Ciao a tutti!
Eccomi con un nuovo capitolo, ci vediamo in fondo!
Capitolo 2:
Sopravvivere
Blaine si svegliò
Qualche giorno dopo in ospedale, ancora
dolorante e livido. Al suo fianco c’era sua madre, distrutta
e stanca.
- Hey tesoro, ti sei svegliato!
– Lo accolse con sollievo
la donna.
- Mamma…
Ac-Acqua… - Cercò di chiedere e lei lo
intuì al
volo essendo un’infermiera, così
dissetò subito il figlio.
- Mam… Cooper!
Dov’è Cooper, mamma? L’hanno aiutato
vero?
Quindi dovrebbe stare bene anche lui, no? Mamma? – Chiese
stravolto, ma l’unica
risposta che ricevette fu un singhiozzo soffocato e una lacrima che
bagnava le
proprie lenzuola.
- Non è
possibile… - Quella risposta lo colpì molto
più
forte di un tornado, facendogli perdere i sensi nuovamente per il
dolore.
Cinque
anni dopo…
Blaine stava svolgendo le sue
mansioni al cimitero dove
lavorava. Dopo tutto quello che era successo non aveva voluto partito
per Yale,
ma era rimasto nella sua piccola cittadina a vegliare sulla tomba del
fratello,
mentre la madre si era trasferita. Qualcuno lo considerava un folle,
altri lo
compativano, altri ancora lo guardavano con ribrezzo, ma nessuno
comprendeva
come un ragazzo così giovane potesse buttare via la propria
vita in un
cimitero. Sembra una cosa folle, per chi aveva il mondo ad aspettarlo,
ma per
Blaine non lo era. Lui era restato lì per il patto fatto con
suo fratello
Cooper, era rimasto per non lasciarlo solo in quel posto, senza nessuno
che lo
amasse. Quando Coop era tornato in città, lo aveva
abbracciato e gli aveva
detto, stritolandolo in un abbraccio, “visto? Sono tornato
fratellino! Il
nostro patto è sempre valido, non ti lascerò mai
solo!” e ora lui non voleva
spezzarlo. Aveva
capito la decisione
della madre di trasferirsi e la approvava, ma lui non si sarebbe mosso
da quel
posto. La promessa era più importante della sua vita.
Nessuno gli avrebbe
creduto se gli avesse detto quanto quella promessa fosse ancora
rispettabile, nemmeno
il suo collega Finn, un tontolone buono come il pane fidanzato con una
brava
ragazza di nome Rachel. Perché il patto lo faceva scappare
nel boschetto dietro
il cimitero ad ogni tramonto, esattamente nel punto in cui non si
poteva essere
visti se non dalle imbarcazioni di passaggio. Lo faceva correre col
cuore pieno
di gioia perché in quella porzione di terra, per poco tempo,
poteva stare di
nuovo con suo fratello. A volte bisogna attaccarsi alle piccole cose
che si ha
per poter sopravvivere.
Un colpo di cannone, ecco il
segnale che stava
aspettando. Chiuse di fretta la baracca in cui tenevano le scartoffie
del
cimitero e corse in quel boschetto più veloce che
poté, fino a quando non sentì
una voce accoglierlo.
- Diamine B non riesci mai ad
essere puntuale! – Lo
schernì il fratello. Cooper era seduto su un grande tronco
abbattuto, con una
palla da football in mano.
- Io ho un lavoro, sai
com’è! – Gli rispose sorridendo.
- Già, non sei
più il mio piccolo Schizzetto! Ora sei un
uomo impegnato, un uomo che dovrebbe vivere la propria vita ma la
spreca per
stare con me… - Lo fissò negli occhi con uno
sguardo penetrante, ma sapeva già
come sarebbe finita.
- Allora iniziamo ad allenarci?
