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Autore: Polloistheway    12/07/2013    2 recensioni
«Conosce gli special guest di questa sera?» «In effetti non so neanche chi siano...» scrollai le spalle.
«Cioè lei vuole dirci di non sapere chi sono i One Direction?» «Oddio! Loro? Certo che li conosco!La mia migliore amica me li fa ascoltare ogni santo giorno» sogghignai pensando ad Emma nel suo piccolo appartamento a Mahnattan.
«Ehm non dovreste andare ad intervistare loro? Mi pare che siano laggiù» dissi indicando un punto dietro di me da cui provenivano urla di ragazzine in preda ad una crisi ormonale.
Genere: Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mano di mio padre mi accarezzava la schiena dolcemente, cercando di farmi aprire gli occhi.
«Tesoro... sveglia! Oggi è il tuo giorno speciale» sussurrò al mio orecchio.
Mi alzai a sedere svogliatamente, stropicciandomi gli occhi e soffiando i capelli davanti al mio viso all'indietro.
«Papà che c'è? Sono le sei e mezza di mattina!» sbadigliai senza curarmi di mettere la mano davanti.
La risata rauca di lui mi fece sorridere: era il suono più bello che potessi mai sentire la mattina e sempre.
Sgranchii le ginocchia e feci leva sulle braccia, sollevandomi dal materasso, mentre “il mio uomo” scendeva a preparare la colazione.
Scesi la scalinata con le mie pantofole a forma di orsetto e mi sedetti sullo sgabello. Davanti a me c'era la colazione migliore che mi capitasse da mesi.
«Come mai tutta questa gentilezza? Cos'è il mio compleanno?» domandai sarcastica.
«In effetti lo è» papà alzò un sopracciglio come solo lui sapeva fare e mi sorrise sghembo.
«Co- come?» chiesi sconvolta. Contai mentalmente i giorni. La scuola era finita da 5 giorni, quindi se l'ultimo giorno di scuola era il 24... oggi è il 29 giugno!
“Oh merda!”
Oggi. Il giorno della consegna dei diplomi. Il giorno del mio diciottesimo compleanno!
Sobbalzai sullo sgabello e mi fiondai tra le braccia super muscolose di mio padre.
«Cavolo, cavolo, cavolo! Merdina santa!» alzai le braccia al cielo, inventando sul momento un balletto.
«Papà» allungai a dismisura la a finale «Sono ufficialmente maggiorenne» urlai entusiasta saltellando per la stanza.
«Ti ho promesso che per la maturità ti portavo sul Red Carpet ed è quello che ho intenzione di fare oggi» dichiarò l'uomo accendendo la TV e indicando lo schermo.
«Oggi, per la prima di “Iron Man 3” e del “Grande Gatsby” ci sarà un grande evento sul Red Carpet a New York dove incontreremo anche le star del momento:...» la
TV si spense proprio sul più bello.

«Papà io posso venire? Davvero? Dici proprio sul serio? Per... per la prima volta?» lo vidi annuire e io colsi l'occasione per posargli un bacio sulla guancia.
Avere Robert Downey jr. come padre è una cosa che auguro a tutti.
 

La mattinata passò in fretta tra scherzi da parte di Emma, la mia migliore amica, risate con lei e mio padre, corse per le zone meno affollate di Central Park con Mark (un compagno di classe) e così anche il pomeriggio fino a quando Janet bussò alla mia porta.
«Buongiorno principessa» mi sorrise sorniona e non si fece problemi a fiondarsi sul divano.
«Ciao anche a te» borbottai scrollando le spalle.
«Ho saputo da varie voci di fondo che andrai al tuo primo Red Carpet questa sera» sogghignò e si passò una mano tra i capelli. Quella ragazza “adorabile” era la figlia
del migliore amico di mio padre e la conoscevo dalla nascita. «Quindi... stavo pensando che ti serva un vestito adatto» sibilò con aria cospiratrice.

