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Autore: ladygleek86    11/07/2013    1 recensioni
Accadde tutto così in fretta e in modo così confusionale,da sembrare uno di quei sogni che dimentichi appena sveglia.C’era qualcosa là fuori,me ne ero accorta dall’odore di sangue che impregnava l’aria e rendeva difficile respirarla senza essere costretta a tenere a bada l’istinto che cercava di avere la meglio sulla parte razionale di me.
Fu allora,proprio allora, che per la prima volta incrociai quegli occhi.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Nuovo personaggio, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana, Puck/Quinn
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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   - Capitolo 5



“Allora? Come è andata la caccia?”

“Benissimo”, rispondemmo in coro.

Pur non essendo ancora il momento di tirare un sospiro di sollievo, per qualche assurdo motivo la fortuna era stata dalla mia parte. Nessuna traccia di Santana e, quindi, nessun tipo di problema: tutto era filato liscio come l’olio.

“Pronto, Puck?”

“Certo, fratello!”

I due, dopo averci salutate distrattamente, uscirono dal locale e si diressero a fare uno “spuntino”. Noah e Mark erano come fratelli, condividevano lo stesso rapporto che avevamo io e Quinn. Si erano anche conosciuti all’incirca allo stesso modo. Inutile dire che, dopo secoli passati assieme, ci sentivamo tutti come una vera e propria famiglia.



*



“Ehi, Q…”

“Si?” rispose lei, apprestandosi a prendere le ordinazioni dei clienti.

“Hai visto Kurt?”

“Veramente no! Ero convinta che sarebbe andato a ‘fare una passeggiata’ con gli altri”.

“Sì, anch’io…”

“Hanna, sostituiscimi un momento!” urlò alla ragazza bionda che puliva i tavoli.

Quando quella prese il suo posto, Quinn corse da me, dietro il bancone.

“Forse ha raggiunto gli altri nel bosco!” dissi, con una debole speranza.

“Chiamo Puck!” rispose secca, sfilando il telefono dalla tasca.

“Aspetta!”, la bloccai. “Li faremmo solo allarmare, prima proviamo a chiamarlo!”

“Ok.”

Compose velocemente il numero e riuscii a sentire distintamente il suono del cellulare che squillava. La chiamata si chiuse prima che qualcuno rispondesse. Quinn ed io ci guardammo in faccia, con la chiara espressione di chi temeva per la vita di qualcuno. Richiamammo, senza ottenere miglior risultato. La vampira bionda sgranò vistosamente gli occhi ed esclamò un sonoro “Cazzo!”.

“Ragazze, non ce la faccio da sola! Ho bisogno che una di voi due venga a darmi una mano…”

“Ci mancano solo gli umani”, borbottò l’altra tra sé e sé.

“E’ tutto ok?”

“Va tutto alla grande!” risposi tempestivamente, con il sorriso più convincente che potessi sfoderare.

“Adesso arrivo” disse Quinn, stralunando gli occhi.

Mi passai una mano sulla faccia e fissai lo sguardo sulla vampira, che imprecava silenziosamente. Non poteva essere successo qualcosa; non poteva e basta! Dopo che l’avevo salvata da morte certa, non riuscivo a credere che Santana potesse essere coinvolta in quella storia. No, lei probabilmente se ne stava tutta tranquilla, nascosta in qualche posto sicuro, a farsi i propri affari.

“Chiama Mark! Aiuto Hanna e torno.”

“Ok.”

Composi il numero e dopo soli tre squilli sentii il suono della sua voce.

“Tesoro, dimmi.”

“Kurt è lì con voi?”

Dalla mia voce era facilmente intuibile la preoccupazione che mi assaliva.

“Non è al locale?”

“Merda!”

“Arriviamo subito!”

Alzai gli occhi verso Quinn, che era dalla parte opposta della sala, e vidi la sua mascella serrarsi e la sua mano stringersi in un pugno, pronto a distruggere tutti i tavolini che la circondavano.



*



Quando finalmente gli altri ci raggiunsero, ci riunimmo tutti nel grande ufficio del locale. La tensione era alta e palpabile in tutta la stanza, avrei giurato di riuscirne a sentire anche l’odore. Ci guardavamo nervosamente, aspettando che qualcuno cominciasse a parlare, ma nemmeno Mark, questa volta, trovava le parole giuste per discutere della situazione. Tutti si ponevano domande silenziose ed erano sommersi da pensieri angoscianti.

