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Autore: Acinorev    11/07/2013    15 recensioni
«Hai pianto?» mi chiede, distraendomi e mettendomi in imbarazzo: evidentemente è palese quello che ho fatto fino ad un minuto fa.
Per qualche secondo mi limito a fissarlo, facendomi consolare dalla sua espressione preoccupata, ma poi scuoto la testa e mento. «No.»
Mentre abbasso lo sguardo, per impedirgli di scorgere altre verità così semplicemente, il silenzio piomba su di noi: io, nella mia testa, lo sto riempendo di tutte le cose che vorrei dire, di tutti i “mi manchi” che vorrei confessare. Chissà lui con cosa lo sta rimpiazzando, dentro di sé.
Posso provare a chiederglielo, però.
Racimolo un po’ di coraggio e torno a guardarlo. «Zayn…»
«Ho bisogno di te», mi interrompe lui tutto d’un fiato, prima che io possa dire qualcos’altro.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I'd do everything again
 

Guardo Zayn rimanere per pochi istanti ad osservare Andrea che si allontana: il cuore in gola e la tensione che torna a farsi sentire, più forte di prima.
Riprendo a respirare solo quando lui rientra in casa e, per forse un minuto, rimango immobile: i miei pensieri sono a dir poco offuscati, sia per quello che è successo a casa mia, sia per quello che ho appena visto.
Mi muovo meccanicamente, con una determinazione che non ho nemmeno scelto, e attraverso la strada, piantandomi di fronte alla porta di casa sua: suono il campanello e inspiro profondamente. Forse nell’aria c’è un consiglio? Un tranquillante?
Prima di quanto mi aspettassi, davanti a me appare Zayn: i suoi occhi riflettono lo stupore nel vedermi qui, mentre la sua fronte si corruga leggermente, prima di distendersi per accompagnare la comparsa di un sorriso. E io rabbrividisco nel vedere le sue labbra inclinarsi, dopo tutti questi giorni, ma cerco di ignorare il battito accelerato, i suoi capelli disordinati, i pantaloni della tuta blu scuri e la t-shirt nera che cade morbida lungo i suoi fianchi. Deglutisco e mando via tutto, perché la mia mente è concentrata su un’unica cosa.
“Hey” mi saluta lui, tenendo la porta di casa aperta con una mano.
Stringo i pugni ed espiro: “Andrea mi ha detto che scomparirà dalla mia vita - esordisco, ripetendo le parole che lui stesso aveva pronunciato, quando mi aveva raccontato cosa si erano detti lui e Andrea, quel giorno in cui lei gli aveva chiesto di incontrarsi. – Ha detto che non ce la fa, ad avermi vicino, senza pensare che non potrà avermi vicino in un altro modo – continuo, fissando gli occhi di Zayn, confusi. – Che vuole lasciarmi libero” concludo.
“Spiegamelo, Zayn – aggiungo dopo un paio di secondi, con la voce che trema per la troppa agitazione. – Spiegami perché mi hai dovuto mentire e spiegami perché Andrea era qui, fino a due minuti fa”.
“Melanie…” La sua espressione è stupita, confusa, indecisa su quale sfumatura assumere, e mi fa paura.
Forse per questo mi volto per camminare via, forse solo perché ho paura che quell’espressione possa tramutarsi in qualcosa di sgradevole, in qualcosa che non riuscirei a sopportare. Le mie azioni sono persino  contraddittorie, dato che gli ho appena fatto una domanda, ma non sono rimasta ad attendere una risposta.
“Dove vai? Fermati!” mi richiama lui, afferrandomi per un braccio e obbligandomi a tornare a guardarlo. Sento gli occhi bruciare per lo sforzo di rimanere asciutti, perché non riescono più a sopportare questa giornata, tutte queste emozioni che continuano a sommarsi dentro di me senza poter essere sfogate. Ero venuta qui per cercare di smorzarle, ma non ho trovato altro che qualcosa che ha peggiorato tutto.
“Avanti, dimmi un’altra bugia!” esclamo, divincolandomi dalla sua presa.
“La smetti?” mi chiede, guardandomi con rimprovero.
“Smetterla? E perché dovrei?” sbotto, irritata dal suo comportamento. Non capisce che vederlo con lei mi ha…
“Melanie, calmati” ripete, facendo un passo verso di me.
“Che… Che cavolo significa calmati?” domando, incredula.
“Significa che devi smetterla, di sputare sentenze senza nemmeno chiedermi delle spiegazioni” risponde, inchiodandomi con i suoi occhi, all’interno dei quali riesco a cogliere un accenno di rabbia, di risentimento. Ma questo non fa altro che infastidirmi di più, perché non ha nessun motivo per guardarmi in questo modo.
“Sono proprio curiosa di ascoltarle, le tue spiegazioni” dico in segno di sfida, appoggiando le mani sui miei fianchi e fissandolo in attesa; il mio tono di voce è provocatorio, portato all’esasperazione dal caos che ho dentro, ma tradisce un certo tremore.
“Quanto mi fai incazzare” borbotta a denti stretti, voltandosi e dirigendosi verso la porta di casa.
