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Autore: Silny    12/07/2013    3 recensioni
Hai svegliato il demone che speravo avessi ormai sconfitto
Siamo affondati nel rosso cremisi dieci mila volte per poi perdere...
Mi hai tenuto stretto e io ero al tuo fianco, senza potere
Ti ho visto distruggerti e ti ho dato la caccia
C’è un vuoto in me che le parole non possono riempire
"Non sapremo mai cosa sarei diventata senza di te..."
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Amore e morte non sono altro che sinonimi
Se solo tu sapessi

L'eco dei suoi passi echeggiava nei sotterranei. Rimbalzava sulle pareti e si disperdeva tra i cunicoli profondi e putridi, cunicoli senza fondo, ognuno intervallato da grate e mani disperate che pendevano al di fuori di esse.
I lamenti dei vivi parevano un tutt'uno con la disperazione dei morti, penetrante come un sottile strato di nebbia che ti bagna la pelle e ti fa rabbrividire. Forse il luogo più lugubre che avrebbe visto in tutta la sua vita, e sapeva già che ci sarebbe rimasto per l'intera esistenza.
"Eléah..."
Jhona sussurrò appena il suo nome. Lei stava lì, oltre la cella, in ginocchio con le mani e la testa appoggiate alle sbarre. Le mani strette saldamente al ferro, Jhona percepiva la sua rabbia, la sua tristezza. Probabilmente aveva appena subito una delle sue mutazioni incontrollate.
"Eléah, sono qui."
Jhona si mise in ginocchio di fronte a lei, per sollevarle lo sguardo e poter scorgere i suoi occhi ancora una volta. Vedere i suoi occhi ancora vivi e innocenti. Posò una mano sulla sua guancia, smagrita e secca, ma a Jhona parve non importare.
"Hanno ben poco di innocente i miei occhi..."
Lui rimase sconcertato mentre lei ricambiò quella carezza.
"Non posso leggerti nel pensiero, ma lo vedo da come mi guardi. Mi osservi come se fossi la vittima, come se fossi davvero innocente, ma ti ricordo che ho già ucciso. Non puoi e non devi vedermi così, devi lasciare che mi puniscano."
"Ti stai arrendendo al loro volere, devi permettermi di aiutarti."
"Non puoi Jhona..."
La sua voce si incrinò notevolmente, mentre gli occhi ormai erano già inondati di lacrime.
"Non puoi aiutarmi, vattene se riesci, non posso uccidere anche te."
"Non lo farai e... non posso andarmene..."
Ritrasse la mano e lo sguardo, lasciando in sospeso quella frase che ad Eléah sapeva di brutto presagio.
"Che cosa vuol dire?"
"Ho fatto un patto con Kasandra.... le ho promesso obbedienza e in cambio..."
Cadde di nuovo il silenzio.
"In cambio cosa? Parla Jhona!"
"In cambio avrebbe dovuto liberarti!"
Eléah si scostò dalla grata, prese solo per un attimo le distanze, sconcertata da quelle parole. Le lacrime sbordarono copiose dai suoi occhi.
"Jhona, hai fatto un patto con un demone! E' al pari di fare un patto con il diavolo! Fuori di qui non sappiamo come reagirebbero le mie mutazioni, anche volendo io devo stare qui, sono un pericolo per chi mi sta attorno."
"Non mi hai fatto finire... sarai libera da questo posto e dagli esperimenti, ma vivrai in questa comunità... sotto la mia custodia, fino a quando..."
"Fino a quando non ti ucciderò"
Non poteva dirle  che il patto consisteva nella sua morte e fu costretto a mordersi la lingua. Eléah lo guardava senza vederlo, le lacrime le offuscavano la vista e non sapeva se essere felice per quello che Jhona le aveva detto e promesso o se terribilmente spaventata.
"Fino a quando sarai guarita..."
Mentì, se pur non avrebbe voluto farlo, ma non aveva altra scelta. Lei rimase in silenzio e strinse la sua mano, non sapendo cosa dire.
"Perché non c'è nessuna guardia con te? Come sei fuggito al loro controllo?"
"Non sono fuggito, ora sono l'assistente di Kasandra, sono libero di muovermi per il villaggio per un breve periodo di tempo durante il giorno."
"Jhona..."
Più lui parlava, più lei comprendeva i guai in cui era andato a cacciarsi.
"Jhona, devi stare alla larga da Kasandra, quella donna è..."
Zanah, il lupo fedele di Kasandra, apparve all'improvviso al fondo del cunicolo. Eléah si azzittì improvvisamente, qualunque cosa avrebbe detto quell'animale lo avrebbe riferito a Kasandra che le avrebbe tenuto in serbo una tortura speciale.
"Devo andare Eléah, verrò a prenderti presto, promesso..."
Si sporse in avanti e annullò la distanza che c'era sempre stata tra le loro labbra, tra i loro corpi. Nonostante la grata, Jhona era riuscito a darle quel bacio, dal sapore amaro, ma con un retrogusto di speranza. Un bacio per ricordare, per tenere a mente l'unica ragione per la quale non si era ancora tolto la vita, l'unica ragione per lottare ancora. L'unica salvezza.
Eléah non si ritrasse, lo ricambiò come fosse l'unica cosa che davvero aspettava, con la convinzione che quello era il suo bacio promesso, il ricordo da cullare fin quando non sarebbe tornato a prenderla.
Jhona si scostò e si alzò in piedi, la guardò un'ultima volta e poi si allontanò, lei rimase immobile a guardarlo andare via.
"Se solo tu sapessi  che quella donna ti farà ammazzare..."
Eléah si ripromise che come lui si era messo in gioco per salvarla, lei avrebbe impedito a Kasandra di distruggerlo e trasformarlo in uno di loro.
"Se solo tu sapessi che ho promesso di ucciderti..."
Ma i pensieri di Jhona, erano ancora più terribili...

