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Autore: mannybimba    11/07/2013    0 recensioni
Ci sono strade che ti rimangono nelle scarpe e ci sono persone che ti rimangono nel cuore.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Confine
 
Una donna apre la porta di ingresso di una casa. Fuori c'è una ragazza.
Donna: “Ciao! Tu devi essere Gwyneth”.
Ragazza: “Sì, esatto, sono io”.
Donna: “Ciao, io sono Ada” dice stringendole la mano.
Gwyneth: “Piacere”.
Ada: “Prego, entra pure” dice spalancando la porta.
Gwyneth entra.
Ada: “Vieni”.
La porta in cucina.
Ada: “Siediti pure”.
Gwyneth si siede al tavolo.
Ada: “Vuoi del caffè?”.
Gwyneth: “Ehm... sì, grazie” dice appoggiando per terra la borsa.
Ada gliene da un tazza e ne prende una anche per sé. Si siede di fronte a Gwyneth.
Ada: “Allora, come mi hai trovato?”.
Gwyneth: “Con il giornale”.
Ada: “Ah, però, sul giornale, non c'è spiegato esattamente quello che ti chiederei di fare, nel qual caso... accettassi il lavoro”.
Gwyneth: “Sì, infatti... è per questo che sono venuta: per capire meglio”.
Ada: “Già... quello che ti chiederei di fare è di... occuparti di mia sorella, che vive da sola in una villa, non troppo distante da qui e che... non esce mai di casa, il che vuol dire che ha sempre bisogno di qualcuno che le faccia la spesa, che le cucini, perché, se no, non mangia, che tenga in ordine la casa, perché lei non se ne cura... e cose di questo genere”.
Gwyneth: “Mh... perché non esce di casa?”.
Ada: “Non l'ho ancora capito, quando glielo chiedo, cambia risposta ogni volta”.
Gwyneth: “Da quanto va avanti così?”.
Ada: “Da... sette anni, più o meno”.
Gwyneth: “E chi l'ha seguita?”.
Ada: “Io, mi organizzavo con i miei impegni per aiutare lei: due giorni a settimana andavo a pulirle la casa, le portavo cibi già fatti da me e glieli mettevo in frigo, in modo tale, che mangiasse, però, adesso, questa situazione è diventata un po' complicata perché io ho avuto una promozione sul lavoro e devo lavorare di più e, tutto il tempo, che prima mettevo a disposizione per lei, adesso è occupato dal lavoro. È per questo che sto cercando un persona che facesse quello che facevo io per lei”.
Gwyneth: “Quindi... quanto dovrei lavorare a settimana?”.
Ada: “Beh, questo dipenderebbe da te, perché potresti anche vivere da mia sorella, ha una casa molto grande e c'è spazio anche per te, se vuoi, se no... ti potresti organizzare tu”.
Gwyneth: “E quanto mi costerebbe l'alloggio?”.
Ada: “Assolutamente niente”.
Gwyneth: “Cioè... vivrei lì gratis e mi pagherebbe per pulire la casa, fare la spesa e cucinare?”.
Ada: “Esatto”.
Gwyneth: “Hm...”.
Ada: “Tu studi, giusto?”.
Gwyneth: “Sì, vado al college”.
Ada: “E cosa studi?”.
Gwyneth: “Filosofia... mi devo laureare ancora”.
Ada: “E vai al college qui vicino?”.
Gwyneth: “Sì, esatto”. Ada: “Quanti anni hai?”.
Gwyneth: “Ventidue”.
Ada: “Hm...”.
Gwyneth: “Ma è pazza sua sorella?”.
Ada: “No, no... è particolare, ma non è pazza”.
Rimangono in silenzio a bere il caffè, poi, Gwyneth dice: “Accetto”.
Ada: “Davvero?”.
Gwyneth: “Sì e approfitterei anche dell'alloggio”.
Ada: “Certo! Sì, sì! Non sai che grande favore mi stai facendo!”.
Gwyneth sorride.
Ada: “Allora, adesso che hai accettato, ci sono delle cose che ti devo spiegare. Allora… mia sorella vive in questa grande villa. Nella villa ci sono tre piani: il piano terra, dove c'è il salotto, la cucina, la sala da pranzo, un bagno e una camera, dove potresti vivere tu. Mia sorella sta quasi sempre nel suo studio, che è al secondo piano, non puoi entrare lì, ameno che non te lo dica lei, sempre al secondo piano c'è la sua camera da letto, con un altra camera e un paio di bagni, che potrai usare anche tu, nel caso ti volessi fare un bagno nella vasca, il terzo piano è una mansarda, dove va spesso Alison, mia sorella, a leggere o a fare altre cose...”.
Gwyneth: “Se posso chiedere... come fa sua sorella a permettersi una casa così grande se sta sempre chiusa in casa?”.
Ada: “Perché lavora, non le serve uscire per fare il suo lavoro”.
Gwyneth: “Che lavoro fa?”.
Ada: “La scrittrice”.
Gwyneth: “Ha pubblicato qualche libro?”.
Ada: “Oh, sì, un best-seller veramente”.
Gwyneth: “E quale sarebbe?”.
Ada: “Ehm... 'Troppo Alto'”.
Gwyneth: “Cioè... sua sorella è Alison Wood?”.
Ada: “Esatto e puoi darmi del tu”.
Gwyneth: “Cavolo! Alison Wood, l'ho letto il suo libro...”.
Ada: “Sì, è un po' complicato”.
Gwyneth: “Sì, ma è uno dei libri più belli e più venduti della terra!”.
Ada: “Eh già”.
Gwyneth: “E... continua a scrivere, mentre sta in casa?!”.
Ada: “Esatto, adesso sta scrivendo un libro... ci sta lavorando da cinque anni”.
Gwyneth annuisce.
Ada: “Comunque... la casa ha anche un giardino, che tiene un giardiniere, che viene una volta al mese, per sistemarlo”.
Gwyneth: “Ok...”.
Ada: “I compiti, che devi fare te, li ho già detti, per cui... hai qualche domanda? Ah! Scusa, le cose per pulire la casa sono nella lavanderia al piano terra, comunque...”.
Gwyneth: “Perfetto”.
Ada: “Ok, quando sei pronta a trasferirti, me lo fai sapere, così ti accompagno nella casa di mia sorella, ti sistemi e ti spiego altre cose, che, però, posso spiegarti solo quando saremo là”.
Gwyneth: “Ok, io adesso vado a casa e faccio le valigie, poi torno qui e andiamo da lei”.
Ada: “Ah... pensavo ci mettessi di più”.
Gwyneth: “Beh, credo che tu abbia bisogno di me fin da subito, per cui, io quando vuoi sono pronta. Ovviamente io, devo dare degli esami e devo studiare”.
Ada: “Certo, certo... non devi fare da baby-sitter a mia sorella, per cui, dopo aver fatto i compiti che ti ho affidato e che se mai ti affiderò, sarai libera di fare quello che vuoi, di uscire, studiare e cose varie”.
Gwyneth: “Ok... vado a prendere la mia roba”.
Ada: “Ok, ci vediamo dopo”.
Le due si alzano e Ada accompagna alla porta Gwyneth, che esce.
Ada: “A dopo”.
Gwyneth: “A dopo”.
Ada riapre la porta.
Fuori c'è Gwyneth.
Gwyneth: “Rieccomi!”.
Ada: “Hai fatto presto!”.
Gwyneth: “Non ho tante cose...”.
Ada: “Ok... andiamo?”.
Gwyneth annuisce.
Ada: “Prendo le chiavi della macchina”.
Ada va nel salotto e prende da un tavolino un paio di chiavi e il cellulare. Esce di casa e chiude a chiave. Si volta verso Gwyneth e dice: “Andiamo!”.
Vanno alla macchina. Ada prende le borse di Gwyneth e le mette nel baule dicendole: “Sali pure”.
Gwyneth va a sedersi davanti. Sale anche Ada e si avviano verso la casa di Alison.
Gwyneth: “Quanti anni ha tua sorella?”.
Ada: “Trentaquattro”.
Gwyneth: “E quali sono le risposte che ti ha dato quando le hai chiesto perché non uscisse più di casa?”.
Ada: “Dunque... all'inizio, diceva che non usciva perché non c'è niente da vedere qui fuori, motivazione decisamente non valida, poi... spesso, ti risponde cominciando un ragionamento che non centra niente con la domanda che le hai fatto. Vuole evitare di rispondere, diciamo”.
Gwyneth: “Hm... e prima d'ora non ti sei mai fatta aiutare da nessuno? Cioè... sono la prima che ingaggi per questo compito?”.
Ada: “Sì”.
Continuano il loro viaggio in silenzio.
Ada: “Eccoci... siamo arrivate”.
Parcheggia la macchina. Scendono e Ada prende le borse di Gwyneth nel baule.
Entrano in un atrio, dove si aprono due archi, uno sulla destra e uno sulla sinistra. Sulla destra c'è la cucina che si affaccia sulla sala da pranzo, sulla sinistra c'è il salone con le scale.
Ada entra nel salone, dicendo a Gwyneth: “Seguimi”.
Gwyneth la segue, guardandosi attorno. È una bellissima casa. Sul salone si affacciano tre porte. Ada va nell'ultima.
Entrano e c'è una stanza da letto, grande che si affaccia sul giardino.
Ada appoggia le borse per terra e dice: “Ecco, questa sarà la tua camera”.
Gwyneth: “Bene...bene”.
Ada: “Vieni ti faccio vedere il resto”.
Gwyneth: “Lei dov'è?”.
Ada: “Sarà di sopra”.
Ada va nella seconda porta che si affaccia sul salotto, entra seguita da Gwyneth.
Ada: “Questo è il bagno”.
Entrano nell'ultima porta che si affaccia sul salotto.
Ada: “Questa è la lavanderia. Qui potrai fare il bucato, il tuo e anche quello di Alison, altro compito che ti do. In questi armadietti...” dice indicandoli: “... ci sono le lenzuola e le vedere pulite per i letti e puoi anche trovare le cose per pulire come la scopa, l'aspiratore, i detersivi, gli stracci e quelle cose lì”.
Escono e vanno in cucina.
Ada: “Questa è la cucina e... non credo di doverti spiegare come è fatta una cucina. Poi questa è la sala da pranzo. I piatti, i bicchieri, le tovaglie e tutto il resto si trovano negli armadietti della cucina”.
In fondo alla sala c'è una vetrata che si affaccia su una veranda dove al centro c'è un pianoforte e che a sua volta si affaccia sul giardino che è molto grande e bello con una piscina.
Ada: “Saliamo?”.
Gwyneth annuisce.
Salgono le scale e Gwyneth è sempre più affascinata dalla casa, perché è molto particolare, molto decorata e moderna, bella.
Una volta salite le scale, si trovano in un corridoio, largo dove c'è un'altra scala e su cui si aprono un sacco di porte.
Ada va ad una di queste porte.
Bussa e, rimanendo fuori, dice: “Alison?! Sono Ada, quando puoi, vieni fuori, che c'è una persona che devo presentarti”.
Nessuno risponde.
Ada: “Va beh”.
Va a un’altra porta, apre dicendo: “Questa è la camera da letto di Alison”.
Gwyneth la guarda da fuori e sulla parete di destra c'è un'altra porta. Ada la indica e dice: “Quello è un bagno”.
Si spostano verso una terza porta.
Ada la apre: “Qui c'è un altro bagno”.
Proseguono lungo la parete, dove ci sono altre porte. Entrano in una e c'è uno studio.
Ada: “Questo è un altro studio, che puoi usare, se ti servirà”.
Escono.
Ada: “E di sopra c'è la mansarda e tutte le altre stanze avrai tempo di esplorarle tu, adesso scendiamo. Alison tra poco dovrebbe uscire”.
La casa, comunque, è caratterizzata dalle pareti tutte di colore grigio, di tonalità diverse e da questi grandi quadri che riempiono le pareti. È un po' disordinata, ma questo la rende ancora più interessante.
Scendono e vanno in sala da pranzo. Si siedono al tavolo e rimangono in silenzio per un po'.
Ada: “Vuoi qualcosa?”.
Gwyneth: “No, grazie”.
Ada: “AH! Per muoverti puoi usare la macchina di mia sorella che è in garage”.
Gwyneth: “Ok, perfetto”.
Ada: “E siccome questa è diventata casa tua, puoi invitare anche il tuo fidanzato se ne hai uno, però, non invitare troppa gente, perché Alison, non ama il casino”.
Gwyneth sorride: “Ok, grazie... come si svolge la sua giornata abituale?”.
Ada: “Dunque, si sveglia la mattina presto e fa colazione con un semplice caffè, ma deve mangiare di più per cui bisognerebbe farla mangiare anche a colazione. Poi si ritira in mansarda, sbucando verso le nove. Alle nove esce in veranda e suona per un bel po' di tempo, questo però non accade tutti i giorni. Se accade vuol dire che non è di buon umore, che è un po' giù di corda. Se non suona, va nello studio e ci sta fino a quando non la chiami per il pranzo. Il pomeriggio... non fa qualcosa di particolare, o va in studio oppure in mansarda, oppure in giardino. La sera, dopo cena, guarda la tele fino a tardi. Va a dormire, ma non dorme mai una notte intera, continua ad alzarsi per andare a scrivere tutto quello che le passa per la testa. Scende anche e beve o va fuori in giardino e fuma e… beve ancora. Sappi che è molto particolare, per cui certi atteggiamenti ti possono sembrare da... stronza, ma non lo è, non è una tipa né stronza né che ti giudica, anzi è molto sensibile e intelligente”.
Gwyneth: “Ok. Quando è più giù del solito, devo consolarla in qualche modo?”.
Ada: “No, è abbastanza autodidatta nei suoi problemi”.
Si sentono dei passi.
Ada: “Sta arrivando. Comunque per qualsiasi cosa ti serva, puoi chiamarmi, il mio numero ce l'hai, no?”.
Gwyneth: “Sì, sì”.
Gwyneth si volta verso le scale e dopo poco sbuca una donna che si appoggia allo stipite dell'arco d’ingresso alla cucina.
Ada: “Ciao Alison... lei è Gwyneth”.
Gwyneth si volta completamente anche con il corpo e dice: “Ciao”.
Alison: “Gwyneth... è gallese... come origine, vero?”.
Gwyneth: “Sì, penso di sì”.
Alison: “E perché ti hanno chiamata così?”.
Gwyneth: “Non lo so…”.
Alison si appoggia con la schiena e con la testa allo stipite e dice: “Che cos’è un nome?... Forse quella che chiamiamo rosa cesserebbe d’avere il suo profumo se la chiamassimo con altro nome?”.
Gwyneth: “Romeo e Giulietta”.
Alison: “Brava! Quanto è giusta questa frase?! Il nome... non è niente, in confronto a ciò che è l'anima. Il nome serve solo a dare gli ordini”.
Gwyneth sorride affascinata.
Ada: “Gwyneth vivrà qui con te, Alison”.
Alison, che intanto ha tirato fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette e ne ha in bocca una, risponde: “Lo immaginavo”.
Accende la sigaretta.
Ada: “Bene, allora vi lascio sole... passerò un giorno a settimana per vedere se va tutto bene”.
Gwyneth sorride: “Ok”.
Ada: “La spesa l'ho già fatta io ieri, per cui, dovreste essere apposto per oggi”.
Gwyneth: “Perfetto”.
Ada si alza: “Bene”.
Va da Alison e le da un bacio sulla guancia. Poi va alla porta e dice: “Ciao”.
Gwyneth: “Ciao”.
Ada esce senza ricevere nessuna risposta da Alison.
Gwyneth e Alison si guardano. Di sottofondo si sente la macchina di Ada che si accende e se ne va.
Alison: “Dal tuo viso direi che hai vent'anni”.
Gwyneth: “Ventidue”.
Alison: “Ventidue...”. Continua a fumare la sigaretta.
Alison: “Il figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito... Vangelo secondo Luca, capitolo 22, versetto 22”.
Gwyneth rimane sbalordita.
 
Fuori inizia a piovere. Alison va davanti alla vetrata della sala e guarda nella veranda.
Gwyneth: “Perché non esci più di casa?”.
Alison si volta: “Perché... perché non c'è niente che mi trascina fuori, non ho nessuna motivazione per farlo... non avrebbe significato”.
Gwyneth: “Incontrare persone nuove, fare nuove amicizie, vedere il mondo... non sono motivazioni valide?”.
Alison: “Non ho bisogno di conoscere persone nuove, non ho bisogno di amicizie, perché... faccio prima ad aiutarmi, a divertirmi, a parlare da sola che con un'altra persona, però, questo non vuol dire che io e te non possiamo diventare... amiche e... il mondo l'ho già visto”.
Rimangono in silenzio per un po', poi, Alison, si gira di nuovo verso la finestra e dice: “Sai di persone ne ho conosciute tante e viste tante. Tu, credo, sei una di quelle persone, che... è cresciuta in una grande famiglia, che odiava e odia tuttora. Probabilmente sei scappata di casa, perché non sopportavi l'idea di essere sottomessa a qualcuno. Sei arrivata qui e... ti sei fatta da sola, lavori per pagarti gli studi e... hai tanti amici, perché sei una che piace, anche se non vuoi avere un rapporto serio con nessuno perché... ne hai paura e perché ti piace stare da sola. Hai bisogno di poche cose, ma... giuste, le tipiche poche ma buone e... e sei testarda. Ti senti incompleta, perché ti manca qualcosa e... sei scappata con il desiderio di cambiare il mondo, ma poi hai scoperto che non è così facile e, alla fine... è il mondo che ha cambiato te, giusto?” dice voltandosi.
Gwyneth deglutisce e non risponde.
Alison: “Ho azzeccato...” dice spegnendo la sigaretta in un posacenere: “... sappi però che non ti giudico... ognuno è libero. Chi più di me può dirlo?!” dice andando alle scale e scomparendo al piano superiore.
Gwyneth, allora, va nella sua camera e tira fuori dalle sue borse, i suoi vestiti e li mette nel cassettone e nell'armadio, poi tira fuori dall'altra i suoi libri e il suo computer e li appoggia sulla scrivania, tutti impilati e con, in mezzo alle pile, il computer.
Si cambia, mettendosi abiti da casa. Poi va nel salotto e comincia a studiare i libri che ci sono nella libreria.
Sembra cercarne uno in particolare.
Va al tavolino davanti al divano, dove ci sono delle altre pile di libri. Li passa tutti, fino a quando non ne trova uno che è quello di Alison.
Sulla copertina c’è appunto scritto: Alison Wood Troppo Alto. Lo prende e si siede sul divano a leggerlo.
 
Alison: “Credi nell'amore?” chiede comparendo sulla scala, senza che Gwyneth se ne accorga.
Gwyneth: “O mio dio! Mi hai spaventata!”.
Alison: “Allora? Credi nell'amore?”.
Gwyneth ci pensa un attimo, poi si volta verso Alison e risponde: “Credo che ci crederò quando lo proverò”.
Alison abbassa lo sguardo: “Cosa vuol dire 'credere nell'amore'?” dice fissando il vuoto.
Gwyneth: “Ehm...”.
Alison: “Non si può credere nell'amore... ci si può fidare, ma... credere nell'amore, non so bene cosa significhi”.
Gwyneth: “Potrebbe voler dire che... si creda che sia la base della vita, un po' come Dio per alcuni”.
Alison: “Quindi non credi in Dio?”.
Gwyneth: “No, non credo”.
Alison: “E nemmeno nell'amore?!”.
Gwyneth fa di no con la testa.
Alison: “Allora, in che cosa credi?”.
Gwyneth: “Nella libertà e... nel pensiero”.
Alison: “Il pensiero è quando ti chiedi in che cosa credi, per cui non credo che si possa definire un credo”.
 
Gwyneth: “E tu in che cosa credi?”.
Alison: “Negli occhi delle persone”.
Gwyneth: “Lo specchio dell'anima”.
Alison: “Così dicono”.
Gwyneth: “Perché ci credi?”.
Alison: “Dicono tanto...”.
Gwyneth: “Sì, ma non sempre dicono la verità”.
Alison: “Hai detto che crederai nell'amore quando lo proverai, il che vuol dire che non lo hai mai provato e che non lo provi in questo momento. Hai una relazione? O… sei tipa da avventure? Mi sembri tipa da avventure”.
Gwyneth: “Perché mi fai questa domanda, se sai che, in questo momento, non sono innamorata né amo niente?”.
Alison: “In una relazione non ci deve essere per forza l'amore”.
Gwyneth “Hm...”.
Alison: “Non hai ancora risposto alla domanda, comunque”.
Gwyneth: “Le avventure... mi piacciono e non so dirti se sono impegnata”.
Alison: “Cioè? Esci con qualcuno, ma non sai se il vostro rapporto si può definire una relazione? È questo che intendi?”.
Gwyneth: “Quand'è che le avventure diventano una storia?”.
Alison: “Quando qualcuno lo dice”.
Gwyneth: “Ho una storia”.
Rimangono in silenzio, per un po'.
Alison: “Brava. Stai leggendo il mio libro”.
Gwyneth: “Rileggendo, veramente”.
Alison: “Perché?”.
Gwyneth: “Vorrei capire meglio”.
Alison: “Cosa?”.
Gwyneth: “Tutto... quale è il significato di questo libro per te?”.
Alison: “L'ambizione”.
Gwyneth: “L'ambizione... l'ambizione di chi?”.
Alison: “Degli esseri umani... della gente, dei ragazzini, quella che i vecchi non hanno più... la tua e la mia”.
Gwyneth: “Quale è la tua ambizione?”.
Alison: “La mia ambizione è quella di trovare un'ambizione”.
Gwyneth: “Quindi ne stai cercando una?!”.
Alison: “Non lo so”.
Gwyneth: “Tua sorella mi ha detto che stai scrivendo un altro libro... di cosa parla?”. Alison: “Parla… del credere nell'amore”.
Gwyneth ride e, insieme a lei, Alison.
Alison: “No, parla delle paure, delle delusione e a che cosa portano, cioè le paure”.
Gwyneth: “Lavori sempre nel tuo studio?”.
Alison: “Sì”.
Squilla il telefono di casa, che è su un altro tavolino e Gwyneth va a rispondere.
Gwyneth: “Pronto?”.
Ada: “Ciao Gwyneth, sono Ada”.
Gwyneth: “Ciao Ada”.
Ada: “Scusa, mi sono dimenticata di dirti di rispondere sempre tu al telefono, non chiama nessuno, però, se dovesse suonare, rispondi tu, Alison non lo fa”.
Gwyneth: “Ok...”.
Ada: “Alison? Dov'è?”.
Gwyneth: “È...” dice voltandosi verso le scale e accorgendosi che Alison non c'è più: “...era qui”.
Ada: “Tutto bene lì?”.
Gwyneth: “Sì, benissimo, tra poco preparo la cena”.
Ada: “Perfetto. Ci vediamo allora”.
Gwyneth: “Sì, ci vediamo”.
Ada: “Ciao”.
Gwyneth: “Ciao”. Mette giù la cornetta.
Sale le scale e bussa alla porta dello studio di Alison.
Gwyneth: “Alison, cosa vuoi mangiare?”.
Alison: “Quello che vuoi tu”.
Gwyneth: “Ok”. Rimane fuori in silenzio per qualche secondo.
Gwyneth: “Bene, allora tra mezzora dovrebbe essere pronta”.
Alison: “Ok, scendo tra mezzora allora”.
Gwyneth va in cucina e comincia a cucinare. Mentre questo il cibo cuoce, apparecchia il tavolo.
Alison arriva con una sigaretta in bocca.
Gwyneth sta scolando la pasta e ha un panno sulla spalla.
Gwyneth si volta verso Alison e, sorridendo dice: “Ciao”.
Alison: “Ciao”.
Gwyneth: “Siediti, è pronta”.
Alison va a sedersi al tavolo, prendendo un posacenere. Spegne la sigaretta.
Gwyneth arriva con la terrina con dentro la pasta. L'appoggia sul tavolo e poi va a prendere da bere.
Torna con una bottiglia di vino e una di acqua.
Serve Alison e poi si siede e prende si serve anche lei.
Apre la bottiglia di vino e chiede a Alison: “Vino?”.
Alison: “Sì, grazie”.
Glielo versa e poi se lo versa anche lei.
Iniziano a mangiare. Gwyneth: “Buon appetito”.
Alison: “Altrettanto”.
Rimangono in silenzio per un po'. Alison smette di mangiare. Ha mangiato poco e si limita a bere il vino.
Gwyneth: “Mangia ancora un po'”.
Alison: “No, non ho più voglia”.
A Gwyneth squilla il cellulare. Gwyneth: “Scusa” dice tirandolo fuori dalla tasca. Risponde e va fuori dalla veranda a parlare.
Gwyneth: “Ciao tesoro! Come stai?... Bene, tutto bene... Sì, direi che va bene... Simpatica, particolare e... geniale, direi... Sì, carina... Un giorno puoi venire qui, ho il permesso di invitare chi voglio... Anche tu mi manchi già... Mh-mh... Sì, ci sentiamo e spero anche di vederti... Ciao, buonanotte...”. Mette giù la cornetta.
Rientra.
Alison: “La tua storia... immagino”.
Gwyneth: “Esatto”.
Alison: “Penso che tu sappia già tutte le mie abitudini, per cui sai che guardo la tele dopo cena”.
Gwyneth: “Sì, lo so”.
Alison: “Bene” dice alzandosi e andando in salotto.
Gwyneth sparecchia e lava i piatti, dopo raggiunge Alison e si siede sul divano accanto a lei.
Gwyneth: “Che guardi?”.
Alison: “The Hours”.
Gwyneth: “Bello. Hai letto il libro?”.
Alison: “Sì”.
Gwyneth: “E hai già visto il film?”.
Alison annuisce.
Gwyneth: “Quale dei due ti è piaciuto di più?”.
Alison: “Dovrei dire il libro, dato che sono una scrittrice, ma, devo ammettere, che il film mi è piaciuto molto”.
Gwyneth: “Senti... va bene se questo fine settimana, invito un'amica?”.
Alison: “Sì...”.
Gwyneth: “Io vado in camera mia, se hai bisogno di qualcosa, fammelo sapere”.
Alison: “Sì”.
Gwyneth si alza e va in camera. Prende un libro dalla scrivania. Si sdraia nel letto e comincia a leggere il libro, accendendo la luce sul comodino.
Ogni tanto si alza in piedi e va avanti indietro dalla camera per sgranchirsi le gambe.
A un certo punto, mentre guarda fuori dalla finestra, si accorge che fuori c'è Alison, che fuma una sigaretta. È in piedi, in mezzo al giardino, a piedi nudi.
Gwyneth continua a osservarla. A un tratto, esce anche lei e si siede su un panchetta che c'è fuori dalla veranda. Ha un bicchiere di vino in mano e lo appoggia sulla panchetta.
Alison si accorge della presenza di Gwyneth, ma non si gira. Piange, ma non si fa sentire.
Smette e si gira verso Gwyneth. Si avvicina e Gwyneth le allunga il bicchiere di vino.
Alison lo prende: “Grazie” dice rientrando.
Anche Gwyneth rientra.
Alison: “Sai... non riesco a capire... perché sei qui? Come ci sei finita qui?”.
Gwyneth alza le spalle: “Non lo so”.
Alison: “Eppure è stata una tua scelta!”. Rimane in silenzio.
Alison: “Non riesco a capire niente di questa vita quindi... per me non ha senso!”.
Gwyneth: “Che cosa?”.
Alison: “Aspettare, restare... perché vivere se non si sa come andrà a finire? E per che cosa si vive?”.
Gwyneth: “Si vive per sé stessi e... è proprio quello il bello della vita: non sai come va a finire, ma sai che finirà, quindi bisogna vivere ogni giorno a pieno”.
Alison: “Per chi? Per che cosa?”.
Gwyneth: “Per sé stessi, Alison! Per te!”.
Alison: “Di me, non me ne frega niente!”.
Gwyneth: “Allora fallo per qualcuno! Trova qualcuno per cui sei disposta a farlo!”.
Alison se ne va nel suo studio.
Gwyneth esce a fumare una sigaretta. La spegne quando è a metà e rientra.
Va in salotto pensando di trovarci Alison, che invece non c'è.
Ritorna in camera sua, si sdraia di nuovo nel letto e riprende a leggere.
Dopo un po', la porta della camera che è socchiusa, si apre e, da fuori, compare Alison con un bicchiere di latte in mano.
Apre la porta e chiede: “Vuoi un bicchiere di latte?”.
Gwyneth: “Sì, grazie”.
Alison entra e glielo da. Gwyneth ne beve un po'.
Alison intanto se ne è andata di nuovo. Gwyneth si alza e appoggia il bicchiere sul suo comodino.
Va a vedere se Alison è in salotto, ma non c'è.
Prende il libro che sta leggendo. Si siede alla scrivania e continua a leggerlo, anche, se più che leggerlo, sembra che lo stia studiando.
La mattina dopo. Gwyneth si è addormentata con la testa appoggiata sul libro. Suona la sua sveglia. Si sveglia di colpo. Dopo essersi stirata le braccia, si alza e va in cucina.
Dopo un po', scende Alison. Intanto, Gwyneth ha fatto il caffè e ha preparato i pancakes.
Gwyneth: “Ciao!”.
Alison: “Ciao”.
Gwyneth: “Hai dormito?”.
Alison: “No”.
Gwyneth: “Allora credo che vorrai del caffè”.
Alison: “Esatto”.
Gwyneth prende una tazza, ci versa dentro del caffè e lo porta a Alison, che si è seduta. Le da anche un piatto con dei pancakes con sopra un pezzo di burro e dello sciroppo d'acero.
Alison: “No, questi...”.
Gwyneth: “Li mangi, invece”.
Alison: “Non li voglio”.
Gwyneth: “Non mi interessa. Almeno uno lo devi mangiare”.
Alison non lo mangia, beve il suo caffè e va in veranda a suonare il pianoforte.
Comincia a suonare la Toccata in Re minore di Bach, senza lo spartito.
Gwyneth la guarda seduta dalla sala, mentre mangia i pancakes e beve il caffè. La guarda ammaliata.
Alison sta piangendo, ma Gwyneth non se ne accorge.
 