Spalanco gli occhi a quella sua reazione e per un attimo rimango a guardarlo allontanarsi: qualcosa dentro di me, però, mi spinge a seguirlo, quasi impaurita dal vederlo scomparire.
Prima che possa chiudere la porta, infatti, gli passo di fianco per entrare in casa, cosa che non avrei mai fatto se non avessi saputo che oggi i suoi genitori non ci sarebbero stati. Lui respira profondamente, fulminandomi con un’occhiata astiosa che precede un suo gesto brusco, con il quale chiude la porta.
“Sei tu, che fai arrabbiare me” preciso, quasi imbronciandomi.
Zayn alza un sopracciglio e mi supera, dirigendosi chissà dove.
“E perché… Perché continui ad andartene?” chiedo poi, esasperata dal suo atteggiamento. Siamo per caso tornati nel passato? Quando io non riuscivo a decifrare nemmeno un suo comportamento?
Gli vado dietro, cercando di tenere il suo passo: “Zayn…” È un richiamo flebile, il mio, un richiamo che riflette quanto io soffra a dover discutere con lui, quando pensavo che tra noi si fosse finalmente risolto tutto.
“Che c’è? Cosa c’è, Melanie?” esclama, fermandosi quasi fosse stufo.
Sbatto più volte le palpebre, ma lui non mi dà il tempo di replicare: “Se sei tanto incazzata, cosa ci fai ancora qui?”
Boccheggio, stupita dalle sue parole: dovrei essere io ad avere quell’espressione contrariata sul volto, io ad assumere quel tono duro e risentito.
“Cosa ci faccio qui? Sto… Sto aspettando le tue spiegazioni!” ribatto, con le guance in fiamme per la rabbia.
“Be’, mi è passata la voglia di dartele” risponde lui semplicemente, alzando le spalle. Fa per girarsi e riprendere il suo percorso, ma io mi metto davanti a lui, cercando di impedirgli il più piccolo movimento con la mia figura minuta. Per un attimo ho l’impulso di allungare una mano e sfiorargli il collo, la mascella tesa, ma sopprimo quel desiderio e mi concentro su altro.
Apro la bocca per dire qualcosa, ma la richiudo subito dopo, innervosita: continuo ad avere davanti agli occhi l’abbraccio di Zayn e Andrea, continuo a sentire quella sensazione fastidiosa allo stomaco che ho percepito quando ho visto le labbra del mio ragazzo sulla sua guancia, le sue braccia intorno alla sua vita.
E con ancora queste immagini di fronte, supero Zayn e mi dirigo verso la porta di casa a grandi passi: sono stanca, terribilmente stanca.
Prima che io possa mettere la mano sulla maniglia, però, sento di nuovo la presa della sua sul mio braccio, proprio come in un deja-vù.
Quando mi volto, trovo i suoi occhi a scrutarmi come se potessero trapassarmi con un solo sguardo, e forse ci riescono, perché sento l’aria mancarmi: “Dio, non hai idea di quanto mi fai incazzare!” sbotta Zayn, ripetendo le parole di poco prima. E io sono stufa di sentirglielo ripetere, per questo alzo di molto la voce, mentre gli rispondo con gli occhi che pizzicano: “Non ne hai nessun motivo!”
“Sì, invece!”
“No! E lasciami!” lo correggo, strattonando il mio braccio per liberarmi dalla sua stretta: il contatto con la sua pelle mi distrae, nonostante ci sia il giubotto a separarci.
“Vattene, allora! Io non ti trattengo di certo!” urla lui, questa volta, lasciandomi andare e voltandomi le spalle per allontanarsi. Quante volte è già successo in pochi minuti?
“Ma che diavolo hai per la testa?!” grido, esasperata e in cerca di una risposta. Vorrei urlargli contro di cancellare quello che ho visto dalla mia mente, vorrei pregarlo di rassicurarmi e dirmi che va tutto bene, ma sono completamente sopraffatta dalle emozioni, dall’agitazione, e la sua reazione mi confonde.
“Ho te per la testa, Cristo Santo! – sbotta Zayn, girandosi verso di me e venendomi incontro. – Mi fai saltare i nervi!”
“E perché?! Cos’ho fatto di tanto sbagliato? Sono stata io, fino a prova contraria, a vederti con la tua ex quando mi avevi detto che non si sarebbe fatta più viva!” ribatto. Le mani mi tremano, quasi volessero dimostrare il loro essere contrarie ad un ennesimo litigio con Zayn.
“Ecco cos’hai fatto! – urla ancora, gesticolando. – Mi stai accusando senza saperne niente! Mi fai incazzare perché Andrea è solo venuta a salutarmi, dato che si trasferisce a Liverpool con sua sorella! Mi fai incazzare perché non mi hai nemmeno chiesto cosa ci facesse qui e hai preferito insinuare che ti avessi mentito! E mi fai incazzare ancora di più perché io ti amo e tu ti ostini a mettermi in dubbio!”
“Ti amo anch’io, razza di stupido!”
Smetto di respirare appena finisco di parlare. Tutto, dentro e fuori di me, sembra essersi immobilizzato. Il mio petto non si muove più velocemente e forse anche il mio cuore si è fermato per ascoltare meglio le parole che sono effettivamente uscite dalla mia bocca. Quelle che sono uscite dalla sua.
