Titolo: Up in my head I'm your
boyfriend.
Pairing: Liam/Louis (side!Zarry,
oneside!Larry)
Note: Ahhh,
mai più Lilo (che amo amo amo), ma mi vengono da schifo
schifo schifo. Ah,
yeah, ispirata a ‘I would’, anche se è
finita su altri binari dopo la prima
frase…
Disclaimer: Gli
One Direction non mi appartengono bla bla bla.
Per Gre: mi sembra quasi opportuno
pubblicare oggi (<3) l’unica
Lilo che riuscirò mai a scrivere (sigh).
Doveva essere uno scherzo. Nessuno
era così ridicolosamente
bello. Probabilmente c’era anche una legge che lo vietava. E
se non c’era, be’,
qualcuno avrebbe dovuto promulgarla apposta.
Harry, il suo Harry, il suo migliore
amico, l’Harry che
voleva da una vita per sé, si era innamorato di quel ragazzo
perfetto, con gli
zigomi alti e le ciglia troppo lunghe per essere vere.
Erano seduti al tavolo del loro bar
preferito, quando glielo
aveva presentato. Louis avrebbe voluto urlare: non riusciva a capire
perché non
fosse mai il suo turno, perché non spettasse mai a lui
essere felice e avere
quello che desiderava. E avrebbe voluto almeno odiare Zayn, che con i
suoi
occhi profondi come l’oceano guardava Harry come fosse la
cosa più preziosa di
sempre, ma non ci riusciva. Avrebbe sfidato chiunque, a odiarlo. Era
impossibile, ci aveva provato con tutte le sue forze, ma la risata
buffissima,
il suo accento strano e l’affetto che provava per Harry gli
avevano messo i
bastoni tra le ruote, e quando l’amico, quella stessa sera,
per telefono gli
aveva chiesto le sue impressioni, non aveva avuto il cuore di mentire. Credo sia perfetto, per te. Quello giusto,
forse, gli aveva detto, trattenendo le lacrime.
*
Come si fosse ritrovato a quella
festa non era granché, come
mistero; lui era il re delle feste e tutti lo invitavano sempre.
Perché ci
fosse andato, però, quello
era tutto
un altro discorso.
Avrebbe voluto cavarsi gli occhi,
diventare un moderno
Edipo, piuttosto che essere costretto a vedere Harry gettare indietro
la testa
ogni volta che Zayn lo faceva ridere, vedere la mano del suo migliore
amico
stretta a quella dell’altro ragazzo – il
ragazzo che gliel’aveva portato via,
specificò mentalmente – come fosse un
salvagente, vedere gli sguardi innamorati che si lanciavano in
continuazione. Vedere
vedere vedere.
Voleva vomitare e non aveva neanche
bevuto.
E forse quello era il problema, si
disse, magari dopo
qualche birra il suo cervello sarebbe stato così tanto
appannato che il suo
cuore avrebbe smesso di lanciargli fitte di dolore ogni volta che i
suoi occhi
si posavano su Harry.
*
Davanti al tavolo dei liquori
trovò Niall. Gli lanciò quella
che sapeva essere un’occhiata mortifera; Harry gli aveva
raccontato di come
fosse stato l’Irlandese a presentargli Zayn. Louis lo
biasimava per la sua
infelicità.
Niall sorrise e gli chiese come
andasse, come se fosse
davvero interessato. Erano amici da secoli, quindi probabilmente lo era
davvero. Louis ricambiò il sorriso, mentre si chiedeva
perché tutte le persone
che avrebbe dovuto incolpare per come si sentiva, magari anche odiare,
fossero
così amabili.
*
Il ragazzo sul quale era spalmato da
quasi dieci minuti si
chiamava Liam – se aveva capito bene, ma Louis aveva qualche
dubbio.
Si era fatto due tre quattro birre di
troppo e a malapena si
ricordava quanti anni aveva.
