Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Gingers    11/07/2013    1 recensioni
Jull, sedicenne, cambia scuola da un momento all'altro. Ha dietro di sé un passato turbolento, un padre purtroppo assente, una cittadina malfamata, pochi amici; ma tutto questo riuscirà a renderla diversa nel mondo perfetto in cui è stata lasciata.
"Chissà cosa stavano facendo in quel momento Anny e Todd, nel nostro paesino, Hidetown.
'Di sicuro, si stanno divertendo più di me.'
Mi guardai intorno per l'ennesima volta: alunni raggruppati in gruppetti, chi con la divisa nuova, chi i capelli ben sistemati, le scarpe di marca, le borse firmate. Chiacchieravano, ridevano appena, coprendosi la bocca, i ragazzi non osavano scherzare o fare commenti sulle altre ragazze.
'Sembra di essere nel Diciottesimo secolo.'
La campanella suonò, segno che dovevamo rientrare per l'inizio dell'anno scolastico.
'Fantastico', pensai mentre mi alzavo dalla panchina e mi trascinavo verso la scuola, 'un altro anno infernale.'
'Benvenuta all'Accademia Skyfall, Jull.' "
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Skyfall

Capitolo 1:

Ero consapevole del posto dove mi stava portando. Mi limitavo solo a guardare gli alberi sfrecciare lungo la strada, mentre mio fratello saltellava sul sedile affianco, e mia madre parlava di quanto bella e fantastica sarà quest'esperienza.
- Dai amore, vedrai che ti piacerà.
Non risposi. Come potrebbe piacermi lasciare i miei amici e la mia casa?
- Tesoro, - mi mise una mano sul ginocchio, tenendo l'altra sul volante – ti farai nuovi amici, conoscerai tante belle persone e vivrai per qualche anno lì. Fidati della tua mamma, ti divertirai.
- Mamma smettila. Lo sappiamo entrambe che lo fai per risparmiare, dato che sono stata ammessa solo per la borsa di studio vinta. Da quando papà se n'è andato, questo è il tuo unico pensiero. Non bastano i soldi, lo so bene.
Robbie smise di muoversi; mamma bloccò la macchina e si girò con le lacrime agli occhi.
- Non dirlo mai più. Mai più. Lo sai quanto stiamo soffrendo, tuo padre è in Iraq! Credi sia uno scherzo?! Hai avuto fortuna a vincere la borsa di studio, perchè dovremmo sprecarla? - Si rigirò e mise in moto.
- Scusa mamma.
Per il resto del viaggio, nessuno parlò, ed io ripresi a guardare gli alberi. A volte, pensavo che se fossi nata pianta sarebbe stato meglio. Sono ferme, immobili, che non subiscono grossi cambiamenti, ed è così che vorrei vivere. Non sono il tipo che cambia casa, amici e abitudini, come se dovesse cambiare un paio di mutande; non mi è mai piaciuto. E il destino fa si che debba andare in un collegio solo per aver vinto una borsa di studio. Sembrerebbe quasi uno scherzo.
Prendemmo dentro una buca e tornai alla realtà. Ci infilammo in un vialetto, e dopo una curva spuntò un'imponente scuola in stile gotico: guglie, gargoille e grosse vetrate risaltavano sul paesaggio contornato da alberi e arbusti.
La macchina si fermò appena davanti l'enorme portone, da cui uscì una signora sulla sessantina, con i capelli grigi ricci raccolti in uno chignon e con un completo viola scuro. Aprii la portiera e scesi dalla macchina, seguita da mia madre e mio fratello.
- Benvenuti all'Accademia Skyfall. Sono la direttrice Eloise.
L'accademia la vede solo lei. Porse la mano a mia madre e poi a me.
- Lei deve essere la signorina Moore.
- Piacere. - le strinsi la mano - Sono Jull, Jull Moore.
Vidi qualcosa brillare negli occhi scuri della signora Eloise. Qualcosa che mi fece venire un brivido lungo la schiena.
Passata la strana sensazione, salutai mamma e Robbie, presi le mie valige ed entrai, accompagnata dalla direttrice, che mi posò una mano sulla schiena: sentii le sue unghie che mi spingevano. Dopo aver attraversato la soglia, la porta si chiuse dietro di noi.
- So che ha già visitato la scuola prima dell'inizio dei corsi, signorina Moore, quindi non ci sarà bisogno di fargliela vedere di nuovo.
