Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
Ricorda la storia  |      
Autore: Shichan    24/01/2008    8 recensioni
Eppure ha il sonno agitato, Fay, continua a muoversi nel letto, rigirandosi sotto le lenzuola, corrugando di tanto in tanto la fronte, come se qualcosa gli stesse dando fastidio, non permettendogli di riposare a dovere o, se non altro, come vorrebbe.
«Yuui?»
È un impressione vero? Non c’è nessuno che potrebbe chiamarlo così, nessuno a parte Ashura-ou, che però è morto, che ha permesso che Kurogane a Shaoran vedessero, che…
«…Yuui?»
Fay, hai mai sognato di sognare?

[Tentativo di analisi dei gemellini biondi, su ipotesi del tipo "e se avessero modo di incontrarsi un'ultima volta?" XD Collocazione dopo il dramma di Celes, ma prima di giungere al mondo successivo. Spoiler!]
Genere: Triste, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Fay D. Flourite
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Goodnight

Disclaimer: i personaggi utilizzati sono copyright delle Clamp, ed io li utilizzo non per scopo di lucro, ma per puro diletto di fic-writer. E sto seriamente pensando di abolire i disclaimer dalla mia prossima fic perché mi scoccio a riscriverli. XP

Note: che dire se non che mi sento in colpa a scrivere oneshot un giorno sì e l’altro pure? XD Più che altro, a tediare le persone pubblicando, se scrivessi e basta il massimo sarebbero le lamentele del mio piccolo, adorato portatile °-° Scherzi a parte, sono in crisi esistenziale fra scuola, palestra, lavoro, patente, scrittura e altre 300 cose ma in tutto questo ho anche trovato la voglia di scrivere in 2 ore questa cosa. Il cui pairing mi è sconosciuto (sempre ammesso che ci sia). Quindi, non posso far altro che augurarvi buona lettura ^^

 

Goodnight

 

«Goodnight, sleep tight,

no more tears.

Goodnight morning, I’ll be there,

And when we say “goodnight”,

Dry your eyes.»

 

(Buonanotte, dormi bene,

niente più lacrime.

Buonanotte mattina, io sarò lì,

e quando diciamo “buonanotte”,

asciugati gli occhi.)

 

Fay sorride sempre, è sempre allegro, con quel suo tono che sembra ispirare ottimismo in qualsiasi momento della giornata, in qualsiasi situazione, anche la più disperata.

Fay ha moltissimi sorrisi diversi, ne ha quasi uno per ogni persona che conosce o ha conosciuto: sorride per Sakura, dolcemente, perché lei è davvero una brava ragazza e ha sofferto, soffre troppo, per l’età che ha. Senza tanti ricordi, specie quelli della persona per lei più importante. Per lei, gentile con tutti, per lei che ha un cuore così puro, Fay sorride dolcemente, come un fratello maggiore farebbe con l’amata sorellina, che vuole proteggere ad ogni costo.

Sorrideva per Shaoran, come si sorride ad un allievo a cui si sta insegnando, con il divertimento e le risate, i sorrisi e le parole gentili, che non ci si deve mai arrendere, specialmente se si combatte per le persone care. Poi Acid Tokyo, e Shaoran non è stato più lui, non quello con cui aveva viaggiato, non quello un po’ imbranato ma così coraggioso e affezionato alla principessina, che a volte peccava di irresponsabilità. Eppure, Fay non ha smesso di sorridergli, ha solo cambiato il modo di farlo: ora lo fa tristemente. Lo fa con una nota di scherno nell’incurvarsi delle labbra sottili.

Ma non schernisce Shaoran.

Schernisce sé stesso.

Ed ora c’è l’altro “Shaoran”: lo sa che soffre, che sta male perché è “l’altro”, non quello che con loro ha diviso tutto; ne ha l’aspetto, ne possiede i ricordi, eppure… eppure “Shaoran” sembra ripetersi ogni momento che lui non è quello giusto. Per questo gli sorride, anche se in maniera leggermente tirata, sebbene non si noti.

Si fida di lui.

Sa che anche lui vuole molto bene a Sakura-chan.

Solo che ancora non riesce a dimenticare quegli stessi occhi che lo guardano freddamente, quella stessa mano che lo minaccia e poi lo colpisce, quella voce che da gentile ed impacciata si è trasformata in un attimo in una così fredda e carica di risentimento – o era decisione? – che se anche Fay vuole fidarsi e ha cancellato qualsiasi sospetto, il suo corpo ancora non l’ha fatto.

