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Autore: Mon    12/07/2013    4 recensioni
[Seguito di Some Nights]
La ragazza rimase a fissare quella foto con gli occhi che le si velavano di lacrime; si chiese cosa fosse successo per far si che una storia d’amore bella, anche se un po’ complicata, si fosse ridotta come un palazzo a cui erano state minate le fondamenta. Bisognava intervenire al più presto per evitare il definitivo crollo, ma Laura non sapeva da dove cominciare e Nate non stava facendo niente per provare a salvare quel disastro.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nate Ruess, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Gambler'
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Laura arrivò al lavoro infuriata; era arrabbiata con Nate per quello che le aveva detto e lo era anche con il suo capo e i suoi colleghi di lavoro. Era una delle veterane della rivista, insieme a Thomas, e si era conquistata, nel corso degli anni, la fiducia incontrastata del direttore. Lui si fidava di Laura, le affidava alcuni dei compiti più importanti e di questo lei ne andava orgogliosa; però, in questo modo, aveva sempre meno tempo da dedicare a Nate, alla persona che più amava al mondo. Si sentiva in colpa a doverlo spesso lasciare da solo quando lui era a casa e si riposava dalle fatiche del tour con i Fun.; quello era uno dei pochi momenti in cui potevano davvero passare tanto tempo insieme e lei lo spendeva a correre tutte le mattine in ufficio o ad attendere un aereo all’aeroporto di San Francisco che la portasse in qualche altra città. 
Quando Nate era a casa Laura cercava di limitare il più possibile tutti questi spostamenti, ma a volte era davvero difficile. Quel giorno, invece, tutto quello che era successo si sarebbe potuto evitare semplicemente se Thomas le avesse dato una mano. Arrabbiata con lui, arrivò in ufficio a passo spedito, dirigendosi verso la sua scrivania, senza nemmeno salutare l’amico. Appoggiò la borsa sulla sedia con forza e guardò il pacco di volantini che era stato messo vicino al computer. Ne prese uno tra le mani e subito constatò l’errore; chiuse gli occhi e respirò profondamente. Si girò verso Thomas e disse: «Quindi ci devo andare per forza oggi?»
«Laura, ti prego, scusami! Non avrei mai voluto chiamarti a casa, mentre eri in ferie, dopo che Nate è appena tornato da un tour. So quanto ci tenete voi due a passare più tempo possibile insieme visto che non capita spesso, ma il capo mi ha detto di chiamarti subito...»
La ragazza aveva ridotto gli occhi ad una fessura. «Ho capito, ho capito! Prendo il pacco di volantini e vado ad incazzarmi con quelli della tipografia!»
«Non arrabbiarti con me però...»
«Troppo tardi!» rispose Laura, prendendo la borsa, i volantini e dirigendosi verso l’uscita dell’ufficio.
Quando uscì dall’edificio che ospitava la redazione della rivista, fece pochi passi per raggiungere la sua macchina, parcheggiata poco lontano. Alzò gli occhi verso il cielo nel momento in cui sentì una goccia d’acqua poggiarsi sul suo viso. I nuvoloni neri incombevano su San Francisco e sembrava avessero deciso di cominciare a scaricare il loro contenuto proprio mentre Laura, senza ombrello, raggiungeva la sua macchina. Non fece in tempo ad arrivare all’auto che si ritrovò completamente bagnata, cercò le chiavi nella borsa e si infilò al coperto, gettò i volantini sul sedile al suo fianco e sbuffò, appoggiando la testa contro lo schienale del sedile. Chiuse gli occhi e pensò che in quel momento avrebbe potuto essere seduta sul divano, a guardare qualche schifezza in televisione, stretta tra le braccia di suo marito.
Sbatté una mano sul volante e mise in moto la macchina, dirigendosi verso la tipografia, la fonte di tutti i suoi problemi.