 
Gwyneth finisce di fare colazione e poi lava i piatti e le tazze che hanno utilizzato.
Mentre Alison continua a suonare, Gwyneth comincia a girare la casa e ad osservare tutti i quadri che ci sono, appesi o appoggiati al pavimento o al muro. Hanno tutti lo stesso stile, che è quello dell'Action Painting.
Va anche nelle stanze che Ada non le ha illustrato, che sono cinque.
La prima è un salotto. La seconda è un altro bagno. La terza è un altro studio, più bello e affascinante rispetto a quello che Ada le ha fatto vedere. La quarta è una stanza insolita, all'interno ci sono solo quadri, per terra, sparsi dappertutto. La quinta è una sala conferenze, con un tavolone lungo con tante sedie attorno.
Gwyneth riscende e va da Alison e aspetta che finisca di suonare.
Alison finisce di suonare e prima di alzarsi, si ferma un attimo a guardare fuori, seduta al pianoforte.
Gwyneth: “Brava”.
Alison: “Grazie” dice alzandosi e andandosene.
Gwyneth va in cucina e prende un altro goccio di caffè.
Va in camera sua e si siede alla scrivania. Apre il computer. Va su internet e cerca: Alison Wood.
Le si apre davanti i risultati della ricerca e apre la pagina di Wikipedia. Si apre e trova una foto di Alison e le sue informazioni principali: nome, luogo e data di nascita e lavoro, ma ciò che attira l'attenzione di Gwyneth sono due righe sottostanti alle informazioni di Alison, che sono evidenziate.
Le legge ad alta voce: “Alison Wood è una delle migliori scrittrici attuali e della sua generazione”.
Sull'indice c'è un punto, che Gwyneth legge ad alta voce: “Il ritiro non ufficializzato dalla vita pubblica e la vita rinchiusa in casa”.
Gwyneth si alza e va in cucina si siede al tavolo e comincia a tirarsi le labbra con le dita. Guarda fuori.
Alison: “Perché filosofia?” dice comparendo non si sa come.
Gwyneth si volta: “Come scusa?”.
Alison: “Perché hai scelto filosofia come indirizzo di studi?”.
Gwyneth: “Ah... come fai a sapere che studio filosofia?”.
Alison: “Ho visto i libri sulla tua scrivania”.
Gwyneth: “Ah... ehm... boh, perché mi attraeva”.
Alison: “Ti attraeva... in che senso?”.
Gwyneth: “Ehm... hai presente quando vedi una persona, che di primo acchito ti piace, anche se non la conosci? Hai presente la sensazione?”.
Alison fa di no con la testa: “Forse una volta la conoscevo”.
Gwyneth: “Hm... comunque è quella che provavo quando ho scelto l'indirizzo”.
Alison annuisce, andandosene al piano di sopra.
Dopo un po' bussano alla porta. Gwyneth va ad aprire.
Ada: “Ciao!”.
Gwyneth: “Ciao!”.
Ada entra.
Gwyneth: “Che ci fai qui?”.
Ada: “Sono venuta per sapere come era andata la prima notte!”.
Vanno in cucina.
Gwyneth: “Bene”.
Ada: “Ha dormito?”.
Gwyneth: “No”.
Ada: “E tu hai dormito?”.
Gwyneth: “Sì”.
Ada: “Però ti ha tenuta sveglia fino a tardi?!”.
Gwyneth: “No, sono stata sveglia fino a tardi, ma non mi ha tenuta sveglia lei... e mentre stavo sveglia ho visto che anche lei lo era”.
Ada: “Allora? Come ti sembra?”.
Gwyneth: “Va bene...”.
Ada: “E mia sorella?”.
Gwyneth: “Come fa ad essere così intelligente?”.
Ada: “L'hai notato...”.
Gwyneth: “Beh... è difficile non notarlo, è… geniale!”.
Ada: “Sì, lo è”.
Gwyneth: “Sta male”.
Ada: “Lo so”.
Gwyneth: “Non hai mai provato ad aiutarla portando... qui una psicologa o qualcosa di simile?”.
Ada: “Non parla con nessuno”.
Gwyneth: “Tu hai mai visto il suo studio?”.
Ada: “Certo”.
Gwyneth: “E credi che a me…. me lo farà mai vedere?”.
Ada: “Devi conquistartelo questo premio, però, credo che, prima o poi, ti farà entrare”.
Gwyneth sorride. Rimangono in silenzio per un po', poi arriva Alison.
Ada: “Ciao Alison”.
Alison: “Ciao”.
Ada: “Tutto bene?”.
Alison: “Sì” dice andandosene fuori.
Ada: “Ha suonato stamattina, vero?”.
Gwyneth: “Sì”.
Ada prende un respiro profondo.
Gwyneth: “Con te non ha mai parlato?”.
Ada: “No. Adesso vado, devo andare a lavoro, comunque ci vediamo presto e, se hai bisogno, chiama!”.
Gwyneth: “Ok, grazie”.
Ada si alza dicendo: “Niente”.
Vanno alla porta. Gwyneth apre.
Ada: “Ciao”.
Gwyneth: “Ciao”.
Ada se ne va.
Gwyneth va alla finestra della sala da pranzo e guarda dov’è Alison. È seduta e sta fumando. Gwyneth va in camera di Alison e rifà il letto. Poi va in camera sua e rifà il suo.
Qualche giorno dopo. Gwyneth apre la porta di casa. Fuori c’è una ragazza.
Ragazza: “Ciao” dice sorridendo e fermandosi a guardare Gwyneth.
Gwyneth: “Ciao” dice rispondendo al sorriso: “Entra”.
La ragazza entra.
Gwyneth chiude la porta.
Gwyneth: “Stai bene?”.
Ragazza: “Sì, tu?”.
Gwyneth: “Bene…”.
Ragazza: “Mi sei mancata!”.
Gwyneth: “Anche tu”.
Si guardano negli occhi, come se si stessero parlando con gli sguardi.
Gwyneth: “ALISON!”.
Dal piano di sopra, Alison risponde: “Sì?”.
Gwyneth: “Scendi un attimo”.
Alison scende e si ferma sulle scale.
Gwyneth: “Alison, questa è Meredith… una mia compagna di studi”.
Meredith: “Piacere”.
Alison: “Ciao”. Gwyneth: “Oggi resta qui con noi, poi più tardi se ne va, va bene?”.
Alison: “Sì”.
Gwyneth: “Ok”.
Alison risale.
Gwyneth: “Vieni” dice avviandosi verso la sua camera. Meredith la segue. Entrano e Gwyneth chiude la porta.
Meredith: “Una tua compagna di studi? E cosa studiamo? Il corpo umano?”.
Gwyneth ride avvicinandosi a Meredith. Le prende il viso e baciandola dice: “Dio! Quanto mi sei mancata!”. Meredith sorride.
Gwyneth la butta sul letto e si mette sopra di lei. Si spogliano a vicenda, continuando a baciarsi. Fanno l’amore.
Sono nel letto insieme. Meredith: “Ma… è matta la tipa che vive qui?”.
Gwyneth: “No, anzi è molto intelligente!”.
Meredith: “Ed è anche bella!”.
Gwyneth: “Sì”.
Meredith: “Ti piace?”.
Gwyneth: “Sì”.
Meredith: “È etero?”.
Gwyneth: “E che ne so!”.
Meredith: “Hai una sigaretta?”.
Gwyneth: “Sì”.
Meredith: “Posso fumare qui?”.
Gwyneth: “Sì”.
Gwyneth si mette una maglietta e si alza per prendere la sigaretta. La dà a Meredith, che l’accende e inizia a fumare.
Gwyneth la guarda, stando seduta sul letto. Poi si avvicina, le prende la sigaretta e fa un tiro, dopo gliela ridà.
Meredith: “Stai bene… qui?”.
Gwyneth: “Sì… lei… è molto affascinante… tutto qui è affascinante”.
Meredith: “Quindi… ti trovi bene?”.
Gwyneth: “Sì…”.
Meredith: “E per quanto hai intenzione di restare qui?”.
Gwyneth: “Alison… sta male e vorrei aiutarla”.
Meredith: “La risposta è molto vaga”.
Gwyneth: “Non lo so, Meredith”.
Meredith: “Bene…”.
Gwyneth: “Senti, tanto possiamo vederci quando vogliamo e possiamo uscire quando vogliamo, quindi… non mi sembra un problema il tempo che starò qui!”.
Meredith: “Sento che non ci farà bene questo distacco”.
Gwyneth: “Non so cosa dirti, Meredith. Ci farà male se lo affronteremo pensando che ci farà male”.
Meredith: “Sì, va beh… Io adesso vado” dice alzandosi e iniziando a vestirsi.
Gwyneth: “E dove vai?”.
Meredith: “Da mia sorella. Mi ha invitato a cena”.
Gwyneth: “Ah…”.
Meredith si veste.
Gwyneth l’accompagna alla porta.
Gwyneth: “Alison!”. Alison scende.
Gwyneth: “Meredith se ne va”.
Alison: “Ciao Meredith”.
Meredith: “Ciao Alison”.
Meredith: “Ciao Gwyneth”.
Gwyneth: “Ciao e buona serata” dice aprendo la porta.
Meredith esce sorridendo. Gwyneth le sorride e poi chiude la porta.
Alison va in cucina, prende il pacchetto di sigarette che c’è sul tavolo e esce in giardino. Gwyneth fa del tè, ne prende una tazza e va in giardino. Alison è seduta con i piedi sulla panca, che fuma.
Gwyneth: “Vuoi una tazza di tè?”.
Alison: “No, grazie”.
Gwyneth si siede accanto a lei.
Alison: “Allora… quando ho detto che sei scappata di casa per cambiare il mondo… avevo ragione?”.
Gwyneth: “Diciamo di sì”.
Alison: “E perché volevi cambiarlo?”.
Gwyneth: “Perché il mondo ha bisogno di essere cambiato!”.
Alison: “Il mondo cambia e rimane sempre lo stesso”.
Rimangono in silenzio per un po’, poi Alison chiede: “Cos’è che volevi cambiare del mondo?”.
Gwyneth alza le spalle bevendo il tè.
Alison: “Provo a indovinare… per esempio il matrimonio omosessuale non è ancora permesso in tutto il mondo… qui sì, ma non dappertutto”.
Gwyneth continua a bere il tè, senza dire niente.
Alison: “La tua compagna di studi… non mi è sembrata soltanto quello… e non credo di sbagliarmi e credo che quella persona che al telefono chiamavi tesoro, fosse proprio Meredith”.
Gwyneth: “Quand’è stata l’ultima volta che hai chiamato una persona ‘tesoro’?”.
Alison: “Tu, probabilmente, mezzora fa!”.
Gwyneth: “Se ti dico che è vero, rispondi alla mia domanda?”.
Alison: “Sì, forse”.
Gwyneth: “Sì, Meredith è la mia…” esita un attimo e poi dice: “…ragazza”.
Alison: “Ah già! La storia delle avventure e delle storie! È per quello che hai esitato”.
Gwyneth: “Non sei una che risponde in fretta alle domande!”.
Alison: “Ehm… nooooo!” dice scuotendo la testa e voltandosi verso Gwyneth, che dice: “Allora? Mi rispondi?”.
Alison: “Otto anni fa, se non di più”.
Gwyneth: “E chi era questa persona?”.
Alison: “È un interrogatorio?”.
Gwyneth: “Un dialogo”.
Alison: “Non mi ricordo chi era!”.
Rimangono in silenzio per un po’, poi Gwyneth dice: “Le giornate si stanno allungando: sta arrivando l’estate”.
Alison: “La gente non si accorge se è estate o inverno quando è felice… Anthon Cechov”.
 