– Chiese il ricciolino
distogliendo lo sguardo. Il più grande poteva vedere le
lacrime ai bordi dei
meravigliosi occhioni del fratello e gli si strinse il cuore a vederlo
così ma,
del resto, non poteva sparire spezzandolo definitivamente.
“Capirà un giorno,
quando sarà pronto…” si disse fra
sé e sé.
I giorni di Blaine trascorrevano
sempre allo stesso modo:
si svegliava, andava a fare colazione al bar sul porto per vedere le
barche a
vela, lavorava al cimitero con Finn, stava un’oretta con
Cooper e poi prendeva
il sonnifero per cercare di dormire, oppure decideva di annegare un
po’ di pene
nell’alcol.
Una mattina, facendo colazione al
barettino del porto,
mentre passava la vista con nostalgia sulle innumerevoli barche a vela
che
costeggiavano la riva, la sua attenzione venne attirata da un gruppetto
di
uomini e donne che, disposti a semicerchio, stavano ascoltando un
ragazzo
biondiccio parlare. Il moro decise così di pagare la
colazione e passare con
indifferenza di fianco a quelle persone per capire cosa stessero
dicendo.
- La barca a vela può
dare delle emozioni che le altre
imbarcazioni non possono dare, quindi se siete interessati
sarò lieto di
insegnarvi prima della mia partenza. – Stava spiegando con
voce angelica il
ragazzo. Blaine rimase incantato da quella voce e dal volto del
giovane. Aveva
dei lineamenti fini e particolari, quasi fanciulleschi, con dei capelli
biondi
perfettamente sistemati nonostante il venticello, e due occhi azzurri
che
riflettevano agni più bella sfaccettatura del mare. Rimase
imbambolato a
guardarlo e non si accorse di essere il solo.
- Allora, anche tu sei interessato
alle lezioni? – Chiese
cortesemente il ragazzo, puntando le sue iridi marine negli occhioni
del moro.
- Ah… Ehm…
Io so andare in barca grazie. – Rispose
tentennante.
- Allora sali dai, volevo fare un
giro nei paraggi di
prova per vedere se questa vela è da cambiare. –
Lo invitò cordiale.
- No, grazie…
Io… Sono anni che non vado in barca a vela
e va bene così. Inoltre attacco a lavorare fra trentacinque
minuti. – Gli
rispose.
- Oh, beh okay. Allora ci si vede.
– Disse smollando la
corda dall’ormeggio e iniziando a navigare. Blaine si
sentì uno stupido a non
aver accettato ma erano cinque anni che lui non toccava più
una barca a vela,
perché con suo fratello se n’era andata anche
tutta l’emozione che gli dava
quello sport, inoltre doveva andare davvero a lavoro. Così,
con una sensazione
strana nello stomaco si avviò a lavoro.
- Sei pensieroso Schizzo
– Gli disse Cooper preoccupato.
- Va tutto bene. –
Rispose poco sicuro.
- Avanti! Sono tuo fratello
l’ho capito che quella è la
tua faccia da “sono un povero cucciolo abbandonato con un
groviglio di pensieri
terribili, vi prego sgarbugliatemeli”! – Quelle
parole lo fecero ridere
sonoramente.
- No, davvero Coop non
è nulla, mi ha solo invitato in
barca un ragazzo e io gli ho detto di no, ma la cosa mi ha lasciato una
strana
sensazione. – Spiegò al fratello.
- Chi ti ha lasciato le farfalle
nello stomaco? Il
ragazzo o la barca? –
- Entrambi credo… -
Rispose corrucciato.
- Blaine, vai la fuori domani e
sali in barca con quel
ragazzo. – Gli disse serio. – Datti una maledetta
possibilità di essere felice!
–
- Sono felice, tu sei qui.
– Rispose sorridendo.
- Si certo, e io nel frattempo
sono diventato una donna!
Andiamo fratellino dovrai rifarti una vita prima o poi… -
- Allora sei diventato un
mollaccione, la lanciamo questa
palla? – Chiese Blaine scattando in piedi.
