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Autore: DearDiary    11/07/2013    2 recensioni
Damon ha perduto la parte migliore di lui.
Elena si limita ad esistere.
Katherine per la prima volta non ha un piano.
Stefan lascia impronte insanguinate dietro di sé.
[ambientata nella terza stagione]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Katherine Pierce, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUATTRO

“Echo”
(Stefan)


Stefan”
E' talmente dolce quel richiamo, così piacevole e confortante dopo tanto dolore,
che per un lungo momento scegli di assecondare quell'illusione.
Perchè di illusione si tratta.
Sperare che sia reale sarebbe da sciocchi e, in ogni caso, non ti è più consentito.
L'unico modo per non impazzire non è sperare, ma illudersi.
E' solo un sogno.Un bellissimo sogno.
Quella voce è solo nella tua testa. Non può essere lì.
LEI non può essere lì.
“Stefan...”
Non più un semplice richiamo adessso, ma una supplica.
Senti la sua sofferenza e la rendi tua.
La sua delusione diventa l'arma con cui procurarsi altro dolore.
Il sogno si fa incubo.
L'illusione diventa più dura della realtà.
Non vuoi che lei ti veda così, nemmeno nei tuoi incubi deve accadere.

Stefan!”
Non è più la sua voce dolce e rassicurante a chiamarti, adesso.
Apri gli occhi e ti trovi a fissare quelli di qualcun'altro.
Klaus non è un'illusione. E' lì di fronte a te e appare divertito dalle tue condizione pietose.
I cadaveri delle due donne che hai appena dissanguato sono lì ai suoi piedi.
I loro occhi vitrei e senza vita sembrano perforarti l'anima.

Guardami!”
L'ordine di Klaus non ammette repliche e tu, troppo debole per lottare, obbedisci.

Dimmi la verità. Lei è ancora viva, non è vero?”
E' un attimo. La sua voce è seria, le sue pupille si dilatano giusto per un momento,
abbastanza per farti desiderare di morire in quel preciso istante.
Vuoi mentire, come hai sempre fatto per proteggere lei, ma stavolta non ce la fai.
La tua mente è in mano sua adesso. Ti ha soggiogato e non puoi ribellarti.

... Si.”
Quell'unica sillaba, suona tanto come una condanna a morte per la ragazza che ami.
Quell'unica confessione, suona tanto come una condanna a morte anche per te.
Una morte che implori, ma che sai non ti raggiungerà.



“Per favore, Damon. Ti prego!”
“Non obbligarmi ad usare le maniere forti. Torna a casa!”

Damon ed Elena stavano litigando da circa un quarto d'ora. Erano state le loro voci concitate a ridestarmi. Non era stato necessario aprire gli occhi per capire dove mi trovassi. Riconoscevo l'odore di umido e muffa della cantina di casa mia.
Fastidioso, nauseante, eppure in quel momento mi sembrava la fragranza più buona al mondo. Allo stesso modo, le urla di mio fratello e di Elena, le loro voci che si accavallavano le une sulle altre lasciandomi comprendere solo stralci di frasi, erano il suono più rilassante e confortante che avessi udito in quegl'ultimi mesi.
Non più urla di ragazze innocenti che scappavano terrorizzate da me. No... solo mio fratello e Elena che litigavano. Una ormai dimenticata sensazione di familiarità e sicurezza mi scaldò l'anima.
Ero a casa.
La mia stanza era ad una manciata di metri sopra di me. Il mio letto era lassù ad aspettarmi, i miei diari, tutta la mia vita... mentre io ero bloccato in quella cella umida e buia, con la gola già riarsa dalla sete. E nemmeno ero certo che avrei mai avuto la forza necessaria per uscire.

“Pechè non lo posso vedere? Perchè?”