«Vieni con me!» gridò prendendomi a braccetto e conducendomi fuori di casa.
Arraffai la borsa all'entrata di casa, e appena salita in taxi mandai un messaggio a mio padre e ad Emma.
Circa 50 ore di imbottigliamento stradale dopo ci trovavamo in un negozio costoso in centro.
Le mani sottili di Janet scivolavano sulle varie stoffe mentre io mi accoccolavo sulla poltroncina lì vicino: sapevo che quando andavamo a fare shopping lei decideva e io
provavo. Pochi secondi dopo iniziarono ad arrivarmi addosso vestiti.

Mi alzai di malavoglia e m'infilai nel primo.
I commenti di Janet furono i soliti:
«Troppo corto, colore sbagliato, con le spalline troppo larghe, troppo commerciale, ecc.»
come sempre, dopo aver perso le speranze, il commesso infinitamente gentile del negozio andò nel retrobottega e riuscii a trovare un vestito perfetto: bianco lucente,
lungo con un bello strascico, uno scollo a cuore preformato, con un tulle sottile bianco costellato di piccoli brillanti che si allacciava dietro il collo con un fiocco. Lasciava
la schiena libera e per quella stagione calda era davvero perfetto.

La mia mente corse alla faccia che avrebbe fatto Mark nel momento in cui mi avesse vista e risi. Questo fece girare la testa al commesso che mi lanciò uno sguardo
truce.

«Che c'è? Non è di suo gradimento?» sibilò infastidito.
«No!!!-agitai le mani in segno di pace- è così bello che in confronto il mio corpo sembrerà quello di una strega decrepita che si finge giovane e bella. E questo mi fa
ridere.» spiegai sottovoce.

Questo lo fece addolcire. Mi fece un sorriso spiegandomi che il vestito avrebbe solo accentuato la mia bellezza. A quell'affermazione sorrisi a mia volta.

Quella sera la nostra Audi si fermò davanti all'entrata del tappeto rosso, mio padre scese, circondato da flash di paparazzi impazziti per la sua entrata e lanciò le chiavi al facchino, avvicinandosi al posto del passeggero dove mi trovavo io.
Inspirai finché non sentii i polmoni scoppiare poi espirai raccogliendo la pochette dal posto accanto. Mio padre aprii la portiera e io poggiai i piedi sull'asfalto.
Afferrai la mano di mio padre, grata che mi avesse accompagnato, e uscii con tutto il mio corpo.
Ci fu un momento di silenzio imbarazzante e senza flash, ma il tutto durò pochi minuti, perché i paparazzi cominciarono subito a sommergermi di domande e foto.
Cercai di sorridere a tutti e rispondere a quello che riuscivo, mentendo il 60% delle volte.
Finalmente raggiungemmo il lungo tappeto e cominciammo ad accodarci agli altri artisti.
«Selene? Oddio che piacere conoscerti! Robert mi ha parlato molto di te sul set. Sei splendida!» Gwyneth Paltrow mi fece fare una piroetta e io le sorrisi.
Papà non me l'aveva mai presentata e questa fu l'occasione perfetta. Ci chiesero di fare un quintale di foto insieme: io, Gwyneth e papà.
Avanzammo lasciando la donna con suo marito e incontrammo il mio attore preferito dopo papà: Leonardo Di Caprio.
I suoi occhi azzurri si posarono su di me e si fermarono. Sorrise e io quasi mi sciolsi.
«Downey!» salutò mio padre con un abbraccio “da uomini”: una spallata amichevole e una stretta di mano.
Sospirai e iniziai a ridere.
«Tu devi essere Selene...» mi interpellò e io annuii. Parlammo amichevolmente per qualche minuto finché i giornalisti mi chiamarono.
Mi avvicinai circospetta e loro cominciarono con le loro futili domande.
«È diplomata?» «Sì»
«Che voti ha raggiunto?» «Ottimi davvero»
«Abbiamo sentito che è fidanzata con l'attore Max Irons... è vero? » Risi «Certo che no, non gli ho mai parlato!»
«Che lavoro vorrebbe fare? L'attrice anche lei? La modella?» mi scappò un altro risolino «Oh mio Dio no! Vorrei diventare un'arredatrice d'interni, ma penso che mi accontenterò di un ruolo come segretaria.» la mia bassa autostima suscitò stupore.
«Non è una ragazza presuntuosa» non era una domanda, era un'affermazione. Sorrisi «In effetti non me lo affibbiano spesso questo aggettivo»
«Conosce gli special guest di questa sera?» «In effetti non so neanche chi siano...» scrollai le spalle.
«Cioè lei vuole dirci di non sapere chi sono i One Direction?» «Oddio! Loro? Certo che li conosco!La mia migliore amica me li fa ascoltare ogni santo giorno» sogghignai pensando ad Emma nel suo piccolo appartamento a Mahnattan.
«Ehm non dovreste andare ad intervistare loro? Mi pare che siano laggiù» dissi indicando un punto dietro di me da cui provenivano urla di ragazzine in preda ad una crisi
ormonale.

