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Autore: Soqquadro04    10/07/2013    2 recensioni
“Sei completamente ammattita, Lily Evans. Completamente.
Ma va tutto bene, altroché. Del resto, sei solo seduta a gambe incrociate sulla Torre di Astronomia, ripetendo “ooommm” come uno Snaso col raffreddore.*
E tutto per colpa di James Potter! Come al solito, del resto.”
Non era propriamente vero.
O meglio, sì, era in cima alla Torre di Astronomia.
Sì, era seduta a gambe incrociate e ripeteva “ooommm” come uno Snaso raffreddato.
Ma
forse, solo forse, non era tutta colpa di James.
Potrebbe esserci un lieve OOC dei personaggi.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Di gesti inaspettati e Snasi col raffreddore

Ma alla fine si sa, ad odiare tanto si finisce solo per amare troppo.
Simona Sanna

role.it/aforismi/amore/frase-190992?f=t:2
Simona sanna

Sei completamente ammattita, Lily Evans. Completamente.
Ma va tutto bene, altroché. Del resto, sei solo seduta a gambe incrociate sulla Torre di Astronomia, ripetendo “ooommm” come uno Snaso col raffreddore.*
E tutto per colpa di James Potter! Come al solito, del resto.”

Non era propriamente vero.
O meglio, , era in cima alla Torre di Astronomia.
Sì, era seduta a gambe incrociate e ripeteva “ooommm” come uno Snaso raffreddato.

Ma forse, solo forse, non era tutta colpa di James.
O forse sì.
O forse no.
Ma aveva iniziato lui. Quindi era colpa sua.

Perché se non avesse fatto quella cosa, forse lei non gli avrebbe tirato uno schiaffo.
E, forse, se lei non gli avesse tirato uno schiaffo, lui non le avrebbe urlato -sconvolto e con un'espressione piuttosto comica dipinta in viso, a dire il vero- che doveva rilassarsi.
E, così, lei non sarebbe andata in paranoia – perché non aveva bisogno di rilassarsi! Stava benissimo, lei! – , diventando isterica e scappando dalla Sala Comune quasi in lacrime per lo stress.

Senza nemmeno guardare dove stava andando, era arrivata ai piedi delle scale che portavano alla Torre.
E, per Godric, per una volta nella sua vita aveva deciso di ignorare il buonsenso e le regole ed era salita.

Non era una cosa da Lily Evans.

Ma, del resto, neanche dare ascolto a James Potter, ricordarsi improvvisamente di uno strano sport babbano per cui sua madre andava pazza – si chiamava yoga. Forse – che (a quanto ricordava dall'unica lezione che era stata obbligata a seguire, serviva proprio a calmare i nervi) e perciò finire in posizioni ridicole sulla Torre di Astronomia era una cosa da Lily Evans.

L'unica soluzione, quindi, era una visita urgente al reparto psichiatrico del San Mungo e un piacevole soggiorno in una gradevole cella imbottita, perché la suddetta Lily Evans stava – evidentemente e inesorabilmente – impazzendo.

Sospirò, riaprendo gli occhi e alzandosi. Rovesciò la testa all'indietro, scrutando accigliata il cielo coperto. Era certa che presto avrebbe piovuto. E, se c'era qualcos'altro di cui era ragionevolmente sicura, era che non avrebbe risolto nulla evitando James Potter, anche se poteva sempre urlargli un altro po' addosso.

Da quando si era decisa – seppur riluttante, piena di sospetti e palesemente sospettosa – a dargli una possibilità – piccola. Minuscola. –, la stava facendo uscire di testa.

Era riuscito a sfruttarla bene, quell'occasione.
Ricordava ancora la sua reazione quando gli aveva comunicato lo spiraglio che gli si apriva davanti, ormai due mesi prima.

Quegli occhi color nocciola, brillanti di allegria – in quel tempo malato, erano come una boccata d'aria fresca che entrava da una finestra aperta solo per lei –, si erano accesi di quel che aveva etichettato come stupore. Certo, lo aveva notato solo di sfuggita, perché era stata troppo impegnata a voltargli le spalle, sollevare altezzosamente il mento e allontanarsi da lui a passo veloce.

Quell'ipotetica sorpresa e la sua velocità nell'andarsene non gli avevano ugualmente impedito di risponderle, quando era già praticamente sparita sulle scale del dormitorio, svegliando probabilmente mezzo castello.

«Significa che uscirai con me, Evans?» il grido l'aveva fatta sobbalzare, ma quando aveva compreso il significato della frase non aveva potuto fare a meno di appoggiare la fronte contro le pietre fredde del muro, cercando di impedire a un piccolo, minuscolo sorriso – grande circa quanto la possibilità di James – di farsi strada sul suo viso stanco. Era scesa di qualche gradino, abbastanza da poter sporgere la testa oltre l'arco, e l'aveva fissato – un'espressione basita metà finta e metà no – per un minuto interminabile. Il tipico sorriso a trentadue denti – da cancellare a pugni, aveva sempre pensato – illuminava ancor più del solito il volto affilato, mentre la zazzera di indomabili capelli neri era stranamente priva di mani intente a riavviarla.