La voce di Elena si era incrinata dietro un singhiozzo mal celato. Mi parve quasi di vedere il suo volto rigato da qualche solitaria lacrima che lei molto tenacemente tentava di controllare. Mi sembrò persino di sentire l'odore di quelle lacrime, percepire il loro retrogusto salato. Poi, senza volere, la mia attenzione si focalizzò su qualcos'altro. Un cuore che batteva impazzito. Il suo.
Il sangue che scorreva caldo e veloce nel suo esile e fragile corpo. La belva che viveva dentro di me si ridestò in un attimo.
Con uno scatto ero già davanti alla porta della cella dove Damon mi aveva rinchiuso, pronto a scardinarla se necessario. Per quanto mi potessi ribellare, ero impotente contro l'altro me. Contro il suo desiderio di uccidere e dilaniare, contro la sua brama di sangue. A lui non importava che la vittima designata fosse Elena. Lui nemmeno sapeva chi fosse Elena.
Non l'aveva mai sfiorata, o baciata. Non si era mai risvegliato trovando il suo viso tanto vicino da sentire il sapore del suo respiro. Non aveva mai riso con lei, non si era mai sentito umano grazie a lei. Lui non aveva mai saputo cosa significasse amare qualcuno così tanto.
Lui sapeva solo che il suo sangue era quanto di più dolce avesse mai sentito...

No!