 
Gwyneth esce dalla piscina, tutta bagnata ovviamente. Prende il salviettone che è appoggiato su una sdraio nel giardino e comincia ad asciugarsi, avvicinandosi ad Alison, che è seduta sulla panca fuori dalla veranda.
Gwyneth: “Non fai un bagno?”.
Alison si alza: “No” dice cominciando a camminare in giro e a fumare.
Gwyneth si siede e chiede: “Non ti piacerebbe avere un bambino?”.
Alison indossa un vestitino azzurro ed è a piedi nudi. Alison: “Sai cosa avrei voluto scrivere?”.
Gwyneth: “Non hai risposto alla mia domanda!”.
Alison si volta verso di lei: “Neanche tu!”.
Gwyneth: “Ok… no, non lo so cosa avresti voluto scrivere…”.
Alison: “Vuoi saperlo?”.
Gwyneth: “Sì!”.
Alison: “Avrei voluto scrivere…” dice voltandosi a guardare il giardino: “… avrei voluto scrivere del calore di questo pavimento e della sensazione che ti dà ai piedi, avrei voluto scrivere… degli sguardi degli amanti, dopo aver fatto l’amore, avrei voluto scrivere della paura e dell’adrenalina che si prova la notte quando si scorrazza in giro con gli amici nei vicoli scuri che non si sa da cosa siano popolati… avrei voluto scrivere del primo amore, che è sempre quello impossibile… avrei voluto scrivere del profumo dell’erba tagliata… avrei voluto scrivere di una storia d’amore burrascosa… avrei voluto scrivere di me e dei miei pensieri…”.
Gwyneth: “E perché non lo hai fatto?”.
Alison rimane in silenzio, rimanendo voltata verso il giardino. Ha gli occhi lucidi.
Alison: “Perché non so più cosa vogliano dire tutte queste cose!”.
Rimangono in silenzio.
Gwyneth: “Devi solo uscire da quella porta perché capire di nuovo cosa vogliano dire!”.
Alison: “Sembra tutto così facile”.
Gwyneth: “Tocca a te rispondere alla domanda”.
Alison ci pensa un attimo poi dice: “No, i figli servono solo a vedere i nostri difetti… i nostri figli sono sempre migliori di noi! E poi non ho mai capito perché si dice ‘avere un figlio’?! Si dice ‘avere un computer’, ‘avere una casa’, ‘avere un diario’, eppure un figlio è un figlio non una cosa!”.
Gwyneth: “Non ti manca quello che c’è là fuori? Non ti manca il mondo?”.
Alison: “Non ho bisogno del mondo”.
Gwyneth: “Non è la domanda che ti ho fatto!”.
Alison rimane zitta per qualche secondo, poi dice: “Perché sono sempre le cose che odiamo che ci mancano?”.
Gwyneth: “Perché sono quelle che ci fanno provare qualcosa o quelle che ci hanno fatto provare qualcosa: per questo ci mancano! Non capisco come una persona così intelligente come te possa rinchiudersi in casa rifiutandosi di uscire!”.
Alison: “Cosa può offrirmi il mondo?”.
Gwyneth: “L’amore, l’avventura, la felicità… dato che felice non sei! Quand’è stata l’ultima volta che hai amato qualcuno? Anzi, cambio la domanda, hai mai amato qualcuno?”.
Alison: “Sì”.
Gwyneth: “Non ti manca avere… una relazione o un storia?”.
Alison: “Credo che la tua domanda non sia questa… questa è la domanda che volevi farmi detta in modo meno diretto”.
Gwyneth: “Non risponderai alla mia domanda, vero?”
Alison: “No, adesso no”.  
Gwyneth: “Non sei in grado di fidarti delle persone”.
Alison: “No, non sono in grado di dire certe cose perché non ho una risposta o perché la risposta è troppo intima e non sono ancora in grado di dirla ad alta voce, che vorrebbe dire… rendersi conto a pieno di quello che si sta dicendo, che sarebbe una sensazione, un sentimento in questo caso, che non ho ancora accettato di provare”.
Gwyneth: “Ti faccio comunque un’altra domanda: hai mai detto ‘ti voglio bene’ a una persona che era solo tua amica e che volevi dirglielo solo perché… volevi fare luce sui sentimenti che provavi verso di lei, cioè l’affetto, la fiducia e quelle cose lì o per diciamo ringraziarla, o ringraziarlo ovviamente, per averti aiutato in qualche modo o insomma… una cosa del genere?”.
Alison si volta verso Gwyneth a la bocca aperta e dice: “Non so se sono in grado di rispondere alla domanda”.
Gwyneth: “Ok, la dico in parole povere: hai mai ringraziato o detto ‘ti voglio bene’ a qualcuno perché ti era stato vicino?”.
Alison si volta di nuovo verso il giardino: “Mi stai chiedendo se ti ringrazierò mai per essere qui”.
Gwyneth: “NO! Perché devi sempre leggere tra le righe e perché devi pensare che le persone siano sempre lì… per fregarti?! Comunque… forse hai ragione, la mia domanda era quella che pensi tu, perché… io sono una che ha bisogno di sapere cosa gli altri provano, quindi vorrei sapere se ti fa piacere che io resti qui, se ti sei un po’ affezionata a me, se… siamo amiche!”.
Alison si volta con le mani sui fianchi e dice: “La curiosità a volta uccide”.
Gwyneth: “Non risponderai alla mia domanda”.
Alison sta rientrando quando Gwyneth dice: “Mi chiedo se mi risponderai mai”.
Alison ride e poi entra.
Gwyneth si alza di corsa, arrabbiata e entra freneticamente. Gwyneth: “Come puoi preferire vivere come vivi piuttosto che morire?”.
Alison si ferma e si volta: “Chi ha detto che lo preferisco?”.
Gwyneth: “Beh, non devi per forza dirlo basta vedere che sei ancora qua dopo sette anni”.
Alison: “Magari non lo faccio perché non ho il coraggio di farlo”.
Gwyneth: “O magari non lo fai perché non vuoi farlo veramente! Perché vuoi ancora vivere e continui a vivere sperando che, un giorno, tu esca dalla porta di casa per ritornare a far parte del mondo”.
Alison: “Io faccio parte del mondo anche restando qui”.
Gwyneth: “È vero, la domanda giusta da fare allora è: ti piace essere parte del mondo in questo modo?”. 
Alison: “Perché mi attacchi così oggi? Perché fai così tante domande?”.
Gwyneth: “Perché voglio conoscerti Alison!”.
Alison: “Non pensare che io sia una grande persona perché non lo sono” dice andandosene.
Dopo aver fatto le faccende domestiche per calmarsi, Gwyneth va fuori a fumare una sigaretta.
Alison scende dal piano superiore e va in cucina. Tira fuori dal frigo una bottiglia di latte, prende un bicchiere e ne versa dentro un po’. Lo beve. Mentre lo beve, sembra essere assolta nei pensieri.
Finito di bere, esce fuori frettolosamente.
Alison: “Ok! Tocca a me fare la domande! Come mai hai deciso di abbandonare la tua famiglia scappando di casa, senza pensare al dispiacere che avresti portato ai tuoi genitori, ai tuoi fratelli, alle tue sorelle, ai tuoi parenti?”.
Gwyneth rimane a guardare Alison per un qualche secondo poi risponde: “Perché non era dove volevo stare!”.
Alison: “Allora hai pensato solo a te stessa, prima che agli altri?!”.
Gwyneth: “Ognuno deve pensare a sé stesso, poi quando uno sta bene con il suo essere può cominciare a pensare agli altri, se gli altri non sono il suo problema!”.
Rimangono in silenzio. Gwyneth guarda Alison, che invece fissa il vuoto.
Dopo un po’ Alison dice: “Perché vuoi aiutarmi?”.
Gwyneth: “Perché ti voglio bene, perché mi sono affezionata a te e perché tutte le persone hanno il diritto di essere aiutate!”.
Alison: “Quanto tempo resterai qui?”.
Gwyneth: “Tutto il tempo che avrai bisogno di me e per tutto il tempo che vorrai tu!”.
Alison piange, poi si asciuga le lacrime e dice: “Quando viene Meredith qui a trovarti?”.
Gwyneth: “Questo weekend”.
Alison rientra. Gwyneth sbuffa.
Gwyneth va ad aprire la porta.
Meredith: “CIAO!”.
Gwyneth: “CIAO!”.
Meredith entra e Gwyneth l’abbraccia, poi la bacia.
Meredith: “Come mai tutta questa intimità? Non eravamo solo compagne di studi?”.
Gwyneth: “Alison sa tutto”.
Meredith: “Bene!”.
Alison scende: “Ciao Meredith!”.
Meredith: “Ciao Alison”.
Alison se ne va fuori in giardino.
Gwyneth: “Vieni”.
Vanno in camera di Gwyneth. Meredith appoggia la borsa che ha in mano per terra, mentre Gwyneth va alla scrivania e spegne il computer. Si volta verso Meredith e se la trova davanti. Meredith le prende il viso e la bacia intensamente. Anche Gwyneth, durante il bacio, prende il viso di Meredith.
Il bacio dura a lungo.
Meredith sorride e chiede: “Come stai?”.
Gwyneth: “Dopo questo bacio direi bene!”.
Meredith le sorride ancora: “No, dai veramente, come va qui?”.
Gwyneth: “Bene… questa settimana è stata un po’ tesa, però tutto bene”. 
Meredith si siede sul letto: “In che senso tesa?”.
Gwyneth: “Abbiamo discusso… litigato un paio di volte”.
Meredith: “Avete litigato?”.
Gwyneth: “Sì”.
Meredith: “Non capisco perché ti importi tanto il fatto di aver litigato con lei”.
Gwyneth: “Perché mi sono affezionata e perché le voglio bene”.
Meredith: “Le vuoi bene?!”.
Gwyneth: “Perché ripeti tutto quello che dico?”.
Meredith: “Per capire meglio”.
Gwyneth: “Che cosa?”.
Meredith: “Il rapporto che hai con lei!”.
Gwyneth sorride: “Tu sei gelosa!” dice mettendosi a cavalcioni sulle ginocchia di Meredith.
Meredith: “NO! IO NON SONO GELOSA!”.
Gwyneth la bacia: “Sì, lo sei!”.
Meredith: “No! Non lo sono!”.
Gwyneth la bacia, facendola sdraiare sul letto. Iniziano ad amoreggiare. Gwyneth sta togliendo la canottiera a Meredith, quando lei la ferma dicendo: “Aspetta! Tira le tende, Alison magari è fuori in giardino!”.
Gwyneth: “Giusto!” dice alzandosi e andando a fare quello che Meredith le ha consigliato. Poi torna da Meredith e riprende a baciarla. Fanno sesso.
Gwyneth sta fumando nel letto, sotto le lenzuola con accanto Meredith che la guarda.
Meredith: “Quand’è che andiamo in vacanza?”.
Gwyneth: “Dov’è che andiamo in vacanza?! Bisognerebbe decidere prima quello poi il quando”.
Meredith: “Andiamo al mare e il viaggio lo facciamo in macchina!”.
Gwyneth: “È lunga da qui”.
Meredith: “Appunto, è quello il bello!”.
Gwyneth: “Ok”.
Meredith: “Quando?”.
Gwyneth: “Ad agosto”.
Meredith: “Non vedo l’ora”.
Gwyneth la guarda e la bacia: “Anche io!”.
Meredith: “Posso fare un tiro?”.
Gwyneth le dà la sigaretta.
Meredith: “Grazie”. Fa un tiro e poi la ridà a Gwyneth, che, dopo un attimo di silenzio, le chiede: “Resti stanotte?”.
Meredith: “Certo” dice sorridendo.
Gwyneth: “Ho voglia di riaverti nel letto almeno per una notte!”.
Meredith sorride. Gwyneth la bacia e poi si alza. Si mette una maglietta lunga e si lega i capelli. Gwyneth si siede alla scrivania e accende il computer.
Rimangono in silenzio per un attimo e in questo attimo Meredith prende una sigaretta, l’accende e comincia a fumarla.
Meredith: “Comunque, nonostante le vostre… litigate, ti piace stare con Alison?”.
Gwyneth: “Sì..” dice senza voltarsi, ma stando con gli occhi incollati allo schermo del computer: “…Alison è molto affascinante con le parole”.
Meredith: “Non solo con quelle!”.
Gwyneth alza gli occhi al cielo. Rimangono un’altra volta in silenzio.
Meredith: “Quindi ti piace stare con lei?!”.
Gwyneth: “Sì”.
Meredith: “E ti piace lei?”.
Gwyneth: “Sì, mi piace molto, se potessi me la scoperei!”.
Meredith: “MA SEI SCEMA!”.
Gwyneth scoppia ridere: “Ti prendevo in giro! Volevo vedere la tua reazione e, ancora una volta, dico: per me sei gelosa!”.
Meredith: “E, ancora una volta, dico di no! Comunque, adesso non fare la stupida e rispondi seriamente, ti piace lei?”.
Gwyneth si gira: “Perché mi hai rifatto tutte le domande che mi hai fatto l’ultima volta?”.
Meredith: “Per capire meglio, ora rispondi: ti piace lei?”.
Gwyneth: “Sì, mi piace, ok? Adesso rispondi tu seriamente: sei gelosa?”.
Meredith: “CERTO CHE SONO GELOSA! LEI TI HA QUI TUTTO IL TEMPO E IO POSSO VEDERTI OGNI TANTO DURANTE IL WEEKEND!”.
Gwyneth si alza e va da Meredith. Si avvicina con il viso a quello di Meredith. La guarda per qualche istante, poi la bacia.
Gwyneth: “Lei mi ha qui sempre, però, non mi ha completamente come te!” dice scoppiando poi a ridere.
Meredith, invece, non ride e rimane seria e dice: “Non è vero!”. Fa un tiro della sua sigaretta. Meredith: “Tu ti dai sempre completamente alle persone”.
Gwyneth fa un tiro della sigaretta, direttamente dalla mano di Meredith e poi la guarda. Pensa e poi dice: “Stai insinuando che me la scopo?!”.
Meredith: “Come faccio io a saperlo?!”.
Gwyneth: “Non me la sono mai scopata e non l’ho mai baciata, né toccata, né sfiorata!”.
Meredith: “Però hai pensato di farlo!”.
Gwyneth rimane a bocca aperta: “Non l’ho mai pensato e poi…”. Si ferma per calmarsi.
Gwyneth “…ti prego non litighiamo, non ho voglia di litigare, con te soprattutto, voglio godermi questi due giorni che abbiamo da passare insieme”.
Meredith spegne la sigaretta: “Sì, scusa” dice.
Gwyneth la bacia: “Grazie” dice sorridendo.
Gwyneth si alza: “Vado a fare la cena”.
Meredith: “Aspetta, vengo ad aiutarti”.
Gwyneth: “Ok. Intanto che ti vesti, vado ad apparecchiare” dice avviandosi di là.
Meredith: “Sì, io arrivo subito”.
Gwyneth va nella sala da pranzo e seduta in fondo al tavolo, girata completamente verso la vetrata della sala, c’è Alison. Gwyneth si ferma a guardarla. Alison sta fumando. Gwyneth pensa che Alison non l’ha sentita, ma invece: “Ti serve qualcosa Gwyneth?” chiede restando girata verso la vetrata.
Gwyneth: “Pensavo non mi avessi sentito e poi… come hai fatto a sapere che ero io?”.
Alison: “Conosco il rumore dei tuoi passi”.
Gwyneth: “Ah… però!”.
Alison: “Cosa?”. Gwyneth entra nella cucina: “È una bella capacità quella di conoscere i suoni!”.
Alison: “È una capacità come tante”.
Gwyneth apparecchia e poi comincia a preparare la cena.
Arriva Meredith, che va da Gwyneth.
Meredith: “Ti posso aiutare?”.
Gwyneth: “Sì, sbuccia quelle patate, per favore” dice indicandogliele.
Meredith: “Ok”.
Gwyneth si avvicina silenziosamente a Meredith e le dice in un orecchio: “Credo che sia giusto che tu chieda ad Alison se puoi restare stanotte”.
Meredith annuisce: “Giusto”.
Meredith: “Alison, io volevo chiederti… va bene per te se resto qui a dormire, stanotte?”.
Alison: “Sì, certo, fai quello che vuoi”.
Meredith: “Ok, grazie”.
Ritorna a sbucciare le patate.
Si siedono a tavola. Meredith e Gwyneth sono l’una accanto all’altra, Alison è di fronte a loro. Gwyneth serve la cena, poi si siede.
Gwyneth: “Buon appetito!”.
Meredith: “Buon appetito!”.
Alison: “Altrettanto”. Iniziano a mangiare.
Meredith serve il vino.
Alison: “Studi anche tu Meredith come Gwyneth, oppure lavori?”.
Meredith: “Io ho già finito l’università e adesso lavoro come disegnatrice per una ditta si occupa dell’arredamento delle case, dal rivestimento delle pareti fino ad arrivare alle luci”.
Alison: “Ah… e tu in quale settore lavori?”.
Meredith: “Io disegno lampade”.
Alison: “Hm… bello”.
Meredith annuisce.
Alison: “Quanti anni avete voi due di differenza?”.
Gwyneth: “Cinque”.
Alison: “Quindi tu ne hai ventisette, giusto Meredith?”.
Meredith: “Sì”.
Alison: “E da quanto state insieme?”.
Meredith: “Ehm…” si volta verso Gwyneth: “…quattro mesi?!”.
Gwyneth annuisce.
Meredith: “Quattro mesi, sì!” dice girandosi verso Alison.
Alison: “E vivevate insieme, prima che Gwyneth venisse qui?”.
Meredith: “Sì”.
Alison: “Però! Avete fatto presto! Come vi siete conosciute?”.
Gwyneth: “In un locale”.
Alison annuisce.
Meredith: “Ho letto il tuo libro”.
Alison: “Ah…”.
Meredith: “Mi è piaciuto”.
Alison: “Bene, mi fa piacere”.
Meredith: “Posso chiederti però cosa significa per te?”.
Alison: “Il libro rappresenta… l’ambizione delle persone”.
Meredith: “Sì, ma per te?”.
Alison ci pensa un attimo poi dice: “Non ci crederai, ma… niente, per me non rappresenta niente!”.
Meredith: “Come fa a non rappresentare niente per te che lo hai scritto?!”.
Alison alza le spalle, ma non risponde. Continuano a mangiare in silenzio.
Meredith e Gwyneth continuano a scambiarsi sguardi affettuosi, innamorati e si sorridono. Dopo aver finito di mangiare, restano ancora sedute in silenzio a bere vino. A un certo punto, Alison si alza e va fuori a fumare.
Meredith: “È successo qualcosa?”.
Gwyneth: “No, no… le manca solo la vita di coppia. Non farle troppe domande, non le piace”.
Meredith: “Mi è sembrato che mi ha risposto volentieri, però”.
Gwyneth: “Sì, stranamente… era di buon umore”.
Gwyneth guarda fuori, riesce a intravedere Alison.
Gwyneth: “Non ti rendi conto della genialità di quella donna”. Meredith intanto ha preso una sigaretta e la sta fumando.
Gwyneth: “Riesce a suonare un sacco di pezzi per pianoforte lunghissimi senza lo spartito! Ti rendi conto cosa vuol dire?”.
Meredith annuisce: “Peccato che spreca la sua intelligenza qui dentro” dice passando la sigaretta a Gwyneth.
Gwyneth la prende e fa un paio di tiri, continuando a guardare fuori. Dopo la ripassa a Meredith e comincia a sparecchiare.
Meredith: “Aspetta che ti aiuto!”.
Gwyneth: “No, lascia stare, mi arrangio” dice prendendo tutti i piatti e andando a metterli nel lavandino.
Finisce di sparecchiare e carica la lavastoviglie. Meredith si alza e va da Gwyneth, che, quando sente Meredith che si avvicina, si volta e, trovandosela dietro, le accarezza il viso. Meredith la bacia prendendo quello di Gwyneth.
Meredith: “Ti amo”.
Gwyneth sorride: “È la prima volta che me lo dici!”.
Meredith: “Spero non sia l’ultima!”.
Gwyneth: “Anche io ti amo” dice guardandola dritta negli occhi.
Meredith la bacia di nuovo. Alison rientra e come sentono Alison che entra, le due si voltano a guardarla, staccandosi l’una dall’altra. Alison si ferma anche lei e le guarda per un attimo, poi se ne va di sopra.
Meredith si volta verso Gwyneth: “Andiamo in camera?” le chiede.
Gwyneth: “Sì”. Meredith le prende la mano e vanno in camera di Gwyneth. Si mettono in pigiama e si sdraiano nel letto. Si guardano e si sorridono.
Gwyneth: “Siamo innamorate”.
Meredith: “Sì… per il momento sì”.
Gwyneth sorride.
 