Poi, semplicemente, Lily aveva sorriso e aveva ripreso a salire le scale, lasciandolo in piedi al centro della Sala Comune, le iridi accese di felicità e il viso illuminato dalle fiamme del camino.

Fra un'uscita a Hogsmeade – non lo avrebbe mai ammesso, ma era stato perfino divertente rimanere seduti per due ore ai Tre Manici di Scopa, stuzzicandosi amabilmente. Tutte e quattro le sue compagna di stanza, all'unanimità, avevano definito quei leggeri punzecchiamenti “screzi tra innamorati”. Ovviamente, almeno due di loro avevano rischiato di finire in infermeria, quella settimana – e qualche pomeriggio passato a camminare nel parco, scoprendo lati di lui che non immaginava potessero esistere, si era arrivati a quel momento – che arriva sempre, prima o poi – in cui bisogna definire i contorni di un rapporto. Soprattutto se strano come quello che legava loro.

E James, quando aveva capito che si erano sfortunatamente impelagati nel punto critico, aveva preso in mano la situazione. E l'aveva, molto semplicemente, baciata.

In Sala Grande. Davanti a tutta la scuola allegramente riunita per la cena. Con in sottofondo i fischi – non aveva ancora capito se di scherno totale o, invece, di parziale sollievo nell'immaginare che nessuno scontro fra loro avrebbe più fatto tremare le fondamenta del castello alle due di notte – di chissà chi – l'unico suono della cui provenienza era sicura era la risata alta e vibrante di Black, che l'aveva assordata, a causa dell'eccsiva vicinanza del ragazzo alle sue orecchie. Di fronte all'intero corpo docente che, sconvolto, aveva smesso di mangiare per fissarli a bocca aperta – eccetto il professor Silente. Lui aveva continuato tranquillamente a sorseggiare il suo succo di zucca, sorridendo leggermente, senza fare una piega e senza mostrare, inoltre, di aver osservato o sentito o essersi minimamente reso conto di alcunché.

Inutile dire che la malaugurata idea di James aveva avuto come esito l'impronta delle mano destra di Lily marchiata a fuoco sulla sua guancia e la fuga repentina e terribilmente imbarazzata di lei.

Un disastro, insomma. Niente uccellini svolazzanti e cupidi inebetiti – non c'era alcun motivo per cui avrebbero dovuto essere presenti, ovviamente.

E infine si era ritrovata in cima alla Torre di Astronomia in posizioni improbabili, a maledirsi mentalmente. Perché, per un secondo, Lily Evans aveva ricambiato quel bacio.
E una piccola parte di lei sapeva, sapeva benissimo, che non era stata solo la sorpresa di ritrovarsi James così vicino. L'aveva voluto.

E prima o poi avrebbe dovuto affrontarlo. Sperava il più tardi possibile.
Lily si voltò, sospirando pesantemente e preparandosi a scendere.

E sì ritrovo faccia a faccia con un James Potter alquanto contrariato, l'ombra fantasma delle cinque dita ancora intuibili sulla guancia irritata.
Un James Potter che la osservava, testardamente deciso a capirla, mentre stringeva di riflesso le braccia attorno ai suoi fianchi. Si liberò da quella stretta, sbuffando, gli occhi verdi e agitati che scrutavano il volto affilato di lui in cerca di qualcosa.
Quando parlò, fu abbastanza conciso da rischiare di farla sorridere.

«Bacio così male, Evans? Perché sei la prima che se ne lamenta.» cercò di sdrammatizzare, ansioso e spaventato dalle iridi lucide di lei.

In realtà Lily Evans non era triste, per nulla. Era solo confusa.

Eppure, mentre gli girava le spalle senza rispondere, avviandosi verso le scale e sentendolo trotterellare appena dietro di lei, Lily Evans sentiva solo un calore rassicurante nel petto, dalle parti del cuore, che pareva cercare di spingerla verso quelle braccia che poco prima aveva allontanato così bruscamente da sé.

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*non ho idea di quale sia il verso dello Snaso, né tanto meno di quello di uno Snaso raffreddato, sappiatelo.

N/A - Note dell'Autrice

Buonsalve, lettori ^^
Eccoci arrivati alle Note alla fine del mio secondo lavoro su HP, stavolta ambientato nell'epoca che più amo: sappiate che adoro con tutta me stessa i Malandrini, e che James e Lily, per me, sono LA coppia **
E, bè, so che non sono venuti fuori particolarmente bene, ma spero che la storia vi sia piaciuta ugualmente ^^
A presto,
Soqquadro

   
 
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