Non so con quale forza, con che briciolo di volontà ci riuscii, ma mi trovai con la schiena premuta contro la parete opposta alla porta. E lì rimasi, schiacciato contro quel muro freddo e ruvido.
Scivolai fino a terra e lottai contro il mostro che albergava dentro di me. Lo sentivo dibattersi e provare a prendere il sopravvento sulla mia coscienza, ma in qualche modo riuscii ad impedirglielo.
Mi rannicchiai, apparendo esattamente come un animale spaventato, e mi presi la testa fra le mani. Urlai dentro di me. Gli intimai di tacere, di rinunciare perchè non l'avrei mai fatto vincere... almeno finchè Elena fosse stata nelle vicinanze. Lui non bramava solo il suo sangue. Aveva ricevuto altri ordini ben precisi da Klaus e ora desiderava solo ubbidire.
Dei passi che scendevano verso la cantina mi distrassero dalla lotta, e per qualche ragione, il mostro si placò.
Il volto di Damon comparve oltre le inferriate della porta. Mesi che non scorgevo un volti familiare, eppure non lo guardai per più di due secondi. Provavo una gran vergogna verso me stesso. Odiavo che lui mi vedesse in quelle condizioni.
Non vidi pietà nei suoi occhi però... Ecco una delle poche cose che apprezzavo di mio fratello. Lui difficilmente s'impietosiva e ti guardava come fossi qualcosa di irrecuperabile. 
“Se n'è andata.” esordì, tranquillo e pacato come se stesse parlando del tempo. Come se non fosse cambiato nulla in quegli ultimi mesi di lontananza. “Dio, è insopportabile quando si mette in testa qualcosa!”
Benchè il momento fosse tra i più sbagliati, l'ombra di un sorriso si delineò sulle mie labbra.
Oh, Damon non poteva nemmeno immaginare quanto Elena potesse essere testarda a volte...
“Ti ho portato una cosa.” continuò Damon “Non è ciò che tanto brami, ma ti sarà di grande aiuto, te l'assicuro.”
La serratura del lucchetto scattò e io ebbi di nuovo paura di me stesso. Mi spinsi ancora di più contro quel maledetto muro, desiderando quasi venirne inghiottito, e le mie dita si conficcarono sul legno vecchio e consunto del pavimento.
“Damon...” lo misi subito in guardia nel momento in cui lo vidi entrare.
Il fatto che si fosse chiuso la porta alle sue spalle non avrebbe fermato l'altro me, lui avrebbe fatto di tutto per evadere, e ci sarebbe riuscito, avrebbe anche fatto del male a Damon... lo sapevo fin troppo bene. Però adesso non percepivo la sua presenza. Elena era andata via... e lui si era tranquillizzato.
“Oh, ma allora sai ancora parlare! Davvero notevole!”
Damon si sedette per terra al mio fianco, tra le mani reggeva ciò che lui considerava la cura ad ogni male, la soluzione ad ogni problema, anche il più insormontabile.
“Bourbon. Una delle annate migliori.” esclamò orgoglioso e soddisfatto, brandendo la bottiglia scura come fosse stato un trofeo. “Volevo aprirla per un'occasione speciale, qualcosa di più emozionante di te che ti autocompatisci dentro questa cantina... di nuovo. Magari per il giorno in cui avresti cambiato taglio di capelli, ma pazienza. Mi accontenterò.”
Lo guardai un po' risentito da quel suo solito atteggiamento superficiale. Sapeva bene quanto grave fosse la situazione in cui tutti ci trovavamo, eppure non mostrava la minima preoccupazione. Però non dissi nulla. Perchè per quanto opposti fossimo, per quanto ci trovassimo sempre in disaccordo su tutto, io conoscevo Damon. E vedevo il sollievo trasparire dai suoi occhi, così come sapevo cogliere il significato dietro quel gesto del voler bere con me.
Non ero io il suo compagno di bevute, non era con me che lui soleva divertirsi o distrarsi... se ora lo stava facendo era soltanto perchè voleva darmi il bentornato a casa. Damon era felice che io fossi di nuovo lì, che stessi più o meno bene e fossi vivo, sebbene in condizioni disastrate. Non lo avrebbe mai ammesso, ma nemmeno ce n'era il bisogno.
Attesi che aprisse la bottiglia. Contrariamente a quanto mi aspettavo, il primo sorso fu suo. Trattenni a stento la più infantile delle proteste davanti alla sua supremazia di fratello maggiore e un altro inaspettato sorriso si fece largo sul mio volto. Possibile che avessi sentito così tanto la mancanza di Damon? … solo ora me ne rendevo davvero conto. Non che con Klaus avessi trovato molto tempo per lasciarmi andare alla nostalgia di casa., comunque...
