Salve
a tutti!
Torno
con
una Dramione, la prima che scrivo, quindi, vi prego siate clementi!
Dal momento che non ne ho mai scritta una, ho preferito mettere tra le
avvertenze la voce “OOC” per evitare
fraintendimenti o cose del genere :-)
Devo dire che mi piace abbastanza come è venuta fuori,
l’ho fatto leggere a due
persone ed è piaciuta, ma forse loro erano di parte.. Beh,
speriamo di no!
Ringrazio anticipatamente Chairakalove per
avere letto le prime pagine e
avermi detto che non facevano schifo, è stato un buon motivo
per continuare! :-)
La storia mi è venuta in mente ascoltando
“Madness” dei Muse, e alcune parti
del testo sono incollate nel corso degli eventi.
Trovo che la canzone si addica molto a questa coppia, spero
condividiate!
Ora basta chiacchiere, vi lascio alla storia!
Ah, un’ultima cosa, in mancanza della mia beta, ho provvisto
alle correzioni da
sola ( con l’aiuto di Word ) quindi se trovate qualche errore
fatemelo sapere!
Sono qui per accogliere i vostri commenti, qualora ce ne siano!
Un immenso abbraccio a tutti!
M. Letizia
( a fine storia alcune precisazioni! )
Or is it just madness?
I
can’t get
this memories out of my mind.
And some kind of Madness,
Has started to evolve
Hermione
si aggirava per i corridoi di
Hogwarts a passo lento, guardandosi
intorno.
Quell’anno, la scuola era stranamente silenziosa, non si
creavano più le larghe
calche nei corridoi per assistere agli esperimenti andati a male di
Seamus,
nemmeno c’era più quell’aria di
silenziosa ammirazione quando Harry, Ron e lei
varcavano la soglia della Sala Grande.
Non c’era neppure Silente che recitava agli studenti assurde
filastrocche.
Tutta quella che era stata la sua vita negli anni precedenti negli anni
passati
era scomparsa. Dissolta.
La Guerra aveva portato la pace, ma aveva preso tutto il resto.
Le sembrava trascorsa un’infinità di tempo, eppure
erano passati solo otto
mesi.
Le immagini erano ancora vivide nella sua mente, la sua notte era
ancora
popolata da incubi.
Non si sentiva pronta ad affrontare tutto questo, specie senza Harry e
Ron.
Ma per fortuna, aveva Ginny, l’unica persona in grado di
comprenderla sempre.
Ormai, era diventata la sua ombra, camminavano sempre fianco a fianco,
raccontandosi sempre tutto.
Ginny era ancora con la mente al Natale passato alla Tana, il primo
normale
dopo anni, in cui Harry le aveva chiesto di andare a vivere insieme
dopo la
fine dei suoi studi.
Inutile dire la reazione che tale proposta aveva suscitato in casa, ma
nessuno
aveva avuto nulla da dire in contrario.
Dopo tutto il tempo che avevano dovuto aspettare per stare insieme, era
giusto
riscattarsi così.
Così, molto spesso, si trovavano a parlare di come sarebbe
stata la loro vita
dopo quell’ultimo anno.
Ginny voleva continuare l’attività del Quidditch e
avrebbe fatto di tutto per
entrare in qualche squadra; mentre lei avrebbe intrapreso di certo una
carriera
al Ministero, anche se non sapeva ancora riguardo cosa.
Di solito, la vita di Hermione era sempre programmata nel dettaglio, ma
stavolta, non riusciva a prevedere nulla.
Ancora troppo ancorata ad un passato che non voleva passare, si era
lasciata
sopraffare.
Ma era certa che si sarebbe ripresa.
In fin dei conti, aveva combattuto il male per sei anni, aveva diritto
ad una
pausa.
Si dedicava con tenacia allo studio, svolgeva splendidamente il suo
incarico da
caposcuola.
Seppure sembrava che non avesse un minuto di pausa, erano moltissimi i
momenti
di vuoto nelle sue giornate.
Anni fa, non ci sarebbe stato neanche il bisogno di chiedere, Harry e
Ron
avrebbero escogitato qualcosa, ma stavolta era tutto diverso.
All’inizio dell’anno scolastico, poi, tutta
Hogwarts era entrata in subbuglio
per il rientro di Draco Malfoy, che tutti credevano fuggito con la sua
famiglia
chissà dove.
Invece, eccolo lì, seduto al tavolo dei Serpeverde con
qualche suo caro adepto,
a scrutare gli altri dall’alto in basso.
Ma era cambiato tutto anche per lui.
Nessuno vedeva più in lui una persona da temere, nessuno
aveva più paura di
lui.
Era un semplice studente come tutti gli altri.
La McGranitt le aveva rivelato che era tornato poiché i suoi
genitori erano
ancora sotto inchiesta per il Ministero, e non potevano avere contatti
con
nessuno.
Una volta, lei stessa, vide Draco scrutare con orrore il marchio che
era ancora
troppo nero sul suo braccio.
Aveva provato compassione per lui.
Per lui che non aveva avuto scelta.