- Blaine… - Lo
ammonì il maggiore.
- Cooper sto aspettando il tuo
lancio! – Gli urlò con un
falso sorriso. Con un sospiro sconsolato il fratello si
preparò al tiro,
pregando con tutto sé stesso che questo ragazzo rapisse il
cuore di Blaine.
Blaine non sapeva come si fosse
fatto convincere da Finn
e Rachel ad andare alla loro festa per il loro anniversario nel pub in
città,
sta di fatto che ora si trovava, con una birra in mano, ad assistere
alla
distruzione del karaoke da parte di quei due un po’ alticci.
Quando Rachel
scese dal palco, cercò di trascinarlo verso qualche uomo, ma
a lui sembravano
tutti viscidi e alticci, così lasciò la ragazza
al suo compagno e fece per
uscire, quando si scontrò con un paio di ragazzi che erano
in squadra di
football con lui al liceo.
- Hey Anderson! Come stai?
– Chiese uno di loro. Con un
finto sorriso il moro si girò a salutarli e a chiedergli le
solite cose di
circostanza.
- Allora Anderson, hai
già riportato in vita tuo fratello
o il voodoo non funziona? – Chiese sbeffeggiandolo uno dei
due. Blaine perse il
controllo e lo attaccò al muro.
- Hey, hey lascialo, non ne vale
la pena mettersi nei
guai per un coglione! – Lo trattenne Finn.
- Hai ragione, scusa Carl.
– Disse al ragazzo
strattonato. – Allora. lavori ancora per quella
multinazionale? Ho sentito che
ci sono stati problemi… –
- Si, certo, hanno effettuato
molti tagli, ma hanno
deciso di tenermi. – Rispose borioso.
- Bene, quindi hai tenuto tutti i
privilegi immagino, no?
Assicurazione sanitaria e dentistica completa, auto aziendale, etc no?
– Chiese
fintamente interessato.
- Ovviamente! – Rispose
l’altro.
- Bene. – Fu
l’unica cosa che disse Blaine prima di
colpirlo con un pugno in pieno volto, mandandolo al tappeto. Del resto,
l’unico
hobby che gli era rimasto era la boxe.
Uscì velocemente dal
locale per prendere una boccata
d’aria, così s’incamminò al
molo.
- Ci rivediamo. – Una
voce angelica lo destò dai propri
pensieri.
- Ciao. – Rispose al
ragazzo.
- Bella scazzottata dentro, fai
boxe? – Chiese il biondo.
- A volte, lo faccio come hobby.
– Rispose con
naturalezza. Si fermò a studiare quel meraviglioso ragazzo
che, sotto la luce
della luna riflessa dalle acque, sembrava davvero un angelo.
– Non ti ho mai
visto qui. – Disse curioso.
- Sono venuto qui da poco, sto
raccimolando con le
lezioni di vela gli ultimi soldi per partire e fare il giro del mondo
in barca
a vela. – Gli spiegò con aria sognante.
- Beh, in bocca al lupo allora. Ci
si vede. – Lo salutò
prima di andare a casa. Doveva allontanarsi da quel ragazzo, era una
tentazione
continua, ma allo stesso tempo dentro di sé una vocina gli
urlava “resta!”.
Scosse la testa e proseguì verso la sua dimora.
Quella notte non prese il sonnifero e non si infilò subito a dormire, ma dopo cinque lunghi anni, finalmente si rimise a disegnare degli adattamenti che avrebbero reso la barca del ragazzo dagli occhi del mare più stabile. Forse un giorno avrebbe anche avuto il coraggio di mostrarglieli.
Angolo di Shady:Eccoci alla fine di questo capitolo. Cosa ne pensate? sta diventando accettabile la storia?
Grazie alle due persone che seguono la mia FF! Spero di aggiornare il più presto possibile.
Al prossimo capitolo!