Mi ama.
L’ha detto. Ho sentito distintamente quelle due parole, in mezzo alle altre, urlate contro di me con risentimento. Ho anche sentito altrettanto chiaramente qualcosa di me iniziare a fremere, come se il mio corpo avesse compreso prima di me cos’è successo.
E io gli ho risposto. Ho buttato fuori i miei sentimenti come se fossero ormai palesi, come se fosse naturale esternarli in quel modo.
Mi ama.
Niente ha più importanza. Né il nostro litigio, né le nostre voci troppo alte. Né Andrea, né la mia impulsività fuori dal comune. Niente riesce ad occupare la mia mente e il mio cuore, se non il viso di Zayn mentre urla di amarmi.
Non ho il tempo di formulare un altro pensiero, però, perché Zayn mi tira a sé velocemente, con la mano a stringermi il braccio, e unisce le nostre labbra con una passione che è in bilico tra l’urgenza e la disperazione.
Io passo le braccia intorno al suo corpo, le mie mani si muovono avidamente su di lui fino ad arrivare ai suoi capelli, che stringo tra le dita solo per avvicinarmi di più al suo viso. Lo sento circondarmi la vita con le braccia come se volesse intrappolarmi, come se avesse bisogno di sentirmi ancora più vicina, come se fosse possibile. E io non riesco a fare altro se non assecondare questo bacio pieno di noi, pieno del sentimento che ci unisce, della rabbia, del sollievo, del suo altruismo, della mia insicurezza. Sembra una muta lotta che vorrebbe fungere da continuazione al nostro battibecco, quasi ognuno di noi volesse inveire contro l’altro tramite quel tipo di contatto a noi molto familiare, ma che si riduce ad essere l’arresa consapevolezza dei nostri sentimenti. Sentimenti troppo urgenti, per poter essere intaccati da qualcosa.
Zayn mi fa indietreggiare, spingendomi contro la parete alle mie spalle, fino a far aderire la mia schiena alla parete: gemo qualcosa sulle sue labbra, mentre la sua mano arriva sul mio collo e l’altra mi stringe un fianco. Non so più come fare per aggrapparmi a lui, per averne di più: più di cosa? Zayn è già mio e mi chiedo come possa non bastarmi.
Lo sento abbassare la cerniera del mio giubotto e io mi dimeno per toglierlo, per diminuire gli strati di tessuto che mi dividono da lui, dalla sua pelle: le mie mani, però, tornano subito tra i suoi capelli, come se non sopportassero di non toccarlo.
Mentre Zayn scavalca la mia felpa per accarezzarmi la pancia nuda, facendomi rabbrividire, respira pesantemente, tra un bacio e l’altro: “Dillo di nuovo” sussurra, prima di baciarmi un’altra volta, ancora e ancora, quasi non ne avesse mai abbastanza.
“Di’ che mi ami” continua, premendo un po’ di più sul mio corpo.
Io ho il respiro accelerato, perché sono annebbiata dalle sue labbra, dalla sua mano che continua a stringermi il seno, dal suo profumo che, imperterrito, cerca di confondermi, di portarmi alla deriva. Per questo le mie parole sono quasi inudibili: “Ti amo” dico, arrossendo subito dopo e percependo un senso di leggerezza che non pensavo di poter sperimentare. Confessare qualcosa del genere significa questo? Significa sentirsi più liberi? Più… giusti?
Una gamba di Zayn si infila tra le mie, mentre torna a baciarmi con più foga, e io gioco con il suo labbro inferiore, passando ad accarezzare il suo addome; quando la sua bocca si sposta lungo la mia guancia, fino ad arrivare al collo, tengo gli occhi chiusi e gemo qualcosa: “Scusa - sussurro, cercando di mantenere un minimo di lucidità. – Mi sono… comportata da…”
“Devi fidarti di me - mi interrompe lui, parlando sulla mia pelle e mordendola subito dopo, quasi a volermi punire. – Non so più come fartelo capire”.
“Lo so” mugolo, stringendomi a lui. Ha ragione, ha perfettamente ragione e io ne sono consapevole: la verità è che mi sono lasciata andare a tutto quello che ho affrontato oggi e in qualche modo è come se, vedere Andrea tra le braccia di Zayn, fosse stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Semplicemente non ci ho visto più: mi sono rintanata nella gelosia per quel gesto affettuoso, nella paura e nell’insicurezza, sommando il tutto a ciò che già mi turbava. Il risultato non è stato di certo il più consono, dato che ho iniziato ad urlare contro Zayn come se fossi stata certa di quello che gli rimproveravo.
“Mi dispiace” aggiungo, stringendo il labbro inferiore tra i denti.
Gemo di nuovo, quando sento le sue mani scendere sui miei glutei e tirarmi su, in modo da farmi allacciare le gambe intorno al suo busto: ora posso guardarlo direttamente in faccia, senza dover fare i conti con i centimetri di altezza che ci separano costantemente, ma avere i suoi occhi così vicini mi provoca una strana sensazione in tutto il corpo, quasi non fossi pronta a quel contatto visivo tanto diretto, tanto profondo. Zayn continua a premere il suo corpo contro il mio, schiacciandomi contro la parete, tanto da farmi temere che il mio respiro accelerato sia dovuto anche al poco spazio che i miei polmoni hanno per dilatarsi: appoggia la fronte contro la mia e inspira ed espira velocemente, quasi con l’affanno.
