Solo Harry…
di Bellatrix
Harry Potter era sdraiato sul suo letto, al primo piano del numero 4 di Privet
Drive.
Pensava.
Pensava a quella sera estiva al Ministero
della Magia, e rivedeva davanti a sé un uomo dai lunghi capelli neri che cadeva
con grazia dietro un semplice velo.
O almeno così era
sembrato a Harry. Perché quando si cade all’ indietro ci si rialza, magari un po’ ammaccati o con un
leggero dolore alla schiena, magari anche ridendo al pensiero di quella stupida
caduta.
Ma Sirius non si era rialzato. E non
aveva potuto sorridere. Era semplicemente andato via, scomparso, come sabbia
cancellata da un soffio di vento.
Ma era davvero
scomparso, poi? Ne erano proprio sicuri? Harry non smetteva di chiederselo, seppur in cuor suo
sapesse la risposta. Se Sirius fosse potuto tornare lo avrebbe fatto, non avrebbe certo abbandonato Harry.
Quando le persone più importanti per te non ci
sono più, è difficile credere che agli altri a cui vuoi bene possa capitare
qualcosa, ci si sente come “assicurati” dal fatto che hai già avuto la tua dose
di disgrazie e difficoltà, e di certo non succederà di nuovo, hai già sofferto abbastanza. E invece quella sera avevano
rischiato tutti, i membri dell’ Ordine e i suoi amici.
I suoi amici.
Cosa avrebbe fatto senza di loro? Senza i consigli saggi di Hermione, o senza le parole di Ron,
sempre così speranzoso, come un bambino?
Si sarebbe perso. Avrebbe perso sé stesso, e
forse anche loro, i suoi amici. Harry era
terrorizzato alla sola idea. Per quanto si ricordava, loro c’erano stati,
sempre, ogni volta che ne aveva avuto bisogno, loro
erano lì, accanto a lui.
Al primo anno lo avevano seguito senza esitare
superando gli ostacoli che li separavano dalla Pietra Filosofale: Hermione aveva risolto l’indovinello di Piton
con le pozioni e aveva capito come liberarsi dal Tranello del Diavolo, Ron si era sacrificato per la vittoria nella partita a
scacchi della McGranitt, Harry
aveva recuperato la chiave alata e, naturalmente, aveva salvato la Pietra dalle
mani di Voldemort.
L’anno dopo Hermione
aveva scoperto cos’era il misterioso mostro della Camera dei Segreti, e Harry, aveva trovato l’accesso alla Camera, dove si era
avventurato con Ron per salvare Ginny
e aveva sconfitto Voldemort una seconda volta.
E ancora, al quarto anno,
Harry non avrebbe mai superato le gare del Torneo Tremaghi senza i consigli di Ron
e Hermione.
Non avrebbe combinato molto, senza i suoi
amici. Erano loro tre, e lo sarebbero sempre stati.
Il famoso trio di Hogwarts.
Erano noti in tutta la scuola, per la loro grande amicizia,
e non appena avevano un piccolo disaccordo, la notizia in poche ore era già
nella bocca di tutti. Non che fosse capitato spesso. A
parte al terzo anno, quando Ron e Hermione
non si erano parlati per settimane, causa Grattastinchi,
il gatto di Hermione, che sembrava proprio essersi
mangiato Crosta, il topo di Ron, o al quarto, quando
invece era stato Harry a litigare con Ron,
quando sembrò che l’amico fosse geloso di lui, Harry,
che era orfano e viveva con i temibili zii gabbani, che era
predestinato a diventare l’assassino o la vittima di Voldemort,
che era costretto a nascondere la sua cicatrice e il suo nome per non essere
etichettato “il bimbo sopravvissuto” dalla gente, come spesso era successo. Ma per fortuna (con il grande aiuto di Hermione,
sospettava) il rosso aveva messo la testa a posto e le cose si erano risolte.
Fino alla morte di Cedric.
Harry ricordava la
figura di Cedric immobile, con gli occhi sbarrati, e
il suo fantasma, uscito dalla bacchetta di Voldemort.
E ricordava come si era sentito, come se fosse tutta
colpa sua la morte di quelle persone: i suoi genitori, Cedric,
le altre vittime innocenti… e Sirius. Ancora una
volta si tornava a lui. Sirius, il padre che non
aveva mai avuto, ma che avrebbe tanto voluto avere, e capire se davvero era
così simile a lui, oppure maledettamente arrogante come Piton
gli rinfacciava sempre, e come lui stesso aveva avuto occasione di vedere fra i
ricordi del professore, infilando la testa nel pensatoio. Quella volta si era
sentito scosso, e cosa aveva fatto? Era andato a parlare con Sirius. Semplice. Cosa fa un
ragazzo quando ha dei dubbi, dei pensieri che lo assillano? Va dalla persona
che lo conosce meglio, che è in grado di capirlo. Nel caso di Harry, Sirius. Quanto
gli mancava. Cosa avrebbe fatto senza di lui? A
chi si sarebbe rivolto in caso di necessità? Ma certo,
i suoi amici. E non solo Ron e Hermione,
ma anche Ginny, sempre pronta ad aiutare tutti, Luna
che capiva Harry meglio di
molti, avendo molte cose in comune con lui, e Neville, che all’occasione si
dimostrava coraggioso e intraprendente come pochi, l’intera famiglia Weasley, naturalmente: Molly,
quasi una madre per lui, i gemelli che riuscivano a strappare un sorriso a
chiunque, Percy, che nonostante fosse un po’ troppo
noioso e perfettino, era un buon amico, anche se lo
dimostrava in un modo tutto particolare.
Ma lui voleva Sirius. Lui voleva quella persona che non lo aveva mai
guardato come il famoso Harry Potter
con la cicatrice a forma di saetta sulla fronte, che aveva sconfitto Voldemort a neanche un anno di vita, ma come un ragazzo che
aveva bisogno di persone che gli volessero bene, che capissero che lui voleva
essere solo un ragazzo come gli altri…solo Harry…