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Autore: Ginny2301    11/07/2013    2 recensioni
Classico incontro dopo i tre anni perchè solo dio sa di quanto ho bisogno della cavolo di terza stagione.
Dal testo:
"Muovi un passo incerto.
Devi dire qualcosa. La tua bocca si apre ma non esce niente.
Stupide emozioni. Irrazionali. Inopportune.
Controproducenti."
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Senti la porta dietro di te che cigola.
Si sta aprendo.
Sai chi tiene la maniglia e un brivido ti attraversa. Non sai di cosa.
Chiudi gli occhi per un attimo. Quanto hai sognato questo momento?
Lo hai bramato con ogni fibra del tuo corpo per tre lunghi anni.
Lo hai temuto.
Lo stai temendo anche in quest'istante.
Li riapri e ti volti verso di lui, con la tua solita espressione impassibile.
Trattiene rumorosamente il respiro e ti guarda con occhi lucidi e pieni di dolore.
Si appoggia allo stipite della porta e lo vedi scivolare verso il pavimento, sopraffatto, distrutto, annientato.
Muovi un passo incerto.
Devi dire qualcosa. La tua bocca si apre ma non esce niente.
Stupide emozioni. Irrazionali. Inopportune.
Controproducenti.

Poi la senti.
Una risata, che non ha assolutamente niente di gioioso.
Proviene da lui.
E non capisci. Sei spiazzato.
«Sono diventato completamente matto» esala.
Oh.
Crede di stare avendo un'allucinazione.
«Non fare lo stupido.»
Un attimo dopo ti stai mordendo le labbra a sangue, pentito.
Fai davvero schifo in queste cose.
«Sono qui» aggiungi addolcendo il tono.
Lui non dice niente.
Ha gli occhi spalancati, fissi davanti a sé che guardano nel vuoto.
Si tiene le ginocchia strette al petto ed è mostruosamente pallido.
Non sai cosa fare.
Dovresti avvicinarti?
Parlare?
Tacere?
Era lui che ti diceva sempre com'era meglio comportarti quando ti vedeva in difficoltà.
Decidi.
Con passo tremante vai verso di lui e ti inginocchi per poterlo guardare dritto negli occhi. Impacciatamente allunghi anche una mano.
«Spero per te che sia un sogno, altrimenti ti ammazzo.»
La mano si blocca lì a mezz'aria.
Non respiri.
Non ti muovi.
La lasci lì, non vuoi ritrarla.
Deglutisci.
Di chi era quella voce?
Così diversa da quella che quando hai cercato di convincerla che nessuno può essere così intelligente ti ha risposto con ferma decisione "tu sì".
«Ti avrebbero ucciso.»
«Tu che hai fatto invece?» sputa la voce.
La mano ti cade sul fianco, sconfitta.
«Ho cercato di proteggerti.»
E di chi è questa voce supplicante?
«John» pausa. Assapori quel nome. «Per favore. Cerca di capire...»
Scintilla. Furia. Rabbia.
Scatta in avanti e ti inchioda al pavimento sotto di sé.
La sua mano chiusa a pugno raggiunge il tuo volto.
Una, due volte.
Dolore.
Non ti importa. Sai di meritarlo.
«LURIDO BASTARDO! CREDI CHE NON CAPISCA? OH, INVECE CI RIESCO BENISSIMO!»
«Avevano dei cecchini puntati addosso a te, Lestrade e Mrs Hudson! Che avrei dovuto fare?»
Disperazione.
Le sue mani raggiungono il colletto della tua camicia e ti strattonano.
La tua testa batte sul pavimento.
«TI AVREI AIUTATO! INVECE HAI VOLUTO FARE TUTTO DA SOLO! NON SONO STUPIDO COME CREDI! NON AVRÒ LA TUA INTELLIGENZA MA ANCHE SENZA DI ESSA HO SUPERATO L'INFERNO DELL'AFGHANISTAN! MA A QUANTO PARE NON SONO ALL'ALTEZZA DEL FOTTUTAMENTE GRANDE SHERLCOK HOLMES!»