“Fidati di me” sussurra soltanto, spostando il suo sguardo sulle mie labbra. Colgo quelle parole come una preghiera, sentendo il cuore fare una smorfia di dolore mentre si ritrova a fare i conti con il senso di colpa per aver dubitato così facilmente di Zayn: frastornata dal contatto tra di noi, non riesco a trovare qualcosa di adatto da dire, così scelgo di avvicinarmi a lui e di premere la mia bocca sulla sua, come se volessi sugellare una promessa che vale il mio onore, il mio tutto.
 
Inspiro a pieni polmoni, inebriandomi del profumo che mi arriva fin nelle ossa, con gli occhi chiusi e l’orecchio sinistro sul petto nudo di Zayn: il battito del suo cuore continua ad inondarmi, ad intontirmi con la sua regolarità e la sua calma. Scandisce ogni minuto e sembra voler fare da guida al mio, di cuore.
Le dita di Zayn hanno preso a sfiorarmi l’avambraccio, avanti e indietro, compiendo sempre lo stesso percorso: ogni volta che la punta dei suoi polpastrelli si distacca accidentalmente dalla mia pelle, ho paura che sia un allontanamento definitivo, ma, quando la sento ritornare su di me, un brivido si propaga lungo tutto il mio corpo, portandomi a sorridere. Chissà se quello di Zayn riesce a percepire l’effetto che ha su di me, dato che ormai io e lui siamo quasi una cosa sola, vista la posizione ingarbugliata in cui ci troviamo, dettata dal poco spazio offertoci dal divano.
Girata su un fianco, lo schienale dietro di me mi sorregge, e i miei piedi spingono contro il bracciolo, che mi fa ricordare come abbia premuto duramente contro i miei reni, mentre Zayn mi faceva sua ancora una volta: il suo tocco non è cambiato, è rimasto delicato e timoroso come la prima volta, ma ogni tanto ha lasciato trasparire dell’altro, una passione che forse ha cercato di celare malamente, a stento. Mentre i suoi muscoli si tendevano sotto le mie carezze, mi sono anche ritrovata a desiderare che lui si lasciasse andare completamente, che si prendesse tutto, perché io non avrei opposto alcuna resistenza: quello che mi chiedo, però, è se ci sia qualcos’altro che lui possa prendere di me.
Mi muovo leggermente su di lui,  maledicendo per un attimo la sua maglia, quella che mi sono infilata per sfuggire all’imbarazzo di essere completamente nuda e la stessa che ora mi impedisce di sentire a pieno la sua pelle contro la mia.
… perché io ti amo e tu ti ostini a mettermi in dubbio!
Sono queste, le parole che continuano a rimbombarmi nella testa mentre ricordo ogni minuto passato con lui, nel cuore che cerca di andare di pari passo con il suo, negli occhi che si sono aperti e che si sono alzati verso il suo viso, solo per spiarlo. Sono queste, le parole poco che mi fanno ancora arrossire: è normale stentare a crederci? O forse è solo l’emozione a giocare questo brutto scherzo? Più ci penso e più mi tormento, perché mi sembra dannatamente impossibile che una persona come Zayn possa amare me.
Non so a cosa sia dovuta questa sensazione: pensavo che, quando qualcuno mi avrebbe detto quelle due parole, io ne sarei rimasta sconvolta. Il che è vero, è successo, ma c’è dell’altro: c’è una parte di me che non è affatto sorpresa, come se io, dentro di me, avessi sempre saputo i reali sentimenti di Zayn. Come se lui mi avesse dimostrato il suo amore in ogni piccola cosa, in ogni piccolo sguardo, impregnando la nostra storia di una verità sottintesa, che poco fa è solo stata definita da parole.
Quando mi muovo di nuovo, scossa da questi pensieri, sento la sua voce bassa arrivarmi alle orecchie: “Che c’è?” chiede semplicemente, stringendomi un po’ di più a sé, probabilmente accortosi dei miei movimenti quasi nervosi.
Io sospiro e alzo la testa per appoggiare il mento sul suo petto, in modo da riuscire a guardarlo negli occhi: per qualche secondo mi limito ad osservarlo, poi abbasso lo sguardo solo per racimolare un briciolo di coraggio e trattenere il rossore che vuole invadermi le guance.
“Zayn… - dico, mordendomi subito dopo le labbra, quasi non volessi far uscire quelle parole dalla mia bocca. – Tu mi ami”. E non è una domanda, è una constatazione, una rivelazione a cui devo ancora abituarmi, una presa di coscienza che mi scombussola e mi impedisce di pensare razionalmente.
Lui sorride, nel modo più semplice e incantevole che avrebbe potuto scegliere, poi si avvicina al mio viso, sfiorando le mie labbra e facendo mischiare i nostri respiri: “Io ti amo, Melanie Clarke - sussurra, sicuro che io riesca a cogliere ogni singola sillaba a causa dei pochi millimetri che ci separano. – Con ogni fibra del mio corpo” aggiunge, accarezzando di nuovo la mia bocca con la sua.