Afferrai la bottiglia e bevvi avidamente. Il sapore forte dell'alcol mi bruciò la gola, placando leggermente il desiderio di sangue. Sospirai sollevato quando ripassai la bottiglia a mio fratello.
“Hai un aspetto orribile.” mi fece notare. Forse per la prima volta, accolsi quel suo tentativo di sdrammatizzare.
“Beh, io sono stato in balia del vampiro più antico e forte al mondo per mesi. Tu che scusa hai invece?”
Damon sbuffò, nascondendo malamente un lieve sorriso. “Ho badato alla tua ragazza. E credimi, badare a Klaus sarebbe stato più semplice.”
Elena. Ogni mio pensiero si catalizzò su di lei facendomi dimenticare tutto il resto. Morivo dalla voglia di vederla, di parlarle, di chiederle perdono per ciò che avevo fatto la notte prima... Il ricordo di ciò che era accaduto, ne ero certo, mi avrebbe perseguitato per sempre. Volevo vederla, però non volevo rischiare di farle del male. Non dovevo incontrarla... non dopo che Klaus mi aveva obbligato ad assencondare quella sua atroce richiesta.
Damon doveva aver intuito i miei pensieri. Mi stava fissando, stavolta seriamente, si concesse qualche istante per bere ancora prima di parlare. “E' come immagino che sia?” domandò. “Klaus ti ha soggiogato a fare del male ad Elena?”
Una bizzarra sensazione di nausea mi prese lo stomaco. Assurdo... un vampiro con la nausea non si era davvero mai sentito. Una rabbia cieca m'invase, tutta quella che provavo per Klaus e che per tutti quei mesi avevo trattenuto dentro di me fino a permetterle di consumarmi. Le mie mani presero a tremare, strinsi i pugni fino a sentire le unghie incidere la pelle.
“Mi ha detto di venire qui e ucciderla... non appena l'avessi vista.” ammisi infine, sentendomi di colpo più leggero, come liberatomi di un peso che non ero più in grado di reggere da solo. “Ci ho provato a combatterlo, Damon. Ci ho provato davvero, ma... “
“Finiscila!” mi fermò subito. “Giuro che se provi a dire E' tutta colpa mia... “ non concluse quella minaccia. La lasciò in sospeso, rendendola persino più temibile. “Sei stato soggiogato, Stefan. Nessuno può fronteggiare una cosa simile. Avresti potuto farlo solo se avessi avuto della verbena addosso, ma come potevi prevedere quello che sarebbe accaduto ?”
Damon sembrava arrabbiato e davvero non seppi spiegarmi il motivo. Non avevo l'impressione che la sua rabbia fosse indirizzata unicamente a me o a Klaus. “Sappiamo perfettamente entrambi perchè ti sei trovato in quella situazione.” continuò, stringendo la bottiglia di bourbon così forte che per un momento temetti sarebbe andata in mille pezzi fra le sue dita. “... Sappiamo bene per quale motivo ti sei trovato a diventare il cagnolino di Klaus, quindi non prenderti tutti i meriti, fratellino!”
Si attaccò di nuovo alla bottiglia, stavolta con nervosismo, evitando anche di guardarmi. Ciò che non trovò la forza di dire, io lo sentii comunque. Mi parve di udire la sua voce mentre si accusava di essere stato un dannatissimo idiota ad essersi fatto mordere da Tyler, ad aver rischiato di morire per il maledetto morso di un licantropo e aver quindi obbligato me ad implorare l'aiuto di Klaus.
Damon si sentiva in colpa...
La consapevolezza di ciò mi colse del tutto impreparato, tramortendomi. Ero sul punto di negare tutto, di dirgli che ero sicuro che lui avrebbe fatto lo stesso per me, che non era certo colpa sua se era stato morso da un licantropo. Pero, alla fine, decisi di non dire nulla, perchè sapevo che quelle parole l'vrebbero solamente fatto innervosire ancora di più.
E poi, c'era anche un'altra cosa... Quando mi chiamava “fratellino” sapevo che lui non era davvero arrabbiato. Era una cosa sciocca forse, ma quando si rivolgeva a me così, sapevo che tutto era perdonato. Damon aveva compreso il mio gesto di vendermi a Klaus per salvarlo. Probabilmente mi aveva odiato per tutti quei mesi di assenza, ma ora non gli importava più.