Annuii. Un mese prima dell'inizio della scuola, mia madre aveva insistito per partecipare al giro guidato della scuola. Inutile dire che, già in quel momento, mi sentii a disagio in mezzo a quelle mura fredde.
La signora Eloise mi accompagnò fino alla mia camera, la seconda dall'inizio del dormitorio femminile; aprì la porta e mi fece segno di entrare. La stanza non era niente di speciale: due lettini messi in parallelo tra loro, con un comodino ciascuno; a destra c'era un grosso armadio vecchio di qualche decennio e dall'altro lato della stanza una scrivania con una lampada. Al centro della stanza c'era una finestra che dava sull'immenso cortile della scuola.
- Spero si troverà bene qui. La cena è alle sette e mezzo, non faccia tardi.
La ringraziai e, dopo che fu uscita, chiusi la porta e mi buttai sul letto vicino alla scrivania. Cosa ci faccio qui?
Mi alzai e presi il cellulare dallo zaino.
- Fantastico, niente campo.
- Qui non c'è mai campo, ti ci abituerai.
Sobbalzai. Era entrata nella camera una ragazza alta e magra, con lunghi capelli castani raccolti in una treccia e occhi color rame.
- Scusa, non volevo spaventarti. - proseguì – Sono Mary-jane Greys. - Mi sorrise.
- Non preoccuparti, sono Jull Moore.
- Lo so. - La guardai, accigliandomi; Mary-jane rise e indicò la targhetta sulla porta, prima di richiuderla. Notai un viavai di studenti a cui prima non avevo fatto caso.
- Giusto, la targhetta. - sorrisi a mia volta.
Mary-jane appoggiò le valige di fianco al letto rimasto vuoto.
- Vedo che ti sei già accomodata. - disse ironicamente.
- A quanto pare.. - ridemmo ancora.
Mi sembrava una ragazza simpatica, sveglia. Buttai il cellulare sul letto e aprii l'armadio.
- Parte destra tua, parte sinistra mia? - le chiesi. Lei annuì.
Iniziai a svuotare le valige, sistemando tutto nell'armadio.
- Come fai a sapere che qui non c'è campo? - ripensai a quello che aveva detto prima.
- Sono già stata qui a Skyfall, per me è il secondo anno. - Rimasi sorpresa.
- Hai già passato un anno qui? E sei tornata?
- Sì, mi piace qui. Dopo un po' di tempo, riesci a star bene in un posto come questo, fidati; ti sembrerà come una seconda casa.
- Preferirei stare nella mia casa, ora. - sbuffai – Ho dovuto lasciare tutto là. - Mary-jane mi guardò dispiaciuta, come se riuscisse a capire quello che stavo provando.
- E come mai sei qua? - domandò.
- Borsa di studio.
Non avevo ancora quella certa confidenza con lei per dirle dei problemi economici che la mia famiglia stava affrontando, né tanto meno di mio padre. Infondo, ci conoscevamo solo da un quarto d'ora.
Sul fondo dell'armadio trovai due divise, evidentemente quelle della scuola che dovevamo indossare la sera stessa. Presi quella con su scritto il mio cognome e diedi l'altra a Mary-jane, notando, però, che ce l'aveva già addosso.
- Se non ti serve, la rimetto nell'armadio.
- Ho ancora quella dell'anno scorso che mi va bene, preferisco continuare ad usare questa. Grazie lo stesso.
Finito di sistemare le proprie cose, Mary-jane mi salutò ed uscì dalla stanza, dicendomi che andava a salutare delle sue amiche prima di cena. Ne approfittai per spogliarmi e mettermi la divisa. Una volta messa, mi misi davanti al grosso specchio dietro una delle ante dell'armadio. Decisamente troppo grande. Fortunatamente, nella scuola c'era un sarto dove portare le divise da sistemare. Non manca niente qua dentro.
Mi guardai in faccia: ciocche di capelli rossi scendevano da ogni parte, così decisi di raccoglierli in una crocchia. Chiusi l'armadio, presi la divisa ed uscii dalla camera. Dove sarà il sarto? Uscii dal dormitorio femminile, posto in una delle torri orientali; scesi le scale ed arrivai in un grosso corridoio. Mi guardai intorno: decine di ragazzi e ragazze con le valige andavano avanti e indietro, cercando le proprie camere e i propri amici.