Le guance ormai riflettono l’incendio che mi è divampato nel petto, ma poco me ne importa, perché sono arrivata alla conclusione che dovrò farci l’abitudine, che questa mia caratteristica continuerà ad accompagnarmi nonostante i miei tentativi di debellarla.
Quando quel contatto tra di noi si interrompe – troppo presto -, torno ad appoggiare il viso su di lui, pronta a lasciarmi cullare di nuovo dal suo battito cardiaco: c’è qualcosa, però, che continua a punzecchiarmi l’inconscio, che brama per venire allo scoperto, e io non vorrei rovinare questo momento con le parole, ma sento comunque il bisogno di farlo.
“Io mi fido di te” dico sulla sua pelle, accarezzandola con la mano destra. Voglio che lo capisca, che ne sia consapevole, perché è la verità, nonostante il mio comportamento di oggi avrebbe potuto far pensare l’esatto opposto.
“Davvero, io… - richiudo la bocca per un attimo, poi riprendo. – È che oggi non è stata una giornata… tranquilla, ecco” spiego, corrugando la fronte nel ripensare a tutte le cose che sono successe, a tutte le verità che sono venute a galla.
Io ti amo, Melanie Clarke. Con ogni fibra del mio corpo.
Zayn non risponde, nemmeno mentre riprende a farmi rabbrividire con le dita a solleticarmi la spalla, quindi io continuo, ringraziandolo tacitamente: “E Andrea… Non me l’aspettavo, non… Sì, insomma, mi sono ingelosita – dico con fatica, assumendo un’espressione corrucciata che so che lui non può vedere. – Parecchio” aggiungo, ripensando a quel sentimento dirompente che aveva invaso ogni cellula del mio corpo già scosso. Vorrei dire anche che non ho sopportato il contatto tra di loro, proprio come una bambina, e che ho dovuto stringere i pungi con tutta la mia forza per trattenermi dall’andare lì e frappormi tra loro per dividerli.
“Mi piace quando sei gelosa – afferma Zayn, stupendomi. – Sul serio.”
Il tono di voce che ha usato sembra introdurre un “ma”, che infatti non si fa attendere: “Ma preferirei che lo fossi quando ce n’è motivo – aggiunge infatti subito dopo, tranquillamente. – Se mi accusi subito, se mi urli contro, come hai fatto oggi, non fai altro che ferirmi”.
“Lo so, hai ragione – gli assicuro velocemente, quasi volessi evitare di sentire la continuazione di quella frase, quasi volessi allontanare il più possibile l’idea di essere la causa di una sua sofferenza. – Ti chiedo scusa, di nuovo”.
Subito mi torna in mente la gelosia di Zayn, il modo in cui anche lui mi accusava di mentirgli, quando mi vedeva con Niall: vorrei quasi rimproverarlo per questo, dato che lui in passato ha fatto lo stesso errore, eppure poi ci ripenso. La verità è che, per quanto noi possiamo fidarci l’uno dell’altra, non riusciremo mai a tenere a bada il fastidio causato dalla vicinanza di qualcun altro, nonostante i discorsi sulla fiducia e il resto: quando si tratta di dover condividere ciò che amiamo, anche in situazioni irrilevanti, la gelosia è impossibile da sopprimere, qualsiasi sia il rapporto in cui si insinua. Inoltre, la sua richiesta disperata di fiducia, è evidentemente il risultato di quello che abbiamo affrontato insieme: evidentemente, avrebbe voluto dirmi qualcosa come “dopo tutto quello che ti ho provato, dopo tutto quello che ci siamo promessi mutamente, dovrebbe venirti spontaneo, fidarti di me”.
“È tutto ok” mi rassicura lui, accarezzandomi una guancia e riscuotendomi da quei pensieri. Vorrei cambiare posizione e guardarlo in faccia, ma sono come paralizzata sul suo petto, sul suo cuore. Mentre batte, sembra quasi sussurrare il mio nome.
Accenno un sorriso, sollevata dal fatto che Zayn non sia ancora arrabbiato.
“Quindi… Ha deciso di andarsene?” chiedo, riferendomi ad Andrea e sicura che lui sia in grado di capirlo.
“Hmm -  è la sua risposta. – Lei e sua sorella staranno da uno zio”.
Annuisco lentamente, poi decido di esternare una curiosità: “Ti… Sì, insomma, ti dispiace? Che se ne vada, intendo” chiedo titubante, mettendomi in un ascolto attento. Sono preparata a qualsiasi risposta: entrambe sarebbero comprensibili.
Quando Zayn, infatti, “Un po’” ammette, io accolgo la sua confessione senza alcun risentimento: è normale che ne senta la mancanza, dopo tutto quello che hanno passato insieme.
“E a te? A te dispiace che lei se ne vada?” domanda, cogliendomi alla sprovvista. Riesco a percepire, nel suo, un tono divertito che cerca di mascherarsi con un sottile strato di reale interesse, ma io ho intenzione di essere sincera: “Mi dispiace che si senta costretta ad andarsene – rispondo. – Mi dispiace per la sua situazione, questo sì. Ma no… Non… Non mi dispiace che parta” continuo, affievolendo il tono di voce, mentre per un attimo mi sento una cattiva persona. D’altra parte, però, perché dovrei mentire?