<< Herm, verrai con noi ad Hogsmeade con noi,
più tardi? >> chiese
Ginny, mentre studiavano in Sala Comune.
Lei sospirò << Non
posso.. Ho da
fare con alcune cose della scuola >>
La giovane Weasley aggrottò le sopracciglia <<
Che genere di cose?
>>
Hermione borbottò qualcosa di incomprensibile, messa troppo
alle strette <<
Il ministero, cose
così, non posso dirti
altro >>
<< Vabbè
>> convenne la
rossa >> Come
vuoi, noi andremo un
po’ in giro, e poi ai Tre Manici Di Scopa, se vorrai
raggiungerci >>
<< Perfetto
>> disse <<
Ora è
meglio che io vada o la McGranitt
mi ucciderà >>
<< Allora
a dopo! >> esclamò
Ginny.
<< Certo!
>>
Detto questo, Hermione si incamminò per i lunghi corridoi di
Hogwarts, sapendo
perfettamente quale punto della scuola dovesse raggiungere.
Il suo passo era concitato.
Per fortuna la Mappa del Malandrino era stata riconsegnata a Gazza,
altrimenti..
Poi, giunta a destinazione, si fermò.
Le sue mani tremarono.
Chiuse gli occhi.
And
now, I need
to know: is this real love?
Or is it just Madness keeping us afloat?
<<
Hermione
>> sussurrò una voce,
proveniente dalla sua destra << Finalmente
>>
Ignorò per un attimo il fatto di essere già in
compagnia e si guardò intorno.
La stanza delle Necessità non era mai stata più
tranquilla di allora, le
sembrava che anche le pareti avessero cambiato il volto, avessero
assunto un
colore diverso.
Eppure era tutto rimasto uguale, ed anzi, quel giorno era tutto
estremamente in
ordine, tutto al suo posto.
<< Hai
perso la lingua? Strano >>
continuò quella voce, stavolta troppo vicina alle sue
orecchie per ignorarla <<
Di solito parli
spesso, forse anche
troppo >>
Inaspettatamente, si trovò a sorridere << Draco << disse
sospirando << Stavo
solo pensando >>
Lui storse le labbra << I
figli
dei babbani pensano? Questa è una notevole scoperta
>>
La giovane Grifondoro roteò gli occhi e incrociò
le braccia << Non
penso che tu sia ancora degno della mia
compagnia, quindi posso anche andarmene >>
Ma Draco allungò il braccio per stringerle il polso
<< Scusa
>> la guardò negli occhi, quasi a
perforarle la vista << Ma
stuzzicarti è davvero troppo divertente, non posso farne a
meno >>
Hermione rilassò i muscoli del viso, rivolgendo a Draco una
smorfia << Suppongo
che tu ci sia troppo abituato >>
<< Lo
sai che sono un egocentrico
viziato >> gli occhi grigi della Serpe saettarono verso
quelli castani
della ragazza << Dovresti
avere
imparato a conoscermi >>
Quelle parole fecero visibilmente irrigidire Hermione.
Da quando lei sapeva qualcosa di Draco? Da quando erano così
in confidenza?
Eppure, quando lui le prese la mano e baciò la punta delle
sue dita, ricordò
esattamente come tutto era cominciato.
Trovò immediatamente la risposta a quegli interrogativi da
troppo tempo rimasti
aperti.
Draco Malfoy avava appena passato una mano tra i suoi capelli e lei lo
aveva
accettato senza dire nulla.
<< Mezzosangue, oggi mi sembra
particolarmente strana >>
Osservando meglio la ragazza, gli sembrò che avesse qualcosa
che non andava.
Ma non era nella sua natura interessarsi di quelle cose, non era nella
sua
natura chiederle come stava.
Piuttosto, avrebbe preferito iniziare a spogliarla con calma, baciarle
il
collo, avere il totale dominio di lei.
Ma mai le avrebbe chiesto se stava
bene, perché gli bastava guardarla negli occhi per capire
che qualcosa non
andava, perché gli bastava baciarla per dirle che non era
sola.
Non era nella natura di Draco Malfoy parlare di sentimenti, tantomeno
esprimerli.
Eppure a quella Mezzasangue i
sentimenti stavano così a cuore, che quando lui ignorava le
sue domande, lei si
chiudeva in un silenzio snervante tale da costringerlo a dire qualcosa.
Ma stavolta, non stava funzionando.
<< Tutto
questo è una follia >>
mormorò con voce roca.
Non fu sicura che lui lo avesse sentito, ma attese una risposta senza
aggiungere altro.
Il giovane la guardò interdetto, senza capire cosa lei
volesse intendere.
<< Che
significa? >>
domandò, appoggiandosi ad una colonna.
Incrociò le braccia, pronto a sentire la risposta.
Pronto a sputare veleno se fosse stato necessario.
Hermione sospirò << Draco,
io ho
bisogno di certezze, tutto questo non mi basta più
>> snocciolò in
fretta, pentendosi quasi di averlo detto non appena incrociò
lo sguardo del
Serpeverde.
<< Ah
no? >> ribattè Draco,
chiudendo ferocemente i pugni.
