3. Winter winds.
La
galleria è piena di gente con il petto in fuori e
l’aria
di esperti critici di fotografia. Quinn sa che la metà di
loro non ha neanche
idea di che cosa sia, in realtà, la fotografia. Sono
lì per vedere qualche
celebrità e comparire su qualche rivista di gossip.
Scuote
la testa mentre manda giù un altro sorso d’acqua e
sorride verso suo marito che, imbarazzato, continua a parlare con il
direttore
del posto.
Quinn
ama il suo sorriso timido. Il suo broncio adorabile
quando lei gli propina un documentario sugli animali del centro Africa
invece
di lasciargli guardare al partita. Ama il suo leggero mormorio mentre
dorme, sdraiato
sulla pancia.
Ama
molte cose, di suo marito, ma in realtà non è
sicura
di amarlo.
Il
sospiro che le sfugge dalla gola è malinconico. Non
dovrebbe pensarle certe cose, soprattutto non ora. Con una mano si
sfiora il
ventre coperto da quell’abito verde che risalta i suoi occhi.
Un
paio di braccia la circondano e Quinn scoppia a
ridere.
«Quinn
Fabray. Sei sempre stata la donna del momento»
Puck
le sussurra all’orecchio, solleticandole la pelle
esposta, lasciata scoperta dai capelli che sono raccolti in una coda
alta.
«Puck,
sono una donna sposata!” borbotta Quinn voltandosi
per abbracciarlo. Le grandi mani di Puck si chiudono intorno ai suoi
fianchi
mentre le sfiora la guancia.
«Non
è mai stato un problema per me, tesoro»
Si
becca una gomitata giocosa, mentre Kurt e Sebastian
raggiungono Quinn per complimentarsi dell’evento.
«Quinn,
sei sempre stata l’unica con un senso artistico
decente»
«Grazie
Kurt, detto da te è davvero un complimenti» i due
ragazzi si abbracciano. Quinn saluta Sebastian, che piacente si
congratula per
l’ottimo lavoro, per poi tornare a prendere la mano di suo
marito trascinandolo
in lungo e in largo per la galleria.
Puck
scuote la testa, mentre un braccio ambrato si fa
spazio sulle sue spalle. Santana sbuca dietro di lui e sorride,
rilassata. I
suoi occhi incontrano quelli di Quinn che si morde le labbra,
impacciata.
«E’
davvero grandioso Fabray. Devo congratularmi con te»
«Grazie,
Santana»
Il
sorriso che si scambiano è così genuino, che Puck
sente immediatamente di essere di troppo in quella scena. Lentamente si
defila,
scusandosi con le due ragazze, portandosi accanto ad una giovane donna
intenta
a fissare una delle fotografie esposte.
Nel
frattempo, Santana si è fatta più vicina,
porgendo a
Quinn un calice di champagne. La bionda ride e scuote la testa.
«Non
posso San»
L’altra
aggrotta le sopracciglia, stupita. Poi il leggero
movimento della mano di Quinn sul suo torace le fa capire. E la
sensazione di
felicità mista a tristezza si allunga in tutte le sue membra.
E’
felice per Quinn. Come, davvero felice. Ma nello
stesso tempo, quel piccolo gesto ha sancito la loro fine.
«Sei
incinta»
Non
è una domanda.
E
quella di Quinn non è una risposta.
«Già»
***
Ted
arriva in salotto con il fiatone e il viso rosso. Ha
gli occhi lucidi e per un attimo Quinn pensa che sia successo qualcosa
di grave
alle loro famiglie, ma poi vede tra le mani un pezzo di carta.
Non
ha idea, di cosa sia. O meglio, spera che non sia
quello che sta pensando.
«Che
cos’è? » chiede, lentamente.
Ted
aggrotta la fronte, per poi posare la lettera sul
tavolino basso.
«E’
Santana vero? E’ sempre stata Santana” »
Quinn
sospira. Sapeva che sarebbe successo, prima o poi.
Tenere quella lettera lì, dopo tutti quei mesi. Si era
sentita fortunata tutti
i giorni, fino a quel giorno.
Fino
a quel momento.
Ted
si siede accanto a lei, le mani intrecciate e il
respiro pesante. Ha
gli occhi chiusi, e
Quinn vorrebbe fare qualcosa, ma in realtà sa che qualsiasi
cosa lo renderebbe
solo più triste e deluso.