I giornalisti si voltarono smarriti e si accorsero solo in quel momento dei cinque ragazzi.
Si scusarono e io li salutai con una mano, tornando vicino a Robert.
Mi accorsi solo di sfuggita di uno sguardo incuriosito da parte di un ragazzo dagli occhi verdi.
 

HARRY'S POV

“Finalmente” i giornalisti si accorsero della nostra presenza.
Prima stavano intervistando una ragazza dai capelli rossi, mai vista prima di allora.
Sorrisi ad una ragazzina che mi chiese un autografo sul braccio, mentre continuavo a guardare verso la rossa.
Era alta, molto magra, il vestito che indossava le stava a pennello e metteva in mostra il colore splendente della capigliatura.
La fissai per un tempo interminabile finché non si accostò a...
OH CAZZO!!! Robert Downey Jr.
Mi ricordai degli articoli di giornale sulla sua famiglia, composta solamente da una figlia.
Quindi LEI era la figlia di uno degli attori più in voga del momento.
Sorrisi malizioso e mi voltai verso i ragazzi.
«Louis vado un attimo a conoscere Iron Man.» gli sussurrai all'orecchio, per poi camminare a lunghe falcate fino all'uomo e alla figlia.
«Buonasera, sono Harry Styles, degli One Direction, volevo conoscerla.» allungai la mano verso di lui e questi sorrise, porgendomi la sua.
«Oh, non mi dare del lei, mi fa sentire vecchio. Ci pensa già Sel a farlo.» accarezzò la spalla a sua figlia e lei rise, abbracciandolo.
«Harry, non riesco a credere di averti visto di persona! La mia migliore amica mi odierà a morte.» sorrise e gli occhi (di un grigio-azzurro stupendo) le si illuminarono.
Porsi la mano anche a lei, ma la sua non la strinsi, bensì le baciai il dorso mentre lei ridacchiava.
Toccò a me sorridere questa volta.
«Per quanto vi tratterrete a New York?» domandò curiosa.
«Per un mese circa» risposi spostando lo sguardo verso i ragazzi che si stavano avvicinando.
«Uhm... Ehm... è scortese chiederti questo, ma potresti darmi il tuo numero di telefono? Così potremmo incontrarci un giorno e magari, dico magari, potrei presentarvi ad Emma» sussurrò imbarazzata.
«Beh forse è meglio non scambiare numeri di telefono qui» indicai i giornalisti, le fan e tutta la gente intorno, intendendo che qualcuno avrebbe potuto fare una foto al
numero.