Liam, che aveva le braccia
più belle che Louis avesse mai
stretto, l’aveva quasi raccolto da terra e sistemato sul
divano di peso.
Louis aveva detto di sicuro qualcosa
di enormemente stupido
come o mio eroe ma sperava che
l’alto
non fosse riuscito a interpretare i suoi biascichii.
Non che gliene importasse molto, Liam
profumava e gli
sussurrava parole di rimprovero dal suono stranamente dolce e aveva una
voglia
sulla gola che avrebbe volentieri leccato e il corpo più
perfetto sul quale gli
fosse mai capitato di posare le mani: tutta la sua attenzione era
concentrata
su come riuscire a portarselo a casa.
Solo che l’altro spostava
le mani di Louis ogni volta che
lui le appoggiava più su del ginocchio, non si avvicinava
mai troppo e lasciava
vagare lo sguardo su tutta la stanza meno che su di lui.
E poi il suo volto si era illuminato
e Louis si era trovato
a pensare finalmente
perché era
chiaro che avesse realizzato quello che Louis voleva, e magari Liam era
un po’
tardo perché c’aveva messo un sacco di tempo, ma
nel giro di qualche attimo
l’altro si stava alzando e lui aveva perso il suo appoggio e
questo non andava
affatto bene perché, senza, non sarebbe riuscito neanche a
stare diritto.
Stava abbracciando qualcuno che Louis
conosceva, la voce era
familiare e l’accento pure, ma una mano si era infilata tra i
suoi capelli, grazie a Dio, e lui
non aveva proprio
tempo per gli identikit.
«Boo Bear, come
va?» quando si era accorto che la mano che
lo stava toccando apparteneva a Harry, aveva scoperto che il suo
cervello era
ancora in grado di fare operazioni matematiche elementari. Liam stava
salutando
Zayn, come fossero amici per la pelle che non si vedono da troppo
tempo, e
Louis pensò che non fosse giusto che Zayn rubasse sempre
l’attenzione di tutti
gli altri da lui.
Magari avrebbe vomitato davvero.
*
La mattina dopo si sentiva uno
straccio, sarebbe rimasto per
sempre a letto, ma la vescica gli stava per scoppiare e aveva
seriamente
bisogno di un bicchiere d’acqua. Facciamo pure di una
damigiana.
Trovò Harry in cucina, lo
salutò e si sdraiò sul divano,
ringraziando il Signore di avere un coinquilino così
premuroso, che gli avrebbe
portato da mangiare e magari l’avrebbe anche coccolato un
po’.
«Stasera Niall vuole che
andiamo tutti da lui a vedere un
film. Dice che è una vita che non stiamo un po’
insieme e che ieri sera per
poco non ci riconosceva»
Louis sbuffò.
«Tutti chi?» avrebbe voluto fare una qualche
battuta sul loro amico, chiedere del film, forse, ma parlare era
diventato
faticosissimo.
«Noi, Zayn e Liam.
Ovviamente Josh, se è in casa» rispose il
più piccolo, dall’altra stanza.
Oh,
meraviglioso, non
vedevo l’ora di passare una sera con te e Zayn che vi sbavate
addosso,
commentò acido dentro di sé. E
poi Liam,
Liam chi?
Una luce rossa si accese magicamente
nel suo cervello. Ma
certo, doveva aver fatto qualcosa di davvero cattivo nella sua vita
precedente
se il ragazzo che cercava di rimorchiare per dimenticare il suo cuore
infranto
non solo non si dimostrava interessato, ma soprattutto era amico della
causa
delle sue pene. Magari, se era fortunato, Liam era innamorato di Zayn e
l’avrebbe rapito e Hazza sarebbe stato di nuovo tutto suo e
la sua vita avrebbe
ripreso una parvenza di normalità.
Ma il karma ero uno stronzo, la vita
anche peggio, per cui
ci contava poco.