Come una furia si avventò su di lei, ad una spanna dalle
labbra, troppo vicino
perché il suo raziocinio potesse intervenire.
Era così, Hermione lo aveva tramortito.
Si era impossessata della sua vita, quella lurida
Mezzosangue, e lui non se ne era neanche accorto.
Aveva costantemente bisogno di lei, e non sapeva neanche
perché.
Lei gli stava chiedendo certezze e lui avrebbe voluto dargliele, se
solo si
fosse fermato un attimo a ragionare.
<< Draco,
per favore >> lo
supplicò Hermione, chiudendo gli occhi per il timore.
Quel gesto destabilizzò Draco, che fece un passo indietro
per guardarla di
nuovo.
<< Che
tipo di certezze vuoi,
Granger? >> la aggredì di nuovo
<< Forse
il sesso non ti basta più? >>
Hermione si sentì ferita nell’orgoglio, ma
soprattutto, si sentì delusa da
quello che le aveva detto.
Sapeva quanto lui fosse bruto e privo di sensibilità, ma le
era andato addosso
senza neppure sentire le sue ragioni.
Perché si era illusa? Perché aveva creduto che
lui potesse cambiare?
Perché aveva creduto che lui l’amasse
davvero?
<< Se
solo mi lasciassi parlare,
forse capiresti >> sbottò infuriata.
La bestia nel cuore di Draco infuriava battagliera, pronta a colpire
ancora.
Più i secondi passavano, più nasceva in lui
l’esigenza – dannata, indomabile,
impellente – di fare sua la Grifondoro.
Di potersi beare di nuovo della sua pelle perfetta e lucente, del volto
delicato e degli occhi profondi come oceani – misteriosi,
immensi, magnetici -
.
<< E
allora, sentiamo! Sentiamo
cosa ha da dire la Mezzosangue! << esclamò con
aria sarcastica << Sono
sicuro che saremmo tutti molto più lieti
dopo che avrai parlato >>
Ma questa volta, fu Hermione a fiondarsi su di lui, puntandogli il dito
contro <<
Non osare rivolgerti
a me in questo modo
>>
Ma Draco, con un semplice gesto, afferrò il braccio di
Hermione e la sbattè
contro il muro – con discreta grazia, per non farle male
– invertendo le
posizioni.
<< Non
osare tu puntare il dito contro di me
lurida sanguesporco >>
Gli occhi della diciannovenne si riempirono di lacrime.
Non voleva farlo arrabbiare, non voleva minimamente che la situazione
prendesse
quella piega.
Voleva solo dire a Draco che lei lo amava, che era stanca di
nascondersi,
stanca di dover litigare con lui per tutte le incomprensioni che lui
voleva
lasciare in sospeso.
Voleva semplicemente mettere fine a tutta quella follia che la stava
facendo
diventare troppo inquieta.
Draco alla vista delle lacrime parve ammorbidirsi, ma non
liberò dalla stretta <<
Perché
non parli, adesso? >>
Hermione boccheggiò << Puoi
lasciarmi per un attimo? Non riesco a parlarti se mi tratti
così >>
Ma lui non aveva intenzione di mollare la presa.
Anche quel semplice contatto con la pelle di Hermione lo stava rendendo
impaziente e nervoso.
Soprattutto perché lei sembrava intenzionata a non lasciare
perdere la cosa.
<< La
bocca puoi usarla lo stesso,
mi pare >> sibilò laconico.
Lei abbassò il capo, cercando di riunire le parole che aveva
pronte fino a un
minuto prima, ma che in quel momento, si erano dileguate lasciandole la
gola
asciutta.
<< I-io..
>> balbettò
intimorita << No,
no non riesco >>
Cercò di divincolarsi, ma Draco le strinse la vita, ancora
una volta, troppo
vicino alle sue labbra.
<< Sforzati
>> disse solo.
La maga si morse la lingua e pregò di riuscire a dirgli
tutta la verità.
Ma quando fece per dire qualcosa, Draco la fermò, posandole
un bacio
sull’angolo della bocca.
Poi dietro l’orecchio, sul collo, e di nuovo sulla bocca.
Era questo l’effetto che Hermione Granger aveva su di lui :
desiderio
incontrollabile di averla tutta per sé, di toccare ogni
centimetro della sua
pelle, di baciare le sue labbra fino a spaccarle, di essere in lei ogni
attimo.
Stavolta lei glielo stava impedendo.
<< Fermo,
basta! << esclamò
furente << E’
chiaro che inutile
parlare con te di cose serie, non riesci neppure per un attimo a non
pensare al
sesso! Te ne rendi conto? >>
Lui sorrise appena << Dovrebbe
essere una vergogna? >>
<< Lo
è, nel momento in cui vuoi
approfittare di me! >>
<< Mezzosangue qual è il tuo
dannatissimo problema? >>
Draco mollò la presa e Hermione si allontanò per
prendere aria.
E non riuscì a fermare le lacrime che copiose, iniziarono a
rigarle il viso di
porcellana.
Allungò la manica del maglione per asciugarle, ma
continuavano imperterrite a
scendere.