Quella
lettera, scritta da Santana la stessa sera della
mostra, le aveva donato l’ultimo vero, momento di
felicità in quei mesi.
“TI
amo Quinn e lo farò per sempre. Mi dispiace”
Se
solo avesse avuto il coraggio di lottare, anni prima.
Se solo non fosse stato tutto così complicato tra di loro.
La loro relazione
era stata costruita su una base ipotetica fatta di se e di ma. Ed era
crollata,
come un castello di carte viene spazzato via da una folata di vento.
E
ora non avevano niente.
O
meglio lei stava aspettando una bambina da un uomo che
era convinta di non meritare. Ted era troppo
sin troppo buono. Meritava qualcuno che lo amasse con la
stessa
intensità con cui lui era capace di amare.
E
quel qualcuno non era Quinn.
«Quando
ci siamo conosciuti, in Francia, anni fa, avevi
gli occhi tristi e mi hai raccontato di qualcuno a cui non riuscivi a
smettere
di pensare. Era Santana? »
Quinn
annuisce leggermente, le lacrime che bruciano
dietro le palpebre.
«Va
da lei Q.. »
Quinn
apre la bocca per rispondere, ma lo sbuffo
infastidito di Ted la interrompe.
«Cos’è
che mi hai sempre detto? Che bisogna essere
coraggiosi? E perché sei ancora qui? Ho sempre pensato di
non essere abbastanza
per te»
«Ted..
»
«Quinn
non posso tenerti incatenata in un matrimonio che
non vuoi. Voglio
solo che ricordi una
cosa.. »
La
ragazza accenna un sì con il capo, e poi si massaggia
la pancia, coperta da una leggera camicia lilla.
«Lo
so che è tua figlia Ted. Non potrei mai dimenticarlo.
Sarai parte della sua vita e della mia, se lo vorrai»
Le
sue braccia forti si stringono intorno a Quinn, mentre
lui le posa un leggero bacio tra i capelli biondi.
«Mi
dispiace Ted»
«Va
tutto bene»
***
Il
coraggio di presentarsi a casa di Santana, Quinn lo
trova solo mesi dopo quella discussione, dopo aver visto una di quelle
commedie
romantiche e drammatiche in tv, davanti a una vaschetta di gelato.
Ted
va a trovarla regolarmente una volta a settimana, e
contro tutte le loro aspettative, il loro rapporto è rimasto
quasi immutato. A
parte, bè, a parte il lato fisico ovviamente.
Quinn
si nasconde nella giacca e arriva a casa di Santana
che il sole ha già iniziato a scomparire, colorando il cielo
di un rosso
intenso. E’ estate e il suo pancione è ora ben
visibile.
Bussa
per quella che le sembra un’eternità. Ma non
c’è
nessuno dall’altro lato della porta ad aprirle. Sta per
gettare la spugna
quando una voce roca alle sue spalle non la sorprende.
«Quinn?
»
Santana
ha i capelli raccolti, un top e un paio di
pantaloni da corsa. L’addome contratto e una leggera patina
di sudore sulla
pelle.
«Ehi..
»
Si
guardano per un attimo, poi Santana si fa spazio e
apre la porta, invitandola ad entrare. L’interno è
abbastanza spazioso e
illuminato. E anche abbastanza disordinato.
«Io..
mi dispiace per il disordine»
Quinn
accenna una risata.
«Come
se ti fosse possibile fare altrimenti»
«Ehi»
risponde l’altra, offesa pizzicandole un fianco.
Quinn alza le spalle e si accomoda sul divano in pelle nera al centro
del
soggiorno di fronte al camino spento.
«Ti
prendo qualcosa da be-»
«San»
«Dovrei
fare una docc-»
«Santana.
»
Quinn
la interrompe nuovamente, le mani incrociate posate
sul ventre rotondo. Santana sbuffa e si lascia cadere sul divano,
chiudendo gli
occhi.
«Non
so se voglio chiederti perché sei qui» borbotta a
bassa voce, senza guardare la ragazza accanto a se.
Quinn
rotea gli occhi, pur sapendo che l’altra non può
vederla. Si issa sul divano e si schiarisce la voce.
«Sono
venuta qui per parlarti. Per cui sta zitta e ascoltami»
Santana
rimane immobile ad occhi chiusi, con la fronte
leggermente aggrottata.
«Ho
lasciato Ted»
Quinn
la vede sbarrare gli occhi di colpo e boccheggiare
qualcosa.