*
Quando Liam era arrivato, Louis aveva
fatto finta di non
ricordarsi nulla della sera precedente, si era appiccicato in faccia un
sorriso
amabile e si era presentato. Era un campione di recitazione, uno dei
suoi
innumerevoli talenti. Zayn aveva riso sotto i baffi, mentre Liam
– vagamente
sconcertato – stringeva la mano che Louis aveva allungato
davanti a sé.
Si era seduto per terra, spalle al
divano, nella speranza di
passare la serata senza assistere a pomiciate inopportune e
probabilmente Liam
aveva avuto la sua stessa idea, perché se lo era ritrovato
accanto, il sorriso
accennato e una mano che gli porgeva una ciotola di popcorn.
Niall aveva scelto The
rocker – Il batterista nudo e Louis non aveva fatto
altro che ridere
all’assoluta idiozia di Fish per tutto il tempo. A un certo
punto era quasi
certo che Liam lo stesse fissando, ma quando si era voltato verso di
lui,
l’altro aveva gli occhi rivolti allo schermo, anche se le
guance erano tutte
imporporate.
«Sarebbe bello far parte di
una rock band, no? Fama, soldi,
orde di ragazze e di ragazzi ai tuoi piedi…» aveva
tentato, calcando sul ragazzi.
«Sì,
be’, sì. Immagino» aveva risposto Liam,
quasi
imbarazzato.
Di solito Louis era bravo con le
persone, riusciva sempre a
trovare il modo di metterle a loro agio. Liam sembrava essere
l’eccezione che
conferma la regola, continuava a evitare il suo sguardo e a
rispondergli per
monosillabi.
Se c’era una cosa certa,
però, era che Louis sapeva essere
testardo come un mulo, quando si impegnava.
Per questo si era ritrovato a fargli
domande a raffica,
parlando a bassa voce per non disturbare nessuno (non che qualcuno
fosse
davvero interessato al film: Niall era troppo preso a mangiare
qualsiasi cosa
commestibile, mentre gli altri due erano troppo persi nel loro mondo.
Louis
evitava di lanciar troppe occhiate nella loro direzione,
perché, ogni volta che
lo faceva, la gelosia lo spingeva a dire qualcosa di pungente e doveva
impiegare tutta la sua forza di volontà per fermarsi).
Aveva scoperto che far arrossire Liam
era facile come rubare
le caramelle a un bambino, ma molto, molto più divertente,
che studiava
matematica e che era appena tornato da un periodo di studio passato a
Londra.
Lui e Zayn erano cresciuti insieme ed erano come fratelli. Quindi, no, pensò scoraggiato,
Liam non l’avrebbe reso felice portando via Zayn da Harry.
Era una delusione, c’aveva
quasi sperato.
*
Nel corso delle settimane successive,
si era ritrovato
sempre più spesso a ricercare la compagnia di Liam. Diversi
come solo la notte
e il giorno potevano essere, erano riusciti a trovare un equilibrio
perfetto;
Liam se ne era scappato con una battuta maliziosa, una volta, mentre
passeggiavano al parco, e a Louis era quasi preso un infarto. Poi era
scoppiato
a ridere.
«Ti ho corrotto,
Payne!» aveva esclamato contento, e Liam
aveva preso a ridere insieme a lui.
Era felice che ci fosse Liam,
l’altro sembrava sinceramente
apprezzare anche le sue battute più stupide, lo ascoltava
quando parlava delle
sue adorate sorelle che non vedeva da troppo tempo e lo accompagnava in
qualsiasi negozio d’elettronica della città,
perché Louis era fissato
– Liam aveva imparato presto che
se non voleva sentire i discorsi infiniti dell’altro su
applicazioni o
processori o roba del genere, l’unica cosa da fare era
portarlo a vedere quegli
aggeggi dal vivo. Louis si sentiva un po’ come un bimbo
dentro a uno zoo, e si
era accorto che Liam gli rivolgeva sguardi accondiscendenti ma
affettuosi ogni
volta che il suo sguardo s’illuminava di fronte
all’ultimo Smartphone uscito.
