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Autore: Heart_ShapedBox    11/07/2013    1 recensioni
Cosa può succedere quando, per caso, ci si trova ad una festa di compleanno di cui si conosce soltanto la festeggiata? Fu così che iniziò l'avventura di Sara. Qualcuno di voi, cari lettori, si aspetterebbe che in questa storia i due protagonisti, un ragazzo ed un ragazza, si incontrino ad una festa e si innamorino entrambi al primo sguardo. In effetti no, questa è un'avventura diversa dalle altre, dove non tutto va come dovrebbe andare ma, invece, il tempo se la prende comoda e Cupido decide di aspettare a scoccare la seconda freccia...
*CARI LETTORI, non spaventatevi se troverete tanti capitoli da leggere, sono molto corti e potrete sempre leggere il tutto con calma, quando ne avrete voglia, io non ho nessuna fretta e non darò mai e poi mai degli obblighi a chi legge; ma vi prego di non rinunciare a dare un occhiata alle storie, soltanto perché hanno un "tot. numero di capitoli", perché, a parer mio, è una stupidaggine. Siete daccordo? :)*
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 11 – Kit Kat
 
<< Sara, svegliati! Dai, Sary, muoviti! Devo andare in gita! >>.
Un “qualcosa” mi stava brutalmente scuotendo a destra e a sinistra, così aprii gli occhi e vidi una piccola figura smagrita, dagli occhi marroni ed i capelli castani sparati all’insù, che urlava con la sua vocina stridula nel tentativo di svegliarmi. Non a caso si trattava del mio fratellino che, con i suoi modi “gentili”, finì per buttarmi giù dal letto e farmi battere una testata tremenda.
<< Cavolo, ma si può sapere cos’hai contro di me!? >>.
<< Devo andare in gita tra mezz’ora! >>.
<< Capirai, mica sono così lenta! Aspetta.. e che centro io con te? >>.
<< Mamma ha detto che stamattina accompagnava anche te e Greta >>.
Buttai via le coperte e scesi le scale di volata, arrivando in cucina da mia madre:
<< Perché non posso andare a piedi con la mia migliore amica e svegliarmi ad un’ora decente? >> chiesi arrabbiata.
<< Perché ho già fissato con la mamma di Greta che vi avrei portate io, dato che dovevo comunque accompagnare tuo fratello a scuola. Inoltre pensavo di farti un piacere: lì fuori si congela! >> rispose con aria innocente << Ah, e buongiorno >>.
<< Buongiorno >> ribattei secca.
Presi al volo un pezzetto di crostata all’albicocca per poi tornare subito in camera, pensando a come e a quando avrei potuto raccontare alla mia amica della sera precedente. Accesi il cellulare e, mentre mi vestivo, sentii un “bip bip” provenire dall’apparecchio, un messaggio da Alessandro, delle 7.07: “Sono vivoo! ;)”.
Risi, e le mie guance si colorarono leggermente di rosso.
Poco dopo mi trovavo in macchina con Greta e, insieme, riuscimmo a convincere mia madre a farci scendere 50 metri dalla scuola – il che è tanto, ve lo assicuro – perché io potessi raccontarle i fatti accaduti:
<< Allora, cos’è successo di tanto importante? >> domandò curiosa la mia amica.
<< In breve o devo comunicarti anche tutti i dettagli? >>.
<< Come vuoi tu >> rispose lei sorridendo.
<< Dunque, domenica ero al mercato con Livia ed abbiamo incontrato Alessia che, come sempre, si è comportata da stronza e mi ha dato, però, il numero di cellulare del Ricci >> spiegai, aspettandomi un commento di Greta.
<< Mhm, che sarebbe stata stronza potevo immaginarlo ma per quanto riguarda il numero.. glielo hai mandato almeno un messaggio, vero? >>.
<< Si, ieri sera, dopo averci parlato su facebook >> ammisi; ero sorpresa persino io di ciò che ero riuscita a fare e, infatti, la mia migliore amica strabuzzò gli occhi.