“Peccato – ribatte lui. – Stavo pensando di farla tornare qualche volta per ripetere la scenetta di oggi, se poi serve a finire nudi sul divano di casa mia” aggiunge, smorzando una leggera risata.
Io avvampo e spalanco gli occhi, senza trattenere un sorriso divertito: “Zayn!” lo riprendo, pizzicandogli teneramente un fianco. Sento il suo petto vibrare per una risata e lascio che il silenzio torni tra di noi: non ne ho la necessità, ma sono così in pace con me stessa, da poter accettare qualsiasi cosa, in questo momento.
“Come mai la tua giornata non è stata delle migliori?” chiede dopo qualche minuto, muovendo una gamba per ingarbugliare ancora di più l’intreccio in cui siamo intrappolati.
“Oh, be’… Sono successe un po’ di cose” ammetto, sorridendo tra l’incredulità e la voglia di raccontargli tutto.
“Tipo?” indaga lui.
Mi mordicchio una guancia e riordino i pensieri, prima di cominciare a parlare: “Stamattina ero al parco con Fanny: ho incontrato Harry” dico. Prima che io possa riprendere, però, sento Zayn mormorare qualcosa in segno di disappunto: immagino come si possa sentire, ma spero di poter alleviare il suo malumore con quello che ho scoperto dal suo stesso vecchio amico. “Mi ha spiegato perché abbia infangato la tua reputazione – ammetto. – A quanto pare non ha mai voluto che tu ti prendessi la colpa per quello che ha fatto al signor Dambel. Lui… È stato troppo codardo per dire a tutti la verità, quindi ha pensato che se avesse peggiorato le voci che tu stesso avevi fomentato, ti avrebbe visto tornare da Londra e smascherarlo. Sperava che tu perdessi la pazienza e che facessi quello che lui non era riuscito a fare” concludo, chiedendomi se sia stata abbastanza chiara. Ripetendo ad alta voce le motivazioni di Harry, mi rendo conto di quanto effettivamente quel ragazzo sia complicato. Quasi più di Zayn.
Quest’ultimo inspira profondamente e io posso quasi sentire i suoi polmoni riempirsi d’aria: “Stupido” decreta, mentre vedo la sua mano stringersi in un pugno. Spero davvero che riescano a parlare, lui ed Harry, perché hanno davvero molte, molte cose su cui discutere.
“E mi ha confermato la tua ipotesi: era anche un po’ arrabbiato per la tua partenza” dico dopo qualche secondo, ricordandomene appena.
“Stupido” ripete, questa volta con più rancore. Sì, devono decisamente parlare.
Aspetto che Zayn risponda qualcosa, ma nessun suono esce dalla sua bocca per diversi minuti: ho l’impressione che si sia incupito, probabilmente pensando a tutta quella situazione. Provo quindi a smorzare la tensione che lo attanaglia: “Poi mi ha detto di parlare con mia sorella Emma, e di tenere a mente che l’idea dei soldi non è stata sua” affermo, aspettando una sua reazione.
Forse è un impercettibile sussulto, quello che ho appena sentito: stupore? Pezzi di puzzle che tornano al loro posto? Sollievo?
“È stata Emma a rubarli – decreto, rattristata da quella scomoda verità. – Sapevi che stanno insieme?”
“No – è la sua risposta, ricca di incredulità. – Dio, sembra una puntata di Beautiful” commenta, facendomi sorridere. In effetti, ora che ho l’occasione di ripensare a tutto con maggiore calma, sono completamente d’accordo con lui.
“Sì, be’, da quanto mi ha raccontato mia sorella, Harry e suo padre non se la passano ancora bene, a livello economico. Voleva… aiutarlo” dico, corrugando la fronte a quell’idea. Che lei sia tanto infatuata, o addirittura innamorata, da arrivare a compiere un gesto tanto estremo? Dal modo in cui ha pianto di fronte ai miei genitori, cercando in tutti i modi di giustificarsi e difendendo a spada tratta quello che è il suo ragazzo, la risposta sembra essere positiva.
“La storia si ripete: mi dispiace che questa volta ci sia andata di mezzo tua sorella – commenta Zayn, stringendomi a sé. – Spero che prima o poi Harry riuscirà ad uscirne”. Evidentemente, oltre alla situazione familiare, si riferisce al fatto che Harry sia tanto orgoglioso quanto debole, vittima degli aiuti degli altri, gli stessi che lui rifugge al solo pensiero ma che non riesce a rifiutare nel concreto per paura.
“Sì, lo spero anche io – dico, aprendo il palmo della mia mano sul suo addome piatto. – Solo… Non capisco mia sorella. Insomma… ha sbagliato”.
Passa qualche secondo prima che Zayn risponda, e io attendo curiosa: “Io avrei fatto lo stesso, se si fosse trattato di te” confessa, facendomi spalancare gli occhi per lo stupore, per l’amore.