La notte, Meredith sta dormendo, mentre Gwyneth non riesce ad addormentarsi. Si alza e va in cucina, dove trova Alison appoggiata a un mobile con la schiena che fissa il pavimento.
Gwyneth: “Ciao” dice sfregandosi un occhio.
Alison: “Ciao” dice guardandola.
Gwyneth va al frigo e prende una bottiglia di latte: “Vuoi?” chiede ad Alison, facendole vedere la bottiglia.
Alison apre un armadietto della cucina e tira fuori una bottiglia di scotch. L’appoggia sul mobile e dice: “Io preferirei qualcosa di più forte”.
Gwyneth sorride: “In effetti… anche io preferisco quello a questo!” dice mettendo via la bottiglia di latte.
Alison prende due bicchieri e versa in entrambe un goccio di scotch. Uno lo dà a Gwyneth. Ne bevono entrambe un goccio del proprio, poi si ritrovano nel silenzio. Gwyneth guarda Alison, mentre questa fissa il vuoto.
Alison: “Sai…” dice sfregandosi gli occhi: “… tu e Meredith…” si volta verso Gwyneth: “… siete una bella coppia”.
Gwyneth sorride: “Grazie”.
Alison beve tutto il suo scotch, mandandolo giù tutto in un fiato.
Gwyneth continua a guardarla sempre molto affascinata.
Alison si versa un altro goccio di scotch. Allunga la mano e fa gesto a Gwyneth di darle il suo bicchiere. Gwyneth glielo dà e Alison versa anche a lei altro scotch.
Gwyneth riprende il suo bicchiere dicendo: “Grazie”.
Rimangono in silenzio. Gwyneth: “Alison… mi dispiace di averti fatto un sacco di domande”.
Alison: “Sì… scusami anche tu se ti ho trattato male”.
Gwyneth: “Non me l’ero presa”.
Rimangono di nuovo in silenzio. Alison prende il pacchetto di sigarette che c’è appoggiato sul bancone e offre una sigaretta a Gwyneth, allungandogli il pacchetto.
Gwyneth ne prende una dicendo: “Grazie”. Anche Alison ne prende una e l’accende, dopo aver acceso con l’accendino quella di Gwyneth.
Gwyneth si siede sul bancone.
Alison: “Vi amate?”.
Gwyneth: “Sì… così sembra”.
Alison: “So abbastanza sull’amore…Ma l'amore, per me, non è nient'altro che un materasso d'aghi su cui dare da bere a queste femmine crudeli…”.
Gwyneth: “Charles Baudelaire…”.
Alison: “Esatto”.
Gwyneth: “Una visione un po’ crudele dell’amore”.
Alison: “Sì, abbastanza”.
Rimangono ancora una volta in silenzio. Alison: “A cosa pensi?”.
Gwyneth si volta verso di lei, beve un goccio di scotch, ma non risponde: “Tu?” chiede a Alison.
Alison: “A niente… di interessante. Non ti ho risposto alle domande… che mi hai fatto perché…” non finisce la frase.
Gwyneth: “Va avanti…”.
Alison: “Preferisco essere misteriosa, che essere aperta”.
Rimangono in silenzio. Gwyneth: “Credo che sia meglio che…” dice avviandosi verso l’uscita della cucina: “…io vada a dormire, prima che…”.
Alison: “Prima che cosa?”.
Gwyneth chiude gli occhi: “Niente… prima di niente. Buonanotte!” dice riaprendo gli occhi.
Alison: “Buonanotte”.
Gwyneth torna in camera sua e lì trova Meredith sveglia nel letto.
Meredith: “Dove eri?”.
Gwyneth: “Non riuscivo a dormire e sono andata a bere qualcosa” dice tornando nel letto. Meredith si avvicina a lei e la bacia. Cominciano ad amoreggiare e Meredith si sdraia sopra a Gwyneth.
La mattina dopo, Gwyneth si sveglia nuda nel letto, ma Meredith non c’è. Si alza e si veste.
Va in cucina e trova Meredith che sta cucinando delle uova.
Meredith: “Ciao mia bella addormentata” dice sorridendo.
Gwyneth: “Ciao”.
Meredith: “Vieni qui”.
Gwyneth va da lei e prendendola per i fianchi la bacia.
Meredith: “Ti ho fatto dormire”.
Gwyneth: “Sì, direi proprio di sì. Il metodo è infallibile!”.
Meredith: “Sì, lo so”.
Il tavolo è apparecchiato e Gwyneth va a sedersi e prende un biscotto da una ciotola. Lo mangia.
Gwyneth: “È già scesa Alison?”.
Meredith: “No”.
Gwyneth si alza e avviandosi verso le scale dice: “Vado a chiamarla”. Sale.
Gwyneth: “Alison?!”.
Alison: “Gwyneth… vieni su” dice dalla mansarda.
Gwyneth sale per la prima volta in quella stanza, in cui non sapeva se poteva entrare o no senza il consenso di Alison. Entra nella stanza, che è piena di libri. Vede Alison seduta ad una scrivania che scrive con tanti fogli attorno.
Gwyneth: “Ciao…”.
Alison: “Quali sono le tue più grandi paure?” la interrompe.
Gwyneth: “Ehm… ho paura quando non riesco ad addormentarmi, ho paura di rimanere nel buio da sola… ho paura del fuoco, ho paura… del tempo che passa troppo in fretta, ho paura… di tradire la donna che amo…”. Rimane un attimo in silenzio, poi continua: “…ho paura di far male a qualcuno, ho paura… dei piccioni, so che può sembrare ridicolo, ma è così! E… basta, non credo di avere altre paure”.
Alison: “Grazie per aver risposto” dice riprendendo a scrivere.
Gwyneth: “Niente… ehm… c’è pronta la colazione”.
Alison: “Ok, adesso arrivo”.
Gwyneth scende.
Meredith ha già servito le uova ed è seduta a tavola. Gwyneth si va a sedere accanto a lei.
Meredith: “Alison?”.
Gwyneth: “Adesso arriva”.
Dopo poco scende anche Alison che si siede.
Meredith: “Buongiorno!”.
Alison: “Buongiorno…”. Iniziano a fare colazione.
Meredith: “Hai dormito bene, Alison?”.
Alison: “Non ho dormito affatto, veramente…” dice guardando Gwyneth.
Gwyneth: “Sì, infatti ci siamo trovate tutte e due in cucina, quando mi sono alzata perché non dormivo”.
Meredith: “Ah…”.
Gwyneth: “Buone le uova”.
Meredith: “Grazie”. Alison fissa il vuoto, con un’espressione sul viso che la fa sembrare pensierosa, dubbiosa, come se stesse cercando di capire qualcosa.
Meredith: “Ma non hai dormito tutta notte?”.
Alison fissa ancora il vuoto.
Meredith: “Alison?”.
Alison alza il viso: “È?”.
Meredith: “Ma non hai dormito tutta notte?”.
Alison: “Sì, sono stata sveglia tutto il tempo”.
Meredith: “E cosa fai tutta la notte?”.
Alison: “Scrivo, leggo, esco in giardino… cose così”.
Meredith: “Perché non dormi?”.
Alison la guarda, ma non risponde.
Gwyneth prende la mano di Meredith che è appoggiata sul tavolo. Meredith la guarda.
Alison mangia un po’ delle sue uova e beve del caffè, ma, senza finire ne l’uno ne l’altro, si alza e va fuori al piano senza dire niente.
Gwyneth si alza, anche lei, senza finire la colazione e va in camera frettolosamente.
Entra e si siede sul letto, mettendosi le mani nei capelli.
Arriva Meredith. Meredith: “Che cavolo è successo?”.
Gwyneth: “Ho voglia di fare sesso”.
Meredith: “Ok… perché?”.
Gwyneth alza il viso: “Perché quando facciamo sesso penso solo a te e a nient’altro e… sto bene!”.
Rimangono in silenzio, Meredith si siede sulla sedia della scrivania.
Meredith: “Ti piace tanto lei, vero?”.
Gwyneth: “No, non è questo. Mi fa impazzire, perché… non riesco a capire niente con lei e io ho bisogno di capire le cose per affrontarle, ma adesso non ho neanche voglia di capirle, ma se stiamo di là ad ascoltarla che suona il pianoforte, perché si è svegliata con la luna storta, continuerò a chiedermi perché non riesco a capire e non è quello che voglio, quello che voglio adesso…” dice alzandosi e andando da Meredith. Si mette sulle ginocchia, per essere faccia a faccia con Meredith. Le prende il viso. Gwyneth: “…sei tu, voglio sentire la tua pelle sulla mia e dimenticare per un po’ il fatto che non riesco a capire!”.
Meredith: “Perché ti interessa tanto capire?”.
Gwyneth: “Perché sono fatta così. Ho bisogno di capire quello che mi succede intorno!”.
Meredith: “E che cos’è che devi capire?”.
Gwyneth: “Non so neanche quello!”.
Meredith: “Ok…” dice voltandosi da un’altra parte.
Gwyneth: “Facciamo l’amore”.
Meredith non risponde né si volta verso l’altra. Gwyneth le prende il viso e lo gira verso di lei. La bacia tenendole il viso. Meredith, all’inizio, si lascia solo baciare, ma Gwyneth continua a baciarla, iniziando ad amoreggiare, infatti, dopo poco, Meredith si lascia prendere dall’amoreggiamento e, non appena lo fa e Gwyneth lo capisce, quest’ultima comincia a spogliarsi e a spogliare l’altra.
Meredith: “Gwyneth!”.
Ma Gwyneth continua a baciarla.
Meredith: “Gwyneth!” dice fermandola.
Gwyneth: “Che c’è?!”.
Meredith: “Le tende!”.
Gwyneth: “Oh che palle!” dice alzandosi e andando a chiuderle. Poi torna da Meredith e la fa alzare. Si stende sul letto, tirando Meredith sopra di sé. Le due si spogliano completamente.
Sono sdraiate entrambe a pancia in giù. Gwyneth è sopra a Meredith.
Meredith: “A cosa stai pensando?”.
Gwyneth rimane in silenzio un attimo, poi risponde: “Grazie per aver fatto l’amore con me!”.
Meredith: “È stato un piacere!” dice ridacchiando.
Gwyneth: “No, dai! Intendevo dire: grazie per avermi accontentata!”.
Meredith: “Figurati! Allora? A cosa stavi pensando?”.
Gwyneth si alza e si veste.
Meredith: “Gwyneth?”.
Gwyneth non risponde. Si infila una maglietta e dei pantaloncini, poi si avvicina a Meredith, abbassandosi la bacia e sorridendo dice: “A niente, non stavo pensando a niente”.
Meredith: “Non si può non pensare a niente” dice guardandola negli occhi.
Gwyneth si alza e se sta andando, quando Meredith la ferma chiedendole: “Dove vai?”.
Gwyneth: “Fuori a fumare una sigaretta”.
Meredith: “Io ho bisogno di dormire, ti dispiace se resto qui ancora un po’?”.
Gwyneth: “No, riposati pure” dice sorridendo. Se ne va.
Esce in veranda e si siede sul divanetto che c’è all’interno.
Comincia a fumare molto lentamente.
Arriva Alison con anche lei una sigaretta in bocca e due bicchieri di vino in mano. Si siede accanto a Gwyneth e le dà uno dei due bicchieri.
Gwyneth: “Grazie!”.
Alison: “Siete un po’… ninfomani, lo sapete?”.
Gwyneth ride: “Sì, un po’ lo siamo e un po’…”.
Alison: “Avete bisogno di farlo perché…” interrompe: “… l’una vuol sentire vicina l’altra, perché si ha bisogno di sentire l’altro, o l’altra ovviamente, proprio… o propria. Vogliamo essere sicuri di averlo e di essere… sua”.
Gwyneth: “Esatto”.
Alison: “Sì, mi ricordo quella sensazione di averlo lì, davanti a sé e sentirsi completamente a proprio agio e… senza paura di mostrarsi a lui… o a lei”.
Gwyneth la guarda a bocca aperta: “Sì… è così”.
Alison: “Non è male come sensazione…” dice bevendo un sorso di vino: “… non è male neanche quella che hai quando sai i sentimenti di una persona verso un’altra o, addirittura, verso…” si volta verso Gwyneth, che la sta ancora guardando: “… di te!”.
Gwyneth rimane in silenzio, guardando Alison, poi dice: “Sì, anche quella non è male” voltandosi verso il giardino e mettendosi di nuovo in bocca la sigaretta.
Alison: “Hai sempre saputo di essere lesbica?”.
Gwyneth: “No… quando avevo dodici anni pesavo di essere etero, anzi ‘normale’…” dice facendo il segno delle virgolette con le dita: “… come tutte a quell’età, poi… al liceo, ho cominciato a capire che la bellezza che mi piaceva delle donne era pura e vera attrazione. Ho avuto qualche relazione con dei ragazzi, ciò fatto sesso pure, però, con le donne, è tutta un’altra cosa. Ho iniziato a frequentare locali… e ho incontrato parecchie donne: Katie, Grace, Julia e tante altre con cui, devo ammettere, mi sono divertita e di cui mi sono innamorata”.
Alison: “Ha quanti anni sei scappata di casa?”.
Gwyneth: “Sedici… sedici anni”.
Alison: “Come hai fatto a lasciare tutte le persone che ti volevano bene?!”.
Gwyneth alza le spalle.
Alison si guarda intorno e dopo aver bevuto ancora del vino e dopo aver fumato, chiede: “Da quand’è che non ce ne importa più?”.
Gwyneth: “Di che cosa?”.
Alison: “Degli altri, perché in un modo o nell’altro facciamo quello che è più conveniente a noi e sconveniente per gli altri?”.
Gwyneth: “Non lo so… forse da sempre, forse è la nostra natura”.
Alison: “Perché non possiamo fare uno sforzo per qualcuno?”.
Gwyneth: “Io… ci provo, ogni volta che posso farlo, provo a fare del mio meglio per gli altri, poi non lo so se lo faccio, però, almeno ci ho provato”.
Alison: “Lo stai facendo con me”.
Gwyneth: “Perché non mi parli un po’ della tua vita?”.
Alison: “Perché ti basta cercarmi su Internet e la trovi tutta”.
Gwyneth: “Ma preferirei sentirla da te”.
Alison: “Cosa sai di me?”.
Gwyneth: “Sinceramente? Non molto, so solo che sei una grande scrittrice”.
Alison: “Ah, pensavo che sapessi anche… va beh, lasciamo stare”.
Gwyneth: “Che cosa?”.
Alison: “Puoi scoprirlo da te”.
Gwyneth: “Stai pur certa che lo farò”.
Alison: “Lo so che lo farai, non sei una che si ferma”.
Gwyneth si volta verso di lei. Alison, sentendosi osservata, si volta anche lei verso Gwyneth.
Alison: “Che c’è?”.
Gwyneth: “Che opinione hai di me?” dice appoggiandosi con il gomito allo schienale del divanetto.
Alison: “Credo che tu sia… triste, credo che tu non sia felice. Penso che sei venuta a vivere qui anche per scappare dalla tua vita, per cambiare qualcosa… perché sei venuta qui?”.
Gwyneth: “Avevo bisogno di un lavoro e di una casa…”.
Alison: “La casa ce l’avevi già ed era quella che condividevi con Meredith”.
Gwyneth prende un respiro profondo.
Alison si volta verso il giardino e dice: “Sei venuta qui perché volevi staccarti da Meredith. Credo che tu sia… speciale, ma tendi a sminuire questa tua specialità, credo che tu sia bella, intelligente, sensibile, generosa e altruista. Dai te stessa a chiunque e in qualunque cosa tu faccia. Tu dai l’anima e il cuore per chiunque o per qualsiasi cosa. Ti affezioni alle persone molto facilmente, perché ti è mancata la tua famiglia, anche se non lo ammetteresti neanche per un milione di dollari. Cerchi sempre di vedere le cose belle delle persone, i pregi per amarle e apprezzarle per quello che sono e non per quello che potrebbero essere… e vedi qualsiasi cosa bella di una persona, che può essere il sorriso oppure una parte del carattere, per esempio, la bontà. Sei buona, sei gentile”.
Rimane un attimo in silenzio poi continua dicendo: “Non so se ho detto tutto, però, ho provato a farlo”.
Gwyneth la guarda intensamente con uno sguardo malinconico.
Alison si volta verso di lei: “Se dovessi paragonarti a un pezzo per pianoforte ti paragonerei…” dice alzandosi, appoggiando per terra il bicchiere di vino, spegnendo la sigaretta e andando al piano: “… al notturno numero due di Chopin, che è questo” dice sedendosi e iniziando a suonare una melodia molto dolce e malinconica.
A Gwyneth vengono le lacrime agli occhi.
Alison, dopo qualche minuto smette di suonare e si gira verso Gwyneth.
Alison: “Sento che vuoi qualcosa, ma non sai se puoi averlo e forse quello che vuoi è… la felicità”.
Gwyneth: “No, non è esattamente quello che voglio. Quello che voglio…”.
In quel momento arriva Meredith.
Meredith: “Ciao!”.
Gwyneth: “Ciao” dice asciugandosi le lacrime frettolosamente.
Meredith: “Tutto bene?”.
Alison: “Sì, tutto bene” dice alzandosi, prendendo il suo bicchiere di vino e andando via.
Meredith: “Posso parlarti?”.
Gwyneth: “Certo” dice spegnendo la sigaretta e seguendo Meredith in camera sua.
Meredith chiude la porta e dice: “Non so se ce la faccio a restare ancora separata da te”.
Gwyneth: “Ok, forse è meglio che mi sieda” dice sedendosi sul letto.
Meredith: “Perché ci siamo separate così d’improvviso?”.
Gwyneth: “Perché io ho trovato questo lavoro!”.
Meredith: “Ci siamo divise veramente e soltanto per questo?”.
Gwyneth: “Io credo… che questa separazione ci stia facendo bene: stiamo meglio da quando siamo separate!”.
Meredith: “Ah davvero?! Tu stai meglio da quando siamo separate? Perché io non mi sento affatto meglio!”.
Gwyneth: “Non lo so, Meredith… io sento che le cose tra di noi sono successe tutte troppo in fretta, insomma… siamo andate a vivere insieme dopo solo due mesi che ci conoscevamo!”.
Meredith: “Ma eravamo convinte di farlo!”.
Gwyneth: “Ma eravamo convinte di farlo?”.
Meredith: “Me lo stai chiedendo?”.
Gwyneth: “Forse…forse ci siamo fatte prendere troppo dall’entusiasmo!”.
Meredith: “O dall’amore!”.
Gwyneth: “Sì, forse anche da quello, ma… ci siamo fatte prendere troppo e troppo in fretta!”.
Meredith: “Quindi cosa facciamo?”.
Gwyneth: “Cosa vuoi fare? Io devo restare qui per lavoro, tu…”.
Meredith: “Io devo restare a casa nostra perché tu non mi vuoi qui con te!”.
Gwyneth: “Non è che non ti voglio qui con me è che non è casa mia, non posso pensare di farti venire a vivere qui, senza dire niente a nessuno e poi ripeto, credo che io e te stiamo meglio così!”.
Meredith: “Ok…ok, adesso io vado e…” dice cominciando a mettere le sue cose nella sua borsa: “…se per te va bene e se ti va di passare più di due giorni con me, organizzo le nostre vacanze estive”.
Gwyneth: “Sì, certo che va bene!”.
Meredith: “Dove vorresti andare?”.
Gwyneth: “Vedi tu, per me va bene tutto”.
Meredith: “Ok, comunque, manterrei l’idea della macchina, se per te va bene”.
Gwyneth: “Sì, è perfetta”.
Meredith: “Ok” dice mettendosi la sua borsa a tracolla: “Io adesso vado… ciao” dice avviandosi verso la porta.
Gwyneth la ferma alzandosi, prendendole un braccio e dicendo: “Hey!”.
Gwyneth la tira verso di sé e dice: “Non mi dai neanche un bacio?”.
Meredith si guarda intorno come se non riuscisse a guardare negli occhi Gwyneth.
Gwyneth la bacia: “Ti amo!”.
Meredith non risponde.
Gwyneth: “Hai capito?”.
Meredith: “Sì”.
Gwyneth: “Ti accompagno alla porta”.
Arrivano davanti ad essa e in quel momento scende dalle scale Alison.
Meredith: “Ciao Alison, io vado”.
Alison: “Ah, ciao Meredith, torna quando vuoi”.
Meredith: “Ok, grazie”.
Meredith apre la porta e se ne va.
Gwyneth chiude la porta.
Alison: “Tornerà?”.
Gwyneth: “Credo che la vedrò quando andremo in vacanza insieme, prima… penso che la sentirò solo al telefono”.
Alison: “Avete discusso?”.
Gwyneth annuisce.
Alison: “Le passerà vedrai” dice andando in cucina.
Gwyneth, invece, va in camera sua e va al computer.
Lo accende e digita la ricerca: “Alison Wood”. Va sulla pagina di Wikipedia adibita appunto ad Alison e va sul trafiletto “Vita privata”. Lo legge e man mano che va avanti a leggere sgrana sempre di più gli occhi. Finito di leggere corre da Alison.
Gwyneth: “TU HAI UNA FIGLIA?!”.
Alison è seduta al tavolo e dice: “Ecco l’altro piccolo particolare della mia vita!”.
Gwyneth: “Quanti anni ha?”.
Alison: “Cameron ha… diciannove anni”.
Gwyneth: “DICIANNOVE ANNI?! L’HAI AVUTA QUANDO AVEVI QUINDICI ANNI?!”.
Alison: “Sì, sono rimasta incinta del mio ragazzo e…”.
Gwyneth: “Perché non me lo hai detto?”.
Alison alza le spalle.
Gwyneth: “E avrò il piacere di conoscerla?”.
Alison: “Oh, sì! Al pranzo dell’estate”.
Gwyneth: “Sarebbe?”.
Alison: “Tutti gli anni, Ada organizza un pranzo qui con tutti i miei parenti, pensando di tirarmi su di morale. Mi costringe per fino a mettermi un vestito!”.
Gwyneth: “E quand’è questo pranzo?”.
Alison: “Tra due settimane”.
Gwyneth: “Ah… bene” dice andandosi a sedere al tavolo di fronte a Alison.
Gwyneth: “Che rapporto hai con Cameron?”.
Alison: “Lei mi odia, perché quando ho deciso di non uscir più di casa, dice che non mi sono preoccupata di lei, che in quel momento stava diventando adolescente ed aveva bisogno di me più di prima. Pensa che sono stata egoista”.
Gwyneth: “E quanta gente viene al pranzo?”.
Alison: “Dunque… ovviamente c’è Ada con suo marito, Greg e i suoi figli, Jennifer, 17 anni, tipica adolescente troietta, ma comunque simpatica e Christopher, 16 anni, che, invece, è simpatico, bello e divertente, poi ci sono i miei genitori, mia madre Meryl, che insieme a mio padre Jason, cerca di spronarmi ad uscire, poi c’è mia fratello minore, Danny che ha 28 anni, che non è bello, non è brutto, ma è molto affascinante, che ha una ragazza con cui non si sa mai se è ancora insieme oppure se si è lasciato, poi c’è mia sorella minore, Keith, che ha 26 anni, molto molto bella e molto molto affascinante, che credo sia bisex e credo anche che sia andata a letto con ogni singolo ragazzo di questa città e… ah! Mio fratello Dylan il più grande di tutti, 46 anni che non ha figli e con cui ho un bellissimo rapporto, credo sia l’unico della mia famiglia che mi capisce ed è… vedrai com’è. Basta, penso di averli detti tutti”.
Gwyneth: “Però! Siete in tanti”.
Alison: “Sì e caotici”.
Gwyneth: “Come mi devo vestire per l’evento?”.
Alison: “Come vuoi, io so solo che quest’anno non mi metto un vestito neanche se mi pagano!”.
Gwyneth: “Hm… ok”.
Gwyneth va ad aprire alla porta. Fuori c’è Ada con l’ombrello in mano. Sta piovendo.
Gwyneth: “Ciao Ada!”.
Ada: “Ciao Gwyneth! Tutto bene?” chiede entrando.
Gwyneth: “Bene…” dice baciandola sulla guancia: “..tu?”.
Anche Ada la bacia e poi risponde: “Bene, lascia pure aperto adesso arrivano mio marito e i miei figli”.
Infatti dopo poco arriva per primo arriva Greg, un uomo affascinante.
Gwyneth: “Ciao Greg, io sono Gwyneth” dice stringendogli la mano.
Greg: “Ah! Tu sei la famosa Gwyneth, Ada mi ha parlato tanto di te”.
Gwyneth: “Spero bene”.
Greg: “Oh sì! Ti elogiato ogni volta che ti ha citato!”.
Gwyneth: “Bene!”.
Arriva Jennifer.
Gwyneth: “Ciao Jennifer!”.
Jennifer: “Ciao”.
Gwyneth: “Io sono Gwyneth”.
Jennifer: “Piacere”. Arriva Christopher.
Gwyneth: “Ciao Christopher!”.
Christopher: “Ciao, tu sei Gwyneth, giusto?” dice stringendole la mano.
Gwyneth: “Sì, esatto”.
Christopher: “È un vero piacere conoscerti!”.
Gwyneth: “Anche per me!”.
Gwyneth chiude la porta e si accorge che dalle scale sta scendendo, Alison ancora in pigiama.
Gwyneth: “Eccoti!”.
Alison: “Puoi venire ad aiutarmi un secondo?”.
Gwyneth: “Sì, certo”.
Salgono in camera di Alison.
Alison: “Non so cosa mettermi!”.
Gwyneth: “Ok, hai delle opzioni oppure buio totale?”.
Alison: “Buio totale”.
Gwyneth: “Ok…” dice andando all’armadio spalancato: “… vuoi essere comoda?”.
Alison: “Sì”. Gwyneth: “Ok” dice tirando fuori dei vestiti.
Gwyneth: “Che ne pensi?”.
Alison: “Sì… grazie”.
Gwyneth: “Dai cambiati e fatti vedere”. Alison va in bagno e si mette quello che Gwyneth le ha consigliato. Gwyneth intanto si siede sul letto di Alison.
Alison esce dal bagno. Si è sciolta i capelli che sono leggermente mossi e indossa quello che Gwyneth le ha consigliato.
Gwyneth la guarda ammaliata: “Stai bene!”.
Alison sorride.
Gwyneth: “Bene, sì, stai bene… adesso datti una truccata, poi penso tu sia a posto”.
Alison: “Ok, grazie!”.
Gwyneth: “Niente, quando vuoi”. Rimane seduta ancora un attimo, continuando a osservare Alison. Anche Alison la guarda.
Gwyneth distoglie lo sguardo e si alza.
Gwyneth: “Ok… ehm… torno di sotto”.
Scende le scale e appena arriva davanti alla porta di ingresso bussano.
Gwyneth apre. Fuori ci sono un uomo e una donna che avranno circa 65 anni.
Gwyneth: “Salve!”.
La donna entra: “Salve…” dice stringendo la mano a Gwyneth: “… io sono Meryl, la madre di Alison” dice sorridendo.
Gwyneth: “Piacere, io sono Gwyneth” dice rispondendo al sorriso.
Meryl: “La ragazza che Ada ha assunto?!”.
Gwyneth: “Esattamente”.
Entra l’uomo. Uomo: “Salve! Io sono Jason” dice stringendo la mano a Gwyneth.
Gwyneth: “Salve io sono Gwyneth!”.
Jason: “Complimenti, che bel nome!”.
Gwyneth: “Grazie!”.
Nel frattempo sono arrivati anche un ragazzo e una ragazza.
Entra il ragazzo: “Ciao, io sono Danny!”.
Gwyneth: “Gwyneth!”.
Danny: “Sì, lo so, mi hanno parlato di te!”.
Gwyneth: “Bene!”. Entra la ragazza.
Ragazza: “Ciao!”.
Gwyneth: “Ciao, sono Gwyneth”.
Ragazza: “Keith”.
Gwyneth: “Piacere di conoscerti!”.
Keith: “No, il piacere è tutto mio!” dice con tono malizioso.
Adesso sono tutti in sala da pranzo. Alison che è sulle scale e ha assistito alla presentazione tra Gwyneth e Keith.
Alison: “Visto!”.
Gwyneth si volta verso di lei.
Alison: “Te l’avevo detto che si scoperebbe chiunque!” dice a bassa voce.
Gwyneth ride.
Alison scende.
Gwyneth: “Stai benissimo!” dice guardandola per intero.
Alison: “Anche tu!”.
Vanno in sala da pranzo.
In cucina ci sono Ada e Meryl che stanno preparando da mangiare.
Alison va a salutare tutti. Gwyneth, invece, va in cucina e chiede: “Serve una mano?”.
Meryl: “Oh, no cara, grazie, ci hai già fatto un grandissimo favore apparecchiando la tavola”.
Gwyneth sorride e da un’occhiata all’affollata sala da pranzo. Bussano alla porta. Corre ad aprire. Fuori c’è un uomo che sta fumando una sigaretta.
Gwyneth: “Ciao… sei Dylan, immagino”.
L’uomo butta via la sigaretta e dice: “Esatto, sono io” dice stringendo la mano a Gwyneth e entrando.
Gwyneth: “Io sono Gwyneth…”.
Dylan: “La ragazza che si occupa di mia sorella” la interrompe.
Gwyneth annuisce.
Dylan: “Grazie per tutto quello che fai ed è un onore conoscerti”.
Gwyneth sorride.
Dylan va in sala da pranzo e prima di salutare tutti, va da Aliso e l’abbraccia.
Dylan: “Ciao!”.
Alison: “Ciao!”.
Gwyneth assiste alla scena appoggiata allo stipite della porta della sala.
Dylan: “Ciao a tutti”.
Tutti gli altri in coro rispondo al saluto, poi va in cucina e saluta sua madre abbracciandola e baciandola sulla guancia.
Bussano per l’ennesima volta alla porta e Gwyneth va ad aprire, seguita da Alison.
Fuori c’è una ragazza, fradicia, però, ha smesso di piovere.
Gwyneth: “Ciao”.
Ragazza: “Ciao”.
Alison: “Ciao Cameron”.
Cameron: “Mamma”. Cameron è bella e assomiglia molto a Alison.
Cameron: “Tu devi essere Gwyneth” dice entrando.
Gwyneth: “Sì, esatto”.
Cameron: “Piacere” si volta verso Alison: “Come stai?” dice baciandola sulla guancia.
Alison: “Tu come stai?”.
Cameron alza le spalle.
Vanno in sala da pranzo.
Tutti salutano Cameron e dopo poco Ada arriva per dire a tutti: “Il pranzo è quasi pronto, cominciate a sedervi”.
Gwyneth si siede tra Dylan e Danny.
Di fronte a lei c’è Keith, che si è seduta dopo Gwyneth e, accanto a lei, c’è Alison e Jennifer dall’altra parte. Cameron è in fondo alla tavola accanto a Jason.
Dopo poco arriva il pranzo e tutti mangiano parlando, tranne Alison e Gwyneth che si guardano cercando di sfuggire al casino che si è creato nella sala.
Finito il pranzo, sono ancora tutti seduti a tavola. Molti stanno fumando e bevendo del vino.
Jason: “Allora, Gwyneth, a parte stare qui con Alison, fai qualcosa d’altro nella vita?”.
Gwyneth si volta verso Jason e risponde: “Sì, vado all’università… studio filosofia”.
Jason: “Ah, bene!”.
Meryl: “Quanti anni hai?”.
Gwyneth: “Ventidue”.
Danny: “Sei fidanzata? Sposata?”.
Gwyneth: “Ehm… impegnata”.
Meryl: “E hai intenzione di sposarti in futuro?”.
Dylan: “Mamma...”.
Meryl: “Che c’è? È per conoscerla”.
Gwyneth: “No, va bene, davvero… se troverò la persona giusta e se la legge lo permetterà, sì, mi sposerò”.
Christopher: “Se la legge lo permetterà?”.
Gwyneth: “Sì, sono gay”.
Danny: “Gay…gay?”.
Gwyneth: “Più gay che etero”.
Danny: “Bisex?”.
Keith: “Ma che cos’è un interrogatorio?”.
Gwyneth: “No, davvero, va bene”.
Cameron: “E stai con una donna o un uomo adesso?”.
Gwyneth: “Una donna”.
Dylan: “Va beh… cosa ti piacerebbe fare da grande?”.
Gwyneth: “Veramente… non lo so ancora”.
Dylan: “Sei giovane, hai tutta la vita davanti”.
Meryl: “Da che pulpito! Vedi, Gwyneth, devi sapere, che Dylan, il mio primogenito, non ha combinato niente nella vita: non ha figli, non ha una moglie, cambia di continuo lavoro, ogni tanto sparisce, l’unica cosa che credo e spero non cambierà mai sarà il suo nome!”.
Dylan: “Mi dispiace, ma io sono fatto così! Amo le cose semplici e non mi piace complicarle e non sono un tipo che riesce a impegnarsi o con una persona o con una cosa!”.
Gwyneth: “Che lavoro fai, Dylan?”.
Keith: “Lui si sogna le case di notte e poi le costruisce in tutto il mondo!”.
Dylan: “Sono un architetto”.
Meryl: “Ma non fa solo quello!”.
Dylan: “Ho altri hobby, tutto qui!”.
Gwyneth: “Tipo quali?”.
Dylan: “Ho una barca a vela, faccio immersione subacquea, viaggio molto anche per lavoro e… basta”.
Gwyneth: “Mi piacciono i tuoi hobby”.
Greg: “È con quelli che conquista le donne!”. Tutti ridono.
Gwyneth: “Tu, invece, Greg, di che cosa ti occupi?”.
Greg: “Sono diretto del giornale della città”.
Gwyneth: “Ah! Bello”.
Gwyneth: “E gli altri a cui non ho chiesto? Cosa fate nella vita?”.
Keith: “Io sono una modella”.
Danny: “Io faccio il personal trainer”.
Jason: “Io sono in pensione, però lavoravo in fabbrica”.
Meryl: “Anch’io sono in pensione e… ho fatto tanti lavori nella mia vita!”.
Gwyneth: “Voi due ragazzi? Che liceo fate?”.
Christopher: “Scientifico”.
Jennifer: “Sì, anche io”.
Gwyneth: “E tu, Cameron?”.
Cameron sta fumando una sigaretta: “Io…”.
Dylan: “Lei è come me! Non sai mai dov’è”.
Cameron sorride: “Comunque studio, vado all’università”.
Gwyneth: “Che indirizzo?”.
Cameron: “Scienza Gastronomiche”.
Gwyneth: “Interessante come indirizzo”.
Jason: “Adesso sai tutto della nostra famiglia”.
Meryl: “Anche quella là…” dice indicando Alison: “… fa parte della nostra famiglia, anche se è sempre stata zitta oggi ed è quella che riesco a tenere meno a freno di tutti i miei figli”.
Alison non dice niente.
Rimangono in silenzio. Jason: “Allora… tra poco ci saranno le elezioni!”.
Alison, nel sentire la parola elezioni, esce in giardino. Gwyneth la segue. Si siedono sulla panca e fumano tutte e due una sigaretta.
Alison: “La mia famiglia non riesce a farsi i fatti propri neanche se la paghi, ma il peggio è quando cominciano a parlare di politica mio padre, Greg e Danny”.
Gwyneth: “No, sono carini invece. Dylan non parla di politica?”.
Alison: “No, preferisce stare fuori dalle discussioni”.
Gwyneth: “Cameron è molto bella e ti assomiglia”.
Alison: “Sì…”.
Gwyneth: “Vi assomigliate tutti anche se siete tutti completamente diversi, però… c’è un qualcosa che vi lega”.
Alison sorride.
Gwyneth: “Mi piace Dylan”.
Alison: “Dylan piace a tutti!”.
Gwyneth: “Veramente, mi piacciono tutti, non c’è uno della tua famiglia che eliminerei”.
Alison: “Dylan… è stato come un padre per Cameron, mi ha aiutato molto a crescerla, insieme a Ada e mia madre. Sono molto simili di carattere Cameron e Dylan”.
Gwyneth: “Ma il padre di Cameron? Che fine a fatto?”.
Alison: “Non lo so, so solo che Cameron ogni tanto lo vede”.
Gwyneth: “Ma dopo che sei rimasta incinta, quanto è andata avanti la vostra relazione?”.
Alison: “Ah, non molto! Abbiamo rotto al quinto mese della mia gravidanza”.  
Gwyneth: “Non hai mai pensato di abortire?”.
Alison: “Io no, ma il padre di Cameron… è stata la prima cosa che ha pensato quando gli ho detto che ero incinta. Dovevi vedermi quando dovevo dire ai miei che aspettavo Cameron!” dice scoppiando a ridere: “Ero terrorizzata! Non sapevo come dirglielo: ero seduta di fronte a loro e quando tentavo di iniziare la frase: “Mamma, papà, sono incinta!” mi bloccavo”.
Tutte e due ridono.
Arriva Keith. Keith: “Vi siete dileguate!”.
Le due smettono di ridere. Gwyneth: “Già”.
Keith accende una sigaretta, mentre Alison la spegne. Si alza e dice: “Io rientro…” guardando Gwyneth: “… vi lascio sole!”. Se ne va.
Keith: “Allora, Gwyneth, cosa mi racconti?”.
Gwyneth alza le spalle, fumando la sua sigaretta.
Keith: “Come ti trovi qui?”.
Gwyneth: “Bene…”.
Keith: “E la tua relazione? Continua ad andar bene, anche se non sei sempre con la tua ragazza?” chiede sedendosi accanto a Gwyneth, anzi molto vicino a Gwyneth.
Gwyneth: “Ha i suoi alti e i suoi bassi”.
Keith: “Hm… capisco”.
Gwyneth: “Così fai la modella?!”.
Keith: “Sì”. Gwyneth: “Per che cosa? Riviste, spot pubblicitari…”.
Keith: “Per quello che capita”.
Keith si volta verso Gwyneth e la guarda maliziosamente. Gwyneth non si volta verso di lei, pur sentendosi osservata. Keith si avvicina sempre di più al viso di Gwyneth con il suo. Sta per baciarla, ma Gwyneth si alza dicendo: “Io torno dentro”.
Keith: “Ok, va bene!”.
Gwyneth ritorna dentro.
Ada sta cominciando a sparecchiare, Gwyneth l’aiuta.
Quando sono in cucina, Ada le dice: “Grazie”.
Gwyneth: “Niente, ascolta Ada, io ad agosto vorrei prendere una settimana di vacanza, se per te va bene”.
Ada: “Certo, certo! Prendi tutto il tempo che vuoi”.
Gwyneth: “Ok, appena so che settimana vado via, te lo dico, così tu ti puoi organizzare con Alison”.
Ada: “Perfetto”.
Gwyneth: “Ok, grazie”.
Ada: “Grazie a te”.
Bussano alla porta. Gwyneth: “Ma chi è?” dice andando ad aprire. Apre e fuori c’è Meredith.
Gwyneth: “Meredith! Che ci fai qui?”.
Meredith: “Avevo voglia di vederti!”.
Gwyneth: “Vieni dentro”. Lei entra e la porta in salotto. Intanto in cucina è arrivata anche Keith, che ha assistito alla scena.
Gwyneth: “Non puoi piombare qui quando vuoi!”.
Keith dalla porta della cucina sta origliando.
Meredith: “Scusa avevo voglia di vederti! Dammi un bacio”.
Gwyneth: “No! Questa non è né casa tua né casa mia, non puoi pensare di venire quando ti pare senza preavviso!”.
Meredith: “Ti ho detto che mi dispiace! Dai, andiamo in camera tua”.
Gwyneth: “Non mi sembra il momento per… certe cose, Meredith, di là ci sono ventimila persone e non ne ho voglia adesso!”.
Meredith: “Da quando sei qui mi sento sempre di troppo e sento che menti quando dici di amarmi!”.
Gwyneth la guarda e dopo un attimo di silenzio dice: “Tu Meredith mi piaci da morire, ma non credo di amarti, almeno non ancora e… non ce l’ho fatta a vivere con te, non ero ancora pronta!”.
Meredith: “Tornerai a casa?”.
Gwyneth non risponde.
Meredith: “No, tu non ci tornerai a casa, perché tu non vuoi tornarci, non ci sei mai voluta stare in quella casa, ma… sai cosa ti dico?! Va bene, non ti chiederò nemmeno di tornare! Stai pure qui!”.
Gwyneth: “Quindi ci stiamo lasciando?”.
Meredith: “Sì, direi di sì”.
Gwyneth: “Ok, mi dispiace sia andata a finire così, ora credo che tu debba andare”.
L’accompagna alla porta. Meredith se ne va.
Keith: “Sei tornata a essere sigle?!”.
Gwyneth: “Sì, temo di sì” dice andando in camera sua. Si siede sul letto con la porta spalancata. Si mette le mani nei capelli e le vengono gli occhi lucidi.
Dopo un po’ in salotto arriva Alison, che si siede sul divano sfinita.
A Gwyneth squilla il cellulare. Gwyneth: “Pronto?!”.
Meredith: “Mi dispiace”.
Gwyneth: “Anche a me”.
Meredith: “Possiamo dimenticare quello che è successo e provare ad andare avanti così?”.
Gwyneth: “Sì va bene”.
Meredith: “Ok, senti ho prenotato una vacanza al mare, dal 8 al 15 agosto, va bene?”.
Gwyneth: “Sì, perfetto”.
Meredith: “Ti amo”.
Gwyneth: “Ti amo anche io”. Mette giù la cornetta.
Arriva Dylan in salotto con due bicchieri di vino, uno dei due lo dà a Alison e si siede accanto a lei.
Dylan: “Come stai?”.
Alison: “Meglio del solito… tu?”.
Gwyneth si alza ed esce dalla camera.
Dylan la vede: “Gwyneth! Vieni a sederti qui con noi”.
Gwyneth: “No, non voglio interrompere il vostro discorso”.
Dylan: “Possiamo continuarlo anche con te”.
Alison si volta verso di lei e le dice: “Dai vieni qui”.
Gwyneth: “No, davvero voglio andare ad aiutare Ada con i piatti e le altre cose”.
Dylan: “Fai quello che vuoi, comunque, se cambi idea, sei la benvenuta”.
Gwyneth sorride: “Grazie”.
Va in cucina e Ada sta lavando i piatti nel lavandino. Gwyneth: “Guarda che carico la lavastoviglie”.
Ada: “Ah… grazie”.
Gwyneth comincia a mettere i piatti nella lavapiatti.
Ada: “Non ti ringrazierò, mai abbastanza per quello che fai per Alison e per me”.
Gwyneth: “È un piacere Ada. Ah, a proposito delle mie vacanze… vado al mare dall’8 al 15 agosto, se per te va bene”.
Ada: “Sì, perfetto. Davvero… non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che fai per Alison e per me”.
Gwyneth sorride. Quando ha finito di aiutare Ada, Gwyneth esce per fumare una sigaretta e fuori, che fa la stessa cosa, trova Cameron.
Cameron: “Ciao Gwyneth”.
Gwyneth: “Ciao”.
Rimangono in silenzio a fumare, poi Cameron dice: “Sai, ti invidio. Ti invidio perché puoi stare tanto tempo con mia mamma, cosa che io non riesco a fare, perché… ho un livello di sopportazione molto basso con lei soprattutto. Non dico di odiarla, d'altronde è la mia mamma e non posso odiarla, perché… la stimo molto e le voglio bene, ma lei non fa mai niente per me o per farmi capire che lei mi vuole bene e… è questo che mi fa incazzare!”.
Gwyneth: “Capisco”.
Cameron: “Davvero?”.
Gwyneth: “Sì, davvero”.
Cameron: “Menomale… scusa per la sfogata” dice spegnendo la sigaretta e tornando in casa.
 