Amare, brucianti, come la passione che le scorreva nel sangue.
In quel sangue che Draco le rinfacciava in ogni momento; quel sangue
indegno di
accogliere un Purosangue come lui; quel sangue che era invaso
dall’amore per
lui in ogni sua cellula.
Stava soffrendo, stava bruciando all’Inferno, tra le fiamme
che lui aveva
scatenato.
Come aveva potuto trattarla in quel modo ancora una volta?
Si lasciò invadere dal calore del ricordo del loro primo
bacio, qualche mese
prima, per realizzare che un po’ di cuore lo aveva avuto
anche lui.
Almeno quella volta.
Hermione
aveva appena ricevuto un gufo
da Harry e Ron, diceva che il loro addestramento andava alla grande, e
che
erano tutti felici di poterli aiutare a diventare Auror.
Loro, che avevano salvato il mondo magico.
Loro, che non si erano fermati neppure di fronte alla morte.
Loro, che avevano vinto.
Loro, che sembravano essersi dimenticati della strega più
brillante della loro
età.
Accartocciò la pergamena e la gettò alle sue
spalle, per abbandonarsi ad un
pianto disperato.
Piangeva così di rado, da quando era finita la guerra, che
ogni volta che
accadeva, si sentiva quasi male.
La sua testa fu invasa dai demòni del suo passato e il cuore
invaso dagli
strazianti ricordi.
Dalla perdita al ritrovamento dei suoi genitori, dal catastrofico
viaggio alla
ricerca degli Horcrux alla vittoria in guerra, dagli Avada Kevadra che
hanno
ucciso gli amici di una vita alle ferite sul viso di ognuno.
Le lacrime la scuotevano, la facevano tremare.
Sola, alla fine del corridoio del terzo piano non si aggirava nessuno.
Non ce l’aveva con Harry e Ron per essere partiti, non ce
l’aveva con loro
perché erano riusciti ad andare avanti, ce l’aveva
con sé stessa per non essere
riuscita ad accettarsi dopo tutti quei terribili eventi.
Ce l’aveva con sé stessa per tutte le volte che
Ginny – la sua piccola Ginny –
piangeva per Fred, ce l’aveva con sé stessa ogni
volta che vedeva Teddy Lupin e
immaginava come sarebbe stato con Remus e Nymphadora al suo fianco.
La guerra aveva portato tanta di quella distruzione che non era certa
di
riuscire a ricomporsi.
Ma lo sperava.
Intanto, il pianto sembrava essersi confuso con il buio della sera, e
si
ritrovò a desiderare – per la centesima volta
– che tutto ciò potesse
annullarsi.
Come se niente fosse mai successo.
Strinse le ginocchia al petto, posandovi il capo, incantandosi a
contemplare
quella notte senza stelle.
Dei passi alle sue spalle la fecero rabbrividire di terrore.
Possibile che ci fosse qualcun altro sveglio a qurll’ora?
Gelò, come se un vento freddo avesse soffiato.
<< Lumos
>> recitò, un
attimo di silenzio e poi << Granger?!
Che diamine ci fai qui da sola? >>
Appena vide in viso Draco Malfoy, una spinta irrazionale –
del tutto infondata,
biasimabile, assurda – fece alzare Hermione da terra per
gettare le braccia al
collo del Serpeverde.
Non aveva smesso di piangere, non lo aveva fatto neanche quando Draco
aveva
protestato l’assurdità di quel gesto.
Il ragazzo la fissava con una espressione a metà tra lo
schifato e
l’inorridito.
Per poco, si era trattenuto dall’istinto di scaraventarla
contro il muro e
lasciarla lì dov’era.
Quella Mezzosangue aveva anche osato toccarlo.
Avrebbe dovuto disinfettarsi.
<< Malfoy,
scusami.. <<
aveva mugugnato tra i suoi crini dorati << Davvero, non so
perché.. Io.. >>
<< Zitta,
Granger >> disse
scuotendo il capo << E
smettila di
piangere, mi fai impressione >> biascicò,
allontanando il suo viso da
quello di Hermione.
Evitò di guardarla negli occhi.
La Grifondoro sorrise appena << Allora
non guardarmi >>
<< Diciamo
che sono un tipo
facilmente impressionabile >>
<< Non
lo avrei mai detto >>
Draco fece una smorfia, sembrava quasi sorpreso da quelle parole.
Ancora una volta, evitò il suo sguardo << Beh, Granger, neanche mi
conosci >>
Lei annuì, accompagnata da un lungo sospiro <<
No, infatti no
>>
<< Perché
piangevi? >>
chiese Draco, senza mezzi termini.
Hermione si allontanò da lui.
Non era certa che lui l’avrebbe capita, anzi,
l’avrebbe solo derisa.
Lui – il Mangiamorte.
Lui – il vigliacco.
Lui – che aveva sfuggito la guerra e le
responsabilità.
Lui – che si era rivelato un essere umano come tutti gli
altri.
<< Per tutto >>
disse lentamente << La
guerra, i miei amici che non ci sono, le
assenze che non si possono colmare, gli errori che non si possono
riparare.. >>
Draco Malfoy non provò pietà per lei, neppure gli
dispiacque.