Il suo occhio, che non vede, ancora non riesce a dimenticare.

Eppure, malgrado le ferite lui sorride, anche per Mokona: per tranquillizzarla, per assicurarle che sta bene, non ha bisogno di aiuto e non c’è da preoccuparsi. Lui è forte, quindi se anche qualcosa andasse storto, se anche ci fosse uno solo degli avvenimenti – previsti o meno – che dovesse sfuggire di mano, lui starebbe bene. Ma Mokona lo fissa comunque preoccupata, a volte. Per questo Fay le sorride rassicurante.

E poi c’è lui, Kurogane.

A lui ha sempre sorriso per nascondere un animo che il ninja aveva subito di mostrato di riuscire a scorgere un po’ troppo facilmente per i gusti del mago.

Più che sorridere, in effetti, Fay ha sempre riso: dei nomignoli che gli propinava, delle reazioni del guerriero, del suo broncio e della sua rabbia, del suo essere seccato e sì, alcune volte, quando accadeva, ha riso del suo imbarazzo. Non è mai stata una questione di antipatia verso di lui, che lo spingeva a deridere il ninja.

Era solo invidia.

Perché Kurogane mostra subito i suoi sentimenti anche se tace, nasconde bene le cose importanti, ma la rabbia, la seccatura, l’imbarazzo glielo si legge subito in faccia: lui, Fay, nasconde invece ogni emozione. Se è triste sorride, così pensano che sia di buon umore. Se è arrabbiato sorride, perché così Sakura e gli altri non chiederanno cos’ha che non va, innervosendolo.

Ma anche nel caso in cui fosse nervoso, gli basta sorridere, e loro penseranno che va tutto bene.

Però Fay le cose importanti non le sa nascondere, il fatto che Mokona gli chieda sempre più spesso come sta, il fatto che Kurogane capisca sempre tutto di lui ne sono una prova.

Fay invidia il ninja, perché riesce in quello per cui lui si impegna tanto, con scarsi risultati.

Nessuno, a parte lui ha mai messo in dubbio l’autenticità del sorriso del mago.

Ma Fay è stanco, di sorridere, di fingere che va tutto bene.

Vuole solo rilassarsi, abbassare la maschera, per un attimo.

E piangere.

Piangere.

Piangere fino a non poterne più, fino a che non avrà esaurito le lacrime, fino a che… non sarà completamente vuoto. Così, quando indosserà di nuovo la maschera, tutti i sentimenti che l’hanno resa pesante non ci saranno più. E sarà più semplice, di sicuro.

Solo che una volta che avrà iniziato a piangere, e che le lacrime cadranno silenziose lungo la guancia liscia dalla pelle chiara… chi lo fermerà? Chi gli impedirà di continuare anche se ci saranno Sakura e Shaoran, oppure Mokona, o magari… o magari Kurogane?

Fay lo sa, che una volta iniziato non si fermerebbe fino alla fine, però stasera può permetterselo. Chi se ne importa, se per una notte piange? Se per una sola notte, al buio, nascosto anche alla luna fuori dalla finestra si sente triste? Nessuno.

A nessuno importa, quindi perché no?

 

«Ohi.»

Kurogane lo chiama? Eppure era sicuro di aver chiuso quella stupida porta della sala della locanda in cui si sono fermati, prima di continuare la ricerca delle piume di Sakura. Già, la principessa. Chissà quando uscirà da quello stato in cui è caduta, chissà quanto resisterà il corpo senza l’anima, chissà… chissà se sta bene…

«Ehi, ce l’ho con te.» ripete il ninja.

E Fay sospira… perché non se ne va, almeno per una volta in cui vuole starsene da solo?

«Il ragazzino dorme di là, insieme alla polpettina.»

Bene, prendiamone atto. Ora, Kurogane, potresti gentilmente toglierti dalle scatole?

«Mh. Kuro-tan è proprio nato per fare il papà.» tenta la battuta, ma proprio non gli esce il tono solito con cui lo prende in giro su quell’argomento.

«Non mi risulta che un padre si perda uno dei figli per strada.»

Ma sì, rigiriamo il coltello nella piaga, tanto siamo d’umore stasera, no?

«Né che se ne stia a guardare mentre l’altro esce fuori di senno e ferisce il figlio più grande.»