La sera tutti vanno via e si salutano.
Gwyneth saluta Dylan dandogli due baci sulle guance.
Dylan: “Grazie per tutto quello che fai per mia sorella e continua a farlo, perché… sta meglio, l’ho trovata bene”.
Gwyneth: “Ok”.
Dylan: “È stato un vero piacere conoscerti!”.
Gwyneth: “Anche per me!”.
Dylan esce. Arriva Keith, che dà un bacio sulla guancia a Gwyneth, un po’ troppo lungo rispetto al normale. Mentre la bacia le dà in mano un bigliettino e le sussurra nell’orecchio: “Chiamami”. Se ne va.
 
 
Gwyneth è davanti alla porta di casa che è spalancata e Meredith sta prendendo le valigie che sono appoggiate per terra e le sta portando su una macchina rossa cabrio.
Davanti a Gwyneth c’è Alison. Le due si guardano.
Gwyneth: “Beh… ci vediamo tra una settimana?”.
Alison: “Sì, divertitevi”.
Gwyneth: “Chiamami in qualsiasi momento se hai bisogno!”.
Alison: “Ok, grazie”.
Gwyneth: “Sei mai stata su una macchina cabrio come quella? Ci hai mai viaggiato sopra?”.
Alison: “Sì, una volta, tanto tempo fa”.
Gwyneth: “Hm… posso abbracciarti?”.
Alison: “Sì!”. Si abbracciano e nel frattempo torna Meredith.
Meredith: “Andiamo?”.
Gwyneth annuisce: “Ciao” dice a Alison.
Alison: “Ciao”.
Meredith: “Ciao Alison”.
Alison: “Ciao”. Le due salgono in macchina e Alison chiude la porta di casa.
Meredith e Gwyneth entrano in una camera di un albergo con le valigie in mano. Gwyneth, non appena entra, lascia le valigie e si butta sul letto.
Meredith: “Andiamo in spiaggia?”.
Gwyneth: “Io sono un po’ stanca, ti va se usciamo stasera? Andiamo in un locale o qualcosa del genere”.
Meredith: “Sì, va bene” dice stendendosi anche lei sul letto accanto a Gwyneth. Gwyneth si volta verso di lei, togliendosi gli occhiali da sole. Li toglie anche a Meredith, che la guarda, poi le prende il viso, glielo accarezza e la bacia. Meredith la bacia a sua volta. Gwyneth allora si tira su e si mette sopra Meredith. Cominciano ad amoreggiare.
 
Sono in spiaggia entrambe su una sdraio in costume e con gli occhiali da sole. Gwyneth guarda il mare.
Meredith: “Andiamo a fare il bagno?”.
Gwyneth: “No, non ho voglia”.
Meredith: “Che cosa hai?”.
Gwyneth: “Sono un po’ stanca tutto qua!”.
Meredith: “Hm… io vado a farlo lo stesso” dice avviandosi verso il mare.
Gwyneth si alza, si toglie gli occhiali e le corre dietro, mentre la supera le dice: “Arrivo prima io!”.
Meredith si mette a correre e prende in braccio Gwyneth. La porta nel mare e la lancia in acqua. Gwyneth intanto urla e ride. Dopo averla buttata in acqua si butta anche lei. Si schizzano a vicenda, poi Gwyneth cessa la guerra e si avvicina. La tira a sé prendendola per il collo e la bacia.
Gwyneth ride e dice: “Sei salata!”.
Meredith: “E tu dolce!”.
 
Tornano in albergo che è notte fonda. Si mettono nel letto.
Si sentono un uomo e una donna che fanno sesso nella stanza accanto.
Meredith: “Però! Ci danno dentro!”.
Gwyneth: “Io voglio dormire però!”.
Dopo un po’, Gwyneth si alza.
Meredith: “Dove vai?”.
Gwyneth: “A fare un giro. Non resto qui ad ascoltare quei due che scopano!”.
Se ne va in spiaggia. Qui accende una sigaretta, poi prende il cellulare e chiama qualcuno. Alison: “Pronto”.
Gwyneth: “Ciao! Dormivi?”.
Alison: “Lo sai che non dormo mai!”.
Gwyneth cammina lungo la spiaggia: “Come stai?”.
Alison: “Come al solito, tu? Come va lì?”.
Gwyneth: “Bene, bene, ma mi mancano i nostri discorsi e le tue domande strane”.
Alison: “Come mai mi chiami a quest’ora?”.
Gwyneth: “Non dormo”.
Alison: “Come mai?”.
Gwyneth: “C’è rumore in albergo”.
Alison: “Ah…”.
Gwyneth: “Allora? Non hai nessuna domanda da farmi?”.
Alison: “No, purtroppo, no”.
Gwyneth: “Peccato”. Rimangono in silenzio, poi Gwyneth smette di camminare e dice: “Ci vediamo, allora, torno in camera e provo a dormire”.
Alison: “Ok… buonanotte”.
Gwyneth: “Anche a te”.
Gwyneth torna in camera e si infila nel letto.
I rumori ci sono ancora. Meredith si avvicina e comincia ad amoreggiare con Gwyneth. Le bacia il collo, la bocca e il viso. La spoglia e Gwyneth così a sua volta.
La mattina, Meredith si sveglia nel letto nuda. Gwyneth non c’è. Meredith guarda che ore sono e dopo averlo fatto, lascia cadere la testa sul cuscino. Dal balcone della camera, entra Gwyneth con addosso un asciugamano.
Meredith: “Ciao!”.
Gwyneth: “Buongiorno”.
Meredith: “Hai fatto la doccia?”.
Gwyneth: “No, sono uscita a fumare e, siccome non avevo voglia di vestirmi e siccome ero nuda perché qualcuno mi ha spogliata, mi sono messa questo addosso”.
Meredith le sorride e dice: “Sei molto sexy così”.
Gwyneth: “Grazie”. Essendo Meredith dalla parte del letto dove vi è la porta del balcone e dov’è Gwyneth, le prende l’asciugamano e la tira per avvicinarla a sé.
Meredith: “Che ne dici…” dice accarezzando una gamba a Gwyneth: “… se oggi rimaniamo in camera tutto giorno”.
Gwyneth: “A fare cosa?” dice sorridendo.
Meredith: “Sono sicura che troviamo qualcosa da fare!” dice sorridendo. Le due ridono, poi Gwyneth si siede sul letto. Meredith le toglie l’asciugamano e, tirandosi su, la bacia. Fanno sesso.
Sono sdraiate nel letto, l’una abbracciata all’altra. Si guardano. Meredith: “Ti amo”. Gwyneth la bacia, prendendole il viso.
 
 
Gwyneth soffia le candele su una torta. Le candele sono a forma di numero e insieme compongono il 23.
Alison e Meredith battono le mani e urlano “auguri!”.
Gwyneth: “Grazie, grazie” dice sedendosi a tavola.
Meredith: “Bene, ora… i regali!” dice dando un pacchettino a Gwyneth.
Gwyneth lo apre e c’è una custodia di un anello. La apre e c’è un anello, ma non di fidanzamento.
Gwyneth: “Grazie amore! È bellissimo!”. La bacia.
Alison prende un pacchetto fatto e lo da alla festeggiata.
Gwyneth: “Grazie Alison, ma non dovevi” dice scartandolo.
All’interno ci sono dei fogli rilegati tutti insieme. Sulla prima pagina c’è scritto: Shiver by Alison Wood. Gwyneth, appena legge il titolo, si alza e comincia a urlare e a saltare.
Gwyneth: “O MIO DIO! O MIO DIO! GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!” dice abbracciando Alison.
Alison sorride: “Questa è la seconda copia fatta fin ad ora. Il libro andrà in produzione a partire da domani”.
Gwyneth: “O mio dio! Non ci posso ancora credere!”.
Meredith sorride e si guarda intorno come se non capisse quello che sta succedendo.
Meredith: “Bene… amore posso parlarti un attimo prima di andarmene a lavoro?”.
Gwyneth: “Sì, certo”.
Le due vanno in camera di Gwyneth. Gwyneth: “Dimmi”.
Meredith: “Cos’è stato tutto quell’entusiasmo che hai avuto per il regalo di Alison?”.
Gwyneth: “Perché te lo devo spiegare? Sono contenta che abbia voluto che io fossi la prima ad avere il suo nuovo libro che ha appena finito”.
Meredith: “E del mio anello non ti importa niente?”.
Gwyneth: “Come? È un bellissimo anello e mi fa piacere che tu me l’abbia regalato!”. Meredith si guarda intorno, perché non riesce a guardare Gwyneth negli occhi.
Gwyneth: “Aspetta… con questo anello, intendevi farmi la proposta?”.
Meredith: “No! Non ci penserei mai dato che solo a vivere con me fai fatica!”.
Gwyneth: “Però, era quella la tua intenzione, pensando che magari avessi cambiato idea”.
Meredith: “Non ho pensato a niente! Ho soltanto pensato che un anello ti sarebbe piaciuto come regalo”.
Gwyneth: “Infatti, è così!”.
Meredith: “Bene, bene adesso devo andare a lavoro”.
Gwyneth: “Ok”. Meredith prende la sua borsa ed entrambe vanno alla porta d’ingresso.
Meredith saluta Alison che è ancora seduta al tavolo. Meredith: “Ciao Alison”.
Alison: “Ciao e… buon lavoro”.
Meredith: “Grazie”.
Gwyneth apre la porta. Meredith: “Tanti auguri ancora”.
Gwyneth: “Grazie e grazie davvero per l’anello!”.
Meredith le dà un bacio sulla guancia, poi esce. Gwyneth chiude la porta. Torna nella sala da pranzo tirando un sospiro profondo.
Gwyneth: “Allora…” dice sedendosi di fronte ad Alison: “… sei soddisfatta del tuo nuovo libro?”.
Alison: “Credo di sì… credo si sì”.
Gwyneth: “Sei più giù del solito”.
Alison si volta verso di lei senza dire niente e accende una sigaretta.
Gwyneth: “Alison, lo sai che con me puoi parlare e che, se lo facessi, io sarei contentissima, perché vorrei tanto aiutarti?”.
Alison: “Sì, questo lo so”.
Gwyneth: “Allora perché non lo fai? Perché non ti fai aiutare?”.
Alison: “Perché di no”.
Gwyneth: “NON SIAMO SOLI A QUESTO MONDO ALISON!”.
Alison: “OH Sì CHE LO SIAMO INVECE! DOBBIAMO SOLO RENDERCENE CONTO! NASCIAMO SOLI E MORIAMO DA SOLI… e dobbiamo imparare ad arrangiarci perché non ci sarà mai nessuno che farà le cose per te e dobbiamo capirla questa cosa! Ci facciamo da soli, io mi sono fatta da sola!”.
Gwyneth: “Già, ti sei anche rinchiusa qui da sola!”.
Alison: “Sì, esatto e non ho mai chiesto che qualcuno lo facesse per me, l’ho fatto da me e basta”.
Gwyneth: “Già, come Cameron, che però, se non sbaglio, non hai cresciuto da sola”.
Alison: “So che ti dispiacerà sentirmelo dire, ma Cameron è stata l’unica cosa in cui mi sono fatta aiutare, per il resto… mi sono arrangiata!”.
Gwyneth: “Alison! Io non voglio darti contro, voglio solo farti capire che tenendoti dentro tutte le tue sofferenze e pensando che così starai meglio, non risolverai niente. Parla con me! Parlami di quello che ti passa per la mente! Io quando ho avuto bisogno, mi sono fatta aiutare!”.
Alison: “Direi che tu non avevi alcun diritto di farti aiutare, tu che se scappata di casa, tu che non hai ancora capito che facendolo hai detto di no a tutti e hai detto: ‘Ce la faccio da sola!’”.
Gwyneth: “Tu non hai ancora capito che io non me ne sono andata di casa perché sapevo che da sola ce l’avrei fatta benissimo, ma perché casa mia non era il posto in cui volevo stare!”.
Alison: “Allora ti dico che il posto in cui io non volevo e non dovrei stare è il mondo!”.
Gwyneth: “Devi farmi capire la differenza tra le due cose, se no non ti seguo!”.
Alison: “Quale differenza?”.
Gwyneth: “Tra volere e dovere”.
Alison non risponde e si volta verso la vetrata.
Gwyneth: “Tu, stando in questa casa, ti stai punendo per qualcosa che hai fatto e…”.
Alison: “E ti piacerebbe saperlo, ma…” la interrompe: “…come fai ad essere così sicura del fatto che io mi sto punendo?”.
Gwyneth: “Perché dire se no che non dovresti stare nel mondo? Vuol dire che hai fatto qualcosa!”.
Alison: “Oppure penso di non meritarmi di stare nel mondo!”.
Gwyneth: “Perché dovresti pensarlo?”.
Alison: “Perché magari penso di non servire a niente”.
Gwyneth: “No, non è per questo o non è soltanto per questo”.
Alison: “Senti, pensa alla tua vita e alla tua relazione, che non mi sembra stia andando a gonfie vele”.
Gwyneth: “Sì, hai ragione, però tu fai parte della mia vita quindi… devo pensare anche a te”.
Alison: “Non oggi, Gwyneth. Non oggi”.
Gwyneth: “QUANDO, ALISON? QUANDO? EVITERAI SEMPRE DI PARLARNE!”.
Alison: “Ti prometto che un giorno mi farò aiutare”.
Gwyneth: “Un giorno… quante volte l’ho sentita questa espressione!”.
 
 
Arriva l’inverno. Gwyneth è seduta davanti al caminetto in salotto. Bussano alla porta. Va a aprire. Fuori c’è Ada.
Gwyneth: “Ciao”.
Ada: “Ciao” dice entrando.
Le due vanno nella sala da pranzo. Gwyneth: “Io faccio un tè, lo vuoi?”.
Ada: “Sì, grazie”.
Gwyneth comincia a prepararlo.
Ada: “Allora, come va?”.
Gwyneth: “Bene, bene”.
Ada: “Alison?”.
Gwyneth: “Alison… ha ricominciato a scrivere”.
Ada: “Bene, bene”.
Gwyneth: “Come vanno le vendite del suo secondo libro?”.
Ada: “Bene, bene. Piace come sempre”.
Gwyneth: “Ottimo”.
Ada: “Tu e Meredith invece? Come state?”.
Gwyneth: “Al solito. Ogni tre per due litighiamo, poi facciamo la pace pensando di poter andare avanti ancora a lungo, ma… temo che non sia così”.
Finisce di preparare il tè e ne porta una tazza a Ada. Si siede di fronte a lei.
Ada: “Grazie. Alison ti ha raccontato qualcosa?”.
Gwyneth: “No, muta come un pesce”.
Ada: “Eppure è un anno che sei qui! Non ti ha ancora nemmeno fatto vedere il suo studio?”.
Gwyneth: “No”.
Ada: “Non l’hai ancora conquistata completamente, ma non penso che manchi molto”.  
Gwyneth: “Sto morendo di curiosità per quella stanza”.
Ada: “Penso che ti piacerà, nonostante il cas…”.
Gwyneth: “NO!” la interrompe: “Non dirmi niente! Preferisco avere la sorpresa!”.
Ada: “Ok”.
Bussano alla porta. Gwyneth va ad aprire. Fuori c’è Meredith.
Gwyneth: “Ciao!” dice sorridendo.
Meredith è tutta tremolante. Entra.
Meredith: “Ciao… fa un freddo cane fuori!”.
Meredith si volta verso la sala da pranzo e vede Ada.
Meredith: “Salve!”.
Gwyneth: “Lei è Ada la sorella di Alison”.
Ada: “Ciao Meredith”.
Meredith: “Ci siamo già viste?”.
Ada: “Io ti ho visto una volta… in circostanze un po’…”.
Gwyneth: “Sì, quel giorno che sei venuta qui e c’erano tutti i parenti di Alison qui”.
Meredith: “AH! Certo! C’eravamo lasciate quel giorno…” dice voltandosi verso Gwyneth e guardandola molto seriamente.
Gwyneth: “Esatto. Vuoi una tazza di tè caldo?”.
Meredith: “Sì, grazie” dice andando a sedersi al tavolo.
Gwyneth le porta la tazza di tè.
Gwyneth: “Hai appena finito di lavorare?”.
Meredith: “Ehm… sì!”. Beve il suo tè.
Anche Ada lo beve, poi, dopo averlo finito, dice: “Va beh…” si alza: “… io vado. Devo ancora fare delle commissioni”.
Gwyneth: “Ok!”.
Gwyneth si alza per accompagnarla.
Ada: “Ciao Meredith, è stato un piacere incontrarti in circostanze… meno tese!”.
Meredith: “Anche per me”.
Ada: “Spero di rivederti e avere il tempo di conoscerti meglio!”.
Meredith: “Sì, speriamo!”.
Ada e Gwyneth vanno alla porta.
Gwyneth la apre.
Ada: “Ciao Gwyneth” dice baciandola sulla guancia.
Gwyneth: “Ciao Ada!”. Ada se ne va. Gwyneth chiude la porta e torna in sala. Arriva Alison.
Alison: “Ciao Meredith…”.
Meredith: “Ciao Alison!”.
Alison prende una tazza di tè e sparisce di nuovo al piano di sopra.
Meredith: “Vorrei parlarti”.
Gwyneth: “Ok, però adesso devo andare a fare la spesa, se no il supermercato chiude”.
Meredith: “Ok, ti accompagno”.
Gwyneth: “Sì, va bene. Vado a cambiarmi”. Dopo un po’ torna. Gwyneth: “Sono pronta”. Meredith va alla porta dove l’attende Gwyneth e insieme escono a fare la spesa.
Sono al supermercato. Meredith sta spingendo il carrello, mentre Gwyneth osserva tutti gli scaffali, prende ciò che le serve e lo mette nel carrello.
Meredith: “Come è andato l’esame lunedì?”.
Gwyneth: “Bene… bene”.
Meredith: “Quanto hai preso?”.
Gwyneth: “Trenta”.
Meredith: “Brava”.
Passano in un’altra reparto. Meredith: “Gwyneth… io non ce la faccio più a vivere questa situazione”.
Gwyneth: “Di quale situazione stai parlando?”.
Meredith: “Questa! Tu che vivi lontano da me e io che vivo lontano da te!”.
Gwyneth: “Meredith, te l’ho detto io di questo lavoro ho bisogno e… mi piace, mi sono affezionata a Alison e a Ada e… non posso pensare di lasciarla d’improvviso così e di lasciarle di nuovo Alison sulle spalle”.
Meredith: “Da quando lavori lì, sembra che non te ne importi più niente!”.
Gwyneth: “Di che cosa?”.
Meredith: “DI NOI! DELLA NOSTRA VITA INSIEME, DEL NOSTRO FUTURO INSIEME! Anzi, non siamo mai riuscite a parlare del nostro futuro insieme!”.
Gwyneth: “Cosa intendi?”.
Meredith: “Lo vogliamo entrambe? Vogliamo avere un futuro insieme?”.
Gwyneth: “Ne parliamo dopo a casa”.
Rientrano con le borse della spesa, che appoggiano per terra in cucina. Gwyneth va in salotto e si toglie il giaccone, i guanti e la beretta.
Meredith: “Vogliamo che questa relazione vada avanti?”.
Gwyneth: “Dipende da quali sarebbero le clausole del contratto della nostra relazione”.
Meredith: “Quale contratto?”.
Gwyneth: “È Ciò CHE è DIVENTATA LA NOSTRA RELAZIONE! SEMBRA CHE LA NOSTRA RELAZIONE ABBIA BISOGNO DI PILASTI PER RIMANERE IN PIEDI!”.
Meredith: “È COSì CHE FUNZIONA UNA RELAZIONE!”.
Gwyneth: “NO! NON è COSì CHE FUNZIONA! UNA RELAZIONE SI PORTA AVANTI PERCHé LO SI VUOLE FARE, NON DOVREBBE DOVER AVERE DELLE COLONNE CHE LA SORREGGONO PERCHé SE NO CROLLA! Dovrebbe rimanere in piedi da sola, dovrebbe essere sorretta dalla volontà di stare insieme”.
Meredith: “E dall’amore!”.
Gwyneth la guarda, ma non dà conferma a Meredith del fatto che ha ragione.
Meredith: “Tu non mi ami”.
Gwyneth: “No, mi dispiace, ma io non ti amo” dice con le lacrime agli occhi.
Meredith: “Ok… allora credo che debba finire qui”.
Gwyneth si asciuga le lacrime.
Meredith si avvicina, le prende il viso e la bacia.
Appoggiando la fronte contro quella di Gwyneth, dice: “Ti auguro tutta la fortuna del mondo!”.
Gwyneth: “Anch’io”.
Meredith se ne va.
Gwyneth si mette il giaccone ed esce in veranda a fumare una sigaretta. Arriva Alison con una bottiglia di scotch in mano e due bicchieri. Ne da uno a Gwyneth. Glielo riempie.
Gwyneth: “Grazie”. Lo beve tutto d’un fiato pur essendo tanto.
Alison: “Vi siete lasciate…”.
Gwyneth: “Già…”.
Alison: “Posso fare qualcosa?”.
Gwyneth: “No… grazie”.
Alison: “Però, l’hai lasciata tu?”.
Gwyneth fa di no con la testa.
Alison: “Hm… lasciare è brutto, ma essere lasciati lo è ancora di più”.
Rimangono in silenzio. Alison: “Otto anni fa… avevo una relazione con un ragazzo… africano e… lo amavo tantissimo. Un giorno eravamo di là in salotto e lui cominciò a parlare di futuro, di matrimonio, di figli e io… che all’epoca ero… stupida e non pensavo di volermi impegnare, cominciai a urlagli contro a dirgli che non poteva fantasticare su una cosa che… non ci sarebbe mai stata. Lui mi disse che mi amava e io, non volendo ammettere i miei sentimenti perché un po’ non volevo ammettere di provarli e un po’ perché pensavo di non meritarmi tutto quello che lui mi offriva, gli dissi che io non lo amavo e che non vedevo la nostra storia come una relazione, che non avevo alcuna intenzione di impegnarmi con lui, perché, dissi, che avevo incontrato un altro, anche se non era vero. Lui ripeté che mi amava. Io lo cacciai fuori e lui se ne andò contro la sua volontà. Se ne è andato da quella porta”.
Gwyneth: “È per questo che stai in casa e non esci mai, ti stai punendo”.
Alison: “All’inizio rimanevo in casa ad aspettare, a sperare che lui ritornasse da me, ma non lo fece mai. Poi quando capii che non lo avrebbe fatto, era passato troppo tempo e io mi ero abituata a vivere in solitario e rinchiusa qui. Non sono più uscita perché avevo paura di quello che avrei trovato fuori”.
Gwyneth: “Cioè?”.
Alison: “Probabilmente avrei trovato qualcuno d’altro da amare e probabilmente avrei fatto lo stesso errore che ho fatto con Claude e avrei ferito qualcun altro”.
Gwyneth rimane ad occhi aperti a guardarla. Rimangono in silenzio.
Gwyneth: “Di cosa parla il tuo nuovo libro?”.
Alison: “Parla… di quanto è difficile fare quello che vogliamo, anche quando si tratta solo di uscire da una porta”.
Rimangono in silenzio di nuovo. Alison: “Sai…” ride: “…una volta, quando avevo diciannove anni, prima di scrivere il mio libro, eravamo in vacanza io e la mia famiglia in Francia, io ho preso Cameron, che allora aveva quattro anni, l’ho vestita, le ho messo un vestitino tutto colorato in fantasia, che le stava benissimo, era così bella… è così bella”. Si ferma qualche secondo poi continua: “L’ho presa, ho fatto la mia valigia, la sua valigia, ho preso tutto quello che ci poteva servire… Siamo andate alla stazione e abbiamo preso il primo treno che è arrivato. Siamo salite, ci siamo entrate in uno scompartimento, ho sistemato le valigie nel bagagliaio, ho fatto sedere Cameron, che…” ride ancora: “…era talmente piccola che non riusciva a salire sul sedile…” continua a ridere: “… poi mi sono seduta di fronte a lei. Il treno è partito”. Fa di nuovo una pausa, poi va avanti: “Durante il viaggio, lei ha continuato a guardare, con i suoi grandi occhioni azzurri, fuori il paesaggio, senza perderne neanche un tratto e neanche un dettaglio. Io guardavo lei e… vedevo il riflesso di ciò che guardava lei nei suoi occhi. Siamo rimaste così tutto il viaggio…”.
Gwyneth: “Dove portava il treno?”.
Alison: “A Salisburgo… siamo arrivate, abbiamo trovato un albergo e poi siamo andate a passeggio per tutta la città, mano nella mano e io, dal primo momento in cui ho vestito Cameron fino al momento in cui ci siamo sedute al gate per prendere l’aereo che da Salisburgo ci avrebbe portato a casa, mi sono sentita libera, libera. Quella è stata la prima volta che mi sono sentita libera”.
Rimangono in silenzio, poi Gwyneth chiede: “E quand’è che ti sei sentita libera di nuovo?”.
Alison: “Adesso… adesso”.
Gwyneth: “Adesso?”.
Alison: “Io sono chiusa in questa casa per mia scelta, non me lo ha imposto nessuno e potrei uscire quando ne ho voglia, nessuno mi costringe a farlo e nessuno mi obbliga a non farlo”.
Gwyneth la guarda affascinata.
Alison sorride. Alison: “Perché ti ha lasciato?”.
Gwyneth: “Perché… non la amo”.
Alison: “Ci stavi insieme perché hai paura di rimanere da sola”.
Gwyneth annuisce: “Mai un’amante e un’amata sono state più vicine di noi due”.
Alison: “Tu eri l’amata immagino”.
Gwyneth: “Purtroppo sì”.
Alison: “Amante e amato sono due persone molto diverse pur facendo parte dello stesso gruppo”.
Rimangono in silenzio. Alison: “Tra poco è un anno che sei qui”.
Gwyneth: “Già…già, ma tra non molto è anche il tuo compleanno”.
Alison: “Sì, purtroppo c’è anche quello”.
Gwyneth: “Perché purtroppo?”.
Alison: “Sto invecchiando!”.
Gwyneth: “Io direi che per l’età che hai puoi ancora dire che stai crescendo!”.
Alison: “Alla mia età? Ho trentaquattro anni, non ho più tempo per crescere, solo per rassegnarmi!”.
Gwyneth: “A cosa?”.
Alison: “Al fatto che non sarò mai più giovane”.
Gwyneth: “Puoi fare ancora tante cose nella tua vita Alison e, se vuoi che succedano veramente, basta che le fai”.
 