*
Una domenica, erano andati a fare un
giro in bicicletta
lungo il percorso verde della città e si erano fermati a
mangiare un boccone al
volo nell’area pic-nic, attorno a loro tante famiglie felici,
ragazzini che
correvano e schiamazzavano senza posa e anziani signori che lanciavano
pane
agli uccelli del laghetto. Era quasi primavera e il sole emanava un
tiepido e
piacevole calore e Louis aveva sentito i battiti del suo cuore
accelerare in modo
strano quando il volto dell’altro era stato catturato da un
particolare raggio
e i suoi occhi si erano illuminati come fossero stati due stelle. O due
fari
nella notte, che però non era altrettanto poetico, si era
detto. Che poi non
era neanche quello il punto: non aveva senso fare commenti svenevoli
sugli
occhi di Liam, quando quelli di Harry erano verdi come le foreste
inesplorate e
di certo molto più luminosi.
Nessun senso.
*
Più spesso di quanto fosse
salutare per i loro portafogli,
si ritrovavano a guardare l’ultimo film d’azione
uscito al cinema, una delle
tante passioni che avevano scoperto di avere in comune. Liam faceva
commenti
arguti e divertenti e sembrava sapere sempre qualcosa degli attori o
del
setting o del regista, e Louis ne era seriamente affascinato.
Con Hazza di solito prendeva in giro
ad alta voce il look
del protagonista o quello della persona seduta davanti a loro. Erano
stati
buttati fuori da diversi cinema, per questo.
*
Un venerdì sera erano
andati in un pub e Louis si era
accorto di aver bevuto troppo solo quando ormai era ubriaco.
Liam gli aveva accarezzato i capelli
e l’aveva riportato a
casa, aiutandolo come la prima volta che si erano visti, e
probabilmente tra i
fumi dell’alcol gli aveva anche detto che se la ricordava,
quella sera. Non
voluto, il pensiero che avrebbe volentieri provato a posare la mano
sulla sua
coscia anche quella volta gli aveva attraversato la mente, ma a
malapena
riusciva a sollevare le palpebre, figurarsi un intero arto, per cui si
era
arreso all’idea che – magari –
l’avrebbe fatto un altro giorno.
Liam era restato con lui fino a che
non si era addormentato,
forse anche di più – non che lui potesse saperlo,
comunque. A un certo punto
gli aveva cantato una ninnananna, perché non riusciva a
prendere sonno a causa
della stanza che sembrava non voler smettere di girare neanche quando
teneva
gli occhi chiusi. Anche la sua voce era dolce, e Louis si era ritrovato
a
sorridere allo sciocco pensiero che Harry – con la sua sexy
voce roca – non
aveva mai cantato per lui in quel modo e che, ogni volta che si
ubriacava,
tendeva a ridere di lui, invece che accarezzarlo come stava facendo
Liam.
Louis si era stretto di
più al corpo dell’altro, ma era
ubriaco e quella era una scusante più che valida.
*
E poi, un giorno, senza preavviso, si
era accorto che le
mani che si erano posate amichevolmente sulla sua spalla avevano la
giusta
dimensione e la voce che stava sussurrando qualcosa nel suo orecchio
aveva il
perfetto accento e che-
Ma no, no, si ripeteva mentre cercava
di ricordarsi la forma
delle labbra di Harry e il suono della sua risata. No.
*
Era un idiota, ecco cosa. Quando il
Signore aveva sparso
intelligenza e spirito di conservazione, lui probabilmente era al
bagno.
Come poteva essere così
sciocco da commettere due volte di
seguito lo stesso errore? Uno non dovrebbe imparare? La storia non
dovrebbe
essere maestra di vita? Ma chi è che raccontava in giro
certe baggianate, poi?