Ma in quel momento capì che erano entrambi soli.
Finalmente, ebbe il coraggio di incrociare il suo sguardo.
Due creature con un passato difficile e tortuoso, due creature
così lasciate al
proprio destino.
Due anime in cerca di un po’ di pace, due anime
così diverse.
Perché, nel silenzio di una notte senza stelle, si stavano
dicendo tutto
questo?
Perché, nella calma di una notte senza stelle, si stavano
guardando negli occhi
senza farsi troppe domande?
<< Granger,
il passato non si può
cancellare >> sentenziò acido <<
Ma se è
per questo, si può che evitare che si
ripeta >>
Dagli occhi di Hermione non uscirono più lacrime, la sua
anima aveva smesso di
urlare.
Il passato non si può cancellare.
Il passato non si può ripetere.
<< Però
il futuro si può scrivere >>
aggiunse lei.
Una piccola speranza – minuscola, debole, eppure..
<< Il
futuro è nelle tue mani >>
confermò Draco << Se
il passato
non deve ripetersi, devi agire sul tuo futuro >>
A chi stava dicendo quelle parole? A Hermione o a sé stesso?
Speranza.
Una notte senza stelle.
Il passato non si può cancellare.
Il passato non si può ripetere.
Il futuro è tutto da scrivere.
Il futuro è nelle tue mani.
<< Cosa
mi dici del presente, Malfoy? >>
Lui increspò le labbra << Per
quello c’è tempo >>
osservò lui acutamente.
Forse, nella sua vita, Draco non aveva mai affrontato una discussione
così
profonda.
Mai, nessuno – neppure i suoi fidati amici, neppure la sua
spietata famiglia
- gli aveva mai
chiesto lui cosa
pensasse davvero.
Nessuno lo aveva mai ascoltato.
<< Ma
non è vero << protestò
Hermione << Se
c’è tempo diventa
futuro >>
Allargò le braccia e scosse il capo.
<< Merlino,
Mezzosangue, tu parli
troppo per i miei gusti >>
E la baciò.
La baciò sulle labbra con una delicatezza che Hermione fu
certa, stupì anche
lui.
La baciò sulle labbra, con una forza inaspettata.
La baciò sulle labbra perché voleva rubarle il
fiato.
La baciò in una notte senza stelle.
<<
Draco, la
verità è che ho bisogno che tu mi
dica che cosa provi per me, perché non riesco più
ad andare avanti in questo
modo >> farfugliò velocemente la Grifondoro.
Ma lui sembrava ostinato a non voler capire.
Ostinato a non affrontare la realtà.
Ostinato a non affrontare il presente.
<< Che
significa in questo modo? >>
la provocò,
muovendosi verso di lei, come una fiera pronta a colpire.
Gli occhi colmi di bramosìa, in attesa.
Hermione non si lasciò colpire.
A testa alta, come era sempre stata.
<< Vuol
dire che non mi basta più quello
che tu vuoi da me, che sono stanca dei tuoi silenzi su.. Di noi
>> riuscì
a dire in un soffio.
Draco non poté fare a meno di sentire il sangue gelare nelle
vene.
Quel suo sangue puro, così infettato da lei.
Perché ogni fibra del suo corpo era stata toccata da lei.
Perché la sua pelle necessitava quella di Hermione come se
potesse morirne
senza.
Strinse i pugni.
Il suo sangue puro.
Il suo sangue babbano.
Uno sbaglio, un terribile - enorme, increscioso, irrimediabile eppure dolcissimo
- sbaglio.
Avevano iniziato a vedersi così, per scherzo, per colmare i
vuoti delle loro
anime.
Più che scherzo che per altro.
A Draco interessava solo macchiare di peccato la schifosa Sanguesporco,
e dopo
un po' di tempo c'era riuscito, anche se aveva dovuto insistere.
Difficilmente si era concessa a lui, ma poi, Hermione Granger si era
lasciata
andare a Draco.
Totalmente assuefatta dai suoi occhi grigi, dalla sua presa salda e
forte, dai
suoi modi bruschi e a volte violenti.
Draco la stringeva come se fosse un oggetto, all'inizio lo detestava,
perché
lui non ascoltava le sue proteste, ma col tempo aveva imparato a essere
più
docile, a stringerla quasi con delicatezza.
Draco era la soluzione ai suoi momenti più bui, era l'unico
per cui valesse la
pena trascinarsi avanti in quell'oblio.
Ma perché illudersi che potesse esserci qualcosa tra loro?
Quello non era sicuramente un buon momento per innamorarsi,
perché lei era
troppo ingenua e debole da non essere in grado di controllarsi.
Perché era immensamente vulnerabile e triste.
Perché Draco la stava trascinando in un vortice dal quale
difficilmente sarebbe
riemersa.
<< Ma
noi non siamo nulla >>
Eccolo il suo veleno, ecco quella sostanza tossica che scorreva nelle
vene di
Malfoy.
Eccole lì, le ultime parole che avrebbe dovuto pronunciare.
Nulla come il vuoto.