 
Gwyneth si sveglia nel mezzo della notte. Va in cucina dove c’è Alison che fuma e beve dello scotch.
Gwyneth: “Ciao”.
Alison: “Ciao”.
Alison prende un bicchiere per Gwyneth e le versa dello scotch.
Gwyneth lo prende dicendo: “Grazie!”.
Alison ne beve un goccio del suo.
Gwyneth: “Perché non dormi la notte?”.
Alison: “Perché… penso troppo di notte. Vorrei tanto non pensare e l’unico modo è dormire, ma non ci riesco…se penso non dormo, se dormo non penso”. Beve tutto lo scotch nel bicchiere tutto d’un fiato. Gwyneth apre un armadietto e tira fuori una scatolina di medicine.
Gwyneth: “Queste te le ho prese l’altro giorno in farmacia”.
Alison la guarda storta.
Gwyneth: “Devi dormire Alison. Inizia a prenderle, così ti abitui a dormire, poi, se riuscirai ad addormentarti senza prenderle, smetterai di farlo”.
Alison spegne la sigaretta e prende la scatola dalle mani di Gwyneth.
Gwyneth: “Te le vorrei non dare perché mi piacciono i nostri ritrovi qui, a bere scotch e a parlare, però, prima il dovere, poi il piacere!” dice ridendo.
Alison sorride. Appoggia la scatoletta sul bancone.
Alison: “Da domani le prendo”.
Gwyneth: “Brava” dice sedendosi sul bancone.
Rimangono in silenzio. Gwyneth: “Domani sera… esco con una ragazza”.
Alison prende un altro goccio di scotch molto nervosamente, porta il bicchiere alla bocca, ma prima di bere dice: “Bene”. Beve tutto il contenuto del bicchiere.
Alison: “Credo che comincerò adesso a prendere le tue pillole” dice avviandosi verso le scale.
Gwyneth, però, la ferma chiedendo: “Perché ti nascondi?”.
Alison si volta: “Non mi sto nascondendo”.
Gwyneth: “Sì, invece, hai una maschera in faccia che ti copre il viso che nasconde tutte le espressioni del tuo viso. Nasconde i tuoi sentimenti”.
Alison: “Ti sbagli”.
Gwyneth: “Nascondi ciò che sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni” dice scendendo dal bancone.
Alison: “Viola, la dodicesima notte”.
Gwyneth: “Perché fai così Alison? Perché ti comporti così?” dice facendo delle brutte espressioni in viso di rabbia, di tristezza, d’incomprensione.
Alison: “Cosa faccio che non va?”.
Gwyneth rimane a bocca aperta: “Sei folle… sei folle”.
Alison: “La follia, mio signore, se ne va passeggiando per il mondo e non c’è luogo dove non risplenda”.
Gwyneth: “Ancora la dodicesima notte! Dimmi… Alison, quali erano i tuoi progetti per… la tua vita?”.
Alison non risponde.
Gwyneth: “Quali erano? E quali sono stati i risultati?”.
Alison: “Nostri sono i progetti, ma non i risultati”.
Gwyneth: “O mio dio! PIANTALA ALISON! PARLA NORMALMENTE, NON CONTINUARE A… DIRE FRASI FATTE! E POI CHI L’HA DETTA QUESTA CAGATA? SHAKESPEARE? BEH, HA TORTO, PERCHé I RISULTATI SONO IL PRODOTTO DEI PROGETTI CHE ABBIAMO ATTUATO!”.
Alison: “Non è sempre così… la vita spesso si intromette nei nostri progetti cambiandoli e facendoli diventare risultati che non sono quelli che volevamo”.
Gwyneth: “Ma sono comunque nostri!”.
Alison: “Buonanotte, Gwyneth”. Se ne va.
 
Una sera tardi, Gwyneth rientra a casa, vestita elegante. Alison è seduta sul divano in salotto.
Alison: “Come è andata?”.
Gwyneth: “Bene” dice chiudendo la porta: “Usciamo di nuovo domani” dice andando in salotto.
Gwyneth: “Vado a cambiarmi”. Va in camera e ne esce poco dopo in pigiama.
Si siede sul divano.
Gwyneth: “Tu? Tutto bene qui?”.
Alison: “Sì”.
Gwyneth: “Bene… ascolta io vado a dormire, sono un po’ stanca”.
Alison: “Ok, va bene”.
Gwyneth: “Ci vediamo domani” dice alzandosi.
Alison: “A domani”. Gwyneth se ne va.
 
 
Il giorno dopo. Alison scende dalle scale, va in sala da pranzo. C’è Gwyneth seduta al tavolo, che fuma. Alison guarda l’orologio in cucina. Segna le sette.
Alison: “Non dovevi uscire stasera?”.
Gwyneth: “Oh, sì, non esco più”.
Alison: “Come mai?”.
Gwyneth: “Perché…” ci pensa: “… non ho più voglia”.
Alison: “Non ne hai più voglia?! E hai avvisato la ragazza?”.
Gwyneth spegne la sigaretta e si volta verso di Alison. La fissa.
Alison: “Non c’è nessuna ragazza e nessun appuntamento, vero?”.
Gwyneth: “Già”.
Alison: “Perché mi hai mentito?”.
Gwyneth: “Lo sai il perché”.
Alison: “Vieni. Devo farti vedere una cosa”.
Gwyneth si alza e va da lei. Insieme salgono le scale e arrivano davanti alla porta dello studio di Alison.
Alison si volta a guardare Gwyneth. Alison: “Pronta?”.
Gwyneth annuisce.
Entrano. La stanza è piena di libri aperti per terra, sulle librerie e sulla scrivania. Ci sono una marea di foglia e di post-it per terra e attaccati sulle pareti. La scrivania ha sopra di sé un computer una serie di libri aperti l’uno sopra all’altro. Gwyneth si guarda intorno affascinatissima dalla stanza, che nonostante il caos è molto travolgente.
Gwyneth: “È bellissima questa stanza”.
Alison: “Ti piace veramente?”.
Gwyneth annuisce cominciando a tenersi il polso con una mano, alternandolo con l’altro. Si stringe il polso e si tocca le mani.
Alison: “Perché fai così con le mani? Sei agitata?”.
Gwyneth: “Sto cercando di tenerle impegnate”.
Alison: “Perché?”. Gwyneth: “Perché se no… vengo lì e ti tocco”.
Alison: “Allora non c’è bisogno che le tieni impegnate”.
Si fissano per qualche momento, poi entrambe vanno l’una incontro all’altra, si prendono il viso e si baciano freneticamente. Escono dalla stanza senza smettere di baciarsi. Vanno nella camera da letto di Alison, la quale per entrare da un calcio alla porta. Lungo il tragitto dallo studio alla camera da letto, si sono spogliate lasciando i vestiti per terra lungo il corridoio.
Gwyneth spinge Alison sul letto e si mette sopra di lei. Continuano a baciarsi e ad amoreggiare. Fanno l’amore.
Gwyneth e Alison sono entrambe nude nel letto. Gwyneth dorme.
Alison si alza e vestendosi scende al piano di sotto. Esce a fumare una sigaretta.
Sbuca Gwyneth. Alison la sente arrivare e, senza voltarsi verso di lei, chiede: “Perché l’abbiamo fatto?”.
Gwyneth non risponde, ma chiede a sua volta: “Perché non esci da questa casa?”.
Alison: “Perché voglio restare dentro”.
Gwyneth: “Non è vero. Tu vorresti anche uscire, ma vuoi anche restare dentro”.
Rimangono in silenzio. Gwyneth: “Lo abbiamo fatto perché lo volevamo”.
Alison: “Ah sì?! Davvero?!”.
Gwyneth: “ALISON! PERCHé LE COSE CHE VUOI SONO ANCHE QUELLE CHE NON VUOI?! NELLA VITA CI SONO COSE CHE VOGLIAMO E ALTRE CHE NON VOGLIAMO MA BISOGNA FARE UNA DISTINZIONE TRA LE DUE, PERCHé NON CI POSSONO ESSERE COSE CHE VOGLIAMO MA CHE ANCHE NON VOGLIAMO. TU LE MESCOLI INSIEME INVECE! MI VUOI, MA NON MI VUOI, VUOI USCIRE DI CASA, MA NON VUOI USCIRE DI CASA, VUOI VIVERE, MA NON VUOI VIVERE,… Devi fare un po' di ordine nella tua vita Alison!”.
Si avvicina a Alison. La gira verso di sé. Gwyneth: “Io lo so che mi vuoi, ma ho bisogno di sentirmelo dire da te perché non voglio essere una di quelle cose che vuoi, ma che non vuoi e voglio esserne sicura, non voglio basarmi su delle mie fantasie! LO VOGLIO, ALISON! LO VOGLIO!”.
Alison piange guardandola dritta negli occhi.
Gwyneth le prende il viso e la bacia.
Durante il bacio Alison piange.
A Gwyneth vengono le lacrime agli occhi.
Gwyneth: “Dimmelo Alison! Io ti amo. Hai capito?! IO TI AMO CAZZO! TI AMO! DIMMELO!”.
Alison: “Hai ragione Gwyneth”.
Gwyneth: “No! Dimmi che mi vuoi, non che ho ragione!”.
Alison: “Non ci riesco” dice continuando a piangere.
Gwyneth: “Ok…” dice lasciandole il viso: “…ok. Vuoi che me ne vada? Che ti lasci in pace per il resto dei tuoi giorni?”.
Alison: “No”.
Gwyneth: “Ok… quindi cosa facciamo?”.
Alison la guarda con le lacrime agli occhi.
Gwyneth: “Ti ricordi quella notte, che mi sono svegliata e ti ho trovato in cucina e abbiamo parlato? Quella notte in cui Meredith rimase a dormire qui?”.
Alison annuisce.
Gwyneth: “Ad un certo punto, tu mi hai chiesto a cosa stavo pensando e io non ti risposi. Non ti risposi perché non potevo dirti a cosa stavo pensando veramente…”.
Alison: “Non eri nella situazione giusta per farlo…” la interrompe: “… perché stavi ancora con Meredith”.
Gwyneth: “Esatto, ma in realtà stavo pensando a come poteva essere… il tuo corpo, cioè…” dice toccandosi vicino alla spalla: “… pensavo che volevo sapere assolutamente come fosse, pensavo che avrei voluto tanto sentire e conoscere il tuo profumo… e me ne sono andata, perché, tutte queste cose che avrei tanto voluto, me le sarei andate a prendere… le avrei avute, avrei realizzato i miei desideri e non ci avrei messo tanto! Oggi, si sono realizzati e… sono felice! Sono felice… e non permetto a te, che mi hai dato la possibilità di essere felice, di togliermi questa felicità… questa felicità che è anche tua! Non te lo permetto. Me ne sono andata quella sera…”.
Alison: “Perché non ti saresti fermata” la interrompe. Gwyneth: “Esatto. Oggi, oggi non mi sono fermata e sono contenta di non averlo fatto, non ho rimpianti, perché i rimpianti non servono a niente nella vita! Ricordatelo Alison! Io non ho rimpianti, ma la domanda è: e tu?”.
Alison: “Credi nell’amore, Gwyneth?”.
Gwyneth ride: “Sì! Credo nell’amore Alison! Ci credo!”.
Alison: “Bene, allora credi nell’impegno? Credi nella speranza?”.
Gwyneth: “Non si può credere nella speranza, la speranza è credere! Come il pensiero, no? Non credi?”.
Alison: “Perché hai iniziato a credere nell’amore?”.
Gwyneth: “Te l’avevo detto, no? Te l’avevo detto che non appena l’avrei provato ci avrei creduto”.
Alison: “Allora, sai spiegarmi cosa vuol dire”.
Gwyneth: “Che cosa?”.
Alison: “Credere nell’amore”.
Gwyneth rimane in silenzio.
Alison: “Vedi, Gwyneth, io e te siamo…”.
Gwyneth: “Amante e amata…” la interrompe: “…no?”.
Alison la guarda, ma non risponde.
Gwyneth: “Stavolta sono l’amante, però”. Rimangono di nuovo in silenzio.
Gwyneth: “Siamo io, te e questa casa, non c’è nessun altro Alison, PERCHé NON DICI UN CAZZO?!” dice scoppiando a piangere.
Alison: “Mi devi dare tempo”.
Gwyneth: “Quanto?”.
Alison: “Non lo so”. Gwyneth: “Ok, ok… va bene. Prima di andarmene voglio dirti una cosa: si possono chiudere gli occhi per cose che non si vogliono vedere, ma non si può chiudere il cuore per cose che non si vogliono sentire!”.
Va in camera sua. Si cambia e si infila un paio di scarpe, poi comincia a cercare qualcosa, guarda sotto il letto, ma non trova nulla, guarda dietro la porta e trova quello che cercava, che è il suo borsone.
Va all’armadio con esso e ci butta dentro un po’ di vestiti, poi fa il letto.
Mette i suoi libri e il suo computer in un’altra borsa.
Prende la giacca, se la mette e, con in mano le sue borse, esce di casa sbattendo la porta. Alison è ancora fuori che fuma.
Gwyneth è su un taxi. Gwyneth: “Si fermi qui”.
Gwyneth prende le sue borse e paga il taxista.
Si avvia verso la porta di casa di Ada. Bussa. Ada apre la porta.
Ada: “Ciao Gwyneth”. Ada si accorge delle borse.
Gwyneth: “Ciao Ada”.
Ada: “Come mai quelle borse?”.
Gwyneth: “Mi dispiace Ada, ma devo lasciare il lavoro”.
Ada: “Ok, posso chiederti il perché?”.
Gwyneth la guarda con gli occhi tristi, ma non risponde.
Ada abbassa il viso, poi lo rialza dicendo: “Te ne sei innamorata”.
Gwyneth deglutisce.
Ada: “Torni a casa da Meredith?”.
Gwyneth: “Sì, anche se tecnicamente non posso”.
Ada: “Perché?”.
Gwyneth: “Perché mi ha lasciato”.
Ada: “Allora dove andrai?”.
Gwyneth: “Non lo so… dove capita”.
Ada: “Come dove capita?”.
Gwyneth alza le spalle: “Boh… la mia vita è andata avanti andando dove capitava”.
Ada: “Ne sei sicura?”.
Gwyneth non risponde.
Ada: “Vuoi restare qui fino a quando non trovi una sistemazione?”.
Gwyneth: “No, no grazie… ciao” dice prendendo le sue borse.
Ada: “Ciao, se hai bisogno chiama”.
Gwyneth: “Grazie”. Se ne va.
Arriva davanti ad un palazzo. Apre il portoncino con una chiave. Sale e bussa alla porta di un appartamento.
Meredith apre. Meredith: “Che cosa ci fai tu qui?”.
Gwyneth: “È anche casa mia questa”.
Meredith: “Questa non è mai stata casa tua veramente”.
Gwyneth: “Allora sono qui per chiederti un alloggio per un po’, finché non trovo una sistemazione”.
Meredith: “Non avevi un alloggio sul tuo posto di lavoro?”.
Gwyneth: “Non ho più un posto di lavoro”.
Meredith: “Ah”.
Meredith spalanca la porta.
Gwyneth entra: “Grazie”. Va a mettere le sue borse in una camera da letto. Poi torna in salotto, da dove è entrata. Appende la sua giacca all’attaccapanni che c’è sul muro.
Meredith: “Gwyneth…”.
Gwyneth: “Ti prego…” la interrompe: “…non dire niente! Non parliamo di tutto quello che è successo, perché… i miei sentimenti verso di te non sono cambiati. Fai finta che io non ci sia, mentre resto qui, ok?”.
Meredith: “Come puoi chiedermi di fare questo?”.
Gwyneth la guarda.
Meredith: “NON LO CAPISCI CHE SE ANCHE NON CI SEI, CI SEI COMUNQUE! SEI DAPERTUTTO! NON TI CERCO EPPURE TI TROVO!” dice piangendo.
Gwyneth: “Resterò solo per qualche giorno” dice tornando in camera sua.
 
