domestico. Una femminuccia non l’avrei proprio sopportata” ghignò Sebastian e rise, quando Kurt gli diede un pugno sul braccio.
“Quanto sei simpatico, Mangusta. Allora, adesso che l’hai sentito cantare, hai pensato al nome da dargli?”
“Che ne pensi di Jaroussky?”
“Il controtenore?”
Sebastian fece spallucce: “Te l’ho detto. Ti assomiglia. Perfino col cibo è schizzinoso, a volte”.
 
“Mi dispiace di non essere venuto con te dalla veterinaria, ma Isabelle aveva bisogno di me a lavoro e io non volevo... cosa ha detto sulla zampa?” chiese piuttosto il ragazzo.
“Kurt. Tranquillo. Conosco zia Isabelle a lavoro. E conosco pure te. Potrai venire un’altra volta con me dalla dottoressa Perks. Ha detto che Jaroussky si rimetterà. Ora, per favore, hai finito con le domande sul canarino?”
“Sì, fai pure partire Il favoloso mondo di Amélie”.
Mentre il film partiva, Sebastian mormorò, lanciando un occhiata a Jaroussky, troppo intento a guardare fuori dalla finestra, per curarsi dei due padroni seduti in poltrona: “Se fosse stato una femminuccia l’avrei chiamato Amélie”.
“Perché?” chiese Kurt, interessato.
Sebastian lo guardò con un sorriso sereno in viso: “Perché ti assomiglia”.
Kurt inchiodò i suoi occhi in quelli verdi dell’amico e ammutolì.
“Sei arrossito!” il sorriso di Sebastian divenne ancora, se possibile, più grande, prima di sfociare in una risata quando Kurt protestò con un indignato quanto infantile: “Non è vero!”
“Sì, sì. Come tu dici” Sebastian, contento, fece passare il braccio sinistro attorno alle spalle di Kurt, per attirarlo al suo petto. Prima di congelarsi sul posto.
 
Va bene che erano amici e accidenti, Kurt lo presentava perfino come il suo migliore amico, ma erano davvero poche le volte in cui si lasciavano andare a qualche esplicito sentimento d’affetto e, soprattutto, non era mai Sebastian ad iniziarli. Perciò, nonostante la sorpresa di ritrovarsi il cuore del suo migliore amico che batteva a portata d’orecchio, Kurt non sciolse l’abbraccio. Anzi, circondò con il suo braccio sinistro la vita di Sebastian per fargli capire che lui era lì, a seguirgli la corrente come milioni di altre volte Sebastian aveva fatto con lui.
Dopo le prime battute in originale del film, però, Kurt soffocò un accenno di risata sulla spalla dell’altro: “Che c’è?”
“Jaroussky…Amélie… o francese o niente, eh?”
“E bravo il mio Pingou preferito” mormorò Sebastian, stringendo istintivamente di più Kurt nell’abbraccio, sperando invano che lui sentisse, attraverso le vene, le ossa e la carne, il calore che avvolgeva il suo cuore a causa di quella fiamma che veniva alimentata da tutti quei piccoli dettagli che, seppur sciocchi, erano maledettamente loro.
 

Take a walk out
We could lay down, so I’m next to you
And come inside for a little home made tea,
If you fall asleep then
At least you’re next to me.

 
“Come, già di ritorno dalla vostra passeggiata?”
“Sì, Jesse. Non ci fidavamo tanto a lasciare Jaroussky da solo con voi. E infatti…”, disse  Sebastian voltandosi verso la ragazza “Rachel! Smettila di starnazzargli intorno! Non è un giocattolo!”
“Io non starnazzo, Terrorista!”
“Sì, invece” disse Sebastian mentre faceva uscire Jaroussky dalla gabbietta e lo poggiava tra le mani di Kurt “Via dal nostro canarino”.
“Kurt! Difendimi! Sono la tua migliore amica!” si lamentò Rachel.
“E Sebastian è il mio migliore amico” rispose il ragazzo, troppo intento ad accarezzare il canarino per accorgersi dell’occhiata di conforto e incoraggiamento che la coppia lanciò a Sebastian, prima che Kurt concludesse: “E Jaroussky è un tipino piuttosto tranquillo. Non ama essere infastidito perché canti”
“Esperienza personale, non è così, mon Pingou?” scherzò Sebastian e Kurt ghignò: “Qualcosa del genere, sì”.
 
Jesse si alzò dal divano: “Beh, signori, visto che siete arrivati a romperci le uova nel paniere… Rachel, che dici di andare a casa mia per concludere qualcosa? Prometto niente canarini e padroni troppo iper-protettivi in giro”.
La ragazza gli diede uno scappellotto scherzoso dietro la testa, prima di raccattare la sua borsa e avviarsi verso l’uscita.
“Sebbie caro, sappi che abbiamo finito il caffè. Ma se vuoi è rimasta ancora qualche bustina di thè… mi pare. Ciao, Kurt, ci vediamo stasera!”
E così la coppia uscì dall’appartamento.
 
