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Autore: Bellatrix    25/09/2004    5 recensioni
è la mia prima ff! spero ke vi piaccia... parla di Harry e dei suoi pensieri nell'estate tra il quinto e il sesto anno... se volete farmi un favore... commentate! un bacione
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solo Harry…

Solo Harry

 

di Bellatrix

 

 

Harry Potter era sdraiato sul suo letto, al primo piano del numero 4 di Privet Drive.

 Pensava.

 Pensava a quella sera estiva al Ministero della Magia, e rivedeva davanti a sé un uomo dai lunghi capelli neri che cadeva con grazia dietro un semplice velo.

 O almeno così era sembrato a Harry. Perché quando si cade all’ indietro ci si rialza, magari un po’ ammaccati o con un leggero dolore alla schiena, magari anche ridendo al pensiero di quella stupida caduta.

 Ma Sirius non si era rialzato. E non aveva potuto sorridere. Era semplicemente andato via, scomparso, come sabbia cancellata da un soffio di vento.

 Ma era davvero scomparso, poi? Ne erano proprio sicuri? Harry non smetteva di chiederselo, seppur in cuor suo sapesse la risposta. Se Sirius fosse potuto tornare lo avrebbe fatto, non avrebbe certo abbandonato Harry.

 Quando le persone più importanti per te non ci sono più, è difficile credere che agli altri a cui vuoi bene possa capitare qualcosa, ci si sente come “assicurati” dal fatto che hai già avuto la tua dose di disgrazie e difficoltà, e di certo non succederà di nuovo, hai già sofferto abbastanza. E invece quella sera avevano rischiato tutti, i membri dell’ Ordine e i suoi amici.

 I suoi amici.

Cosa avrebbe fatto senza di loro? Senza i consigli saggi di Hermione, o senza le parole di Ron, sempre così speranzoso, come un bambino?

 Si sarebbe perso. Avrebbe perso sé stesso, e forse anche loro, i suoi amici. Harry era terrorizzato alla sola idea. Per quanto si ricordava, loro c’erano stati, sempre, ogni volta che ne aveva avuto bisogno, loro erano lì, accanto a lui.

 Al primo anno lo avevano seguito senza esitare superando gli ostacoli che li separavano dalla Pietra Filosofale: Hermione aveva risolto l’indovinello di Piton con le pozioni e aveva capito come liberarsi dal Tranello del Diavolo, Ron si era sacrificato per la vittoria nella partita a scacchi della McGranitt, Harry aveva recuperato la chiave alata e, naturalmente, aveva salvato la Pietra dalle mani di Voldemort.

 L’anno dopo Hermione aveva scoperto cos’era il misterioso mostro della Camera dei Segreti, e Harry, aveva trovato l’accesso alla Camera, dove si era avventurato con Ron per salvare Ginny e aveva sconfitto Voldemort una seconda volta.

 E ancora, al quarto anno, Harry non avrebbe mai superato le gare del Torneo Tremaghi senza i consigli di Ron e Hermione.

 Non avrebbe combinato molto, senza i suoi amici. Erano loro tre, e lo sarebbero sempre stati.

 Il famoso trio di Hogwarts. Erano noti in tutta la scuola, per la loro grande amicizia, e non appena avevano un piccolo disaccordo, la notizia in poche ore era già nella bocca di tutti. Non che fosse capitato spesso. A parte al terzo anno, quando Ron e Hermione non si erano parlati per settimane, causa Grattastinchi, il gatto di Hermione, che sembrava proprio essersi mangiato Crosta, il topo di Ron, o al quarto, quando invece era stato Harry  a litigare con Ron, quando sembrò che l’amico fosse geloso di lui, Harry, che era orfano e viveva con i temibili zii gabbani, che era predestinato a diventare l’assassino o la vittima di Voldemort, che era costretto a nascondere la sua cicatrice e il suo nome per non essere etichettato “il bimbo sopravvissuto” dalla gente, come spesso era successo. Ma per fortuna (con il grande aiuto di Hermione, sospettava) il rosso aveva messo la testa a posto e le cose si erano risolte.

 Fino alla morte di Cedric.

 Harry ricordava la figura di Cedric immobile, con gli occhi sbarrati, e il suo fantasma, uscito dalla bacchetta di Voldemort. E ricordava come si era sentito, come se fosse tutta colpa sua la morte di quelle persone: i suoi genitori, Cedric, le altre vittime innocenti… e Sirius. Ancora una volta si tornava a lui. Sirius, il padre che non aveva mai avuto, ma che avrebbe tanto voluto avere, e capire se davvero era così simile a lui, oppure maledettamente arrogante come Piton gli rinfacciava sempre, e come lui stesso aveva avuto occasione di vedere fra i ricordi del professore, infilando la testa nel pensatoio. Quella volta si era sentito scosso, e cosa aveva fatto? Era andato a parlare con Sirius. Semplice. Cosa fa un ragazzo quando ha dei dubbi, dei pensieri che lo assillano? Va dalla persona che lo conosce meglio, che è in grado di capirlo. Nel caso di Harry, Sirius. Quanto gli mancava. Cosa avrebbe fatto senza di lui? A chi si sarebbe rivolto in caso di necessità? Ma certo, i suoi amici. E non solo Ron e Hermione, ma anche Ginny, sempre pronta ad aiutare tutti, Luna che capiva Harry meglio di molti, avendo molte cose in comune con lui, e Neville, che all’occasione si dimostrava coraggioso e intraprendente come pochi, l’intera famiglia Weasley, naturalmente: Molly, quasi una madre per lui, i gemelli che riuscivano a strappare un sorriso a chiunque, Percy, che nonostante fosse un po’ troppo noioso e perfettino, era un buon amico, anche se lo dimostrava in un modo tutto particolare.

 Ma lui voleva Sirius. Lui voleva quella persona che non lo aveva mai guardato come il famoso Harry Potter con la cicatrice a forma di saetta sulla fronte, che aveva sconfitto Voldemort a neanche un anno di vita, ma come un ragazzo che aveva bisogno di persone che gli volessero bene, che capissero che lui voleva essere solo un ragazzo come gli altri…solo Harry

  
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