***

Jhona seguì Zanah fuori dai sotterranei, fino alla tenda di Kasandra. Ripensava ancora alla conversazione di qualche ore prima, con il capo comunità Zarami.
"Nessuna delle mie cavie viene liberata, ragazzino."
"Il mio giovane assistente ha una proposta in merito, le chiedo in tutto rispetto di ascoltarla e valutarla poi come meglio credete..."
Kasandra a quel punto si era fatta da parte, come a volerlo lasciare solo in pasto agli squali.
"Ebbene? Esponi il tuo pensiero ragazzo."
Zarami era un uomo alto, snello, avvolto nella sua tunica nera e stretta. Era calvo e la sua testa ricoperta interamente da simboli in inchiostro nero. Aveva tutta l'aria del sovrano, astuto, scaltro ed esile. Anche Kasandra, la donna più temuta del villaggio, temeva a sua volta quella presenza, tanto da doversene addirittura allontanare.
"Io... io non sono una vostra cavia, ne un soldato o una guardia, ma sono giovane e potrei esservi utile. Se la prigioniera di cui parlo verrà liberata e non verrà più utilizzata come cavia, io farò tutto ciò che desiderate... e le donerò una morte degna di questo nome."
Zarami si voltò, mostrando i suoi occhi di ghiaccio. Era interessato e allo stesso tempo turbato. Come poteva un ragazzino sacrificarsi a quel modo senza un apparente motivo? Scese gli scalini che dividevano Jhona dal suo trono e si avvicnò a passo lento, ma deciso.
"Perché questa cosa? A che scopo vuoi liberarla per poi ucciderla?"
Lo aggirava e lo scrutava attentamente. Jhona abbassò lo sguardo e deglutì.
"Io ho promesso di salvarla, e non vi è altra via di scampo che la morte. Ne sono consapevole."
"Hai promesso di salvarla... e la tua amica sa che la ucciderai?"
Gocce di freddo sudore cadevano lungo le sue tempie.
"...No..."
Zarami arrestò improvvisamente la sua camminata d'ispezione, lo osservò stupito per un paio di secondi e poi scoppiò in una fragorosa risata.
"Ah, l'amore. Che cosa stomachevole.... E sia! Ti concederò quest' unica occasione, sono proprio curioso di sapere come andrà a finire. Fatemi sapere quando accadrà, non voglio perdermela."
Adesso se ne stava lì nella tenda di Kasandra e attendeva che gli venissero affidati dei compiti. Lei era intenta a lucidare le sue armi e sfogliare le pagine di un libro logoro, dalle pagine ingiallite e con una spessa rilegatura in cuoio scuro.
"Dobbiamo uscire per un sopraluogo..."
E detto ciò gli porse due pugnali e la sua spada.
"Non hai bisogno di questa?"
"Io uso arco e frecce... sono più dolore e complesse, la spada è per inetti."
"Bene, sono un inetto con la spada."
E dopo averla rigirata tra le mani la mise nel fodero assicurato alla sua cintura.
"La spada non sai usarla e per quanto riguarda l'inetto... farò il meglio che posso per migliorarti!"
"Perché tieni tanto al mio addestramento?"
Kasandra era voltata di spalle, sempre con quel libro tra le mani, si fermò per un attimo come a voler cercare la risposta giusta, ma si arrese.
"Sei pronto?"
Jhona non capiva perché quella donna temibile si prendesse cura di lui, il perché fosse riuscito a fuggire dal suo sguardo assassino.
"Sì, sono pronto andiamo."
Ma aveva anche compreso che era inutile insistere, e ormai poteva e doveva solo chinare il capo al suo volere.
"E' questo quindi il marmocchio che hai deciso di accudire?"
Owen era nei pressi della tenda di Kasandra, li aveva visti uscire e si era avvicinato per sputargli addosso un po' del suo veleno.
Jhona non reagì, ormai potevano chiamarlo come volevano, non aveva importanza. Kasandra invece parve stranamente irritata.
"Owen, sparisci prima che ti uccida con le mie mani."
Stava proprio davanti a Jhona, lo osservava e si prendeva gioco di lui.
"Sì effettivamente nemmeno io sarei riuscito ad ucciderlo, guarda che occhi!"
"Ti ho detto di darci un taglio!"
Jhona percepiva chiaramente la rabbia di Kasandra, la guardava con la coda dell'occhio, ma non si spiegava perché non volesse reagire.
"Sai, il ruolo di mamma ti si addice proprio!"