«Ops. Scusa. Non sono molto pratica di queste cose» arrossì in modo adorabile.
«Che ne dici se vi do un passaggio dopo?» chiesi allargando l'invito anche al padre.
Selene lo guardò, aspettandosi un rifiuto... che non arrivò.
«Ragazzi voi andate, io voglio girare un po' con la mia Audi» sorrise e passò una mano tra i capelli della ragazza.
Lei mi fece un cenno con la testa a mo' di saluto e s'incamminarono verso George Clooney.
Finalmente i ragazzi mi raggiunsero.
«Harry chi era quella?» chiese Niall con la bocca aperta.
«Niall, sssh! È la figlia di Robert Downey Jr. te l'ho già detto!» sbuffò Zayn.
«Eleanor me ne aveva parlato. Aveva intenzione di conoscerla» aggiunse Lou.
«Be' ne vale davvero la pena» constatai continuando a seguirla con lo sguardo.
«Harry non hai intenzione di fare una scopata e via vero?» Liam mi fissò guardingo e io alzai le spalle
«Non lo so, non lo so» risposi.


SELENE'S POV

Erano le 2 e venti. Non penso di essere stata mai più stanca di così.
Camminare per il tappeto rosso, rispondere ai giornalisti, sorridere per i paparazzi, stare concentrata per conoscere nuova gente... mi stava spossando.
Trovare qualcuno della mia età ,però, fu d'aiuto.
M'incrociai con i One Direction due volte dopo l'incontro con Harry e le conversazioni furono semplici e divertenti.
Ok, Emma non scherzava affatto quando diceva che Louis è simpatico: non penso di aver mai smesso di ridere per tutta la durata dello scambio. Alla fine avevo le
lacrime agli occhi.

Quando mio padre mi aveva dato il permesso di andare in macchina con un semi-sconosciuto avevo strabuzzato gli occhi, ma alla fine non mi sembrava molto male.
Anzi.

Pensare alla faccia di Emma quando glieli avrei presentati mi fece sorridere.
La sua finezza sarebbe sicuramente esplosa: «Cazzo, cazzo, cazzo. Oh merda ho i One Direction davanti! Santissimo porco!» più o meno una cosa così.
Papà fu davvero un mito: mi presentò un sacco di gente, mi fece ridere, mi accompagnò ovunque.
Beh passiamo avanti: erano le due e venti quando andai all'entrata a prendere una boccata d'aria.
Mi trovai davanti una Range Rover immensa che mi impediva di vedere il paesaggio oltre la strada.
In quel momento dall'auto uscì Harry, mi sorrise e mi chiese se avevo voglia di andare a casa.
Annuii e feci segno con la mano di aspettare un minuto.
Camminai velocemente fino alla prima persona conosciuta, per chiedere di dire a mio padre della mia partenza.
Gwyneth mi sorrise e mi fece cenno di andare. Salutai gli attori e i paparazzi con la mano per poi sbrigarmi ad andare da Harry.
«Signorina» sussurrò. Fece un piccolo inchino aprendomi la porta e io ridacchiai.
«Oh che gentleman» sorrise e salì in macchina.
Chiacchierammo, intervallando il tutto con le mie indicazioni stradali, e ridemmo a più non posso.
Arrivammo a casa mia una quindicina di minuti dopo.
Entrammo e io accesi il giradischi di mio padre con la mano. Subito partì “In Un'Altra Vita” di Ludovico Einaudi e come tutte le volte iniziai a ballare, muovendomi per la stanza. Harry, con mia grande sorpresa, mi posò le mani sui fianchi e mi fece voltare verso di lui.
«Sei bellissima» mormorò al mio orecchio. Io in risposta circondai il suo collo con le braccia e iniziai a trascinarlo sulle note di quella fantastica canzone, in un'atmosfera da favola.
La musica finì sul più bello: i nostri visi si erano avvicinati fino a che i nostri nasi non si erano sfiorati.
Anche se la musica era cambiata, togliendo il sottofondo, il momento magico si allungava.
Le nostre bocche si sfiorarono e poi lo fecero nuovamente, con più tasporto.
Fu in quel momento che lui si staccò e indietreggiò fino alla porta.
«No, no, no, no!» continuò a borbottare
«Harry? Che fai?»chiesi preoccupata
«Devo- devo andare.» balbettò uscendo dalla porta e lasciandomi lì come una stupida.

  
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