«Kuro-pon… io sono la mamma.»

«No, tu sei il fratello maggiore, io sono vedovo.»

«Ah-ah, non è molto carino come modo per dire che non sono il tuo tipo.»

«Sto solo dicendo che non puoi fare la mamma se sei ad un livello di immaturità troppo vicino a quello dei presunti figli.» commenta il ninja. E chissà cos’è, che scatta nella mente di Fay.

«Oh certo, io sono davvero immaturo, Kurogane.» inizia, e l’utilizzo del nome è il brutto segno che dovrebbe preannunciare la tempesta «io sono quello che non va bene, vero?! Sono quello con i comportamenti stupidi, quello che sorride e basta, quello che cerca di nascondere il proprio passato senza evitare che un ficcanaso che proviene da uno stupido mondo di cui avrei preferito non conoscere nemmeno l’esistenza faccia di tutto per scoprirlo! Sono io, l’immaturo, Kurogane? Sono io che metto il muso per degli stupidi nomignoli? Sono io che gioco con la vita degli altri? Io che mi metto in mezzo ad affari che non mi riguardano? Io che salvo le persone che desiderano morire?!»

Ansima, dopo lo sfogo.

Per questo Fay odia piangere e far calare la maschera… perché la parte peggiore di lui, in un modo o nell’altro, finisce sempre per venire a galla. Contro chiunque, anche chi non lo meriterebbe, o almeno non fino in fondo.

Eppure, in un certo senso, è come se si calmasse, se non sentisse nulla.

Come il “razza di imbecille” che Kurogane urla appena lui si interrompe, come il ceffone che il ninja gli molla un attimo dopo. Benché la guancia si sia arrossata, benché la testa si sia voltata di lato a seguito di quello schiaffo, è come se ogni rumore ed ogni sensazione fossero attutiti.

«Ma si può sapere… tu cosa vuoi da me?» domanda, con un filo di voce, senza alzare lo sguardo sul moro.

Nessuna risposta, nessun rimprovero.

 

Kurogane, le vedi? Riesci a vedere le lacrime di Yuui?

 

«Che la piantassi di comportarti da idiota. Ma a quanto pare, sto chiedendo troppo.»

Fay ridacchia, come ad Acid Tokyo; una risatina nervosa, che nasconde tante cose, eppure appare semplicemente vuota di qualsiasi sentimento.

«Va all’inferno.» sussurra appena, ma in quel silenzio è impossibile non essere uditi, lì dove ogni sussurro sembra un urlo.

«Ci stiamo già, se non te ne fossi accorto.»

Sgrana gli occhi, Fay, alzando la testa a quelle parole: forse aveva sperato di essere stato l’unico a considerare quel viaggio un inferno, o chissà, a considerare tale la propria esistenza almeno negli ultimi anni. Forse, sperava di essere smentito, prima o poi.

Forse… forse sperava di esserci arrivato da solo e di marcirci da solo, senza di loro.

«E se anche fosse, mentre piangi non sei proprio convincente, mago.»

Ah, se ne è accorto. E figurarsi se, per una volta, lo chiama con il suo nome.

Suo.

Gli viene quasi da ridere, a pensare una cosa simile.

 

Io lo so, perché non lo chiami per nome, Kurogane. Però Yuui non lo sa, non lo capisce. Eppure te ne sei accorto, vero? Che è ora che qualcuno smetta di pronunciare il nome “Fay”.

 

«Se hai finito, se ora sei soddisfatto di avermi visto in questo stato… puoi andartene, no, Kurogane?»

«Se pensi che il mio maggior passatempo sia stressarti l’esistenza, ti avviso che mi stai confondendo con il tuo modo di fare.»

Fay non risponde, si limita a spostare lo sguardo fuori dalla finestra, anche se nell’oscurità non distingue nulla che possa distrarlo da quella situazione. Se l’era ripromesso sul corpo di suo fratello, mentre Ashura-ou gli tendeva la mano, con il sorriso sulle labbra.

Niente più lacrime.

Lo aveva promesso per suo fratello, perché era importante che non si distraesse, che impiegasse tutte le sue energie per esaudire il proprio desidero e riportare in vita Fay, quello vero. Lo avrebbe abbracciato, appena Fay avrebbe aperto gli occhi, sì.

E gli avrebbe chiesto scusa per avergli “rubato” il nome.