“Se è stata quella troia, giuro che la ammazzo!” strillò Quinn, battendo il pugno contro il muro.

“E chi altro può essere stato?” rispose Puck, allargando le braccia.

“Credevo che non ci avrebbe dato più problemi…”

Appena terminai la frase, mi resi conto di essermi fatta scappare qualcosa.

Tutti mi guardavano, meravigliati e perplessi.

“A volte mi chiedo a cosa diavolo pensi, prima di parlare!” gridò Mark, con lo sguardo più severo che gli avessi mai visto sul volto.

Quinn e Puck restarono a bocca aperta, e anche io. Avevo sbagliato a dire quella frase, anche se ne ero stata cosciente solo dopo averla pronunciata, ma il modo in cui Mark mi stava trattando, il tono della sua risposta, era stato a dir poco esagerato e inaccettabile.

“Scusa se non fremo per diventare una cacciatrice di vampiri!”

“Cacciatrice di vampiri? Ma che cavolo dici! Quella stronza che tanto difendi ha appena rapito Kurt, e ti ricordo che Kurt fa parte della nostra famiglia. E’ uno di noi.”

“Sai che ti dico, Mark? Ti piace tanto fare il leader, ma quando ti trovi in queste situazioni non sei in grado di cavartela, diventi isterico e insopportabile.”

Sbuffò e abbassò la testa, toccandosi nervosamente i capelli.

“Datevi una calmata, tutti e due! Mi state facendo venire i nervi! Vi sembra questo il momento di litigare? Kurt è sparito! Sparito! Ok? Quindi, invece di urlarci contro, dovremmo cercare una soluzione e, soprattutto, cercarla insieme.”

“Sante parole, baby!” disse Puck, annuendo con la testa.

Tutti erano stati così sopraffatti da altri pensieri e dalla discussione tra me e Mark che non si preoccuparono, per mia fortuna, di analizzare con più attenzione quel che mi era sfuggito.

 “Che proponete?”

“Trovarla e ucciderla!” rispose l’amico, che già assaporava quel momento.

“Pare facile. Prima dobbiamo trovarla, ma se troviamo lei non è detto che troviamo anche Kurt.”

“Già, Quinn ha ragione.”

La situazione cominciava a farmi riflettere. Mi sentivo così in colpa che sarei potuta scoppiare in lacrime da un momento all’altro. Se nel bosco avessi avvisato gli altri, tutto quel casino non sarebbe mai successo. Ero in lotta con me stessa. Se avessi rivelato l’incontro del giorno precedente, cosa sicuramente utile, avrei senza alcun dubbio perso la fiducia di tutti i miei amici... ma se non l’avessi fatto? Ero pronta a mettere a rischio la vita di Kurt per colpa di un gesto così egoistico? Se fosse successo qualcosa, sarei stata in grado di sopportare tutto quel senso di colpa per il resto dell’eternità? Avevo combinato un bel casino, eppure non sapevo ancora spiegarmi perché. Ero stata così ingenua da pensare di aver trovato ancora un briciolo di umanità in quegli occhi scuri come la pece. L’avevo percepita, seppur molto in profondità, dietro quella maschera da dura e arrogante. Ero stata erroneamente convinta che avesse semplicemente bisogno di una seconda possibilità, e i risultati si erano visti. Avevo tradito i miei amici per avvertirla ed evitarle la morte, e sentivo che ne avrei pagato le conseguenze.

“Dobbiamo farla fuori!” dissi secca e ormai convinta delle mie parole. Non avrei messo a rischio la vita di
Kurt... avrei rimediato ai miei errori a tutti i costi, anche se avrebbe significato agire da sola.


Uscii dalla stanza e mi sbattei la porta alle spalle. Mi sedetti ad un tavolino vuoto e sentii le lacrime rigarmi il viso. Quello, proprio quello era uno dei tanti svantaggi dell’avere ancora un bruciolo di umanità nel petto. Quel dolore pungente che sentivo bruciare dall’interno era tremendo e logorante allo stesso tempo. I pensieri affluivano ad una velocità pazzesca e non mi permettevano di ragionare con lucidità. Volevo solo piangere e lasciarmi andare alle emozioni, con in testa la costante idea di tutto il casino che avevo combinato. Probabilmente quella pazza se ne stava ridendo in qualche angolo remoto di Saint Angel, e dentro di me, avrei tanto desiderato essere capace di fare proprio come lei: spegnere quell’umanità che permetteva alle lacrime di solleticarmi le guance.












 

BETATO DA  HSwall

  
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