***

Laura parcheggiò la macchina nel cortile di casa e guardò l’orologio che portava al polso: segnava quasi le nove di sera. Appoggiò la testa sul volante e respirò profondamente, rimanendo chiusa in auto qualche secondo. Quando decise di scendere, cercò le chiavi di casa e le infilò nella serratura. Aprì la porta. Il corridoio che introduceva in casa di Laura e Nate era buio, tutto il pian terreno era senza luci. Anche il grande albero di Natale fatto quella mattina era spento. Laura si diresse in cucina e, quando accese la luce, trovò i tegami della cena nel lavello. Si guardò un po’ attorno e trovò il suo piatto vicino al forno a microonde. Nate le aveva preparato la cena, lasciandogliela pronta per essere scaldata e mangiata. La ragazza aveva fame quindi mise il piatto nel microonde e, nell’attesa, andò in salotto, sperando di trovare il marito davanti alla televisione. Nate non c’era. Sentì il rumore del forno che le annunciava che la cena era calda e pronta per essere mangiata, così tornò in cucina, prese la forchetta, il suo piatto, un bicchiere d’acqua e si diresse al piano di sopra.
Sapeva dove avrebbe trovato Nate: nella stanza adibita a sala lettura. Lì c’era un grande divano, circondato da tantissimi libri, quasi tutti comprati da Laura, e un grande televisore al plasma. Era il loro luogo preferito della casa; spesso se ne stavano accoccolati sul divano guardando un film, oppure Nate guardava qualche sport in tv mentre Laura, al suo fianco e con la testa appoggiata sulla sua spalla, leggeva un libro.
Salì le scale con la cena tra le mani e, quando arrivò davanti alla porta della sala si fermò qualche secondo; Nate stava guardando la televisione, rannicchiato in un angolo del divano, le ginocchia vicino al petto. Laura rimase a guardarlo per un attimo, cercando di trovare le parole per chiedergli scusa.
Poi entrò. «Ciao amore...»
Nate girò la testa a guardarla e la salutò con un cenno del capo, poggiando subito gli occhi sullo schermo della televisione. Laura capì che il marito era ancora arrabbiato. Appoggiò la cena sul piccolo tavolino che c’era davanti al divano e si sedette al fianco di Nate, appoggiandogli una mano sulla gamba e guardandolo.
«Ti conosco troppo bene per non sapere che sei arrabbiato...»
Nate continuò a non guardarla. A lei era un atteggiamento che non era mai piaciuto, aveva cercato di farci l’abitudine, ma era stato praticamente impossibile. «Nate, ti sto chiedendo scusa, potresti anche rivolgermi uno sguardo!»
Il ragazzo si decise a guardare la moglie. «Scuse accettate...» rispose, girando nuovamente la testa verso la televisione.
«Nate! Adesso basta! O mi ascolti o me ne vado!»
«Ti ascolto anche se non ti guardo!»
Laura avvicinò una mano al viso di Nate e lo fece girare verso di lei. «Ti sto chiedendo scusa. Oggi mi sono comportata male, avrei dovuto rimanere qui con te, purtroppo però è più forte di me, quando hanno bisogno al lavoro io corro. Dovresti conoscermi...»
«Ti conosco, lo so, e ti ho accettato per quello che sei. Solo che mi chiedo una cosa, sono sei anni che stiamo insieme, non avresti voglia di cambiare un po’ la nostra vita?»
«Cosa c’è che non va nella nostra vita? Spesso siamo di corsa, ma i nostri momenti ce li ritagliamo sempre...»
«Si, hai ragione. Non c’è niente da cambiare...» disse Nate, poggiando nuovamente lo sguardo sulla televisione.
Laura rimase a guardare il marito senza capire quale fosse realmente il problema; decise però di non fare altre domande, conosceva Nate e sapeva che non le avrebbe risposto. Prese il piatto della cena tra le mani e si mise a mangiare, guardando insieme al marito la serie tv che stava passando in quel momento sullo schermo.





 

Salve a tutte! 
Awww io non so davvero più cosa dire, tutte le volte mi riempite di complimenti, io vi amo, non posso aggiungere altro. Divento monotona a ringraziarvi sempre, ma che ci posso fare? 
Ok, io spero che il capitolo vi piaccia. L'avevo scritto nei giorni passati, oggi l'ho ricontrollato, però non connetto molto, visto che la notte scorsa ho dormito malissimo (forse non si può nemmeno dire che ho dormito! Ma a voi cosa interessa? Credo nulla!) quindi potrei aver lasciato per strada qualche errore. Se ci sono vi prego perdonate una poveretta che crolla e che probabilmente andrà a letto molto presto, tipo nonnina.
Ok, mi dileguo. 
Alla prossima. 
Mon.

  
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