Gli avrebbe detto che gli voleva tanto, tanto bene e che così era stato per tutto il viaggio; nessuno aveva preso il suo posto! Né Sakura, né Shaoran, né il ninja.

Nessuno, nessuno era più importante del suo fratellino.

E poi… poi si sarebbe scusato, per averlo lasciato tanto tempo da solo, per averlo fatto soffrire e per tante altre cose che, se le avesse elencate, di certo avrebbe passato molto tempo a parlare. E, alla fine, se Fay lo avesse perdonato, gli avrebbe chiesto di pronunciare il suo nome, quello vero.

Yuui.

Non voleva che nessun’altro, prima di suo fratello, lo pronunciasse rivolgendosi a lui. Solo Ashura-ou poteva farlo, per ricordargli la sua colpa, per ricordargli chi era e di quante cose dovesse vergognarsi.

«Dovresti dormire. Non eravate tu e il moccioso a voler cominciare presto le ricerche della piuma, domani mattina?»

«Mh. Forse starei già dormendo, se qualcuno non mi tenesse sveglio parlando.»

«Sì, e come minimo avresti detto “buonanotte” domani mattina…»

Fay sospira, stanco: sposta lo sguardo dalla finestra, voltandosi verso il letto. Si sdraierà, mettendosi sotto le coperte, sperando che il ninja faccia lo stesso, lasciandolo nuovamente solo con i suoi pensieri. Fa tutto con movimenti abbastanza veloci, quasi avesse fretta, le lacrime scomparse.

Kurogane ne segue i gesti con lo sguardo, senza dire nulla, fino a che il mago sembra davvero deciso a mettersi sotto le coperte e dormire.

«Ehi.» lo richiama e lo sbuffo del biondino è più che comprensibile. Il ninja, tuttavia, sembra non badarci, limitandosi ad avvicinarsi al letto a sua volta, lo sguardo carminio su di lui, mentre tira su la manica fino all’avambraccio, tendendolo poi davanti a sé e al biondo: «Muoviti» dice, ma stavolta Fay non ha bisogno di fingere, perché davvero non capisce.

«Pensi che sia così stupido da non essermi accorto che dalla dimensione di quell’Eagle non mi ti sei praticamente avvicinato quasi mai? Muoviti.» spiega, ripetendo quello che ha tutta l’aria di essere un ordine.

Il mago sospira, non anche quello, non ora che i suoi nervi sono seriamente instabili.

«Kurogane, senti…»

«Non voglio sentire scuse, né ripetermi una quarta volta. Muoviti.»

«Fa come ti pare!» sbotta, sotto voce e stavolta inudibile, senza bisogno di fare troppi passi per avvicinarsi al moro. Lo sguardo va sul braccio, la pelle più scura della propria in bella vista e calda, sotto la quale avverte il sangue pulsare nelle vene: la propria mano va attorno al polso del ninja, il volto si china in avanti mentre il braccio viene avvicinato, fino a che le labbra non possono sfiorarlo. Lo sguardo si svuota appena, quasi come quello di Shaoran prima di colpire il mago stesso.

Le labbra a contatto con l’avambraccio si schiudono, lasciando poco dopo che i denti affondino nella carne, liberi di trarne poi il sangue necessario: avido e al tempo stesso disgustato, Fay ne beve, eppure vorrebbe poterlo sputare senza rischiare un collasso entro due giorni al massimo. Quando si rende conto che è abbastanza, almeno per qualche giorno, si stacca lentamente, la lingua che passa sulla ferita inferta con i propri denti, in un gesto meccanico per ripulirla dal sangue. Solo poi, alza lo sguardo su Kurogane, il viso poco distante da quello del ninja.

«Contento?» mormora, vista la scarsa distanza, fissandolo quasi arrogante.

«Ora dormi.» risponde semplicemente l’altro, quasi spingendolo verso il materasso, come un papà che controlla che il figlio vada a dormire una volta per tutte.

«Sì, sì. Buonanotte, papà.» ironizza il biondo, di pessimo umore, come lo era stato nella stessa circostanza tempo addietro, costretto a quel tipo di nutrimento e a quel modo di nutrirsi.

«Mh.» si limita a rispondere Kurogane, avvicinandosi alla porta «E piantala di frignare. È una mia scelta, e dei tuoi sensi di colpa non abbiamo bisogno.» aggiunge, prima di uscire.