Sempre a fare l'eroe... Ero certo che lo stesse pensando.

Feci un cenno verso la bottiglia fra le sue mani. “Hai intenzione di berlo tutto da solo?” .
Damon accennò un sorrisetto nervoso e mi passò il suo prezioso bourbon. Bevvi quel che ne rimaneva per poi abbandonare la bottiglia vuota a terra.
“Non è sicuro che io rimanga qui, lo sai vero?” gli feci notare.
“Quando mai vivere a Mystic Falls è stato sicuro?”
“Damon perfavore, puoi essere serio solo per un attimo!?”
“No!” esclamò lui, voltandosi di colpo verso di me. I suoi occhi glaciali mi fissavano severi. “So già quale piano idiota stai per rifilarmi. Tu e il tuo maledetto vittimismo, Stefan... Non tornerai da quello psicopatico, fine della storia.”
Ora sì che era davvero arrabbiato. Mi aveva chiamato per nome.
“E cosa pensi di fare? Di tenermi per sempre qui dentro per evitare che io veda Elena e la uccida?”
Dio... pronunciare quelle parole mi fece rabbrividire.
“Forse... si tratterebbe di aspettare solo qualche decennio, in fondo. La vita umana è breve, lo sai.”
L'avrei preso volentieri a pugni se solo ne avessi avuta la forza. Tentare di farlo ragionare era inutile, lo conoscevo fin troppo bene. Nemmeno io volevo tornare da Klaus, avrei preferito morire piuttosto, ma non volevo assolutamente far correre pericoli ad Elena... e la mia presenza lì era un enorme pericolo per lei.
“Ti benderemo.” disse Damon ad un certo punto, facendomi corrucciare dalla confusione.
“Scusa?”
“Hai detto che Klaus ti ha soggiogato ad ucciderla SE l'avessi vista. Ti basterà non guardarla e il gioco è fatto.”
La sua tolleranza all'alcol doveva essersi indebolita parecchio se già vaneggiava dopo solo mezza bottiglia di bourbon. Il suo discorso però, per quanto assurdo, poteva avere un senso. Ma era comunque troppo rischioso... non me la sentivo.
“Non sono solo io il problema. Klaus verrà qui se non torno da lui. E a quel punto sarà lui ad uccidere Elena... e credo che ucciderebbe volentieri anche te.”
Damon rise. Una risata dapprima contenuta, poi sempre più intensa. “Che venga allora! Regalerò ad Elena un soggiorno di tre mesi alle Hawaii così sarà al sicuro. Magari lo regalo anche a Katherine così la terrà d'occhio … o si farà sbranare da qualche squalo, con un po' di fortuna. Oppure finirà col rotolarsi sulla sabbia bianca con qualche surfista del posto.”
Mi passai le mani sul viso e poi fra i capelli, esasperato dalla totale mancanza di serietà di mio fratello.
“Devo ricordarti che Katherine è scappata da Klaus per secoli? Credi che spedire Elena alle Hawaii o in qualsiasi altro posto possa servire a qualcosa? Lui la troverà!... “
“Il problema è un altro!” fece Damon, un lampo di improvvisa serietà nel suo sguardo “Lui andrà a cercare Elena in ogni caso, sia che tu tornerai da lui o rimarrai qui. Elena è in pericolo comunque. Se tu sarai qui potremo collaborare e tirare fuori qualcosa di buono... forse. Se invece andrai da lui, sicuramente combinerò uno dei miei casini! E sai benissimo che sarà così!”
Lo fissai impressionato, chiedendomi per un istante se non mi stessi sognando tutto. “Da quando sei così maturo e autocritico?”
“Da quando mi sono trovato un fratello nelle mani di uno psicopatico, una ragazzina umana piagnucolosa e depressa fra i piedi, e la sua copia vampiresca appollaiata come un dannato gufo nel mio giardino a fare stalking!”
“Ehi, il pennuto del gruppo sei tu, non io!”
La voce di Katherine giunse inaspettata, portandoci a volgere la nostra attenzione a lei che si trovava esattamente oltre la porta. Mise in mostra il suo consueto sorrisino malizioso e straffottente e poi entrò con una tranquillità spiazzante. Senza dire una parola mi lanciò una sacca color pelle che per qualche miracolo riuscii ad afferrare al volo.
“La colazione.” mi disse, incrociando le braccia sul petto e studiando con aria schifata le condizioni della cella ove ero rinchiuso.
Aprii la borsa e trovai una bottiglietta di plastica piena di sangue. Immaginai anche senza chiedere da dove provenisse. Di certo nessuno era morto per quella... o meglio, nessuno umano. Oltre alla bottiglia vi erano anche un paio di sacche dell'ospedale.
“Ho pensato che tornare così di colpo al sangue di coniglio sarebbe stato peggio. Almeno così puoi dosarlo un po' con quello umano.”
Sia io che Damon non le risparmiammo un'occhiata titubante. Da quando Katherine era così premurosa? La farsa non durò molto a lungo.
“Oh, va bene!” sbuffò “E' stata una trovata di Elena.”
Osservai nuovamente la borsa, facendo più attenzione e mi accorsi solo in quel momento che apparteneva ad Elena. L'avevo vista appesa nella sua stanza e, qualche volta, anche addosso a lei...
Mi venne naturale sorridere e far caso alla fragranza che impregnava quell'oggetto. Era quella di Elena... Mi si strinse il cuore solo nell'immaginarmi il suo viso che bramavo di rivedere anche più del sangue, ma che ora più che mai mi era negato.