<< E hai fatto tutto questo da sola? >> quasi gridò, incredula.
<< Esatto. Ma non è stato tanto difficile perché anche lui.. >> la frase mi si troncò a metà, quando lo vidi avvicinarsi all’istituto, dalla parte opposta del marciapiede.
Dovete sapere che davanti alla nostra scuola, ed in tutta la via, c’è soltanto un punto in cui si può attraversare sulle strisce pedonali (senza essere investiti, ovvio) e quelle si trovavano precisamente alla stessa distanza tra me e Greta con il gruppo di Alessandro. Guardai la strada, ma le macchine passavano continuamente e in velocità, non c’era modo di attraversare prima delle strisce.
<< Mannaggia alla gondola >> sussurrai. Greta mi sentì ugualmente:
<< Che cosa c’è? >> poi si accorse del gruppo davanti a noi e continuò << Ahn.. perché non lo saluti? >>.
<< Ma sei matta? Ci sono tutti i suoi amici intorno! >>.
<< Fregatene, cosa ti possono dire di male? >>.
<< Quello che hanno urlato la scorsa volta? >> la mia era più un affermazione che una domanda, ma lei rispose ugualmente:
<< Non sono così cattivi dai, ormai un po’ li conosco >>.
Mi ritrovai accanto ad Alessandro non appena ci ebbero raggiunte, ma non riuscii a mormorare niente, anzi, tenni la testa bassa e cercai di non guardarlo in viso.
– Perché sono così stupida? Perché non lo saluto e la faccio finita con questa storia del vergognarsi? – pensai, mentre attraversavamo la strada. Poi, però, fummo dall’altra parte ed i gruppi si divisero senza che io potessi più dire niente. Una volta lontane, Greta mi spinse a fare un giro intorno all’edificio per rimproverarmi:
<< Era accanto a te! Mi sono trattenuta dal non darti una spinta per farti andare addosso a lui, insomma, credevo che almeno un “ciao” glielo avresti detto! >>.
<< Mi dispiace Gre’, non ce l’ho fatta.. per di più mi sentivo bordeaux >> ed era vero.
<< Beh, in compenso anche lui lo era >> mi voltai stupita verso di lei.
<< Che cosa hai detto? >> per poco la bocca non mi si aprì per la sorpresa.
<< Ho detto che anche lui era rosso >> sorrise e mi fece l’occhiolino.
<< O. My. Gosh >>. Non credevo alle mie orecchie.
<< Ci vediamo a ricreazione, devi finire di raccontarmi i dettagli >> disse, mentre si allontanava per entrare ed il suono della campanella riempiva l’aria.
<< Sicuro >> le gridai dietro. Dopodiché, mi avviai per la mia aula e, quando fui nuovamente dentro, tutti i miei compagni (maschi compresi) mi si avventarono contro, pretendendo di sapere qualunque cosa fosse successa dopo che Alessandro aveva saputo il mio vero nome. Purtroppo durante il sabato, a scuola, non abbiamo mai troppo tempo per parlare fra di noi, perciò spiegai loro brevemente cos’era accaduto all’uscita di venerdì con i ragazzi della 1°B.
Qualche minuto dopo la professoressa di matematica entrò in aula ed iniziò col farci fare il ripasso di insiemistica e relazioni, successivamente passò a scienze e parlammo delle stelle, dell’universo e delle 3 leggi di Giovanni Keplero.
Trascorsero così due ore e, finalmente, suonò la ricreazione. Uscii immediatamente dalla classe e mi diressi dalla parte opposta del corridoio, verso la 1°B, per incontrare la mia migliore amica e finire il racconto. Purtroppo, però, non passai inosservata: in seguito al fatto che Alessandro, Leonardo ed Alessia erano entrati nella mia aula, scoprendo chi ero, ormai tutti mi “conoscevano”. Perciò qualcuno mi avvistò non appena fui abbastanza vicina e non era Greta, ne quella vipera di Alessia: era Laura.