Il mago è sorpreso.

Ha smesso di piangere prima, lo sa, ne è certo.

 

Yuui…non ti eri accorto di stare piangendo, con lui?

 

«Because we say “goodnight”,

and now goodbye.

We say “goodnight”,

And now, “Goodbye”.»

 

(Perché diciamo “buonanotte”,

e ora arrivederci.

Diciamo “buonanotte”,

ed ora, “addio”*)

 

Non fatica a prendere sonno, no, come accade spesso dopo un pianto che ha prosciugato, insieme alle lacrime, anche le energie. Basta chiudere l’occhio che ancora vede e poco dopo sprofonda in un buio in cui non ci sono rumori, non ci sono persone, non c’è nulla.

Nemmeno le paure.

Nemmeno i sensi di colpa.

Eppure ha il sonno agitato, Fay, continua a muoversi nel letto, rigirandosi sotto le lenzuola, corrugando di tanto in tanto la fronte, come se qualcosa gli stesse dando fastidio, non permettendogli di riposare a dovere o, se non altro, come vorrebbe.

 

«Yuui?»

 

È un impressione vero? Non c’è nessuno che potrebbe chiamarlo così, nessuno a parte Ashura-ou, che però è morto, che ha permesso che Kurogane a Shaoran vedessero, che…

 

«…Yuui?»

 

Fay, hai mai sognato di sognare?

 

«Mh?»

«Yuui, sei sveglio?»

«Chi sei?»

«Mpf, non è carino da parte tua chiederlo… non credi, fratellino?»

 

E sgrana gli occhi, Fay, quando alzando lo sguardo gli sembra di guardarsi allo specchio, anche se si tratterebbe di uno specchio che riflette immagini di un passato abbastanza lontano quanto vivido nella sua mente. Un Fay bambino, questo riesce a vedere il mago. Con i capelli corti come i suoi, biondi come i suoi, gli occhi azzurri come i suoi sono stati un tempo… eppure sa che non è lui. Quello non è Yuui. Quello è solo…

«Fay…?»

«Sì.»

«Non può essere…»

«Ma è così. Forse vuoi dire che non è reale, Yuui.»

«Si tratta di un sogno? O di un incubo? O è un’altra maledizione che non sapevo di portarmi dietro?!» sbotta, nel panico.

«Sì, è un sogno. E sì, forse per te può essere un incubo. Ma no, non è una maledizione.»

 

Fa qualche passo avanti, Fay, cerca di avvicinarsi a quel bambino, che per contro non si allontana anzi, resta immobile per agevolare i movimenti di quel sé stesso adulto, che una volta che si ritrova ad appena un paio di passi da lui si piega sulle gambe per arrivare alla sua altezza, come ogni adulto fa con i bambini.

Lo fissa a lungo, l’espressione che è misto di troppi sentimenti: incredulità, paura, gioia, tristezza, affetto, odio. Perché Fay è sempre stato tutte queste cose, da quando è morto.

Paura dei propri peccati e delle proprie colpe, un ricordo felice a cui aggrapparsi e al tempo stesso uno immensamente triste tanto da distruggerti l’anima; è stata la persona più amata per il mago, eppure lo odiava, lo ha sempre odiato per averlo lasciato da solo, anche se non è stata colpa sua, anche se Yuui sa che potendo Fay sarebbe voluto restare lì con lui. E l’odio per Fay, che è sempre stato sua colpa e peccato, è anche l’odio verso sé stesso, così debole, da aver costantemente avuto bisogno di legami, malgrado avesse giurato a sé stesso, che non ne avrebbe più avuti.

 

«Perché… ti vedo?»

«Perché siamo in un sogno. Yuui…non puoi più farti chiamare in quel modo.»

«Cosa…?»

«Yuui… tu non sei me.»

«Ma ormai il mio nome è Fay.»

«Fratellino, il tuo nome è sempre stato Yuui e continuerà ad esserlo. Non puoi fingerti qualcun altro, i tuoi compagni di viaggio hanno bisogno di te e tu di loro. Ti vogliono bene, Yuui…»

«Ma io non voglio altri legami.»

«Ma li hai già.»

«Li cancellerò, non ne ho bisogno.»

«Yuui…»

 

Mormora, e la piccola mano si posa sul volto del fratello, che sembra così diverso eppure così uguale a quando lo ha visto l’ultima volta. È la mano di un bambino quella che permette un contatto fra loro, eppure sembra tante altre cose: perdono, rassicurazione, comprensione.