Le parole hanno lo stesso impatto che avrebbero dei pugnali.
Senti gli occhi pizzicare e la gola bruciare.
Lo vedi abbassare la testa e smettere di strattonarti. Le sue mani non lasciano la tua camicia. La stringono, disperate.
«Ti avrei aiutato... Avrei fatto di tutto. Cristo, sarei--morto se solo questo ti avesse aiutato.»
La rabbia svanisce piano piano, lasciando spazio al dolore.
Salate strisce di lacrime gli rigano il volto.
È completamente distrutto.
La tua mano si allunga di nuovo: si posa delicatamente sulla sua guancia e l'asciuga.
«Mi avevi detto... Che gli amici proteggono le persone. È quello che ho fatto.»
Ti guarda sconvolto. Altre due lacrime scendono. Neanche sbatte le palpebre.
«Ed è quello che avrei dovuto fare» ribatte abbassando ancora il capo. «Per una volta avrei voluto essere io a salvare te.»
Stavolta sei sconvolto tu. Ti aspettavi tutto, meno che questo.
John si sente in colpa.
John si sente in colpa.
«Tu, i tuoi stupidi esperimenti, il tuo stupido violino e le tue pazzie... Voi mi avete salvato. Avrei voluto... Ricambiare il favore.»
Non riesci a credere alle sue parole.
Vorresti abbracciarlo e tirargli un pugno allo stesso momento.
La tua mano viaggia tra i suoi capelli biondi e raggiunge la nuca. Lo attiri verso di te.
Lo appoggi sul tuo petto.
Lo stringi.
Forte.
Fortissimo.
«Sei uno stupido, John Watson. Tu mi hai salvato la prima volta che ci siamo incontrati.»
Ed è vero anche letteralmente. Ma lui sa che non era quello il senso che intendi tu.
Ti stringe ed emette un leggero singhiozzo.
Fissi il soffitto.
Le lacrime ti cadono nei ricci neri. Non le fermi.
Tieni le mani incollate a lui.
Hai l'irrazionale timore che lui possa svanire se le togli.
Le sue mani ti accarezzano il volto mentre il suo è ancora affondato nel tuo petto.
Allora la senti.
L'avevi notata anche prima ma sentirla sulla tua pelle era tutta un'altra storia.
Circonda l'anulare sinistro di John.
E il panico ti assale.
Prepotente.
Senza via di scampo.
Stai affogando.
Gli artigli la schiena.
«Non andartene» stai supplicando ancora?
«Devo.»
«John... Ti prego.»
Sei ridicolo Sherlock. Senti quello che dici?
Ancora lacrime che si scontrano con le sue mani sempre tra i tuoi capelli.
«Ti amo.»
Lo sussurri appena.
Come fai ad esserne sicuro, Sherlock? Tu non sai cosa significhi.
No, non lo sai. Ma hai avuto tre anni per riflettere sul concetto di 'amore' e su quello che provi per John. Hai capito che le cose combaciavano.
Lui sospira e ti stringe di più. Solleva il volto per guardare il tuo «sei un egoista bastardo.»
Ma sorride.
Non con la bocca, con gli occhi.
E non hai mai visto sorriso più bello.
Raggiungi la sua mano sinistra e gli sfili la fede, appoggiandola lontano da voi.
Intrecci le dita con le sue.
«Cosa le dirò?»
Si preoccupa sempre degli altri, John.
«La verità. Tu ami un uomo.»
«Non ho mai detto di amarti.»
«Non ad alta voce, ma l'hai fatto.»
Momento di silenzio.
Lui ridacchia.
«Che Dio mi aiuti.»
Sbuffi. «John, sappiamo entrambi che-»
Lui non ti fa finire la frase.
Non puoi parlare. Improvvisamente ti scordi anche come respirare. Perchè le sue labbra sono sulle tue.
Morbide, calde, sono confortanti, fini, delicate.
«Per una volta nella tua vita, sta' zitto» ti sussurra.
E tu lo fai.

  
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