“Stai cercando di giustificarla?” domando, cercando di capire i suoi pensieri.
“No, sto solo dicendo che io avrei fatto esattamente quello che ha fatto lei – ripete. – E tu sai che io non sono bravo in queste cose, quando si tratta di aiutare qualcuno, quindi sì, probabilmente avrei sbagliato, proprio come Emma”.
Mi fermo un attimo a ragionare, a dargli ragione, poi mi accorgo che sono stata un po’ ipocrita: se Zayn fosse stato in difficoltà, probabilmente io avrei fatto quello e altro. Improvvisamente mi ritrovo a pensare che forse non avrei dovuto biasimare tanto Emma per qualcosa che avrei fatto anche io: la rabbia, però, mi aveva accecata impedendomi di pensarci, e, d’altronde, qualsiasi siano le motivazioni, quel gesto rimane sbagliato.
“Già, probabilmente anche io non mi sarei comportata diversamente” sussurro, baciandogli delicatamente la pelle su cui ho appoggiato il viso. Ne sono convinta, farei di tutto per Zayn, per assicurarmi che il suo viso sia sempre ornato da un sorriso, dalla sua lingua incastrata tra i denti.
“Sai, Melanie, non sei tanto diversa da me” afferma lui, facendomi chiedere a cosa si riferisca. Mi sento costretta ad alzare il viso verso il suo, alla ricerca degli occhi dai quali sono stata fin troppo lontana. Li trovo a scrutarmi sereni, curiosi e impazienti di dire quello che sanno celare molto bene, così io mi limito ad immergermi in loro, aspettando che il loro padrone mi dia una spiegazione.
“Anche tu dai fin troppo peso ai bisogni degli altri – dice infatti Zayn, dopo un paio di secondi. – Certo, non esageratamente come me, ma lo fai anche tu”.
Deglutisco, inumidendomi le labbra, ma non ribatto, perché è di nuovo lui a parlare: “Ne ho avuto il sospetto quando ti ho vista lavorare come una schiavetta per Daphne, durante le prove per il musical”.
“Ancora questa storia? Non mi stavano sfruttando” preciso, imbronciandomi leggermente.
Lui alza un sopracciglio, ma ignora il mio commento, dato che sa bene dove andremmo a finire se gli venisse in mente di ribatte. Abbiamo affrontato questo discorso più volte, in passato: “Ne ho avuta una conferma quando ti sentivi in colpa nei confronti di Andrea, quando dicevi di non volermi portare via da lei e provavi a mettere i tuoi desideri in secondo piano, per una persona che nemmeno conoscevi – riprende, addolcendo il tono di voce. – Un’altra conferma, quella definitiva, l’ho avuta quando ti sei affidata a me”.
Arrossisco a quelle parole, distogliendo per un secondo gli occhi dai suoi, come se farlo mi potesse aiutare a respirare meglio: “Hai messo da parte la tua serenità, seguendo i miei bisogni come se fossero la tua priorità – spiega, guardandomi tanto intensamente da farmi sentire sul bordo di un burrone pronto ad inghiottirmi: il nero sotto di me, però, è la sfumatura scura dei suoi occhi. – Hai aspettato che io risolvessi la situazione con Andrea e sei persino passata sopra alla mia reputazione, preferendo lasciarmi del tempo, anziché pensare a te stessa”.
Ripensare a tutto quello che abbiamo affrontato mi provoca una sensazione strana a livello dello stomaco; pensare che sia tutto finito, solo per dare inizio a qualcos’altro, però, compensa tutto.
“Quale pazza masochista avrebbe fatto tutto questo?” domanda infine, inclinando gli angoli della bocca in un sorriso divertito.
Io alzo gli occhi al cielo, senza riuscire a trattenere un sorriso simile al suo: “Grazie per avermi dato della pazza” preciso, senza poter evitare di dargli ragione, sotto ogni punto di vista. Ho sempre guardato a Zayn come a qualcuno di estremamente complicato, senza mai rendermi conto di essere esattamente come lui.
“Non ho mica detto che non mi piaccia, il tuo essere pazza” tiene a farmi presente lui, accarezzandomi i capelli.
Ti amo, penso.
Mi avvicino a lui con gli occhi che potrebbero rivelare ogni mio più piccolo segreto, ma che cercano lo stesso di non sentirsi intimoriti da quelli che tanto bramano. Porto una mano sul suo viso e accarezzo la sua mascella, che si rilassa sotto il mio tocco, poi mi avvicino , puntando i piedi sul cuscino di stoffa del divano, e cerco le sue labbra.
Così tanto.
Zayn si muove al mio fianco, con le nostre pelli a sfregare l’una contro l’altra e a lamentarsi per tutto quel trambusto, quando avevano evidentemente trovato un equilibrio, un modo per combaciare perfettamente e non allontanarsi più. Passa una mano tra i miei capelli, afferrandoli e stringendoli nel suo palmo, e mi porta sotto di sé, mentre io allaccio le braccia intorno al suo collo. L’altra mano, la fa scivolare lungo il mio corpo, oltre la sua maglietta che vorrei non togliere più solo per rimanere con il suo profumo ovunque.
