6- Anime
straziate
-Dove credi
di andare, donna?-
Bulma
sentì
un sudore freddo ricoprirle la schiena quando udì la voce
sprezzante del suo
stupratore. Suo. Ormai le
apparteneva, come le apparteneva quel dolore che aveva preso posto
dentro di sé,
nei più profondi recessi della sua mente e del suo corpo,
molto più forte del
male che provava al basso ventre, dove Vegeta aveva violato la sua
intimità
senza la minima pietà.
-Non credere
sia finita qui- disse il Sayan, avvicinandosi alla ragazza- per il
momento può
bastare, ma ti rivoglio in forma al più presto, e sappi che
se ti azzardi a
dire di ciò a qualcuno dei tuoi insulsi amici, le
conseguenze le pagheranno i
tuoi genitori.. e chiunque oserà aiutarti- Con un sorriso
crudele, simile a
quello del diavolo, Vegeta le accarezzò la guancia, senza
ottenere alcuna
reazione da parte della scienziata, paralizzata dall’orrore e
dalla rabbia. Come poteva? Come
poteva, dopo averla
stuprata in quel modo osceno e mollata in una pozza di sangue,
desiderare di
farlo ancora? Come cazzo aveva potuto
permetterglielo?
Con un grido
rabbioso, Bulma si gettò contro Vegeta e lo
riempì di pugni e calci, che non
ebbero alcun effetto sul Sayan se non quello di divertirlo ancora di
più. Con
una mano le bloccò le braccia, mentre la sua coda
intrappolava le gambe della
scienziata. La poggiò delicatamente, troppo
delicatamente, sul tavolo della cucina e aspettò
che finisse di ansimare
prima di bisbigliarle a un orecchio:
-Inutile che
tu mi aggredisca, sciocca terrestre, così peggiori soltanto
la tua già precaria
situazione. Fossi in te mi concederei spontaneamente, eviteresti un
dolore
atroce e, forse- Vegeta sogghignò- potrei persino decidere
di farti godere e di
essere, diciamo, meno rude- E se ne
andò, lasciando una Bulma dolorante e agghiacciata.
Dovevano
essere passate un paio d’ore, quando Bulma si
risvegliò dal suo sonno agitato e
pieno di incubi. Era ancora stesa sul tavolo, e intorno a lei regnava
un
silenzio inquietante. Subito, ebbe il timore che Vegeta la stesse
ancora
aspettando nel buio, pronta ad aggredirla o a torturarla con le sue
minacce, ma
in qualche modo seppe che era sola. No. Non
sola. Non del tutto, almeno. Perché lui
c’era, era dentro di lei, si era
preso non solo il suo corpo violato ma anche la sua anima, era
lì, sentiva le
sue mani, il suo respiro addosso, e i
suoi occhi bui come la morte che la spogliavano della
felicità e la trascinavano
nella più oscura disperazione, insieme a lui.
Era
straziata nell’anima e nel corpo, e la sua mente che fino a
un giorno fa era
brillante e vivace ora era vuota, colma solo di quei ricordi violenti
che
avrebbe voluto strapparsi dal cervello a mani nude. Ma i ricordi
rimangono. Per sempre.
E Vegeta,
immobile nella sua stanza, lo sapeva bene anche lui, che quello che le
aveva
fatto non lo avrebbe dimenticato mai più.
Mai.
Spazio
Autrice
Scusate il
capitolo corto e poco movimentato, ma volevo dare spazio a Bulma e ai
suoi
pensieri sull’accaduto. So bene che molti di voi non saranno
soddisfatti della
lunghezza del capitolo, ma vi prego di essere pazienti,
perché il prossimo sarà
molto più lungo e soprattutto sarà incentrato su
Vegeta, visto che in questo ho
accennato solo a un suo possibile pentimento per quello che ha fatto
alla
Bulma. Nonostante la schifezza che è venuta a causa della
mia stanchezza, vi
chiedo di recensire e consigliarmi, e soprattutto, di continuare con me
questa
avventura.
A presto,
prometto!
I Sogni
Persi
P. S mi
scuso per eventuali errori grammaticali, ma come ho già
detto, il lavoro mi
distrugge!