Gwyneth sta leggendo il giornale. È in un appartamento, ma nuovo, mai visto prima. Anche lei è diversa. Ha i capelli più lunghi legati insieme da una treccia e sembra più grande, più donna che ragazza.
Gira la pagina del giornale e sulla pagina successiva c’è un pubblicità. C’è l’immagine di un libro con scritto grande: Il Nuovo Libro della scrittrice migliore del momento. Dopo sei anni dal suo ultimo libro, eccola di nuovo qua. “Difficoltà delle cose volute (e che probabilmente vogliamo ancora)” di Alison Wood. Gwyneth guarda l’articolo sbalordita.
Esce di casa mettendosi la giacca. Arriva in una libreria, che è vuota. Appena entra, davanti si trova il cartellone pubblicitario del libro con scritto sotto: Presentazione del libro oggi al teatro, con diretta televisiva. Esce di corsa dalla libreria.
Entra in un teatro che è pieno di persone, sedute e in piedi. Il palco è illuminato.
Gwyneth si avvicina ad un ragazzo e chiede: “Scusa è qui la presentazione del libro di Alison Wood?”.
Ragazzo: “Sì”.
Gwyneth: “Ok, grazie”.
Dopo un po’ tutto il pubblico si alza e comincia ad applaudire fortissimo.
Gwyneth non riesce più a vedere il palco per la troppa gente.
Il pubblico, dopo un lungo applauso, smette di applaudire e la sala cala in un silenzio totale.
Si sente un microfono che si accende e, in seguito, lo scorrere di una pagina di un libro.
Una voce femminile comincia a parlare al microfono, ma Gwyneth non riesce a vedere ancora il palco.
Voce: “Ci sono strade… che ti rimangono nelle scarpe e ci sono… persone che ti rimangono nel cuore”.
La voce si ferma per un attimo, poi riprende: “Una volta, mi sono trovata davanti una ragazza, dall’intelligenza unica, che, per questo, ritenevo una donna. Questa ragazza era davanti a me e… diceva di amarmi. Io, pur ricambiando il suo sentimento, non riuscivo a dirle ciò che provavo. Riuscivo solo a stare lì, davanti a lei, in silenzio a guardarla piangere e a piangere guardandola. Lei, prima di andarsene, mi disse: “Puoi chiudere gli occhi per cose che non vuoi vedere, ma… non si può chiudere il cuore alle cose che non si vogliono sentire!”. Dopo avermi detto queste parole, che mi ronzarono per la testa per molti giorni a seguire, se ne andò. Fece le valige e se ne andò. Se ne andò. Io non la fermai. Io non la fermai! Mi sono pentita di non averlo fatto. Pentirsi vuol dire capire di aver sbagliato e portare rimorso. Pentirsi è normale. Tornare indietro è impossibile”.
La voce si ferma di nuovo per un istante, poi riprende ancora una volta. Voce: “Signori e signore… Alison Wood, “Difficoltà delle cose volute e che probabilmente vogliamo ancora!”.
Il pubblico scoppia di nuovo in un grande applauso.
Si sente di nuovo una voce, ma non è quella di prima e che, Gwyneth, non appena sente riconosce subito. È quella di Alison.
Alison: “Grazie! Grazie!”.
Il pubblico va avanti ad applaudire e Gwyneth sorride e piange per tutto quello che sta succedendo. Si sposta verso la corsia centrale della sala, dove non c’è nessuno. In fondo sul palco, seduta ad un tavolo, con davanti un microfono c’è Alison.
Gwyneth si avvicina al palco, ma non troppo, giusto per vedere meglio, per capire meglio, per sapere se tutto quello che stava succedendo fosse vero o se fosse solo una sua immaginazione.
Vede con chiarezza Alison e scoppia di nuovo a piangere.
Alison parla al microfono: “Grazie! Grazie! Accomodatevi pure”.
Il pubblico cessa di applaudire e, quelli che hanno un posto a sedere, si siedono.
Gwyneth si siede per terra con le lacrime agli occhi.
Una donna si siede accanto ad Alison, con, anche lei, davanti un microfono.
Donna: “Dopo tanto tempo e sono onorata di poterlo dire ancora, abbiamo il piacere di avere qui Alison Wood, signori e signore! Allora, Alison cosa ti ha spinto a tornare alla vita pubblica e alla vita nel mondo vero?”.
Alison aspetta a rispondere poi dice: “La ragazza del libro”.
Donna: “Ah, allora, è una storia vera quella di cui tratta il tuo libro”.
Alison: “Il mio libro non tratta di una storia, ma, attraverso un racconto affronta, un tema molto… abituale per tutti noi, cioè quello del volere qualcosa, quello del desiderare qualcosa e della difficoltà che si deve affrontare per averlo, del percorso che si deve fare per conquistarselo o per prenderselo”.
Donna: “Ok, allora il racconto con cui inizia il tuo libro è un racconto reale, che è successo veramente?!”.
Alison: “Sì”.
Donna: “A te?”.
Alison aspetta ancora una volta a rispondere poi dice: “Sì”.
Gwyneth si alza ed esce dalla sala.
Si sentono i suoi passi, perché nel teatro non vola una mosca. Esce e nel corridoio dove vi sono le porte per accedere al teatro c’è un tavolo con delle pile di libri in omaggio. Ovviamente tutti i libri sono quello di Alison. Gwyneth ne prende uno e poi esce dall’edificio. Si ferma. Prende il libro. Lo apre. Va alla pagina in cui inizia il libro e legge ad alta voce.
Gwyneth: “Tornare indietro è impossibile. Ritentare è lecito. Io ho sbagliato con quella ragazza, con quella bellissima ragazza di cui non capirò mai il suo sentimento verso di me. Come si può sbagliare sempre con la persona giusta? Come si può fare sempre la cosa sbagliata nel momento giusto? O nel momento sbagliato perché si sbaglia in quel momento in cui… sbagliare sembra essere l’ultima cosa che una persona possa fare. Diamo un nome a questa ragazza, dato che la incontreremo ancora. Il suo nome sarà Gwyneth. Gwyneth, il nome è di origine gallese. All’ora la ragazza aveva ventitré anni e io trentaquattro. Se mai questa ragazza leggerà questo libro, allora le voglio dire che ho sbagliato e che, quel giorno le parole, che non mi sono uscite erano queste: “Ti amo anch’io Gwyneth!”. Il perché non mi siano uscite è a me sconosciuto, però, spero che Gwyneth… abbia comunque capito. Non ritentai di dire a Gwyneth la verità. Purtroppo non feci neanche questo. Gwyneth, scusami, perdonami”.
In quel momento, Alison esce di corsa dal teatro.
Alison: “Hey!”.
Gwyneth si gira e, non appena la vede, comincia a tremarle la bocca.
Alison le sorride: “Non ti ricordi più? Conosco il rumore dei tuoi passi”.
Gwyneth ride piangendo.
Alison: “Hai già letto?”.
Gwyneth: “Sì”.
Alison: “Beh, però, adesso sarà troppo tardi, giusto? Sarà come una scene di quei film sdolcinati che odio in cui una delle due è impegnata”.
Gwyneth: “No, non è così”. Alison: “Ah!”. Rimangono in silenzio.
Gwyneth: “Cosa significa per te questo libro?”.
Alison: “Sai… potrei farti la stessa domanda”.
Gwyneth ride.
Alison: “Significa che ti amo ancora, Gwyneth. Significa che… non ho mai smesso di amarti e che probabilmente non smetterò mai di farlo”.
Gwyneth: “Ti amo anche io Alison”.
Alison sorride: “Te l’avevo detto che mi dovevi dare del tempo”.
Gwyneth: “Beh, ho aspettato sei anni, per cui direi che te ne ho dato di tempo”.
Alison: “Già!”.
Gwyneth: “Comunque te ne avrei dato ancora”.
Rimangono ancora in silenzio. Gwyneth: “Ho lasciato dei vestiti a casa tua, se non sbaglio”.
Alison si avvicina a lei. Le prende il viso e la bacia.
Alison: “Li hai lasciati per tornare a riprenderteli”.
Gwyneth le sorride: “Perché sei uscita di casa?”.
Alison: “Perché… perché ero libera di farlo, perché lo volevo e perché, finalmente, c’era qualcosa che mi trascinava fuori. C’eri tu fuori!”.
Gwyneth prende il viso di Alison e dice: “Mi sei mancata così tanto”.
Alison: “Anche tu, amore mio, anche tu!”.
Si abbracciano stringendosi l’una all’altra il più possibile.
Gwyneth: “Perché hai aspettato così tanto a rifarti viva?”.
Alison: “Dovevo finire il libro”.
Alison e Gwyneth entrano in casa di Alison.
Gwyneth, appena entra, prende un respiro profondo. Gwyneth: “Mi è mancata anche questa casa”. Gwyneth va in salotto e vede sul tavolino un libro. Sulla copertina del libro c'è scritto: Gwyneth Lepart Recluse. Lo prende e lo guarda.
Alison: “Benvenuta nel club degli scrittori di best-seller!”.
Gwyneth sorride: “Hai quarant’anni?!”.
Alison: “Purtroppo…”. 
Gwyneth tira fuori dalla sua borsa il libro di Alison e dice: “Vai avanti a leggermi il tuo libro” dice porgendoglielo.
Alison lo prende, lo apre e chiede: “Dove sei arrivata?”.
Gwyneth: “Non ritentai di dire a Gwyneth la verità. Purtroppo non feci neanche questo. Gwyneth, scusami, perdonami”.
Alison: “Ok… Gwyneth, scusami, perdonami. Ti ho amato così tanto e te l’ho detto così poco… anzi, non te l’ho mai detto. Ero ancora giovane, ancora immatura, ma ora… sono così vecchia e così… stanca che, probabilmente, è meglio che te lo dica tramite questo libro. Ho cominciato ad avere le rughe accanto agli occhi, le rughe di espressione, le zampe di galline, così le chiamano, quelle che i giovani trovano così belle, sensuali e… che danno un non so che alle espressioni e ai sorrisi di che le ha. Ai giovani piacciono non perché sono sensuali o belle, ma perché non sanno cosa vuol dire alzarsi la mattina e ritrovarsene una in più. Probabilmente, la pensi anche tu così… Gwyneth, probabilmente, le trovi belle e sensuali anche tu. In questo caso mi farebbe piacere, perché vorrebbe dire che ami ancora qualcosa di me. Anzi che ami qualcosa di nuovo in me, perché sei anni fa non avevo questo ‘qualcosa di nuovo’, che forse si dovrebbe definire ‘qualcosa di vecchio’, dato che non arriva quando hai ventinove anni. Comunque, non sono qui per parlare delle mie rughe. Sai… lo troverai ironico, ma, siccome mi mancavi la notte, quando mi svegliavo, andavo in cucina e, quando c’eri, arrivavi tu e bevevamo e… fumavamo e parlavamo, siccome mi mancavano così tanto i nostri ritrovi la notte in cucina, fingevo che ci fossi ancora. Andavo in cucina, tiravo fuori due bicchieri per lo scotch e bevendo e fumando parlavo… con te, fingevo che fossi lì e fingevo anche che mi rispondessi. Non ti ho detto ‘ti amo’ neanche in quelle occasioni. Non ti ho detto ti amo, neanche quando fingevo che tu fossi lì. Dio! Quanta difficoltà provavo nel solo tentare di dirtelo, senza mai riuscirci. Avrei voluto urlarlo al vento, così che… arrivasse da te, ma non l’ho mai fatto, non sono riuscita a fare neanche quello! Si potrebbe fare una lista delle cose che non sono riuscita a fare, che avrei voluto, ma che non ho fatto! Ma tu lo sai? Lo sai che cosa non ho fatto, ma che in realtà avrei voluto fare? Lo sai cosa avrei voluto dirti? Ho paura di no. Ho paura che tu non sappia niente e tutto per colpa mia. Adesso ti dico tutto. Hey Gwyneth! Non l’ho fatto! Hey Gwyneth! No, non ti ho detto che ti amavo! Hey Gwyneth! No! Non ti ho tradita nemmeno con il pensiero! Hey Gwyneth… hey Gwyneth… te lo sto dicendo adesso, ma tu mi stai ascoltando? Mi senti? Sto urlando! O forse sto sussurrando, forse parlo troppo piano perché tu mi senta, ma se lo sto facendo… perché lo sto facendo? Perché dovrei farlo? Forse non voglio farlo, forse non voglio dirtelo veramente. No, questo non è possibile, se no non sarei pentita per non avertelo detto quel giorno. Sto piangendo. Vorrei capire il bisogno di piangere dell’uomo occidentale! Sei così lontana eppure così vicina”.
Smette di leggere, chiude il libro e dice: “Ho smesso di fumare… però, credo sia arrivato il momento di ricominciare”.
Gwyneth: “Hai smesso…per punirti immagino”.
Alison aggrotta le sopracciglia e sorride come per dire: “Tecnicamente…sì”.
Gwyneth: “Vai avanti a leggere”.
Alison riapre il libro e riprende a leggere: “Sto scrivendo questo libro, che, forse, non leggerai mai, perché… magari mi hai dimenticata, magari mi hai cancellata o magari sei anche tu devastata da questa crisi e non puoi permetterti di spendere soldi per cavolate del genere, come questo libro. Anche se, credo, che non sarebbe del tutto un pessimo affare comprare questo libro. Soprattutto per te, Gwyneth.
Credo che questo libro si basi su una frase da citazione, che è la stessa su cui si basava il nostro rapporto: “Tra il dire e il fare, c’è di mezzo in mare”. Tra noi forse c’è più di mezzo l’oceano che il mare. Mi capita di chiedermi… se potessi vivere una storia con te, se potessi avere una relazione con te, come sarebbe? Non credo che sarebbe facile. Tra di noi, niente è mai stato facile, perché tu sei complicata e io lo sono ancora di più. Tu vuoi avere tutte le carte in tavola, a me piace tenerle in una manica. Tu vuoi capire tutto, io, solo alcune cose. Tu vuoi vivere ogni momento, io non ne ho più voglia”.
Gwyneth: “Aspetta… fermati un attimo” dice sedendosi sul divano: “Alison, non capisco più niente” si volta verso di lei: “Mi stai dicendo che non vuoi avere una relazione con me?”.
Alison: “Ti ho detto che ti amo e ti posso giurare che se sapessi che andrebbe tutto bene tra di noi, non ci metterei niente a inseguirti in qualunque parte del mondo, ad amarti per tutta la mia vita, a darti tutto quello che vuoi, ma so che tra noi, come ti ho letto, niente è mai stato facile e ci facciamo male a vicenda!”.
Gwyneth si alza: “Non sarebbe più così! Ci ameremmo e basta!”.
Alison: “Lo sai che ci faremmo del male”.
Gwyneth: “Ma è parte dell’amore! Dei accettarlo Alison! Se vuoi amare una persona devi anche renderti conto che soffrirai per o a causa di questa persona!”.
Alison: “Ma se io ti faccio soffrire...” scoppia a piangere senza finire la frase. Gwyneth: “Dopo ti punisci perché hai fatto stare male me”.
Alison annuisce.
Gwyneth: “Io ti amo e per questo sono disposta a soffrire per te, ok? E mi sembra di avertelo anche dimostrato”.
Alison smette di piangere: “Sì, me lo hai dimostrato… ma ci facciamo male a vicenda”.
Gwyneth: “Non è poi così vero, Alison!”.
Alison: “Ah no?! Allora dimmi che in questi sei anni sei stata felice grazie a me, dimmi che non hai sofferto in questi sei lunghissimi anni!”.
Gwyneth: “Ho sofferto, sì è vero, ma tu… mi facevi anche sentire viva e piene di voglia di vivere… per te!”. Alison: “Non voglio farti soffrire!”.
Gwyneth: “Non lo farai se mi permetterai di essere tua!”.
Alison la guarda senza dire niente.
Gwyneth si avvicina. Sembra volerla baciare, perché avvicina il suo viso a quello di Alison, ma non la bacia. Le vengono le lacrime agli occhi.
Gwyneth: “Devi mettere le carte in tavola ora, Alison, so che non ti piace farlo, però, è arrivato il momento di mettere le cose in chiaro”.
Alison non la guarda.
Gwyneth le prende il viso bruscamente, la guarda dritta negli occhi e dice: “Alison, io non voglio essere solo una scopata, è chiaro?” dice stringendo i denti, un po’ per rabbia e un po’ per trattenere le lacrime: “Non voglio che succeda come l’altra volta!”.
Alison non dice niente.
Gwyneth: “Mi ami Alison?!” dice scuotendole il viso e scoppiando in un grande pianto: “MI AMI?!”.
Alison la guarda anche lei con le lacrime agli occhi e le dice: “Come posso amare così tanto lei?”.
Gwyneth la interrompe: “Adesso che poesia stai recitando?”.
Alison: “Anzi, come posso io amare così tanto Gwyneth? Perché tra 'lei' è 'Gwyneth' c'è di mezzo una persona. Un persona che io amo! Ma ditemi... COSA VUOL DIRE AMARE?! Ditemelo perché non l'ho ancora capito! Nonostante lo provi non so che cosa esso sia!  E lei, scusate... volevo dire Gwyneth, come può amare me? Cosa posso offrirle io? Cosa può amare di me?”. Gwyneth piange cercando di trattenersi. Abbassa il viso e se lo copre con le mani. Gwyneth: “Allora, cosa posso offrirti io?”. Alison riapre il libro e riprende a leggere: “Cosa posso offrirle io se non il mio corpo o la mia anima, che francamente… non mi sembrano così preziosi o appaganti?”.
Gwyneth alza il viso e la guarda. Prima che Alison continui a leggere, Gwyneth la ferma, dicendo: “Basta! Fermati!”.
Si avvicina di nuovo e stavolta sembra essere intenzionata a baciarla.
Alison avvicina la sua bocca a quella di Gwyneth.
Si avvicinano entrambe l’una all’altra lentamente e un po’ titubanti.
Finalmente si baciano. Si prendendo il viso e si baciano sempre più intensamente, sempre più affannosamente.
Gwyneth interrompe il bacio, tenendo chiusi gli occhi e appoggiando la sua fronte a quella di Alison, dice: “Voglio essere parte della tua vita Alison, ma non come… amica, non come ex, non come personaggio di un tuo libro… ma come amante, come persona che ti ritrovi accanto quando ti svegli la mattina e che è l’ultima persona che vedi prima di andare a dormire perché lei è lì, accanto a te nel letto, pronta a coccolarti, a scaldarti e a fare l’amore con te se ne hai voglia!”. Apre gli occhi.
Alison riapre di nuovo il libro: “Ti amo Gwyneth, ma… ho comunque paura, ho comunque timore. E poi, mi conosci, lo sai che le cose che voglio sono anche quelle che non voglio. Sono diventata più sicura nelle mie decisioni, ma non sono ancora determinata, come lo sono per i miei ideali e i miei pensieri. Vedi io sono uscita da quella porta che ci divideva, ma, ho scoperto, che dopo un ostacolo ce n’è un altro e quindi dopo quella porta, quell’ostacolo ne ho trovato un altro. Il punto è: voglio superarlo? Voglio veramente di nuovo superare un altro ostacolo per poi trovarmene un altro?”.
Gwyneth rimane a bocca aperta e guarda Alison. Alison, chiude il libro e la guarda con uno sguardo molto enigmatico. Gwyneth: “COSA CAZZO VUOI ALLORA ALISON?!”.
Alison: “Ti amo, Gwyneth”.
Gwyneth: “Voglio essere tua, voglio amanti veramente, voglio che tu sia mia... Quand'è che farai diventare una di queste cose reale?”.
Alison si avvicina appoggia il libro sul tavolino. Prende il viso di Gwyneth e la bacia. Vanno in camera da letto di Alison, senza mai smettere di baciarsi. Fanno l’amore.
Sono nel letto, entrambe nude sotto il lenzuolo.
Gwyneth è avvinghiata ad Alison, fissa il vuoto ed ha un’espressione triste.
Alison fissa il soffitto e massaggia la testa a Gwyneth.
Rimangono in silenzio per un po’, poi Gwyneth si alza, si mette qualcosa addosso e scende. Torna con in mano il libro di Alison. Lo apre, sedendosi sul letto.
Lo legge ad alta voce: “Sì, cazzo, lo voglio! Voglio superare questo stramaledetto ostacolo, anche se dall’altra parte non ci fosse niente! Nel mio caso, però, nel mio fortunato caso, c’è una persona ad attendermi! Una persona che voglio, una persona che amo! ‘Ho scavalcato il muro sovra l’ali leggere dell’amore’, cita un famoso testo. Come mi riconosco in questa frase, come riconosco ciò che ho fatto e come l’ho fato in questa frase! Ma se, quando mi trovo al di là di questo ostacolo, quello che c’è dall’altra parte non mi volesse più? Se io per la mia amata divenissi la sua amante, ma senza essere più la sua amata? Mio Dio! Un intero minuto di beatitudine! È forse poco, sia pure in una intera vita umana, come dice Dostoevskij? Mi basterebbe godere di un solo minuto di quell’amore, per poi lasciarlo andare? No, no e no! Se mi trovo di fronte di nuovo la donna che amo, non la lascerò andare di nuovo via. Combatterò per lei, costi quel che costi, fosse l’ultima cosa che faccio, giusto? Così si dice, no? Abbiamo fatto l’amore una volta sola, quell’unica volta e, ve lo assicuro, non sarà l’ultima! È come se non lo avessimo mai fatto, è come se, quella volta che abbiamo fatto l’amore, non ci fosse mai stata, perché… dopo è successo quello che vi ho raccontato all’inizio del libro. So perfettamente dove vive Gwyneth. So perfettamente dove trovarla, eppure… non riesco ad andare da lei! Perché?! Perché è così difficile fare le cose che si vogliono fare? È difficile farle anche quando si possono fare. Se non le possiamo fare perché c’è qualcosa di esterno che ci ferma è ancora più complicato e demoralizzante, ma quando si ha la possibilità di farle, perché devono subentrare le seghe mentali a fermarci?! A metterci il bastone tra le ruote?!”.
Gwyneth si volta verso Alison, che la sta guardando e ascolta, coprendosi con le lenzuola. Gwyneth: “Alison…”.
Alison: “No!” la interrompe: “Non dire niente! Non dire nemmeno una parola! Voglio viverla questa storia, Gwyneth, voglio farlo, davvero, ma…”.
Gwyneth: “MA LA VUOI SMETTERE DI TROVARE SEMPRE UN ‘MA’ IN QUESTA STORIA!” la interrompe: “Smettila! Smettila! Voglio farlo davvero punto! Senza il ‘ma’!”. Alison non dice niente.
Gwyneth si volta di nuovo di schiena facendo un sospiro: “Che palle, Alison!”.
Alison: “In questi sei anni, hai fatto qualcosa d’altro oltre che aspettare me e scrivere il tuo libro?”.
Gwyneth si volta di nuovo verso di lei: “No, veramente…” si ferma per qualche istante: “Tu, invece? Oltre a farti attendere da me e a scrivere il tuo libro, cosa hai fatto?”.
Alison non risponde.
Gwyneth: “L’aria comincia a farsi pesate…” si alza: “…qui dentro, non trovi?”.
Si guardano per qualche istante e a Gwyneth vengono le lacrime agli occhi. Scende al piano di sotto. Qui cammina per un po’ in giro. È agitatissima.
Piange a singhiozzi cercando di trattenersi. Poi smette prendendo un respiro profondo.
Torna in camera da letto, da Alison, che è ancora nel letto, che fissa il vuoto.
Appena Gwyneth entra, Alison alza lo sguardo per guardarla. Gwyneth la guarda seria.
Gwyneth: “Se morissi, cosa faresti?”.
Alison alza anche il viso per guardarla meglio, ma non risponde.
Gwyneth: “Se… io… morissi… cosa faresti?!”.
Alison non dice nulla.
Gwyneth comincia a piangere: “Se… io morissi, cosa faresti?!”.
Anche ad Alison vengono le lacrime agli occhi.
Gwyneth: “SE IO MORISSI, COSA CAZZO FARESTI?!” dice scoppiando a piangere disperatamente. Si piega su sé stessa, tenendosi la pancia per trattenere il pianto, non riuscendoci.
Alison scoppia a piangere, mettendosi una mano sulla bocca e riuscendo a trattenere i rumori che sarebbero usciti se non lo avesse fatto.
Gwyneth, intanto, si è piegata sulle ginocchia, come per calmarsi. Alle ginocchia ha appoggiato le braccia e in mezzo ad esse ci ha infilato la testa. Piange ancora.
Dopo un po’ si calma ed Alison si toglie la mano dalla bocca, continuando, però, a lacrimare.
Gwyneth tira su la testa. Singhiozza ancora. Gwyneth: “Se…” dice singhiozzando e respirando profondamente: “… se…io…”.
Alison: “Morirei anche io” la interrompe.
Gwyneth scoppia di nuovo a piangere e riposiziona la testa tra le braccia, appoggiandola alle ginocchia.
Gwyneth: “Perché mi spezzi il cuore, poi me lo ricomponi e per poi spezzarmelo di nuovo?!”.
Alison: “Scusami, Gwyneth” dice scoppiando a piangere: “Non lo faccio apposta!”.
Gwyneth si calma di nuovo.
Si alza singhiozzando e dice: “Ok, ok…” comincia a camminare per la stanza: “…vediamo di affrontare e chiarire questa cosa”. Pensa continuando a camminare.
Gwyneth: “Non so come affrontarla questa cosa!”.
Alison abbassa lo sguardo.
Gwyneth chiude gli occhi: “Ho tentato il suicidio”.
Alison sgrana gli occhi.
Gwyneth riapre gli occhi: “Due volte… e, ovviamente, visto che sono ancora qua… non ci sono riuscita”.
Alison: “E…”.
Gwyneth: “Meredith…” la interrompe: “…c’era Meredith con me… mi ha aiutata lei”.
Alison annuisce: “Per…”.
Gwyneth: “Perché non c’eri tu!” la interrompe di nuovo: “C’era Meredith, perché non c’eri tu!”.
Rimangono in silenzio. Gwyneth: “Perché non hai…”.
Alison: “Non sapevo cosa dirti…” la interrompe: “…anzi sapevo cosa dirmi ma non riuscivo a dirlo nemmeno davanti allo specchio, per cui…”.
Gwyneth: “Non lo hai fatto” dice sedendosi sul letto, dando la schiena a Alison. Alison: “No”.
Rimangono in silenzio. Gwyneth: “Come sta Cameron?”.
Alison: “Bene… non so dirti dove sia adesso”.
Gwyneth: “Perché?”.
Alison: “Perché è partita con Dylan e quei due, come ben sai, non vanno bene insieme”.
Gwyneth: “Non sai dove sono andati?”.
Alison: “Da qualche parte in… Asia o in Africa”.
Gwyneth: “Hm… e Dylan come sta?”.
Alison: “Dylan…”.
Gwyneth: “Anzi no!” la interrompe: “Sai che c’è? C’è che in questo momento non me ne frega niente di Dylan!” dice voltandosi verso Alison.
Alison la guarda.
Gwyneth sale sul letto, mettendosi a gattoni si avvicina ad Alison passandole sopra. Si avvicina con il suo viso a quello di Alison. Si avvicina per baciarla.
Si guardano dritte negli occhi.
Gwyneth, senza aver ancora baciato Alison, si infila otto le lenzuola, rimanendo sopra ad Alison. Si toglie la maglietta che ha addosso, tornando ad essere di nuovo nuda.
È ancora molto vicino all’altra con il viso.
Prendendo Alison per la schiena e tirandola verso di sé, la fa sdraiare.
Tenendo le braccia distese, tiene il viso vicino a quello di Alison.
Si avvicina sempre di più molto lentamente. Adesso sfiora le labbra di Alison, che continua a guardarla dritta negli occhi. Sono talmente vicine, che l’una sente il respiro dell’altra, che si fa sempre più affannoso.
Gwyneth di colpo bacia Alison.
La bacia per un po’, cominciando ad amoreggiare.
Si baciano freneticamente e senza mai smettere. Respirano affannosamente e ogni tanto emettono qualche suono. 
Gwyneth smette di baciare Alison sulla bocca e comincia a scendere, baciandole il collo.
Alison comincia a piangere.
Gwyneth comincia a baciarla sulle spalle.
Alison respira affannosamente.
Gwyneth ritorna con il viso vicino a quello di Aliso e guardandola negli occhi la bacia.
Nessuna delle due, durante il bacio, chiude gli occhi.
Gwyneth fa sedere Alison, prendendola per la schiena.
Si siede sulle gambe di Alison.
Sono attaccate. Si baciano, l’una cercando di spingere via l’altra, senza riuscirci perché quel bacio, quelle labbra hanno molta più forza e più volontà delle braccia, che cercano di staccare la bocca di una da quella dell’altra.
Alison cerca di allontanarsi spingendo Gwyneth con le mani. Gwyneth gliele prende e le stringe alle sue. Si abbracciano stingendosi forte, tirando l’una la pelle dell’altra.
Gwyneth sussurra in un orecchio ad Alison: “Ti amo”.
Alison: “Anche io ti amo”.
Gwyneth: “Lo so”.
Le due sono ancora a letto insieme, in silenzio.
 
Gwyneth: “Potremmo… provare a rimanere un po’ insieme, io potrei tornare qui a vivere con te e… vediamo come funziona”.
Alison: “Sì… potremmo”.
Gwyneth: “Ma ti andrebbe bene?”.
Alison: “Certo che mi andrebbe bene”.
Gwyneth: “Ok allora”.
 