 

«Tu non hai colpe. Non ne hai, Yuui. Sono felice che hai cercato di riportarmi in vita, ma i defunti non tornano indietro, fratellino.»

E piange, Fay. No, non Fay, Yuui.

«Mi dispiace Fay, mi…»

«Non deve. Hai fatto del tuo meglio, ti sei impegnato tanto e io ti ho visto. Tutto, tutto il tempo. Ti guardavo e ti chiamavo, speravo tanto che quelle persone vedessero che il mio fratellino poteva sorridere veramente, come quando lo hai fatto con Ashura-ou, tanto tempo fa. Sakura è buona e gentile, non le bene, Yuui?»

«Io… io l’ho ferita, Fay.»

«La maledizione l’ha fatto. E Shaoran, e Mokona? A loro non vuoi bene? Non vuoi proteggerli?»

«Sì, ma… non sono stato capace nemmeno di proteggere te, come posso…?»

«E Kurogane?»

«…»

«A lui vuoi bene, Yuui? Non vuoi restare insieme a tutti loro, e trovare le piume di Sakura?»

 

È tempo di scegliere, Yuui, adesso è davvero tempo di farlo: decidi se quello che vuoi è restare lì, con il fratello che tanto ami e per il quale ti sei imbarcato in questo viaggio a discapito di tutto, persino del dolore, o se vale la pena provare ad aspettare un altro po’, provare ad andare avanti nella realtà in cui Fay non esiste più, se non nei tuoi ricordi e nel tuo cuore.

 

«Sì. Voglio che… Sakura-chan si svegli e stia bene.» mormora, e forse solo loro due sanno quanta fatica gli è costata.

«Allora ti devi svegliare, Yuui. In questo sogno, non possiamo restare in due.»

«Perché?» domanda. Malgrado tutto, una seconda separazione è qualcosa che non riesce a sopportare, non di nuovo.

E il Fay bambino, il fratello che l’ha perdonato, che gli sta sorridendo come faceva una volta a Celes, quando ancora potevano stare insieme, prima della prigionia, dei cadaveri, della maledizione, annuisce.

«Perché è il tuo desiderio. Buonanotte, Yuui…»

 

«Fay! Fay!» chiama Mokona, l’espressione preoccupata: il mago non si sveglia, anche se lo stanno chiamando da tanto. Accanto a lei, quando apre gli occhi, riconosce l’espressione preoccupata di “Shaoran” e quella apparentemente neutra di Kurogane. Sbatte un paio di volte la palpebra che non è coperta dalla benda nera.

«Mh? Mokona…?»

«Fay!» esclama di nuovo la creatura, buttandosi sul biondino senza grandi conseguenze viste le dimensioni, mentre “Shaoran” tira un sospiro di sollievo, sorridendogli appena, la preoccupazione che va scemando nello sguardo. Il mago alza lo sguardo, incontrando quello di Kurogane, che non dice nulla, né sembra dare segni di alcun tipo.

«No, Mokona.» mormora il biondo, scostandola gentilmente da sé ed osservandone l’espressione confusa. Le sorride appena, di un sorriso gentile e triste, e per la prima volta non fa nulla per nasconderlo o camuffarlo. La mente va al proprio sogno, a quel “buonanotte” detto prima di lasciare che si svegliasse, volontariamente o meno; ma in fondo va bene, no?

«Buonanotte…» sussurra appena, ma nel silenzio creatosi finisce comunque per risultare ugualmente udibile. Sente il ninja sbuffare prima di aprire bocca: «Lo dicevo io che avresti finito con il dire buonanotte di mattina. Sei uscito di senno, mago?» sbotta, nel suo modo di mostrare la preoccupazione, decisamente un modo tutto suo.

«Kuro-rin era preoccupato!» esclama gioviale, e finalmente sembra tornare tutto alla loro normalità, con il ninja che lo scruta tentando in tutti i modi di incenerirlo con lo sguardo, urlando: «Kurogane, Kurogane, mago idiota!» correggendo il modo di chiamarlo con cui il biondo sembra divertirsi così tanto. Lui lo fissa, un sorrisetto sulle labbra: «Yuui.» dice, ma tutti e tre non sembrano capire, non solo il ninja.

