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Autore: Heart_ShapedBox    11/07/2013    1 recensioni
Ella cominciò il suo discorso:
- buongiorno a tutti ragazzi e ben arrivati. Nella cartella che tengo in mano possiedo i dati di ognuno di voi e questa mattina alcuni scopriranno di essere molto più speciali di quanto avessero mai immaginato. Dunque ora chiamerò i nomi di queste persone, consegnando loro il modulo d’iscrizione presso l’Accademia delle Arti Magiche di Woole - via via dicendo Cassie, Harry, Britney, Aileen, Becky ed Elisabeth presero il foglio, restava l’ultimo e vidi la preside pronunciare lentamente il mio nome come in un flashback - Chantal Smith - mi avvicinai alla cattedra e lei continuò:
- congratulazioni, era da tanto che non si vedeva in giro una fata del fuoco - strabuzzai gli occhi, esattamente come i miei compagni quando avevano ricevuto il loro titolo magico...
Genere: Fantasy, Generale, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quinto capitolo – Lo stabilimento dei Barbegazi
 
<< Secondo voi cosa sono questi “barbettazi”? >> chiese Becky.
<< “Barbegazi” >> precisò Cassie all’interno della doccia. L’avevamo costretta a lavarsi per ultima, così non sarebbe potuta rimanere più di tanto a crogiolarsi.
<< Quello che sono >> ribatté la Fata della Neve.
<< Non saprei >> risposi << ma, stando a quello che ha detto il professore, penso che siano persone che vivono in posti molto freddi >>.
<< Come gli eschimesi? >> propose Lucy.
<< Credo di si >> assentii.
<< Ehm, scusate l’ignoranza, ma dove lo troviamo “qualcosa di pesante” da mettere addosso? >> domandò ancora Becky.
Nel momento in cui la domanda fu formulata sentimmo un rumore provenire dal grande armadio in mogano, come se i pochi oggetti al suo interno avessero cominciato a saltare. Mi alzai dal letto su cui ero seduta, con i capelli ancora avvolti in un telo nel tentativo di farli asciugare, e mi diressi con cautela verso il mobile. Aprii lentamente le ante dell’armadio e, con mia sorpresa, non vi trovai più quei pochi asciugamani che vi erano in principio, ma bensì maglie, pantaloni, maglioni in lana, pile, microfibra, cappotti con tanto di pelliccia e persino scarponi imbottiti. Tutto ciò che si sarebbe potuto intendere per “pesante” da indossare.
<< Questo armadio fabbrica indumenti a comando di bacchetta! >> disse, Lucy, meravigliata.
<< E non solo l’armadio >> Cassie uscì dal bagno. Aveva i capelli che le svolazzavano a destra e a manca, come se una forza invisibile li stesse spostando, asciugando e.. acconciando?
<< La magia può fare questo ed altro >> assunse una posa elegante e fece un inchino come se avesse appena finito di dare uno spettacolo e, in effetti, sembrava proprio così, perché sia me, che Lucy e Becky, eravamo rimaste a bocca aperta. Poi quest’ultima si riprese e chiese immediatamente:
<< Come cavolo hai fatto? >>.
<< Mi ero appena chiesta come avremmo potuto asciugarci e sistemarci i capelli, che subito hanno iniziato a fluttuare e.. guardate un po’ qua! >>.
La chioma di Cassie non era più una massa gocciolante ma un insieme di bellissime ciocche mosse, completamente asciutte. Sembrava fosse stata dal parrucchiere soltanto qualche minuto prima. Alla vista di ciò, Becky non perse neanche un secondo e subito esclamò:
<< Vorremmo tanto trovare il modo di asciugarci ed acconciarci i capelli.. >>.
Non appena ebbe terminato la frase, intere matasse di fili si alzarono dalle nostre teste. In men che non si dica eravamo pronte. Quando mi guardai allo specchio non credevo ai miei occhi: i miei indomabili capelli castano scuro si erano tramutati in una cascata di lucidi boccoli.
Scegliemmo il resto degli indumenti comparsi nell’armadio e, mentre Lucy, con la chioma zeppa di treccine, indossava gli scarponi da neve, sentimmo qualcuno bussare alla porta e la professoressa Gillys dire:
<< Svelte ragazze, è ora di andare >>.
Uscimmo nel corridoio, dove il resto degli alunni attendevano di sbarcare per la nostra prima tappa nel Mondo Magico: lo stabilimento dei Barbegazi. Dopo qualche minuto, finalmente, il treno si fermò e vidi il professor Killias scendere per primo, portando giù i ragazzi. Dietro la fila dei maschi si trovava la Gillys che scortava le ragazze e, non appena gli altri furono spariti dalla nostra vista, fece andare anche noi.
Eravamo sul cucuzzolo di una montagna e, intorno a noi, non vi erano altro che vallate e cime innevate, un panorama stupendo che, per Becky, poteva significare soltanto una cosa:
<< Le Alpi svizzere! >>.