Nulla come due perfetti sconosciuti.
Nulla.
Nulla come quella notte senza stelle.
Hermione scacciò le lacrime con forza, imponendo a
sé stessa di mantenere
la calma, di affrontare la situazione da persona matura e forte.
Non voleva che Draco scoprisse di nuovo la sua fragilità,
che la spezzasse, se
ne impadronisse.
Non voleva che le sue mani voraci toccassero il suo corpo senza difese.
Perché ormai le sue difese erano crollate –
distrutte, infiammate, rase al
suolo – dai suoi occhi grigi.
Hermione aveva
sprecato troppo tempo dietro ai sogni, dietro alla speranza che un
giorno, da un momento all’altro, il suo sogno potesse
realizzarsi.
Aveva sprecato troppo tempo a guardare gli altri nella speranza che
qualcuno si
accorgesse di lei, proprio come se anche quell’altra persona
non stesse
aspettando che lei.
Draco aveva sprecato troppo tempo dietro a promesse
non mantenute,
rotte, convinto che potessero aggiustarsi.
Aveva sprecato troppo tempo convincendoci il tempo, la fortuna, il
destino, sarebbero
stati dalla nostra parte.
Ed erano stati delusi, traditi, dai loro desideri più intimi.
Non è vero che il tempo aggiusta le cose, può
solo cambiarne il loro volto, ma
aggiustarle, ripeterle daccapo, forse? No.
E non è vero che se ci si alza in piedi e si fa in modo che
le cose accadono,
poi accadono davvero.
Avevano sprecato troppo tempo sperando che, un
giorno, qualcosa sarebbe
cambiato.
Davvero.
<< Quindi
a te non importa
davvero nulla di quello che provo io? Di come io mi senta ogni volta
che sono
con te? >>
Le parole come fiumi in piena.
Le confessioni come mare in tempesta.
Draco si sentì avvolgere da fastidio – misto a
disagio, senso di colpa.
Ma non demorse, lui non poteva provare sentimenti, tantomeno per lei.
<< Queste
sono chiacchiere da
ragazzini, Granger >> disse << Che cosa provi quando sei
con me? Io penso che
tu voglia solo essere accontentata dei tuoi desideri sessuali, del
resto, chi
se ne frega >>
La vera domanda era, adesso, se lui quelle cose le pensasse davvero.
Perché qualcosa nei suoi occhi diceva il contrario.
<< E
allora dimmelo, Draco,
dimmelo tu >>
Stavolta fu Hermione a fiondarsi su di lui, a ravvicinare la distanza
tra le
loro labbra << Baciami,
toccami,
dimmi cosa provi per me >>
Occhi.
Mani.
Fiato.
Draco deglutì.
Sangue.
Corpo.
Passione.
Hermione sorrise.
Peccato.
Redenzione.
Vittoria.
Il Serpeverde prese tra le mani il volto di Hermione e la
baciò.
Era un bacio violento, una punizione.
Lei lo aveva provocato, e lui doveva vendicarsi.
Con le mani, attraversò tutto il collo scoperto della
Mezzosague, e dalle
labbra, passò al collo.
E non un gemito, non un sospiro.
Sempre più famelico, Draco voleva farla impazzire.
Voleva che lei impazzisse, che si dimenticasse di quello stupido
discorso.
Che cosa voleva sentirsi dire? E, anche se lui certe cose le avesse
provate,
avrebbe voluto dirgliele?
No, non lo avrebbe mai fatto.
Mentre le labbra di Draco viaggiavano febbrili dal suo viso fino alle
orecchie,
Hermione allacciò le braccia intorno al suo collo e si
lasciò andare a quei
baci.
Draco incastrò una mano tra i capelli della ragazza,
impendendole ogni tipo di
movimento.
Ora era nelle sue mani.
La privò del maglione, passando velocemente a
sbottonare i primi bottoni
della sua camicia.
Al contatto con la sua pelle caldissima, il ragazzo si fermò
un attimo a
guardarla.
Non seppe dire perché lo fece, ma, qualcosa dentro di
sé si mosse.
Alla vista dei suoi capelli in disordine, delle labbra arrossate, di
quelle
mani che cercavano con forza le sue, Draco non rispose più
di sé stesso.
La sollevò sbattendola al muro, lasciando che lei
circondasse la sua vita con
le gambe.
Era un incastro perfetto.
Entrambi avevano il fiato corto, ma la voglia – rinnovata e
mai dimenticata –
di scoprirsi senza abiti, di toccare ogni centimetro delle loro pelli,
si fece
violenta ed incontrollabile.
Ma in un attimo di lucidità, Hermione prese il controllo
della situazione,
impedendo a Draco di avanzare verso il letto che si trovava alle loro
spalle.
Voleva che lui
si arrendesse prima.
Per questo, a sua volta, gli tolse il maglione.
Attese qualche secondo, poi passò alla camicia.
Iniziò a sbottonarla lentamente, asola per asola, senza mai
perdere il contatto
visivo.
Quando ebbe finito, la sfilò dalle sua braccia e
posò una mano sul suo petto.