Le mie dita corrono sulla sua schiena, sui muscoli poco sviluppati che si irrigidiscono per non pesarmi addosso, sulle sue scapole e sulle sue spalle.
“Grazie” dico flebilmente, senza nemmeno rendermene conto. Lui per un attimo si ferma, mi guarda negli occhi, con i capelli disordinati sulla fronte e questa leggermente corrugata: “Per cosa?” chiede infatti.
“Non so… Per tutto, immagino” rispondo, accampando una frase che non ho preparato: la verità è che neanche io mi aspettavo di ringraziarlo così, senza un apparente motivo. Ma ora che ci penso, ora che l’ho detto, un milione di immagini mi affollano la mente: Zayn che mi ruba i baci, Zayn che mi guarda dall’altra parte del corridoio affollato di studenti, Zayn che mi sfiora la mano mentre con noi c’è Louis, Zayn che ride mentre inciampo nei miei stessi piedi come al mio solito, Zayn che è geloso, Zayn che è protettivo... E sì, forse sono queste, le cose che mi hanno spinta a pronunciare quella semplice parola; forse sono queste, le cose che mi costringono a ripeterla, questa volta con più convinzione: “Grazie”.
Lui mi rivolge un sorriso, uno di quelli un po’ storti, appena abbozzati, quasi increduli, e mi bacia, per l’ennesima volta. Mi bacia, cercando un contatto ancora più intimo tra di noi, facendomi chiedere se riuscirò a sopravvivere a quello che mi sta facendo provare.
“Melanie…” mormora sulla mia guancia, sfiorandola poi con il naso: io mugolo qualcosa in segno di risposta, con gli occhi chiusi a trattenere quel brivido che proprio non vuole darmi tregua. Quando sento la sua fronte posarsi sulla mia, mi costringo ad alzare le palpebre, in una pure negazione del mio istinto di sopravvivenza: trovo Zayn a fissarmi insistentemente, in silenzio, con il petto che si muove contro il mio.
“Mi prenderei la colpa al posto di Harry altre mille volte – sussurra, muovendo lentamente le labbra un po’ arrossate dai troppi baci. – Scapperei di nuovo a Londra e sopporterei di nuovo Louis che ci prova con me in uno squallido pub – continua, facendomi sorridere imbarazzata, mentre mi immagino la scena e allo stesso tempo cerco di capire cosa stia cercando di dirmi. – Rifarei tutto, dalla prima all’ultima cazzata, solo per innamorarmi ancora di te”.
Ti amo così tanto, che mi sento soffocare.


 



 

SPAZIO AUTRICE
 
LAAAAAAAAAAAAAAAADIES fdjsklafjas
Ciao splendori miei, come state? :3 Spero meglio di me ahhaha Sono in una specie
di “calma prima della tempesta”, dato che domani mattina ho un esame e sono fin troppo
calma: da un momento all’altro secondo me scoppierò in una crisi isterica haahah
Comunque, l’unico modo per “tranquillizzarmi” era pubblicare questo capitolo,
nonostante il mio intento fosse quello di postarlo domani, come voi sapete :)
A parte che l’ho modificato altre mille volte, mentre lo rileggevo hahah
E spero davvero che vi sia piaciuto, perché è il penultimo D: Vi risparmio i miei piagnistei
riguardo la fine di questa storia D:
Anyway: abbiamo scoperto cosa ci faceva Andrea lì con Zayn, e io non potevo resistere
alla tentazione di farli litigare ancora un pochetto hahaah Anche perché, da sempre,
avevo intenzione di far dire loro le due paroline magiche proprio durante un litigio :3
(Un po’ di tempo fa, avevo scritto su facebook il “Ti amo anch’io, razza di stupido” di Melanie,
ma nessuno aveva capito si riferisse a questa scena hahaha) In ogni caso, vorrei che fosse
chiara la reazione “esagerata” di Mel: ovviamente era ancora scossa da tutti gli avvenimenti
della giornata, e io ho cercato di far emergere questa sua agitazione, e comunque Zayn le aveva
assicurato che Andrea non gli si sarebbe più avvicinata! Ma il resto lo capite da voi :3
Come avete spesso notato, questi due finiscono per dirsi le cose importanti mentre litigano,
soprattutto Zayn, quindi non si sono affatto smentiti :)
Ah, anche la reazione di Zayn potrebbe essere un po’ rimproverabile, dato che anche lui
si incazzava parecchio quando vedeve Mel e Niall insieme, ma è lei stessa a pensare a questo,
e spero vivamente che sia chiaro :) C’è da dire che il loro rapporto è cambiato parecchio
dai “tempi di Niall”, quindi questo è un fattore da considerare!
Comunque, spero che il capitolo non sia risultato troppo sdolcinato D: È che, dopo tutti
questi casini, volevo lasciare un po’ di spazio ai nostri Zelanie, anche perché nello scorso capitolo
non sono proprio esistiti lol
 
E niente, io vi ringrazio tantissimo per tutto, sul serio ** Le vostre recensioni mi riempiono
il cuore di gioia ** E non ho parole per quanto siete gentili dfjsfklsad
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo fdjskal Risponderò alle recensioni appena posso,
giuro :) Un bacione belle :D

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