Aveva girato l’Europa facendo gare di sci in ogni posto e paese, eppure, sapeva distinguere anche le più piccole differenze che vi erano tra i vari luoghi. Cominciai a pensare che quelle caratteristiche, che a noi inizialmente sembravano comuni ed insignificanti, ci distinguessero l’uno dall’altro e definissero il Potere di ciascuno.
Improvvisamente tutto mi fu chiaro e compresi che tutto era reale, capii il perché ci trovavamo in viaggio per andare a studiare in una scuola di Magia, sapevo perché eravamo diversi, eravamo particolari: perché eravamo Magici.
Ecco perché Becky poteva dire se la neve era più fredda in un punto che in un altro, poteva dire se, da inverno a inverno, le montagne erano cambiate, sapeva distinguere ogni singolo dettaglio in migliaia di posti differenti e ricordava l’esatta posizione di ognuno; tutto questo ed altro era la sua Magia: per questi motivi, la mia amica, era una Fata della Neve.
Qualcosa mi risvegliò dal mare di pensieri in cui ero immersa, un grido simile ad un ululato forò l’aria ed una piccola valanga atterrò non lontano dal gruppo. Killias camminò con cautela verso quella zona, emettendo un suono simile a quello che avevamo udito poco prima. Un ometto grassoccio, ricoperto di pelliccia e con dei piedi enormi, uscì fischiando dal mucchio di neve caduto in precedenza:
<< Riconoscerei il tuo richiamo fra mille, Bruce >> parlò con voce roca quello che doveva essere un Barbegazo e, sorridendo, batté una pacca sulla schiena del professore.
<< E’ sempre un piacere incontrarti, Vin >> rispose Killias; poi si voltò verso di noi ed annunciò:
<< Ragazzi, lui è Vinterdäck. E’ il Barbegazo più anziano di questo stabilimento e vi farà da guida attraverso le gallerie >>.
<< Dunque questi sono la Quindicesima Generazione, interessante.. Bruce, avete dato da mangiare a questi poveri esserini smagriti oppure avete fatto come gli anni passati e li avete lasciati morire di fame? >>.
<< Allie ha incantato il treno, in modo che nessuno all’interno avesse più fame o sete. Hai visto la loro aura? Sono potenti, vero? >>.
Il Barbegazo si portò una mano alla fronte, come se scrutasse lontano e cercasse di intravedere un dettaglio definito:
<< Sono espanse. Diventeranno degli eccellenti Maghi e delle bravissime Fate, sicuramente. Detto questo, >> si strofinò le grosse manone e continuò << vorrei che mi seguiste all’interno delle grotte, ragazzi >>.
Sentimmo nuovamente gridare e, un altro Barbegazo, atterrò lì vicino.
<< Oh, eccoti qua Förky! Dov’eri finito? Dammi una mano a tener d’occhio la nuova generazione >> disse il primo nano.
<< Si, signore >> rispose l’altro.
Ci addentrammo in una caverna poco distante che scendeva sottoterra e, non appena fummo passati, l’ingresso si richiuse alle nostre spalle. Vinterdäck spiegò:
<< Ci troviamo nel territorio delle Alpi svizzere e questo è il più importante stabilimento dei Barbegazi. Il nostro nome deriva dal francese “barbes glacées”, che significa letteralmente “barbe ghiacciate”. Gli abiti di pelliccia bianca che indossiamo, i ghiaccioli che pendono dai nostri capelli e dalla barba, ci rendono molto difficili da individuare in inverno >>.
<< Durante l’estate andiamo in letargo in queste gallerie scavate nella roccia e non torniamo su fino alla nevicata successiva. Il nostro passatempo abituale è creare e cavalcare valanghe, sebbene lanciamo, ogni volta, grida di avvertimento agli umani per avvisarli del pericolo e facciamo del nostro meglio per tirarli fuori dalla neve se restano intrappolati >> continuò Förky.
<< Il professore ci ha parlato di “merce da scambiare”, che cosa intendeva? >> Mark, facendo quella domanda, si dimostrò il più coraggioso. Il viso di Vinterdäck si fece improvvisamente serio, come se gli avesse fatto tornare in mente vecchi e tristi ricordi. Abbassò lo sguardo e disse:
<< Qui nelle caverne possediamo molti minerali preziosi con caratteristiche rare ed uniche, che possono essere utili ai Magici per fare esperimenti su di essi o per aiutare, voi studenti, nel potenziare la vostra Magia. Talvolta, però, queste gemme non hanno fatto altro che procurarci guai: pur di proteggere questo tesoro, molti di noi sono.. morti >>. La voce del Barbegazo più anziano si incrinò alla fine della frase e, date le circostanze, nessuno fece domande su come o perché fossero deceduti. Restammo zitti, tutti quanti, fissando il pavimento e pensando una sola cosa: Demoni.
  
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