Il suo respiro si era tramutato in un affanno.
Draco era bello, lo era davvero tanto.
E ai suoi occhi, appariva come un diavolo tentatore, pronta per farla
peccare
di nuovo.
Ma lei sapeva che non era solo questo, lei sapeva che Draco aveva un
cuore e
dei sentimenti.
Lo aveva capito quando l’aveva baciata per la prima volta,
l’aveva capito
quando, i primi tempi – prima che arrivasse la vera passione
– la stava a
sentire in silenzio per poi dirle che era una sciocca.
Ma lei lo sapeva che non lo pensava davvero.
I suoi baci erano diventati sempre più dolci, sempre
più lenti.
Ed era questo che aveva bisogno che lui le dicesse perché.
Voleva sentirglielo dire, non le bastava più che nei suoi
gesti, lui fosse
diventato più affabile, aveva bisogno che Draco le dicesse
con sincerità cosa
sentiva per lei.
Perchè Hermione lo sapeva, se ne era resa conto
già da qualche tempo, di amare
Draco Malfoy.
A pensarci, era davvero una follia, un controsenso.
Come potevano due istinti così diversi scontrarsi per
ritrovarsi?
Sperava davvero di non aver bisogno di lui, ma non ce la faceva, la
necessità
di essere sua cresceva di giorno in giorno e combattere, sarebbe stato
inutile.
Perché non voleva.
Voleva amarlo con tutte le sue forze e tutto il suo cuore, non gli
avrebbe
permesso di andarsene senza essere riuscita a fargli dire cosa provava.
<< E allora? << mormorò Draco
<< Perché ti sei fermata? >>
<< Così >> rispose furba.
Lui roteò gli occhi << Io
non ho
voglia di scherzare >>
<< Oh,
se è per questo neanche io >>
Com’era possibile che dalla tempesta più nera,
fossero passati all’ardore più bruciante?
La risposta era semplice: perché quando erano insieme, tutte
le loro diversità
e affinità si facevano strada per combattere contro
l’altro.
Tutte le loro diversità finivano solo per essere il loro
legame più forte.
Hermione iniziò ad accarezzare la diafana pelle di Draco, e
ogni tocco, era una
condanna.
Avvicinò le labbra, e sfiorò il suo torace.
Un brivido li percorse entrambi.
Il silenzio era l’angoscia peggiore.
I loro sguardi erano la conquista
più
bella.
Poi, il contatto si approfondì, passando alle
spalle, al collo, fino a
giungere alle labbra, così agognate e così
desiderate.
In quel bacio la prova.
In quel bacio la certezza.
Draco rispose con leggerezza, baciando prima il labbro
inferiore.
Ma poi, poi..
Racchiuse in quel bacio una miriade di parole taciute, un
oceano di sentimenti.
Urla, Draco! Urla e ama perché ti
è
concesso.
Urla e ama perché quest’amore è una
follia.
Urla e ama perché sei stato salvato.
Urla.
<< Hermione >>
sussurrò ansimando << Hermione
>> ripeté.
Era la prima volta che la chiamava per
nome.
Lei poggiò una mano sulla sua guancia, e attese che lui
dicesse altro.
Era giunto al bivio.
Draco avrebbe dovuto scegliere tra la lotta contro sé stesso
e i suoi
sentimenti.
Perché, lui poteva provarne?
Quando stava con Hermione, era al sicuro , non si sentiva
giudicato, non
indossava maschere.
Poteva essere cattivo, perché lei lo avrebbe ammonito,
poteva essere quasi normale
perché lei lo avrebbe
accolto – comunque - tra
le sue braccia.
Poteva parlarle senza timore, poteva anche litigare con lei, ma poi
sarebbero
tornati sui loro passi.
Se solo pensava a quanto avevano discusso in passato, a quante se ne
erano
dette, a tutti quegli insulti, quella situazione gli appariva assurda.
Una follia.
Ma era con Hermione che aveva visto la luce, con lei aveva scoperto di
poter
rinascere.
Se non fosse stato per lei, sarebbe stato ancora il Mangiamorte
rinnegato, il
vigliacco, il velenoso Draco Malfoy.
Certo, era ancora tutte quelle cose, ma aveva capito di poter essere
anche
altro.
La baciò, perché sentiva di averne bisogno.
E capì – o forse, lo aveva sempre saputo
– di avere bisogno di lei.
E se quell’amore era pazzia, voleva che durasse.
<< Avevi ragione >> sospirò.
Lei storse le labbra << Riguardo
a
cosa? >>
<< A
tutto >>
Hermione sciolse le sue gambe, ancora avvolte intorno a Draco, e
ritornò in
posizione eretta.
Uno strano bagliore sembrava avvolgerlo tutto.
Cos’era cambiato?
<< Ti
prego, spiegati meglio >>
gli chiese con dolcezza.
Lui chiuse un attimo gli occhi << Io
non riesco a dirti quello che provo per te
perché non posso accettarlo, è troppo per me
>> si prese una pausa <<
Non posso accettare
di essere stato
catturato da te e non avere la possibilità di liberarmi
>>
Quelle parole sembrarono assuefare Hermione, che si strinse ancora di
più a
lui, posando la testa all’altezza del cuore del Serpeverde.