“Merda. Certo che avrebbero potuto lasciarci un po’ di caffè, invece di scolarselo da soli loro due” borbottò Sebastian.
“Rachel ha detto che c’è del thè…” osservò Kurt, mentre riponeva Jaroussky nella sua gabbietta.
“È camomilla. Per quando sono raffreddato” borbottò Sebastian, prendendo il posto precedentemente occupato da Jesse sul divano.
“Oh. E allora che facciamo?”
Sebastian lo guardò un secondo, prima di sdraiarsi con le gambe che penzolavano dal bracciolo e la testa che superava appena la metà perfetta del divano. Indicò a Kurt l’altra metà: “Assolutamente niente. Stenditi qui come me e riposiamoci”.
Kurt rise: “E da cosa?” mentre si accomodava come l’amico.
“Dal continuo baby-sitteraggio di due coppie felicemente innamorate e di un canarino rompiscatole che si rifiuta a cantare a comando?”
“Jaroussky canterà quando canterà”.
 
E in quel momento, il batuffolo giallo con la zampetta ancora in via di guarigione, iniziò a cinguettare.
In quel momento, Sebastian si chiese se avrebbe mai potuto essere più vicino a Kurt di come lo era allora.
In quel momento, Kurt seppe che non era mai stato vicino a qualcuno, come lo era allora con Sebastian. Né con Blaine, né con Adam. Perfino il ricordo di lui e Blaine che seppellivano Pavarotti impallidiva al confronto con il presente, i ricordi che lui e Sebastian stavano creando distesi su quel divano ad ascoltare il loro canarino cantare. Vicini. Una testa accanto all’altra.

 
And if I wake up
You see it’s late, love
Get back to sleep.
And I’m safe now, with you beside me.

 
 
“Pronto, chi è?”
“Kurt! Finalmente! Credo sia la quinta volta che provo a chiamarti! Fuori diluvia ed è buio… ti dispiace se per stasera rimango a dormire da Jesse?”
“Oh, ciao Rach… no, no. Io… io sono ancora da Sebastian” disse Kurt cercando di svegliarsi e guardandosi in giro per cercare l'amico che era seduto di fronte allo schermo del laptop, con le cuffie che trasmettevano la musica ad un volume altissimo. Ancora un po’ e Kurt avrebbe potuto distinguere perfettamente le parole di Glad you came, che venivano borbottate da Sebastian, prima che un tuono rimbombasse con più ferocia nel mezzo della tempesta e il ragazzo stringesse i pugni, cercando di trattenere un brivido di paura.
 
“Ah. E cosa avete fatto fino ad adesso?”
Kurt sospirò: “Dormito, Rachel. Abbiamo dormito”.
“Che noia”.
“Rachel Barbra Berry! Giuro, Jesse St.James ti sta… ti sta deviando!”
Rachel ridacchiò attraverso il telefono: “Va bene, va bene. Ci vediamo domani, buonanotte Kurt”.
“Buonanotte Rachel”
 
Quando riattaccò il cinguettio di Jaroussky attirò la sua attenzione. Il canarino non sembrava impaurito, anzi: si avvicinava alla finestra a vedere la pioggia che batteva sul vetro, per poi ritrarsi all’interno della sua gabbietta ad ogni suono e lampo di luce. Poi zampettava con un po’ di fatica in avanti, e cinguettava in risposta a quello spettacolo che terrorizzava Sebastian fin da bambino.
Da quando, mentre giocava nella casa sull’albero più grande della magione estiva in Francia, non si era accorto che fuori aveva iniziato a piovere e suo padre non era uscito per riportarlo dentro alla vera casa al sicuro. Pochi attimi prima che un fulmine mandasse a fuoco l’albero e la sua bellissima casetta di legno dove stava giocando.
 
Kurt accarezzò il pugno destro di Sebastian, che si tolse le cuffie e stava per dire qualcosa, quando un altro tuono si fece sentire, seguito dal cinguettio felice di sfida di Jaroussky.
Sebastian si irrigidì immediatamente, ma Kurt fece scorrere la mano, accarezzandogli il polso e tirandolo in piedi, assieme a lui. Lo condusse fino alla stanza e lo fece adagiare sul letto, dove si rannicchiò in posizione fetale.
“Ascoltare solo la musica non mi aiutava… perciò mi sono messo a vedere pure l’esibizione di tre anni fa. Scusa se ti ho svegliato”.
Kurt scosse la testa: “Mi ha chiamato Rachel. Non torna a Bushwick, rimane da Jesse”.
 
“E tu?”
“Hai la stanza per gli ospiti, vero? Ti dispiace se dormo lì?”
“Ti dispiace dormire qui? Accanto a me? Non… non devi abbracciarmi, stringermi o chissà cosa. Solo…” un altro tuono.
Un gemito di paura.
 