<< Ricci c’è Sara! E’ arrivata Sara, vieni fuori! >> urlò, nel tentativo di far uscire nel corridoio l’ex. Poi, come se fossimo amiche da una vita, Laura mi venne incontro ed iniziò a farmi domande su Alessandro, su come ci fossimo conosciuti, quali erano i motivi per cui mi piaceva, giungendo persino a quale ragione mi avesse spinto a scrivere una lettera e presentarmi in un modo così all’antica. A quel punto non riuscii più a trattenermi e scoppiai, in un’unica frase, forse, detta un po’ troppo ad alta voce:
<< Non sono stata io a scrivere quella lettera! >>.
<< Si, certo che non sei stata tu >> rise allegramente l’ex di Ale.
Un gruppetto di persone della 1°B cominciava a radunarsi intorno a noi, interessata dai nostri discorsi.
<< Io non ho scritto niente! >> ero sconvolta; la situazione mi stava lentamente sfuggendo di mano e, in preda alla rabbia, rischiavo di mandare all’aria la reputazione di “ragazza normale” per trasformarmi in “ragazza isterica”. Ma se avessi detto il nome della vera autrice di quella dichiarazione, forse, mi avrebbe lasciata in pace e, con lei, la folla uditoria << E’ stata.. >>.
Non feci in tempo a pronunciare quelle maledette 7 lettere che, Alessia, ci raggiunse prendendomi sotto braccio e gridando:
<< Ehi Sara! Come va la vita? Non starai mica parlando di Alessandro un’altra volta? Ultimamente sai parlare soltanto di quel ragazzo, datti un po’ di pace! >>.
Liberai il braccio dalla sua presa e la fulminai con uno sguardo omicida. Fu allora che arrivarono anche Greta e.. Alessandro. La vipera non si accorse di niente e continuò:
<< Guarda: il tuo ragazzo mi ha dato un kit kat. Lo vuoi anche tu? Oh, ma che domande faccio, certo che lo vuoi! Ricci, vieni qui che Sara vuole un kit kat! >>.
Si voltò con l’intenzione di entrare nell’aula e trascinare il compagno fuori ma, con sua grande sorpresa, lo trovò già lì, alle sue spalle. Alessia fece un salto indietro per lo spavento e avrebbe finito per pestarmi un piede, se non mi fossi scostata in tempo.
Alessandro sembrò non far caso a lei e, porgendomi una barretta, chiese:
<< Lo vuoi? >>.
Non sorrise, non mi guardò male, ma sbarrò gli occhi azzurri e arrossì leggermente. Pensai al perché avesse aperto gli occhi in quel modo, aveva forse visto uno scoiattolo che mi ballava in testa? Per sicurezza mi voltai verso Greta, aspettando che mi facesse un segno indicando cos’avevo di strano. Nulla. Poi mi ricordai che dovevo ancora rispondere alla domanda e dissi un frettoloso “no, grazie, ho già mangiato”. Ad essere sincera, in quel momento, avevo una fame pazzesca, ma non acconsentii perché altrimenti avrei dato ragione ad Alessia, oppure no? Dovevo fermare Alessandro e prendere quel kit kat? Avrei fatto bene? La mia nemica se ne sarebbe approfittata? Cavolo, non capivo più niente. Non riuscivo a pensare!
Il Ricci fece retrofronte qualche secondo dopo, lanciando un’occhiataccia ad Alessia; Greta mi fece voltare di lato e, mentre mi riaccompagnava in classe, disse che avremmo parlato al ritorno da scuola. Raggiungemmo l’aula e salutai la mia migliore amica.
L’ora successiva fu noiosa e soporifera, finché non sentii il cellulare vibrare:
Greta#kissyou
- lezione di educazione fisica annullata.
- la nostra professoressa si è ammalata.
  
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