E all'improvviso un pugno ben assestato arrivò senza sospetti dritto sulla sua faccia. Jhona aveva reagito impulsivamente, senza alcun tipo di rabbia, ma forse non sopportava che Kasandra non facesse nulla per toglierselo dai piedi. Lei rimase immobile davanti il corpo di Owen piegato in due dal dolore, con una mano sul viso.
"Tieni a bada questo ragazzo, è completamente matto!"
"Ti ha dato una lezione, così come gli è stato insegnato, ora fatti da parte e tieni il becco chiuso."
Jhona era sicuro che non si sarebbe più avvicinato, lo aveva reso innocuo e aver quel potere lo fece stranamente stare meglio.
Kasandra e il suo assistente uscirono da Celastra e si addentrarono di nuovo nella foresta circostante. Camminarono a lungo, senza parlare. Sotto i loro piedi rami e foglie scricchiolavano al loro passaggio e poco più avanti Zanah fiutava il terreno.
"Perché hai reagito in quel modo?"
Chiese Kasandra d'un tratto. Jhona assorto nei suoi pensieri non rispose subito.
"Non lo sopportavo..."
"Per quello che ti ha detto? Andiamo Jhona, era solo un modo per..."
"Non sopportavo il fatto che si prendesse gioco di te e tu non reagissi. Sei la donna più temuta del villaggio e ti fai trattare così! Io non ho alcun potere, ma tu..."
Kasandra si rabbuiò, mentre Jhona continuò a parlare con sempre più foga.
"Perché diavolo non mi hai ucciso quella notte? A quanto pare è questo lo sconcerto dell'intero villaggio... avanti, fallo ora!"
"Finiscila Jhona!"
"Fallo, così potrai tornare alla tua gloria..."
"Adesso basta, sei impazzito? Cosa ti è preso? Non voglio ucciderti... non posso..."
Rimasero entrambi in silenzio, lei lo guardava negli occhi che non sapeva e non poteva spegnere.
"Non posso perché riporti alla mia mente l'unica parte ancora viva di me! Mi ricordi una persona Jhona, l'unica che abbia mai amato, la stessa persona per la quale sono diventata così."
Lui non rispose, si sentì in colpa per aver spinto quella donna a sentimentalismi che mai avrebbe voluto mostrare.
Lei si rese conto di quanto aveva detto solo dopo averlo fatto e Jhona era pronto ad un ammonimento, una punizione, perché no, ora avrebbe potuto anche ucciderlo, ma lei si voltò e continuò a camminare.
"Avevo la tua età quando accadde. Mi sarei dovuta sposare con una persona che non conoscevo mentre quella che amavo mi aveva proposto di fuggire insieme. Stupidamente rifiutai, per paura, codardia, non saprei e lui partì da solo abbandonandomi al mio destino."
Continuava a parlare con Jhona alle sue spalle e per la prima volta si liberò di quel peso, lo stesso di cui non aveva mai fatto parola con nessuno.
"E una notte apparve, il demonio, gli diedi retta, per smania di vendetta e lui mi promise..."
Ma non continuò quella frase rimase in silenzio.
"Niente... la smania di vendetta mi ha fatto diventare questa, fine della storia. Spero tu sia soddisfatto!"
E Kasandra ritornò ad essere l'agghiacciante donna di sempre.
"Non hai mai pensato di fuggire a quel dovere e ritrovare quella persona? Magari lui se nè andato per un valido motivo, non hai mai pensato che forse..."
"No, non l'ho mai pensato, e non ne ho bisogno. Finiamo il nostro giro di supervisione e torniamocene a casa, sono stanca!"
E finalmente la conversazione si dissolse.
Si ritrovarono così, a un passo dalla verità, ignari di aver in comune più cose dell'apparente.
Lei amava suo padre, aveva assassinato sua madre e suo zio... ma nessuno dei due ne era a conoscenza.

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Ecco che finalmente la storia si anima un po'.
Jhona non sa che Kasandra è la dea della morte, nonché assassina della madre tanto amata e dello zio.
Kasandra non sa che Jhona è il figlio prediletto del suo amore perduto e della sua vittima più ambita.
Eléah non sa che Jhona e Kasandra stanno pianificando la sua morte.
Bene, direi che quando tutte queste verità occulte salteranno allo scoperto ci sarà una strage di massa ù.ù
In oltre devo ancora decidere se risparmiare la povera Eléah o eliminarla come previsto per mano di Jhona.
Si vedrà e fino ad allora aspetto i vostri commenti... ( Con ansia per giunta T.T )
Saluti
Silny  love

  
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