«Non mi chiamo “mago”, e non mi chiamo “Fay”.» dice, una pausa che si concede, perché sembra estremamente faticoso dirlo ad alta voce, quando il desiderio di raggiungere suo fratello in quel sogno è ancora vivido: «Yuui. È questo… il mio nome.»

 

*** 

 

Lasciano la locanda, il padrone che sorride gioviale verso i tre, mentre Mokona saltella prendendo posto sulla spalla di Kurogane, che sembra ormai essersi rassegnato ad averla lì. “Shaoran” fa un lieve inchino, educato e onesto proprio come l’altro, che ora si trova in chissà quale mondo. Kurogane, invece, si limita ad un silenzioso cenno del capo, prima di uscire. Yuui, invece, indugia.

Sono davvero così diversi, i due Shaoran che hanno viaggiato con lui?

Ci pensa un attimo, osservando il ragazzo di spalle che si sta rivolgendo al ninja: no, forse non lo sono davvero. E, in fondo, non ha poi davvero importanza se Kurogane riesce in quello che lui non sa fare poi così bene a dispetto delle apparenze, né se riesce a notare ogni suo stato d’animo, qualunque esso sia; non fa nulla se “Shaoran” si è unito dopo che l’altro se n’è andato, perché è sempre lui, sempre qualcuno che vuole proteggere Sakura, che vuole trovarne le piume per poterle restituire i ricordi.

«Mekyo!» sente esclamare Mokona che, un attimo dopo, è sulla sua spalla e sta frugando nel cappuccio del mantello del biondo, almeno apparentemente. Poco dopo si volta verso il ninja e il ragazzino, e non si sa come, è una delle piume quella che stringe fra le mani: «Yuui aveva la piuma nel cappuccio!» esclama come se fosse stato il posto più ovvio in cui cercare.

«Che cosa?!» esclama invece Kurogane, a metà fra l’interdetto e l’istinto omicida almeno verso uno dei due: deve solo scegliere chi preferisce uccidere prima, in fondo.

Yuui e Mokona si guardano, un sorrisetto complice prima di cominciare a scappare in due direzioni diverse, obbligando il ninja ad una scelta: «Shiro Manju vieni immediatamente qui!» sbotta, optando per Mokona come primo bersaglio. Dunque il biondo può anche fermarsi ad affiancare Shaoran, prima di cominciare a camminare con il ragazzo, senza fretta, dietro i due che invece stanno solo facendo un gran casino per la strada del paese, alla fin fine.

Le parole di Fay, in quel sogno, non le potrà dimenticare.

Di aver avuto la possibilità di restare con lui, e di averla rifiutata, è una cosa che non può e non vuole assolutamente rimuovere dai propri ricordi; eppure non ha rimpianti. Si dice che a volte, “buonanotte” è un modo per dire “arrivederci”, un saluto che allontana le persone, mentre l’oscurità cala su tutte le città, di tutti i mondi, silenziosa compagna della luna e delle stelle.

Ma la mattina, si incontreranno di nuovo, e Yuui sa che prima o poi rincontrerà suo fratello. O si sarebbero detti addio, giusto?

 

Fay osserva la compagnia allontanarsi, un lieve sorriso, felice di aver restituito la piuma al suo proprietario o a chi potrà consegnargliela. È felice della scelta del fratello, va bene così.

Sa che è stato giusto avergli sussurrato un semplice “buonanotte”, perché se lo avesse salutato in maniera più brusca, o più insicura, di certo Yuui non sarebbe più andato via, e questo lui non poteva permetterlo: delle persone vogliono bene a suo fratello e ne hanno bisogno, perché Fay lo sa che se si sono incontrate non è né per via della maledizione, né per via di una coincidenza. Perché quella donna che ogni tanto lo va a trovare nei sogni, per non farlo sentire solo, lo ha sempre detto che le coincidenze non esistono.

Alza una delle piccole mani per salutare il fratello, anche se sa di non poter essere visto.

 

«Buonanotte…»

 

Perché Fay lo sa che ora sta scomparendo per non apparire più per molto, molto tempo.

Perché a volte, un “buonanotte” non è un “arrivederci”.

Perché a volte, se ami davvero qualcuno non importa quanto vuoi che rimanga al tuo fianco, devi lasciarlo andare.

A volte, bisogno mentire.

 

«Addio, Yuui.»

 

   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC / Vai alla pagina dell'autore: Shichan