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Autore: LoveJoker    12/07/2013    0 recensioni
Sono solo le sette, quando un suono assordante e fastidioso invade una piccola stanza dalle pareti azzurre, la esile figura di una ragazza si muove continuamente in un minuscolo letto dalle coperte scolorite. E' il 16 settembre 2009 a Londra, come nel resto del mondo, o forse no visto il fuso orario.
Quella palla infuocata che tutti i comuni mortali chiamano Sole è già alto nel cielo, i negozi sono aperti, le pasticcerie sfornano le prima paste della giornata, ma cosa più importante le scuole aprono i cancelli pronte per accogliere i giovani ragazzi che svogliatamente rientrano in quell'edificio.
E come loro, come tutti quegli adolescenti, Sophia è pronta per iniziare il suo ultimo anno scolastico. Forse..
Una storia d'amore divertente e passionale.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III
Profumi

Sophia POV

-Sam!- urlo in mezzo a quella folla cercando, inutilmente, di farmi sentire da quella'idiota che sta ballando senza ritegno con il capitano della squadra di basket.

Ovvero la mia migliore amica.

Decido di lasciarla divertire, non voglio rovinarle la serata visto che aspettava da una vita la festa della scuola, così mi incammino verso l'uscita da sola.

Spalanco la porta e finalmente respiro aria pulita.

E' stato bello.. si insomma ritornare per una sera Sophia, la principessa, non mi è dispiaciuto.

Sorrido come non facevo da tempo, quanto è passato?

Quanti giorni, ore, minuti, secondi sono passati dall'ultima vera risata?

Sbuffo guardandomi i piccoli piedi perfettamente fasciati nelle Prada, l'ultimo regalo di Papà, e me le tolgo essendo abbastanza dolorose.

Se la Sophia di qualche mese fa vedesse la Sophia di adesso non so che reazione avrebbe.

Non mi dispiace camminare scalza: andare per un mese in campagna da nonna Matilde mi ha completamente cambiata, i vestiti hanno fatto spazio a jeans e a felpe, i trucchi sono rimasti abbandonati nei cassetti ed i soldi nel conto corrente.

E' colpa mia se papà era triste, sono io che sono sempre stata infantile, io che non volevo prendere il suo posto nell'azienda, io che l'ho sempre fatto disperare per i brutti voti a scuola.

Ma nonostante tutto questo papà mi amava ed io amo tanto lui.

Sento delle gocce cadermi sulle guance ed alzo lo sguardo notando, con stupore, che il cielo è una distesa stellata.

Piango, ancora.

Piango come sempre.

Piango continuamente.

 

-Ehy contadinella, non sai che non bisogna camminare scalzi per strada?-

 

No Daniel, adesso no ti prego.

Lasciami stare, lasciami respirare...

Non farmi ancora male.

 

 

Daniel Pov

-Ehy Daniel non bevi?- era la cinquantesima volta che George mi faceva la stessa domanda e, per cinquante volte, la risposta è stata sempre la stessa.

-George non stasera.-

Continuavo a fissarla, non perchè volessi, ma non riuscivo a togliere gli occhi da quel corpo così dannatamente perfetto.

Quello non poteva essere il corpo di una contadinella, quelle gambe, quelle labbra, quegli occhi avevano un che di famigliare ed io non riuscivo a capire che cosa.

Improvvisamente la vedo urlare verso la sua amica e, dopo aver sbuffato, se ne va.

Incuriosito la seguo rimanendo a qualche metro di distanza per non farmi scoprire.

Sembra essere stanca perché si blocca e si toglie le scarpe, alza lo sguardo e dopo qualche minuto riprende a camminare incurante del pericolo che i suoi piedi corrono.

E poi parlo, sorprendendola e sorprendendo anche me stesso.

-Ehy contadinella, non sai che non bisogna camminare scalzi per strada?-

Le scarpe le cadano dalle mani ma non si volta, rimane immobile sul posto senza fiatare.

Mi avvicino e, affiancandola, raccolgo le scarpe notando il marchio a me ben noto.

-Come può una contadinella pemettersi un paio di Prada?- le domando cercando il suo sguardo sorpreso, ma che non trovo perchè dei piccoli solchi umidi le attraversono le guance.

-Ma è possibile che tutte le volte piangi? Cos'è qualche bel riccone ti ha scaricato stasera?- domando da idiota, si perché lo sono.

Si asciuga gli occhi frettolosamente sbaffandosi tutto il trucco, ma sembra non importarle perchè di scatto afferra le scarpe dalle mie mani e mi tira uno schiaffo.

-Non ti permettere di parlarmi in questo modo brutto stronzo, tu di me non sai niente!- urla fissandomi inferocita -Si che so qualcosa, so che ti piace andare dietro ai bei ricconi per farti fare dei bei regali!- dico indicando le scarpe che tiene strette nella mano destra.

-Dimmi un po' Daniel, avere tutti quei soldi ti fa sentire così importante?- domanda avvicinandosi

sempre di più.

Chanel. Il suo profumo era Chanel.

Perché quella è l'unica cosa che ricordo perfettamente.

 

 

 

Sophia POV.

Dovevo reggere quello sguardo, dovevo farlo per non cadere, per non soffrire.

-Dimmi Sophia, non sono abbastanza io per te vero? Tu vuoi di più, tu sei quel tipo di ragazza vero?- domanda gelido

Devo farlo, per me.

Devo farlo.. per lui.

-Hai ragione Daniel, voglio di più. Molto di più- mento sentendo gli occhi pizzicare.

Ride di giusto ma gli occhi, quegli occhi verdi, adesso sono color del ghiaccio.

-Aveva ragione mio padre, una contadinella nella nostra scuola ha solo un motivo per venire. Sei uguale a tutte le altre, un bel conto in banca è quello che cercate.-

L'unica cosa che ricordo, l'unico ricordo che mi ha lasciato è la figura delle sue spalle. Se n'era andato. O meglio, ero stata io a mandarlo via da me.
E me ne sono pentita con tutto il cuore, perchè non avrei più sentito quel profumo così vicino.

  
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