Kurt si sdraiò accanto a Sebastian, cingendogli la vita con un braccio avvicinandosi il più possibile finchè i capelli dell’altro ragazzo non gli pizzicavano il mento. Chinò un attimo la testa, per lasciare un leggero bacio sulla tempia di Sebastian e mormorò, chiudendo gli occhi: “È tardi, Bas. Ritorna a dormire. Sei a casa, sei al sicuro”.
E Sebastian chiuse gli occhi, obbligandosi a prender sonno. Perché adesso sì, che si sentiva al sicuro. Con Kurt accanto a lui.
 

But if I kiss you
Will your mouth read this truth
Strawberries taste how lips do

 
“Sicuro di non voler una fragola, Bas?” gli chiese Kurt, mentre ne dava un piccolo boccone a Jaroussky, che sembrava gradire, dato il cinguettio felice.
E anche Kurt rise contento, ora che il loro canarino era finalmente guarito del tutto e zampettava allegro nella sua gabbietta e fuori, quando lui e Sebastian lo lasciavano uscire.
Sebastian vide Kurt prendere una fragola e mangiarla. Seguì il movimento del pomo d’Adamo mentre inghiottiva il frutto e l’arricciarsi delle labbra in un chiaro segno di piacere. Gli venne l’acquolina in bocca. Voleva baciarlo. No, voleva divorarlo. Voleva che le labbra, la lingua, i denti di Kurt leggessero la verità dei suoi sentimenti. Ma non poteva. Era ancora troppo presto.
“Dai, passamene una. Vediamo se sono così buone come l’ammiratore di zia Isabelle dice che siano”.
“Sono squisite. Tua zia dovrebbe uscire con lui solo perché così Patrick può portarti la frutta che suo nonno coltiva”.
Sebastian inghiottì una fragola, poi un’altra. Un’altra ancora. Lui e Kurt finirono in quel pomeriggio tutte e cento le fragole che il nonno di Patrick, il nuovo possibile fidanzato di Isabelle, aveva regalato al nipote della fantomatica Izzybell.
Sì, zia Isabelle doveva proprio dare qualche possibilità in più al fotografo Patrick, a patto che il nonno di questi gli regalasse ancora un altro cesto di fragole. Perché avevano un sapore dolcissimo, che poteva ancora sentire adesso se si leccava discretamente le labbra, mentre si trovavano a cena in un ristorante con Rachel, Jesse, Nick e Jeff.
Ma non fu abbastanza discreto perchè Kurt non se ne accorgesse e gli sussurrasse: “Neppure io riesco a togliermi il loro gusto dalla bocca”.
 
E il cuore di Sebastian fece una doppia capriola perché lui e Kurt avevano lo stesso sapore sulle labbra, senza essersi baciati. E finchè non fosse successo Sebastian era disposto a ingozzarsi di fragole tutto il pomeriggio in sua compagnia, per poter sbattere in faccia a Blaine e Adam, la prossima volta che li avesse incrociati, che pure lui conosceva il sapore delle labbra del meraviglioso ragazzo dagli occhi ghiaccio.
 Avevano lo stesso dolcissimo sapore delle fragole del nonno di Patrick e, perfino nei leggeri baci alla tempia, riuscivano a trasmettere tutto l’amore che Kurt provava per il prossimo. 
Per tutto il resto della cena Sebastian non provò altro che amore, mentre divideva il pane con Kurt, gli versava il vino nel bicchiere, facevano a metà del piatto e poi finiva la parte che Kurt lasciava perché sazio.
Provò amore quando rise felice per gli sguardi allegri dei suoi amici e li abbracciava veloce, ma forte, prima di dirigersi verso il suo appartamento. Dove Jarousky lo stava aspettando. Provò amore quando al suo fischiettare il canarino gli rispose cinguettando. Provò amore perché checchè ne pensassero i suoi amici, Sebastian Smythe non poteva che provare amore, grazie a Kurt.
 
E Sebastian non voleva proprio provare altro perché per la prima volta in vita sua sentiva di poter trovare il coraggio sufficiente per ammettere i suoi sentimenti perfino al ragazzo di cui era innamorato.
Proprio così: Sebastian Smythe era ufficialmente innamorato di Kurt Hummel. 

Lunete's corner: Se sei arrivata/o qui è perchè hai letto tutta la storia ( e non sai quanto te ne sono grata), oppure, dopo aver letto lo sclero iniziale, hai deciso di farti due risate saltando lo sclero centrale e andando direttamente agli ultimi commenti di questa autrice matta da legare. xD A parte gli scherzi, spero davvero che avendola letta, questa One-Shot ti sia piaciuta, perchè ci sono particolarmente affezionata ^_^
Grazie, per averle dedicato un po' del tuo tempo!
  
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