“Il piano delle Hawaii comunque mi piace un sacco, Damon!” esclamò Katherine, probabilmente immaginandosi già laggiù circondata da umani soggiogati a servirla e riverirla come una regina. “Elena non mi darà alcun fastidio. Resterà chiusa nella camera d'albergo a frignare tutto il giorno, già lo so.”
Era sorprendente il modo in cui Katherine aveva accettato quel ruolo. Tenere d'occhio Elena... glielo avevo chiesto solo perchè spinto dalla più totale disperazione. Ero solo, in mano nemica e Katherine era stata l'unica persona che conoscevo con cui ero entrato in contatto. L'unica a cui potevo appellarmi e osare fidarmi. Una buova parte di me aveva creduto che quella promessa che mi aveva fatto fosse solo l'ennesima bugia, invece lei la stava mantenendo. Non mi sarei mai aspettato nulla di simile e ne ero piacevolmente sorpreso.
“Grazie, Katherine.” Non era solo per avermi portato la colazione, ma per essere ancora lì a proteggere qualcuno che detestava solo per fare un favore a me. Forse aveva il suo tornaconto personale, ma al momento non m'interessava saperlo.
Davanti a quel ringraziamento così improvviso, Katherine per un istante sembrò presa in contropiede. Si riprese piuttosto in fretta, in ogni caso. “Almeno uno dei due fratelli si spreca a ringraziarmi di tanto in tanto.” Lanciò uno sguardo torvo a Damon che non si scompose nemmeno.Se lui era ancora vivo, non era principalmente grazie a me, ma a lei che invece di svignarsela, era andata a portargli la cura.
“Ti manderò un mazzo di fuori.” le disse, seccato “Dei crisantemi vanno bene?”
“Oh si, li riciclerò per il tuo funerale. Sarebbe anche l'ora che ne avessi uno!
Li lasciai a battibeccare fra loro, senza ascoltarli per davvero. Puntai lo sguardo all'interno della borsa di Elena e una morsa dolorosa mi prese la bocca dello stomaco quando notai un foglietto spiegazzato sul fondo. Un messaggio di Elena... non avevo dubbi.
Il primo istinto fu quello di cacciare via sia Damon e Katherine e leggerlo, assaporando ogni sua parola, immaginando lei intenta a scriverlo... Feci un rapido calcolo mentale, adesso Elena doveva essere a scuola. Avendo come migliori amiche una vampira e una strega, oltre ad un amico licantropo, sapevo che era più al sicuro in quell'edificio che in qualsiasi altro posto, eppure quella sensazione di ansia ogni volta che lei era distante da me, non riusciva proprio a lasciarmi.
M'imposi di smetterla di pensarci. Ogni volta che lo facevo, sentivo l'altro me agitarsi...
“Io avrei un piano per uscire da questa situazione con Klaus.”
Sia io che Damon alzammo contemporaneamente lo sguardo su Katherine.
“Anche io ce l'ho!” ribattè Damon. “Regola numero uno: mai seguire i tuoi piani!”
Katherine soffocò una risata nervosa. “Sentiamo, genio. Illustraci prima il tuo!”
“Io non espongo i miei piani con te nelle vicinanze.”
Lei sbuffò esasperata “Tu non esponi i tuoi piani perchè non ne hai. E se ne hai, fanno schifo e sei il primo ad esserne consapevole.”
Mi dedicai ad una delle sacche di sangue, lasciando loro due a litigare. Non riuscivo a ragionare con la gola così riarsa e le energie ridotte al minimo. Feci una leggera smorfia disgustata quando il sangue raggiunse la mia lingua. Ero abituato a ben altro ormai. Quello, sapeva di vecchio... in ogni caso, m'imposi di accettarlo e farmelo piacere, perchè non avevo intenzione di nutrirmi di nessuno finchè fossi rimasto lì. O almeno, ci speravo...
“Vieni con me!” Damon si era alzato in piedi e aveva afferrato Katherine per un braccio. Lei si divincolò in fretta dalla sua presa, fissandolo piena d'irritazione.
“Scusaci fratellino, ma gli adulti devono discutere di cose serie e tu non sei nella tua forma migliore per esserci d'aiuto. Inoltre non ho intenzione di sentirti proporre piani che includano il tuo martirio, ergo... verrò ad aggiornarti.”
Avrei voluto fermarli, obbligarli a rendermi partecipe dei loro complotti, dei loro folli piani, dato che ero certo sarebbero stati folli, ma quando provai a protestare loro due erano già spariti oltre la porta. Mi trovai di nuovo solo in quella cantina buia e umida...
Immediatamente afferrai il biglietto che Elena aveva lasciato dentro la borsa, anche lui era impregnato del suo profumo. Inspirai a fondo prima di aprirlo.
Una sola frase spiccava sul bianco della carta.
Una frase che ferì brutalmente la bestia che dimorava al mio interno.

"Tu sei più forte."

Quel giorno, dopo mesi di sconfitte, vinsi io.

***
Non è successo granchè in questo capitolo, avevo solo una gran voglia di DEFAN (o Stemon, comunque lo si voglia chiamare). Volevo che Katherine illustrasse il suo piano geniale già ora, ma ho pensato che farlo dal punto di vista di Damon sul prossimo capitolo, sarà più divertente xD
Grazie mille ai lettori silenziosi, a chi mi segue e a chi recensisce :3

La canzone è "ECHO" di Jason Walker, presente anche in uno dei primi episodi della terza stagione di TVD (non ricordo quale T.T )

A presto,

DearDiary
   
 
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