- Ciao! - Mi girai, spaventata. Mi ritrovai faccia a faccia con un ragazzo, capelli castano chiaro e occhi color chicco d'uva; il suo fisico imponente mi fece arrossire.
- Mi sembri spaesata, vuoi una mano?
- Ehm.. stavo cercando la sartoria, devo far aggiustare la divisa.
- Vieni con me.
Notai che, come la maggior parte degli studenti che mi circondavano, lui la indossava già.
Percorremmo il corridoio fino a una piccola scala; scesi, trovammo subito il sarto, che ci accolse con un sorriso.
- Bryant! Bentornato ragazzo!
- Salve signor Tohr.
Evidentemente, si conoscono.
- Abbiamo una nuova arrivata. - proseguì girandosi verso di me – Non ti ho ancora chiesto il nome, scusami.
- Jull, Jull Moore. - Bryant mi sorrise – Dovrei sistemare la divisa entro stasera, se non le dispiace.
Il signor Tohr prese la divisa dalle mie mani, la aprì e mi fece segno di venire con lui dietro ad una tenda.
- Può cambiarsi qui, signorina Moore.
Una volta chiusa la tenda, iniziai a spogliarmi. Sono tutti troppo dolci e cortesi in questa scuola. Sistemata la divisa, uscii leggermente imbarazzata. Il sarto iniziò a squadrarmi da capo a piedi, e iniziò a puntare gli spilli nei punti da sistemare. Poi, una volta rivestita, mi disse che potevo passare a prenderla due ore dopo, appena prima della cena.
Io e Bryant risalimmo le scale.
- Non ti stava poi così male. Era solo un po' larga, ma qua quasi tutte le divise vanno sistemate.
- La tua sembra di no.
Si guardò la divisa, passando il dito sullo stemma della scuola: una torre con dietro due ali contornate di edera.
- Sono 3 anni che sono qua, questa è quella dell'anno passato. Qui non si spreca niente, Jull.
Mentre tornavamo sui nostri passi, incontrammo Mary-jane che tornava nel dormitorio.
- Jull, che coincidenza! - sorrise – Ciao Bryant. - Sembrò fredda nel salutare Bryant. Alla fine questa scuola non è così grande.
- Ciao Mary.. vedo che vi conoscete. - rispose lui.
- Siamo compagne di stanza. - Sembrava come se si stessero sfidando per vedere chi aveva la maggior attenzione da parte mia.
- Io andrei in camera. Ci vediamo dopo Mary. Ciao Bryant, grazie per avermi accompagnato. - me ne andai, prima che la tensione si facesse troppo alta.
Salii le scale, ma mi fermai davanti alla porta della camera. Perchè tornare subito? Scesi nuovamente le scale, percorsi il corridoio dalla parte inversa a prima, dopo aver attraversato un grosso atrio, uscii in cortile. Cercai un posto dove poter stare tranquilla, così andai sul retro della scuola sperando ci fosse meno confusione. In effetti, c'erano molti meno alunni, ma comunque era ben popolato. Vidi due panchine infondo al prato vuote e mi precipitai ad occuparne una. Appena seduta feci un lungo sospiro, felice di essere uscita da quella scuola almeno per un po'. Prima ora che ero lì, e già desideravo intensamente di tornarmene da dov'ero venuta.
Una ragazza con le treccine mi si avvicinò, chiedendomi cortesemente di potersi sedere nella panchina dietro alla mia.
- Certo. - risposi.
Tornai ai miei pensieri. Chissà cosa stavano facendo in quel momento Anny e Todd, nel nostro paesino, Hidetown. Di sicuro, si stanno divertendo più di me.
Mi guardai intorno per l'ennesima volta: alunni raggruppati in gruppetti, chi con la divisa nuova, chi i capelli ben sistemati, le scarpe di marca, le borse firmate. Chiacchieravano, ridevano appena, coprendosi la bocca, i ragazzi non osavano scherzare o fare commenti sulle altre ragazze. Sembra di essere nel Diciottesimo secolo.
La campanella suonò, segno che dovevamo rientrare per l'inizio dell'anno scolastico.
Fantastico, pensai mentre mi alzavo dalla panchina e mi trascinavo verso la scuola, un altro anno infernale. Benvenuta all'Accademia Skyfall, Jull.

   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Gingers