E batteva veloce.
Come il vento in tempesta, correva.
Come il mare d’inverno, s’infrangeva sugli scogli.
Come un fiume in piena, straripava da tutte le parti.
Come un amore incontrollabile, batteva.
<< Dimmi
quello che provi,
Draco, dimmi tutto >>
Ogni parola era un bacio.
Ogni bacio era un sospiro.
<< Mezzosangue,
non andare troppo
oltre >> ridacchiò lui, alzando le spalle.
<< O
questo o niente >> gli
disse Hermione decisa << E
tu sai
cosa voglio dire >>
Una luce, brillantissima.
Una speranza, viva.
Un amore acerbo, pronto a nascere.
<< Che
cosa vuoi che ti dica? >>
<< Guardami
negli occhi e dimmi se
ti faccio schifo, se vorresti ancora portarmi a letto stanotte, se
vorresti
rifarlo domani e il giorno dopo ancora, se vorresti stare con me quando
le cose saranno cambiate, quando non si
tratterà più solo di sesso >>
si morse il labbro << Guardami
negli occhi e dimmelo >>
Draco cercò la mano di Hermione e la strinse forte.
<< Hermione <<
e, con sua
sorpresa, sorrise << Sono
fottutamente innamorato di te
>>
Ho bisogno di te, ho bisogno della tua
presenza.
Ho bisogno che tu mi faccia sentire un uomo.
Ho bisogno di te perché mi hai aiutato a salvare me stesso.
Ho bisogno di te perché c’eri quando tutti gli
altri se n’erano andati.
Ho bisogno di sporcare il tuo sangue.
Ho bisogno del tuo corpo, del tuo viso, della tua voce.
Lei non poté celare la sua euforia e gli gettò le
braccia al collo.
Di nuovo, come la prima volta.
Come sempre.
<< Ti
basta? Non vorrei che t’illudessi
troppo >> borbottò, un po’
contrariato.
Hermione fece cenno di no << Va
benissimo così << abbassò il capo,
leggermente imbarazzata <<
Anche io lo sono, Draco >>
Lui ridacchiò compiaciuto <<
Certo, come potresti non esserlo! >>
<< Per
un attimo ho pensato che mi
avresti riposto quasi bene >> confessò
Hermione con una smorfia.
<< Quindi
sei innamorata di me,
Mezzosangue >>
Pronunciando quelle parole, a Draco sembrarono lontani anni luci quei
momenti
in cui, vedeva Hermione come una sciocca studiosa, per giunta brutta.
Eppure, adesso era lì, stretta tra le sue braccia.
Preziosa come il cristallo.
<< Sì,
è così <<
confermò <<
E se mi amassi, un giorno, me lo
faresti sapere? *(1) >>
Il Serpeverde alzò le spalle.
Quel giorno non sarebbe stato oggi.
Ma già sapeva che sarebbe arrivato.
<< Solo
se poi dopo mi fai un
regalo >> insinuò pungente.
<< Io
te lo direi >>
insistette Hermione.
<< Allora
anche io, te lo prometto
>>
<< Cosa potrebbe esserci di peggio, secondo te?
>> chiese Hermione,
posando l’indice sulla guancia di Draco.
<< Potrebbe fare molto male >> rispose
secco lui.
Ma era tremendamente sincero.
Non voleva farla soffrire, non avrebbe mai voluto.
<< Ma fa già male >> *(2)
Non avrebbe saputo quella notte se era vero amore, ma aveva avuto la
conferma
che poteva esserlo.
Certo, la loro relazione avrebbe continuato a camminare sulla linea
della
pazzia.
Almeno, sarebbero caduti insieme.
Draco rise, scuotendo il capo << Sei
proprio femminuccia sentimentale >>
e poi affondò le sue labbra in quelle di Hermione.
Fuori dalla finestra, una notte placida, tranquilla.
La mezzaluna era alta in cielo, alcune nuvole si aggirano sopra le
torri del
castello.
Era
una notte senza stelle.
And
now I have finally seen the end
I'm not expecting
you to care
And I have finally seen the light
And I have finally realized
I need your Love
*1
libera traduzione da un verso della canzone “Violet
Hill” dei Coldplay.
*2 dialogo liberamente
ispirato dal film “Now Is Good”
-
I personaggi descritti sono proprietà
di J.K.Rowling, la mia è una fanfiction scritta dal mio
personale punto di
vista, quindi perdonatemi se i personaggi non agiscono come si
aspetterebbe, ma
in fondo è una fanfiction, giusto?!
- Un altro punto su
cui mi soffermo è una precisazione grammaticale : io scrivo
“sé stesso/sé stessa”
poichè all’università mi è
stato comunicato che sarebbe
preferibile scriverlo così :)
- A volte troverete
segnato l’accento a delle parole, non badateci, è
un’abitudine
recente!
- L’immagine
l’ho trovata su WeHeartIt a questo link : http://weheartit.com/entry/67482370/via/slidesaway e non è opera mia!
A presto!