Non riusciva ancora a credere a come
si fosse fregato con le
sue stesse mani. Aveva pensato che Liam l’avrebbe
inconsapevolmente aiutato a
non pensare a Harry e, cavolo, se c’era riuscito.
C’era riuscito così bene che
ormai passava le dita fra i capelli del suo migliore amico solo
perché erano
davvero, davvero morbidi; così bene che il suo sorriso non
lo faceva più sciogliere
come fosse fatto di burro; così bene che il suo primo
pensiero, la mattina, non
era più rivolto a lui.
C’era riuscito
così bene che vedere Liam sorridere, seduto
al bancone del bar, a quella stanga riccia e parlare amabilmente con
lei gli
faceva desiderare di strapparle le braccia e poi bruciarle, magari di
squarciarla o scioglierla nell’acido. Qualcosa di doloroso,
insomma.
Forse era masochista, dato che
sembrava innamorarsi sempre
della persona sbagliata.
Se fosse stato per lui, si sarebbe
liberato di quei
sentimenti soffocanti (non capiva perché tutti parlavano
dell’amore come fosse stato
qualcosa di gioioso, per lui era solo una specie di pozzo oscuro e
profondo,
dal quale sembrava non esserci possibilità di uscita). Ma
non era come se lui
avesse mai avuto voce in capitolo, nessuno aveva mai chiesto la sua
opinione;
nessuno era mai andato da lui a dirgli ehi,
va bene se t’innamori della persona più sbagliata
dell’universo?
No, nessuno glielo aveva mai
domandato, in caso contrario
era piuttosto certo che se lo sarebbe ricordato.
*
Perrie aveva invitato praticamente
tutti alla festa per il
suo ventitreesimo compleanno. Il che voleva dire che dovunque si
girasse c’era
qualcuno con cui parlare, ridere o ballare, la soluzione perfetta per
pensare
il meno possibile a un certo ragazzo dallo sguardo da cucciolo. Louis
non
riusciva a capire, allora, come fosse possibile per lui non riuscire a
togliere
gli occhi dalla figura di Liam e come, allo stesso tempo,
l’avesse evitato per
tutta la sera.
Aveva evitato anche
l’alcol, era stato appurato che gli
faceva dire cose inopportune.
«Se continui a fissarlo
così, lo consumi»
Louis sobbalzò alla voce
di Harry che, arrivato da dietro,
l’aveva preso completamente alla sprovvista.
«Consumo chi?»
chiese, facendo finta di non sapere a chi
l’amico si stesse riferendo. Di solito era un ottimo attore
(Harry, in fondo,
non si era mai accorto della cotta stratosferica che da anni aveva per
lui).
L’altro lo
guardò storto. «Liam, ovviamente» disse,
come
fosse ovvio, perché evidentemente era diventato
più bravo a leggerlo, e lui non
se ne era reso conto.
Non sapeva cosa dire, per cui fece
l’unica cosa intelligente
che gli venne in mente e cambiò discorso.
«Dov’è
il tuo ragazzo?»
«Non cambiare
discorso» lo ammonì Harry, che era sadico.
Come aveva fatto a nasconderlo per tutti quegli anni? Louis avrebbe
voluto
chiederglielo, ma l’altro non sembrava in vena di parlare di
nient’altro se non
di Liam. «Dovresti dirglielo» concluse.
«Cosa?» Harry gli
lanciò uno sguardo annoiato. «No, davvero,
cosa?» continuò. Avrebbe dovuto dirgli che non era
sua intenzione, che non
credeva fosse possibile perché lui era innamorato di Harry
da sempre, cazzo, ma che era
successo e
adesso non sapeva più che cosa farsene di tutti quei
sentimenti? Che avrebbe
voluto strapparseli da dosso, piuttosto che rivivere tutto da capo?