«Mi
disp-“
«Santana,
quale parte di ‘sta zitta’ non ti è
chiara? »
«Scusa»
mormora.
«E’
successo qualche mese fa. Ha
trovato la tua lettere e prima che tu
possa dire qualcosa, no, non è stata colpa tua. Non mi ha
lasciata perché tu
hai scritto quella lettera Santana. Mi ha lasciata perché
l’ho tenuta. »
Santana
si morde le labbra e si muove scompostamente sul
divano, evidentemente a disagio.
«Merita
qualcuno che lo ami più di quanto possa fare io
San. E io non posso farlo per colpa tua. Perché non ci
riesco. MI sei entrata
nel cervello e hai staccato i fili, Santana. Sei COSI fastidiosa.
»
Santana
abbozza un sorriso, guardandola negli occhi per
la prima volta da quando l’ha trovata sulla soglia di casa.
Allunga la mano e
la posa su quelle di Quinn, giocando con le sue dita.
«Ho
lasciato tutto di nuovo, Santana. E prima che tu
decida qualsiasi cosa, voglio che ci rifletti. Sto per avere una
bambina e non
ho intenzione di farti entrare nella mia, nella nostra vita, se non ne
sei
sicura. Non mi romperai di nuovo Santana, non stavolta»
Santana
manda giù il groppo di lacrime che le si è
fermato in gola, deglutendo a vuoto per un paio di volte. Vorrebbe
dirle che le
dispiace e che, da quel giorno di tanti anni prima, non ha mai smesso
di
pensarci ma Quinn non le da la possibilità di spiegare
qualsiasi cosa perché si
alza e le sfiora la fronte con le labbra avviandosi verso
l’uscita.
Quando
il rumore della porta che sbatte riempie la casa
Santana si alza.
Non
ha bisogno di decidere, ha già deciso.
Da
sempre.
***
A
Dicembre di quello stesso anno, in un ospedale vicino
la nuova casa di Santana, mentre il vento invernale soffia sulle
finestre,
Quinn da alla luce la piccola Sawyer, mentre sua madre le tiene la mano
e le
accarezza i capelli.
Santana
e Ted, gettati sulle scomode panche della sala d’attesa
si tormentano le mani, osservando l’arredamento come se da un
momento all’altro
potesse inghiottirli.
Hanno
entrambi lo sguardo attonito e stralunato e quando
Puck entra per dare loro la notizia, ci mettono un po’ a
capire che è tutto
finito.
Santana
salta in braccio al suo migliore amico, mentre
Ted strilla qualcosa in francese e agita in aria i pugni.
Quando
entrano nella stanza, Santana si precipita al
fianco di Quinn sfiorandole le labbra con le proprie e sussurrandole
qualcosa
all’orecchio mentre Ted coccola la piccola, infagottata tra
le coperte.
Santana
guarda negli occhi la sua ragazza e mormora
qualcosa. Qualcosa che fa fermare tutti quelli che sono lì
in quel momento.
«Sposami
Quinn»
Quinn
sgrana gli occhi e boccheggia.
«Hai
sempre avuto un pessimo tempismo. Ho appena fatto
una figlia, sai»
«Chissene
frega. Sposami»
La
risposta non arriva, perché Santana la bacia e il
sorriso sulle labbra di Quinn è l’unica conferma
che le serve.
Intreccia
le dita con quelle della sua ragazza e sospira,
baciandole la fronte e osservando la signora Fabray e Ted giocare con
quella
che è anche un po’ sua figlia. Sorride e si morde
le labbra, sentendo una lieve
eccitazione invaderle il corpo. Una sensazione piacevole e
spaventosamente
felice.
Guarda
Quinn, mezza addormentata sulla sua spalla e
sorride.
Non
la lascerà scappare, non di nuovo.
Non
stavolta.
Angolo
degli alcolisti anonimi.
No
gente, vi ho messo paura eh?
Io sono ancora sconvolta dal fatto che ho fatto finire qualcosa in
maniera
carina e tenera e non in tragedia. E’ tipo UN EVENTO PER ME.
Siamo tutti d’accordo su questo vero? Il primo che dice
qualcosa su Ted si
becca un calcio rotante di Chuck Norris. Don’t.
Vi svelerò un segreto *abbassa la voce* a me il capitolo non
piace, però SH.
Per il resto ringrazio VERAMENTE tutto per aver
letto/recensito/seguito/qualsiasicosa-ito. Vi amo tutti. *Sparge amore
e
giuoia*