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Autore: umavez    12/07/2013    1 recensioni
Itachi Uchiha sa che il massacro del suo clan è così inevitabile e così ben studiato che nessuna cosa al mondo potrebbe convincerlo a non mettere in atto il suo piano, ma nonostante tutto desidererebbe trovare una qualche falla, un qualsivoglia errore in quella strategia solamente per salvare Sasuke dalle conseguenze di quelle azioni. Eppure nemmeno lui, nemmeno il genio degli Uchiha riesce a trovare una pecca a quello che sembra essere un piano perfetto.
"Sempre che possa esserci qualcosa di perfetto, in un massacro."
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Avrebbe voluto – o meglio, desiderato ardentemente – trovare una falla in quel piano. Una qualsiasi cosa che sarebbe potuta andare storta e che necessitava quindi di una rielaborazione, di un cambiamento, magari di una riorganizzazione degli eventi che sarebbe potuta durare mesi, anni, decenni.
Mesi, anni e decenni in cui le cose sarebbero potute sistemarsi da sole, a poco a poco, magari con un po’ di sforzo da parte di tutti e non solamente con il suo unico sacrificio.
Forse c’era uno sbaglio nel calcolo dei tempi, magari quel giorno l’accademia avrebbe chiuso prima o, speranza ancor più remota, qualcuno avrebbe potuto inventare una medicina contro l’odio e il rancore e porre fine a tutto quello.

Eppure Itachi, ripassando mentalmente il suo piano, non riuscì a trovare pecche da nessuna parte, in nessuno dei milioni di particolari e di dettagli. Il silenzio, l’ora, il momento. Anche il motivo sembrava essere azzeccato. Tutto combaciava, e tutto era al proprio posto.
E come per sigillare quell’evento, il giorno seguente sarebbe stata una notte di luna piena, e quel particolare sembrava confermargli che oramai non c’era più nulla da perfezionare e che tutto si sarebbe dovuto compiere nelle prossime ventiquattro ore.

“ Neanche un giorno in più?” si chiese “Potrei insegnare a Sasuke una qualche tecnica di shuriken...”
Proprio in quel momento Itachi sentì qualcuno aprire cautamente la porta di camera sua, e la testolina nera del fratello minore sbucò fuori quel tanto che bastò per mostrare gli occhioni curiosi di Sasuke vagare a destra e a manca per l’ambiente. Il bambino si richiuse silenziosamente la porta alle spalle e, a passi lenti e ben calibrati, si inoltrò nel buio della stanza.

« Che ci fai qui, otouto? » chiese divertito, notando come Sasuke si fosse bloccato sul posto appena ebbe udito la sua voce. Disorientato dal buio a cui i suoi occhi ancora non si erano abituati e colto in fallo, il bambino sospirò sconfitto senza più cercare di nascondere la sua presenza.

« Te ne sei accorto? » chiese sconsolato riprendendo a camminare alla cieca fino a giungere sul letto del fratello, Itachi si mise seduto ritirando le gambe al petto per far posto a Sasuke sul materasso.
« Da quando ti sei alzato dal letto di camera tua. » mentì, non volendo dare a vedere di essersi reso conto della presenza di Sasuke solamente quando lui, coraggiosamente, aveva fatto irruzione nella sua stanza. A sentire quelle parole quasi di rimprovero il più piccolo dei due sbuffò, chinando il capo a guardare le sue mani e i suoi piedi, come per cercare di capire come mai fossero stati così poco silenziosi.
Itachi ridacchiò e, con uno slancio in avanti, prese Sasuke in braccio portandoselo poi addosso e costringendolo a sdraiarsi insieme a lui sotto le coperte. Dopo una parvenza di ribellione iniziale, Sasuke si ranicchiò su se stesso  dando le spalle al fratello maggiore, lamentandosi di quel gesto troppo materno con un “Sono grande!”.

« Ah sì? E se sei tanto grande perché sei qui? » chiese. Il bambino sbuffò nuovamente, ammettendo la sconfitta, e cercando di allontanarsi il più possibile dal fratello, nonostante il materasso di medie dimensioni non permettesse poi una gran libertà di movimento.  Itachi, nonostante la testardaggine di Sasuke nel voler rimanere accovacciato su se stesso impedendo qualsiasi contatto umano con lui, riuscì ad intrufolare un braccio sotto il collo del fratello minore che, senza pensarci due volte, ne approfittò per utilizzarlo a mo di cuscino.

« Nii-san...»biascicò poi il bambino curvando ulteriormente le spalle e portando le mani congiunte davanti alla bocca, quasi a voler mascherare le parole che avrebbe detto di lì a poco.
« Nii-san, sarò mai bravo quanto te? » chiese timidamente, un pizzico di vergogna a colorargli la voce. Ma più di tutto il resto Itachi, il genio degli Uchiha, sentì la delusione. E la delusione uscir di bocca ad un bambino di sette anni era atroce e quasi dissacrante per quella ingenuità e spensieratezza che Sasuke avrebbe dovuto provare a quell’età.
“ Se potessi provare delusione per tutta la vita, invece che quello che ti aspetta” pensò Itachi, coccolando Sasuke con piccole carezze sul capo che sperava potessero sopperire ad una vera risposta. “La delusione non è così male, rispetto all’odio e alla vendetta”.
Il bambino scalpitò un po’ nel letto, voglioso di una qualche replica da parte del fratello. Itachi disse la prima cosa che gli passò per la mente.

« Certo che sì, otouto. Diventerai molto più bravo di me. »
Sasuke abbandonò la posizione coricata che aveva assunto e si rizzò a sedere sul letto, lanciando uno sguardo di pura gioia in direzione di Itachi che invece rimase sdraiato a guardarlo.
« Dici sul serio, nii-san? »
« Sì otouto, sul serio. Ma se vorrai diventare più bravo di me dovrai smetterla di intrufolarti in camera mia perché non riesci a dormire. »

Il volto del bambino, da gioioso qual’era, si imbronciò a tal punto che Itachi si mise a ridere per il numero esorbitante di rughe che gli si erano venute a creare in faccia. La risata non migliorò di certo l’umore di Sasuke, che sentendosi ulteriormente preso in giro fece per alzarsi dal letto e andarsene.
Itachi lo andò ad acciuffare per la seconda volta, riportandolo al suo fianco e coprendo nuovamente entrambi con il lenzuolo. 
Le proteste di Sasuke furono più accentuate della volta precedente, ma proprio come qualche minuto prima, alla fine cedette.

« Questa è l’ultima volta. » disse Itachi, volendo sembrare ammonitorio,ma perfino Sasuke notò più la dolcezza con cui era stata detta quella frase piuttosto che il contenuto autoritario, e sorrise.

Bastarono pochi minuti di silenzio per far sì che si addormentasse mentre Itachi, dal canto suo, sentì crescere ancor di più la voglia di trovare una qualsiasi imprecisione in quel piano che lo avrebbe reso di impossibile realizzazione.
Eppure non ce n’erano, e tutto sembrava così perfetto.
“Sempre che possa  esserci qualcosa di perfetto, in un massacro” disse a se stesso, ormai esausto.
Chiuse stancamente gli occhi, stringendo maggiormente a sé Sasuke, ancora con il sorriso stampato sulle labbra candide.

« Mi dispiace Sasuke, » vide nella sua mente ogni singola azione, ogni singola persona ed ogni singola goccia di sangue che dal giorno seguente lo avrebbero perseguitato a vita  « ma non ci sono falle nel piano. » 
  
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