«Se non glielo dici, che lo
ami, non saprai mai come
potrebbe risponderti. Lo rimpiangeresti tutta la vita»
spiegò Harry, con voce
dolce e accondiscendente, come stesse parlando a un bambino.
Che poi, pensò Louis, era
quello che era successo con il suo
migliore amico. Forse Harry aveva ragione, forse avrebbe dovuto
smettere di
vivere nella sicurezza della sua ignoranza e nella tragicità
dei suoi
sentimenti non corrisposti e iniziare a prendere in mano il suo futuro
e il suo
destino e tutte quelle stronzate lì.
Sorrise a Harry, magari
l’avrebbe fatto davvero. Non quella
sera, ma magari l’avrebbe fatto.
«Ho bisogno
d’alcol»
Fanculo i comportamenti inopportuni.
*
Non capiva cosa quel grassone
sperasse di ottenere,
appoggiando una mano sul braccio di Liam e guardandolo con adorazione
mentre
parlava.
Sentiva il fumo uscirgli dalle
orecchie e la mano destra
formicolare dalla voglia di dare un pugno a qualcosa. A un naso, magari.
Si avvicinò ai due,
perché la loro vista era diventata
insopportabile e comunque lo sconosciuto era antiestetico.
«Ehiii»
salutò, con voce strascicata, guardando solo Liam.
«Ciao Louis» gli
sorrise il ragazzo. Poi, gentile ed educato
come sempre, lo presentò all’altro.
«Questo è Dik»
No, davvero. Dik.
Louis non riuscì a trattenere una risata. «Ciao
Dik, i tuoi genitori erano
fatti quando hanno scelto quel nome?»
Sentì Liam emettere un
vago ringhio, evidentemente la sua
battuta non lo aveva fatto ridere.
«Comunque,»
continuò senza aspettare risposta dalla sua
povera vittima. «bella maglietta. Peccato non possa dire la
stessa cosa dei
rotoli di ciccia che mette in evidenza»
Liam gli strinse il braccio a
intimargli di stare zitto, ma
tutto quello che gli interessava, al momento, era ridicolizzare quel
Dik che si
era permesso di toccare qualcosa di suo. E ok, Liam non era proprio
suo, ma
quello era solo un dettaglio.
«Scusa, Dik. È
ubriaco, ancora.
Non sa quello che dice»
Louis avrebbe volentieri ribattuto
che, sì, sapeva
perfettamente quello che stava dicendo, grazie tante, ma
l’altro lo stava
trascinando via e, quando una ventata d’aria fresca gli
colpì il volto, capì
che erano usciti e che, se erano indicativi la mascella serrata e i
pugni
stretti, Liam era davvero, davvero arrabbiato.
«Ma che ti prende, si
può sapere?» gli urlò contro, dopo
aver controllato che non ci fosse nessuno ad ascoltarli.
«Niente! Cercavo solo di
fare conversazione» rispose, come
fosse ovvio e Liam fosse cieco e sordo.
«Conversazione?»
ribatté, guardandolo sconcertato, neanche
avesse detto che il Natale quell’anno non sarebbe arrivato o
che la cioccolata
era immangiabile o- «Ma ti sei sentito o cosa?»
«È una domanda
retorica, vero?» scherzò Louis, perché
non
poteva affrontare un discorso serio in quelle condizioni.
Liam gli lanciò
un’occhiataccia, l’ennesima della serata, e
si portò una mano a strofinarsi una tempia. Forse gli era
venuto il mal di
testa. Be’, siamo in due,
pensò
Louis.
«C’è
una spiegazione al tuo comportamento da stronzo
assoluto, almeno? Oppure ti stavi solo divertendo?» non
mollò, peggio di un
cane con un osso.
«Non sono stato
stronzo» borbottò Louis, alzando gli occhi
al cielo.
«Ma se hai appena preso per
il culo un ragazzo che neanche
conosci!»