Gwyneth è fuori, seduta che fuma una sigaretta.
Arriva Alison, che esce con in mano un bicchiere di vino.
Le due si guardano e si sorridono. Alison si avvicina a Gwyneth e le da il bicchiere.
Gwyneth: “Grazie”.
Alison si siede accanto a lei. Gwyneth le da la sua sigaretta. Alison fa un tiro e la ridà a Gwyneth.
Alison: “È strano riaverti qui…”.
Gwyneth: “Anche per me è strano riessere qui…”.
Alison: “Però… le cose sono un po’ cambiate”.
Gwyneth: “Cioè?”.
Alison: “Io e te siamo cambiate, il nostro rapporto è cambiato, la motivazione per cui tu sei qui è cambiata, tu sei diventata donna, sei diventata scrittrice, sei…” si volta verso Gwyneth e poi continua: “…diventata mia e io sono diventata tua”.
Gwyneth: “Sono sempre stata tua, Alison”.
Alison: “Anche io, Gwyneth, però lo siamo diventate… effettivamente, no? Non è più una cosa basata su desideri, sogni, pensieri. È diventata una cosa concreta”.
Gwyneth annuisce.
Dopo poco spegne la sigaretta e prende qualcosa che è appoggiato accanto a lei. È il libro di Alison, alla quale lo passa. Alison lo prende e lo guarda, poi guarda Gwyneth che beve il vino guardando il giardino.
Gwyneth si alza e rientra con il bicchiere di vino. Alison la segue dopo poco.
Gwyneth si è seduta al tavolo e ha davanti a sé il bicchiere di vino. Alison si siede frontalmente a lei e apre il libro. Prende fiato e continua a leggere: “A volte penso che ti ho trovata io. A volte penso che sia stata io a venire da te. Quando, invece, sei stata tu a trovare me. A volte, però, vorrei che fosse il contrario, a volte vorrei essere stata io a trovare te, vorrei essere stata io l’artefice di questa bellissima cosa che è il nostro amore. Però, sto dando per scontato tante, troppe cose. Come il fatto che tu mi ami ancora, quando magari non è così. Ma credo di conoscerti e so che non è facile per te lasciare andare le cose a cui ti sei affezionata, quindi forse non hai lasciato andare il tuo amore per me. Ancora forse non mi hai lasciato andare e, siccome lo spero tanto, andrò avanti a scrivere questo libro pensando e credendo che tu mi ami ancora. Mi manchi, mi manchi, mi manchi, mi manchi! Da quando ti ho conosciuta sei diventata la mia ragione di vita, anche se non ho mai voluto ammetterlo. Mi hai tenuto in vita, mi tieni in vita e probabilmente mi terrai in vita ancora per molto. Ha cominciato a piacermi la filosofia. Sì, filosofia, il tuo indirizzo di studi, che suppongo tu abbia finito. Mi piace, anche se quasi certamente mi sono appassionata alla filosofia perché mi sono innamorata di te, perché voglio amare tutto quello che riguarda te e la filosofia è parte di te.
C’è stato un periodo in cui ritenevo opportuno lasciarti andare, ma… non l’ho fatto un po’ perché non ci riuscivo, un po’ perché senza di te non ce l’avrei fatta, poiché sei diventata il mio perché, ma te l’ho già detto prima, un po’ perché… il tuo amore è sceso su di me come un dono divino, inatteso, improvviso, dopo tanta stanchezza e disperazione e mi dispiace usare frasi di altri, dato che questa è una citazione di Dostoevskij, ma è la prima volta che rimango senza parole. È la prima volta che non riesco a spiegarmi, che non riesco a esprimere un mio pensiero con parole mie. È colpa tua. Mi lasci senza parole.
Sono stufa delle parole, ci convivo insieme da tutta la vita e ci vivrò insieme per tutta la vita. Vorrei sostituirti alle mie parole, vorrei che tu diventassi la mia parola, anche se lo sei già, perché non riesco a parlare di nient’altro che non sia tu e perché sei il mio fiato, sei tu la mia voce.
Sei stata la mia cura, sei stata la medicina per le mie sofferenze e disperazioni. Mi hai liberata di un peso che mi portavo dietro da tanto. Mi hai tolta dal rimorso. Mi hai convinta che il rimorso non serve a niente, eppure sono pentita di averti lasciato andare e stavolta dubito che potresti convincermi di nuovo della stessa cosa.
Qualcosa mi sta morsicando l’anima, quindi corri qui, fa in fretta, perché solo tu puoi far cessare questa sensazione: ciò che mi sta mangiando l’anima è la tua mancanza, quindi vieni, accorri da me”.
Bussano alla porta. Gwyneth, che sta bevendo il vino, con solo lo sguardo si volta verso la porta.
Alison la guarda, poi si alza e va ad aprire la porta. Fuori c’è una ragazza girata di schiena. Si volta. È Cameron.
Alison: “Ciao Cameron!”.
Cameron: “Ciao”. In mano ha il libro di Alison.
Alison: “Non eri in viaggio?”.
Gwyneth si alza per vedere chi c’è fuori, rimanendo il sala da pranzo.
Cameron: “Ho sentito che sei uscita per presentare il tuo libro?!”.
Alison: “Sì”.
Cameron: “Posso entrare?”.
Alison: “Vieni”.
Cameron entra e Alison la porta il salotto.
Alison: “Come stai?”.
Cameron alza le spalle: “Sono un po’ incazzata” dice lanciando il libro sul tavolino.
Alison la guarda e sembra aver capito il perché del comportamento di Cameron.
Cameron accende una sigaretta e si siede sul tavolino. Cameron: “Non è da te fare qualcosa per qualcuno che ami”.
Alison: “Cameron…”.
Cameron: “No, mamma. Quando io avevo bisogno che tu uscissi non lo hai fatto, però, per la prima ragazza con cui vai a letto sì. Puoi spiegarmi?”.
Alison: “Lo hai già letto?” dice indicando il libro.
Cameron lo guarda e dice: “No, solo la prima pagina”.
Alison: “Allora torna quando lo avrai letto tutto. Anche se credo che dal titolo e dalla prima pagina che hai letto avresti dovuto capirlo” dice andando alla porta della casa ed aprendola.
Gwyneth sta ascoltando tutto.
Cameron: “Perché non lo hai fatto per me?”.
Alison chiude la porta e torna in salotto.
Alison: “Perché tu non mi capivi, perché tu non mi facevi reagire”.
Cameron: “Scusami, ma avevo solo dodici anni!”.
Alison: “Non te ne sto facendo una colpa, ma vorrei solo che, per quello che hai letto e per quello che sai e che forse hai provato, mi capissi, che mi perdonassi, che non fossi sempre arrabbiata con me, che non mi dessi sempre la colpa di tutto, perché ciò che ho fatto, sì, ti ha fatto soffrire, sì, hai dovuto affrontare una cosa che non avresti dovuto affrontare, ma ti ho fatto anche crescere, almeno credevo di averti fatta crescere, invece, oggi mi hai dato la dimostrazione che non è così”.
Cameron: “Non mi hai mai chiesto scusa, mamma. Non hai mai chiesto il mio perdono”.
Alison rimane a bocca aperta. Alison: “Allora, te lo chiedo adesso. Mi puoi perdonare, Cameron? Mi dispiace per averti lasciata da parte, mi dispiace averti recato dolore. Non volevo, non era mia intenzione. Scusami”.
Cameron si alza, prende il libro e va alla porta. Nell’aprirla si rende conto che c’è anche Gwyneth, perché la vede.
Cameron: “Ciao”.
Gwyneth la saluta con la mano.
Alison apre la porta a Cameron, che esce, ma non se ne va, rimane per un attimo fuori dalla porta. Alison, però, non se ne accorge e chiude la porta.
Gwyneth guarda dalla finestra della cucina e vede Cameron ancora lì fuori.
Gwyneth: “È ancora lì fuori”.
Alison guarda Gwyneth per un istante poi dice: “Scusami un attimo”.
Esce e vede Cameron, voltata di schiena rispetto a lei. La gira verso di sé e l’abbraccia. A Cameron vengono le lacrime agli occhi. Si abbracciano a lungo.
Alison le sussurra in un orecchio: “Mi dispiace, amore mio”.
Cameron: “Non farla soffrire mamma. Non farle del male”.
Alison: “Ci proverò”.
Cameron la stringe forte.
Alison: “Ti voglio bene, Cameron. Te ne ho sempre voluto e te ne vorrò sempre” dice dandole un bacio sulla guancia: “Sei la mia bambina e sempre lo sarai”.
Cameron piange. Alison le accarezza la schiena: “Mi dispiace, Cameron, mi dispiace tanto”.
Cameron smette di piangere si allontana da Alison e, asciugandosi le lacrime e sorridendo, dice: “Torna dentro adesso”.
Alison le sorride.
Cameron: “Leggerò il libro”.
Alison “Ok, ciao” dice continuando a sorriderle.
Cameron: “Ciao” dice andandosene.
Alison la guarda andare via, poi rientra.
Gwyneth appena rientra corre da lei e la bacia e l’abbraccia.
Gwyneth: “Hai fatto la cosa giusta”.
Alison sorride: “Vuoi che continui a leggere?”.
Gwyneth: “No”.
Alison: “Ok…”. Gwyneth si va a sedere sul divano in salotto.
Alison la segue e si siede accanto a lei.
Gwyneth si sdraia e appoggia la testa sulle gambe di Alison, la quale le accarezza il viso.
Gwyneth: “Quanto mi è mancato tutto questo”.
Alison la guarda.
Gwyneth: “Questa casa, il tuo profumo, i tuoi occhi, le tue mani…” dice prendendogliene una e accarezzandogliela: “… la tua voce”.
Alison si alza.
Gwyneth: “Dove vai?”.
Alison: “Arrivo”.
Alison va in cucina e torna con il libro in mano. Si risiede e Gwyneth appoggia di nuovo la testa sulle sue gambe. Alison apre il libro.
Alison: “Mi mancano le tue labbra. Le tue sottili labbra, che, quando eri qui, avrei voluto scocciarle, per non farle vedere né toccare da nessuno”.
Gwyneth la guarda leggere.
Alison: “Il solo pensiero che, in questi anni, qualcuno potrebbe avertele toccate e quel qualcuno di certo non sono io, mi provoca un’ira dentro, che mi viene voglia di prendermi a schiaffi per averti lasciata andare.
Perché te ne sei andata, Gwyneth? Perché non sei restata? Perché non hai fatto quello che volevi, perché credo che tu volessi rimanere? Ti sto facendo una domanda stupida, perché neanche io ho fatto quello che avrei voluto, cioè fermarti e perché sono io che non ti ho dato una motivazione, una buona motivazione per rimanere o forse era la cosa più giusta da fare in quel momento”.
Gwyneth fissa il soffitto con gli occhi lucidi: “Alison… io non sono più quella di una volta” dice voltando si verso Alison, straripante di lacrime: “Non so più la ragazza di cui ti sei innamorata”.
Alison la guarda e le asciuga le lacrime: “Sei Gwyneth Lepart?”.
Gwyneth annuisce.
Alison: “Allora, sì, sei la ragazza di cui mi sono innamorata e non mi interessa se sei cambiata, non mi interessa se sei diventata più difficile. Non credo che sia così. L’amore e la sofferenza sono sempre motivo di cambiamento, allora credo che, se sei cambiata… credo sia stata colpa mia e comunque… ti amo”.
Gwyneth piange ancora.
Alison appoggia il libro sul tavolino e si sdraia accanto a Gwyneth. Le accarezza il viso e le asciuga le lacrime.
Alison: “Mi ricordo quel giorno, mi ricordo la sensazione della tua pelle sulla mia e per questo posso dire che, di certo, la tua pelle non è cambiata affatto. È rimasta liscia, come la buccia di una pesca.
Gwyneth: “Tu non hai le rughe accanto agli occhi”.
Alison sorride: “Grazie per il complimento, ma non è vero, ce le ho”.
Alison appoggia il viso sulla spalla di Gwyneth.
Rimangono in silenzio. Gwyneth: “Credi nell’amore, Alison?”.
Alison si volta verso di lei: “Non credo si possa credere nell’amore, però, se credere nell’amore significa ritenere di poter amare una persona, più di quanto mille persone possano mai amarla, allora sì, credo nell’amore”.
Gwyneth la guarda, le prende il viso e la bacia.
Gwyneth: “Sarai su tutti i telegiornali, lo sai?”.
Alison: “Sì, lo so”.
Gwyneth: “Non vuoi vederne uno?”.
Alison: “E perché? Ho già uno spettacolo qui davanti a me”.
Gwyneth ride.
Alison: “Non mi merito un bacio per quello che ho appena detto”.
Gwyneth ride ancora: “Ruffiana” dice avvicinandosi con il viso a quello di Alison. La guarda per un momento sorridendo, poi la bacia.
Gwyneth si alza.
Alison: “Cosa fai?”.
Gwyneth va nella camera che una volta era sua. Apre la porta.
Alison si alza e corre da lei.
Gwyneth entra e trova la camera esattamente come l’ha lasciata lei. Si siede sul letto.
Alison entra e si siede accanto a lei.
Alison: “L’hai lasciata bella incasinata”.
Gwyneth: “Non ho pensato tanto a mettere in ordine quel giorno: avevo altro per la testa”.
Alison ride e poi si lascia cadere all’indietro, sdraiandosi sul letto.
Anche Gwyneth lo fa, poco dopo Alison.
Gwyneth: “Sai quale è la cosa più strana?”.
Alison: “Essere qui insieme?”.
Gwyneth: “Sì, ma insieme… insieme… cioè…” non sa come continuare la frase.
Alison: “Insieme! Io e te… insieme che ci amiamo”.
Gwyneth: “Che possiamo amarci”.
Alison: “Sembra impossibile”.
Gwyneth: “Però, è reale”.
Alison: “Come facciamo a stare insieme?”.
Gwyneth: “Non lo so, è questo che… è strano. Mi sembra tutto troppo semplice. Siamo io e te…” dice girandosi su un fianco, voltandosi verso Alison.
Alison: “Tu e io, io e te… noi” dice guardandola.
Gwyneth: “Noi. Non riesco a capire”.
Alison: “Cosa?”.
Gwyneth: “Come facciamo a restare insieme, così… facilmente?”.
Alison: “Fino a stamattina, non era così semplice”.
Gwyneth: “Mi sembra facile, ma sento anche che non lo è. Perché?”.
Alison fissa il vuoto, non sa cosa rispondere.
Gwyneth: “Ci amiamo, giusto?”.
Alison: “Sì”.
Gwyneth: “Hai una relazione con qualcuno che non sono io?”.
Alison: “No”.
Gwyneth: “Non riesco a rendermene conto”.
Alison: “Lo so. Neanche io”.
Gwyneth: “È sempre stato tutto così difficile, complicato tra di noi. Com’è che adesso è svanito tutto?” dice sedendosi normalmente sul letto.
Alison: “È svanito tutto?”.
Gwyneth si volta verso di lei, poi si rigira: “Prima ero così disperata”.
Alison: “E io dicevo quello che stiamo dicendo noi adesso”.
Gwyneth: “Ti riferisci a quando dicevi che non ce l’avremmo fatta a stare insieme?”.
Alison: “Sì”.
Gwyneth: “E io dicevo che non era vero?”.
Alison: “Sì… e piangevi”.
Gwyneth: “Piangevo tanto”.
Alison: “Sì”.
Rimangono in silenzio. Alison si tira su, in modo da tornare seduta anche lei.
Alison: “Mi sa che siamo felici”.
Gwyneth sembra dubbiosa rispetto a quello che Alison ha appena detto. Ci pensa per un po’, poi sorride. Si volta verso Alison, che le sorride.
Gwyneth: “Sì, forse hai ragione” dice sorridendo e lasciandosi cadere ancora all’indietro.
Alison: “Non è una cosa normale… per noi due”.
Gwyneth: “Sette anni passati a piangere, a disperare e adesso siamo contente. E tutto è cambiato nel giro di… quanto? Un’ora? Due?”.
Alison: “Mi preoccupa”.
Gwyneth: “L’essere felice?”.
Alison: “Sì” dice con uno sguardo serio e anche un po’ preoccupato.
Gwyneth la prende per le spalle e la tira a sé, facendola sdraiare accanto a lei. Le mette un braccio sotto al collo.
Alison: “Non mi sento più io, non mi sento più… mia”.
Gwyneth: “In effetti non sei più tu e… adesso… sei mia”.
Alison la guarda.
Gwyneth: “Perché sei preoccupata?”.
Ad Alison vengono le lacrime agli occhi.
Gwyneth: “Hey! Anche io sono tua”.
Alison: “Ho paura”.
Gwyneth: “Di cosa?”.
Alison: “Di non riuscire più a capire i sentimenti di quelli che soffrono, se sono felice”.
Gwyneth la guarda.
Alison: “Se non riesco più a scrivere cose che si provano e che sono difficili da capire? Se non riesco più a spiegarle? Se diventassi una di quelle donne sempreverdi che ti fanno venire il nervoso perché loro sono felici e tu no?”.
Gwyneth: “Non sarai mai una di quelle donne”.
Alison: “Come fai a dirlo?”.
Gwyneth: “Perché sei tu!”.
Alison: “Ma io non mi sento più io!”.
Gwyneth: “Tu sei tu!”.
Alison: “COME FAI A DIRLO?”.
Gwyneth: “PERCHé TI AMO, ALISON! Ti amo, so come sei, so tutto di te e amo tutto di te e… adesso ti dico che tutto ciò che fa parte di te c’è ancora”.
Alison: “Lo dici perché vuoi convincerti di questo o lo pensi sul serio?”.
Gwyneth: “Ecco vedi! Sei tu, sei sempre tu, sarai sempre tu ed è questo il bello!”.
Alison sembra essere ancora dubbiosa.
Gwyneth la tira a sé e la bacia. La stringe e continua a baciarla, sulla bocca, sulle guance, sulla fronte e le accarezza la schiena.
Rimangono lì in silenzio a lungo.
Alison fissa il vuoto, mentre Gwyneth aspetta, invano, un segno di vita da parte di Alison.
Gwyneth: “Non ho ancora capito se ti ho amato dal primo momento che ti ho vista o se è stata una cosa che è nata con il tempo”.
Alison: “Non ho ancora capito perché tu mi ami”.
Gwyneth: “Perché insisti su questa cosa?!”.
Alison: “Perché potresti avere qualsiasi donna, che sarebbe migliore di me!”.
Gwyneth: “Ma cosa ti passa per la testa?!”.
Alison: “Perché non ti sei rimessa con Meredith?”.
Gwyneth: “PERCHÈ NON LA AMO E PERCHÈ É INSIGNIFICATE!”.
Alison: “Allora preferisci me a una che non ti crea problemi?”.
Gwyneth: “Lei mi creava problemi e… di diverso tra te e lei è che per lei non provavo niente e per te…” la guarda facendo di no con la testa e interrompendo la frase. La osserva e dopo poco la bacia.
Alison dopo il bacio scoppia a ridere.
Gwyneth: “Perché ridi?” chiede sorridendo.
Alison: “Tu sei troppo bella per me!”.
Gwyneth si mette a cavalcioni sopra ad Alison. Le prende il viso e la guarda dritta negli occhi.
Alison, intanto, ha smesso di ridere.
Continua a guardarla, senza dirle nulla.
Anche Alison la guarda negli occhi.
Rimangono così a lungo, poi Alison allunga una mano e accarezza il viso a Gwyneth che la bacia.
Gwyneth: “Hai altre conferenze stampa?”.
Alison: “Sì”.
Gwyneth: “Quando?”.
Alison: “Domani mattina”.
Gwyneth annuisce con le lacrime agli occhi, poi si abbassa e avvicina il suo viso a quello di Alison. Chiudendo gli occhi appoggia la sua fronte su quella dell’altra.
Alison ha le braccia distese lungo i fianchi e Gwyneth le prende le mani. Tenendo chiusi gli occhi, Gwyneth dice: “Non andare via”.
Alison le da un bacio sulla fronte e le prende la testa tendendogliela appoggiata contro il proprio viso.
Gwyneth piange.
Alison ha anche lei le lacrime agli occhi ma non piange.
Gwyneth: “Non andare via”.
Alison: “Perché?”.
Gwyneth alza la testa e guardando l’altra con gli occhi pieni di lacrime dice: “Perché non riesco ad avere la certezza che tu torna dopo”.
Alison la guarda cominciando a piangere, ma senza risponderle nulla.
Gwyneth: “Siamo pazze io e te?”.
Alison: “Non lo so” dice stringendola.
Gwyneth l’abbraccia e si rannicchia su sé stessa, mettendosi a fianco di Alison. Rimangono in silenzio.
Gwyneth: “A cosa pensi?”.
Alison: “Penso… che potremmo chiuderci in questa casa, insieme”.
Gwyneth: “Sì, siamo pazze”.
Rimangono di nuovo in silenzio.
Gwyneth si alza asciugandosi le lacrime e dicendo: “Sai… voglio la certezza”.
Si avvicina alla parete della porta, sposta il mobile che c’è davanti ad essa. Lo sposta bruscamente, poi prende un pennarello dalla scrivania e comincia a scrivere sulla parete: “Io Gwyneth Lepart dichiaro di amare la più bella, complicata e intelligente donna che esista nell’universo. Io amo e amerò sempre Alison Wood, l’unica e sola. Prometto che l’amerò per sempre. Amerò ogni suo singolo capello, ogni suo singolo neo, amerò tutte le rughe che avrà sul viso e continuerò a dichiararle il mio amore e a provarglielo. Ti amo, Alison”.
In basso alla parete firma l’attestato che ha appena scritto, poi si volta verso Alison allungandole il pennarello.
Gwyneth: “Tocca a te”.
Alison si alza e va alla parete. Riscrivere le stesse cose che ha scritto Gwyneth, poi è pronta per firmare. Si abbassa e prima di farlo esita un attimo, poi lo fa e rialzandosi si volta verso Gwyneth.
La guarda e dice: “Non so come esprimerti quanto ti amo perché dirtelo semplicemente… non è abbastanza, perché scriverti un intero libro, dove continuo a ripetertelo e dove tento di spiegartelo… non è abbastanza, perché amarti come ti amo adesso…” dice stringendo i denti e piangendo: “… non è abbastanza! PERCHÉ DANDOTI IL MONDO, NON è ABBASTANZA! NON SARÀ MAI ABBASTANZA!”.
Gwyneth: “Lo hai appena fatto. E mi hai convinta”.
Alison: “NO! NON è VERO, perché… non posso esprimerlo”.
Gwyneth la guarda, poi si avvicina e la bacia. Si stringono, si tengono forte.
Alison: “Non lasciarmi mai!”.
Gwyneth: “Neanche tu”. Si risiedono sul letto e cominciano a fumare una sigaretta.
 
 
Le due sono nel letto in biancheria intima.
Sono abbracciate, Gwyneth ha appoggiato il viso sulla spalla di Alison e le accarezza la pancia, osservando la sua mano.
Gwyneth: “Dio! La tua pelle!” dice appoggiando guancia sulla pancia di Alison: “Perché sento sempre il bisogno di fare l’amore con te?”.
Alison non risponde.
Gwyneth si volta a guardarla appoggiando il mento sull’addome di Alison, poi ritorna alla posizione precedente.
 
Il giorno dopo, Alison rientra a casa dopo la sua conferenza stampa. Entra lanciando la borsa sul divano dall’atrio e andando in sala da pranzo.
Qui c’è Gwyneth seduta e sul tavolo c’è un bicchiere con una bottiglia di vino.
Alison: “Ciao”.
Gwyneth si volta: “Ciao!” dice facendo un sorriso a 32 denti. Si alza per andare da Alison e nell’alzarsi quasi cade per terra. È ubriaca. Ride per la sua quasi caduta, avvicinandosi ad Alison.
Gwyneth: “Ciao amore!” dice dandole un bacio a stampo sulla bocca.
Alison: “Hai bevuto?!”.
Gwyneth che intanto è tornata al tavolo e si è versata un altro goccio di vino dice: “Solo un pochino” dice facendo il gesto con le dita. Beve il vino che si è versata.
Alison: “Stai bene, Gwyneth?”.
Gwyneth: “Ti ho visto alla tele…” si volta a guardare il suo bicchiere e nota che all’interno c’è ancora un goccio di vino: “… alla tua conferenza stampa”. Lo beve.
Alison: “Ti è piaciuta?”.
Gwyneth: “Sei stata… grande!” dice voltandosi verso la veranda e alzando in alto il bicchiere: “Grande!” ripete voltandosi verso Alison.
Alison: “Perché hai bevuto, Gwyneth?”.
Gwyneth si picchietta un dito sulla fronte anche piuttosto violentemente: “Tutta colpa di questa!” dice facendo riferimento alla sua testa.
Alison: “Puoi spiegarti meglio?”.
Gwyneth: “Certo che posso spiegarmi meglio!” prende la bottiglia di vino e beve a canna.
Alison: “Ok” dice avvicinandosi e togliendo la bottiglia a Gwyneth: “Adesso basta, direi che hai bevuto abbastanza. Adesso spiegati!”.
Gwyneth: “Dio! Quanto mi piaci!” dice prendendo il viso di Alison e baciandola.
Alison la ferma: “Gwyneth, spiegami!”.
Gwyneth: “Avevo paura che non tornassi, sai?! Avevo paura che non saresti più tornata a casa dopo la conferenza” dice ridendo.
Alison: “Perché?” dice rimanendo seria.
Gwyneth: “Perché non mi hai voluta una volta, ipotizzavo che non mi volessi neanche questa volta”.
Alison la guarda con gli occhi pieni lucidi.
Gwyneth ride, ma smette sedendosi su una sedia. Inizia a piangere: “Volevo morire per te, ho tentato di morire per te. Ho tentato il suicidio e, quando ci pensavo, credevo di non esserne capace, credevo di non riuscire a farmi del male… e invece l’ho fatto ben due volte… volevo morire e voglio morire per te. Morirò per te se mai tu te ne andassi! Se mai mi fosse dato un ultimatum in cui devo scegliere se vivere senza di te o morire… sceglierei di morire, perché senza di te, per quanto possa essere bella e piena la vita, non ce la farei, senza di te, non ce la farei mai!”.
Alison s’inginocchia: “Mi sono resa conto del fatto che tu ti sei sempre presa cura di me, io mai di te”.
Gwyneth abbassa il viso per cercare di piangere senza farsi troppo vedere, poi lo rialza spostando i capelli all’indietro. Guarda Alison, poi guarda da un’altra parte incapace di guardare negli occhi per un lungo periodo l’altra. Sorride e piange.
Alison: “Perdonami Gwyneth! Ti prego perdonami!” dice scoppiando a piangere:
“Perdonami e dimmi che non hai paura perché, dopo quello che ti dirò tra poco, non ne avrai più, perché sarai sicura di tutto o solo per non spaventare anche me”.
Gwyneth si asciuga le lacrime: “Cosa mi vuoi dire?”.
Alison: “Voglio dirti tante cose, Gwyneth, ma tenterò di essere breve e non troppo noiosa”.
Gwyneth: “Ok”.
Alison: “Ho deciso… di non soffrire più, Gwyneth, ho deciso che d’ora in poi sarò felice, perché devo esserlo per te e per me, perché tu sei qui e perché mi ami! Ho deciso di non avere più paura dell’amore e della vita e ho deciso che se, per motivi ignoti, un giorno, tu te ne andassi, ho deciso, di inseguirti, di inseguirti, di non lasciarti mai, anche se non ti potrò mai più avere, anche se tu amassi un’altra. Qualsiasi cosa accadesse, per quanto la tua vita possa essere cambiata, per quanto tu possa essere cambiata, ho deciso di non lasciarti andare mai, perché devo avere la certezza ovunque tu sia, che tu sia felice, che tu stia bene!
Ho deciso di impiegare tutte le mie forze per amare te, solo ed esclusivamente te! TE! Ho deciso che, se mi venisse in mente di andarmene, se mi venisse paura… ho deciso di reprimere qualsiasi pensiero che alimenti quella paura, ho deciso di dare più spazio e più importanza a te che a me, perché oramai non è più la mia vita, oramai è diventata la nostra! Perché ormai la mia vita ruota intorno alla tua! Perché tu sei il mio sole, perché tu sei la mia aria! Perché tu sei diventata la motivazioni di qualsiasi cosa io faccia! Perché, se io mangio, lo faccio per te, perché se io impazzisco, impazzisco per te, perché se io muoio, muoio per te! E perché… non sono più capace di non amarti!”.
Gwyneth la bacia, poi si abbracciano stringendosi forte.
 
 
Gwyneth è nella vasca in bagno. Alison le sta lavando la schiena, stando seduta sul bordo della vasca, con i piedi immersi nell’acqua.
Gwyneth: “Non entri a farmi compagnia?”.
Alison: “Tra un attimo” dice continuando a massaggiare la schiena all’altra.
Gwyneth: “Ti amo, Alison”.
Alison: “Fai bene!” dice avvicinandosi all’orecchio di Gwyneth e sussurrandoglielo.
Le due ridono.
Alison: “Ti amo anche io”.
 
Alison è dentro la vasca, frontalmente a Gwyneth.
Gwyneth sorride e le dice: “Ti amo!”.
Alison: “Sì, lo so me lo hai detto un minuto fa. Comunque, ti amo anche io”.
Gwyneth: “Quindi?”.
Alison: “Quindi cosa?”.
Gwyneth: “Quindi… viva la vita!”.
Alison le sorride.
Gwyneth: “Accetto di amarti, Alison. Lo accetto. Non è più un problema”.
Alison sorride con gli occhi lucidi.
Gwyneth: “E vale anche per te”. 
 
  
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