Sinceramente, Louis non capiva dove
fosse il problema. Non è
che quello che aveva detto non fosse vero, dunque perché
Liam se la prendeva
tanto per un po’ di sana sincerità?
«Oh, Liam, ho solo detto la
verità! E se vuoi saperlo anche
i pantaloni erano orr-»
«No che non voglio saperlo!
Che cavolo ti frega come gli
stanno i pantaloni, poi. Dik non aveva chiesto il tuo parere, Louis, e
di certo
non aveva fatto nulla per meritarsi la tua-»
«E invece
sì» lo interruppe urlando. Aveva la vaga
sensazione di apparire come un ragazzino, comportandosi
così, ma la sua bocca
non voleva saperne di seguire l’ordine del cervello e
zittirsi. «Ci stava
provando con te, ti toccava e ti parlava. Se non l’hai visto,
sei deficiente! E
io… io»
«E tu?» Louis
aveva come l’impressione che i tratti del
volto di Liam si fossero improvvisamente addolciti. Scosse la testa;
aveva già
detto troppo e ora Liam l’avrebbe odiato e probabilmente il
deficiente era lui.
Si sarebbe strappato la lingua a morsi.
Abbassò gli occhi, ma non
perché non volesse incontrare
quelli di Liam, chiaro. È solo che c’era un ciuffo
d’erba interessante a due
centimetri dalle sue scarpe, era verde e folto ed erboso,
meritava davvero di essere contemplato.
Sentì due mani appoggiarsi
alle sue spalle e stringerle
delicatamente, per attirare la sua attenzione.
«E tu?»
ripeté una seconda volta. Louis si chiese perché
tutti i suoi amici non sapevano quando era il caso di lasciar cadere un
argomento.
Alzò gli occhi,
perché a guardare in basso gli stava
vendendo il mal di stomaco, e guardò Liam. Se quella doveva
essere l’ultima
volta in cui si sarebbero parlati, tanto valeva sfruttarla per ammirare
le sue
sopracciglia e i suoi occhi e la sua bocca. Cavolo, quanto era vicina
la sua
bocca.
Louis non capì neanche
quello che stava per fare; non si era
nemmeno reso conto di aver deciso di fare un passo in avanti ed
eliminare la
distanza tra i loro volti, ma evidentemente era successo,
perché le sue labbra
erano su quelle di Liam e nessun momento era mai stato altrettanto
perfetto.
Louis si complimentò con se stesso: almeno, se avesse perso
tutto, avrebbe
conservato per sempre quell’angolo di paradiso.
Durò poco e non
è che non se lo aspettasse, che Liam non
ricambiasse il bacio, anche se magari c’aveva un
po’ sperato. Si staccò,
consapevole di essere diventato completamente rosso, neanche avesse
avuto
dodici anni e Liam fosse stato la sua prima cotta.
«Scusa»
riuscì a balbettare. Deglutì, cercando il
coraggio
che si era tutto esaurito in quel momentaneo slancio. «Scusa.
N-non so che mi è
preso, io-»
E poi non riuscì a
terminare la frase, perché dalle sue
spalle, le mani di Liam erano migrate alle sue guance – e
Louis si ritrovò a
pensare che sembravano essere state create apposta per restare
lì per sempre –
e i suoi occhi lo stavano guardando come se lo avessero finalmente visto per la prima volta, dopo tutto
quel tempo, e Louis si stupì che intorno a loro tutto
continuasse a scorrere,
che il tempo non si fosse fermato e che nessuna musica romantica di
sottofondo
fosse partita, perché se c’era un momento adatto
perché una cosa del genere
accadesse, be’, era quello.
E poi Liam sorrise. Quando
l’altro fece incontrare di nuovo
le loro labbra, Louis pensò che probabilmente si era
sbagliato: quello era il momento
adatto.
Fine.
Note:
Vi ha cariato i denti? I know, I
know. In caso potete
inviarmi la parcella del dentista ;)