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Autore: Vale3    25/09/2004    2 recensioni
Gli Episodi I e II non ci hanno mai veramente rivelato quale fosse il legame che univa Obi-Wan Kenobi ad Anakin Skywalker...ci hanno sempre fatto vedere che non andava al di là del rapporto Maestro-Allievo...e, se subentrasse un affetto paterno?
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ed ecco a voi la terza parte…

La notte non passò così velocemente come Obi-Wan ebbe sperato.

 

Per tutto il tempo non era riuscito a prendere sonno, così, aspettando prima che tutti si fossero addormentati, uscì silenziosamente dalla sua camera e, sperando di non incontrare nessuno per i corridoi, si diresse verso il giardino all’esterno del Tempio Jedi.

 

Dopo qualche minuto, sedutosi su una panchina, alzò lo sguardo pensieroso verso il cielo.

Era una splendida notte, il cui manto era trapuntato da una miriade di stelle e pianeti. Un fresco venticello gli sfiorava il viso seminascosto dal cappuccio del saio che indossava.

 

Tutt’intorno era silenzioso e immobile.

 

Quante volte si era trovato a rimirare il cielo e le stelle…

Ma tutte le altre volte si era trovato in compagnia di Anakin.

Era successo spesso. Molte volte accadeva che Anakin non dormisse a causa dei suoi incubi e, tutte quelle volte, lo vedeva attraversare il giardino in silenzio e sedersi sempre sulla stessa panchina…e, ogni volta, si era sentito in dovere di alzarsi e di seguirlo, di sedersi accanto a lui per cercare di rassicurarlo.

 

Non aveva mai sopportato l’idea di dormire, mentre il suo Padawan era sveglio nel cuore della notte; era più forte di lui, doveva essere presente…Anakin non doveva essere solo mentre soffriva…

 

Perché era questo che aveva sempre condizionato Anakin, era questo che lo aveva sempre tormentato da quando aveva lasciato Tatooine in quel giorno afoso…il dolore… Il dolore e la rabbia verso tutto e tutti…

 

Ma come dimenticare quel visino, durante il funerale di Qui-Gon, illuminato dalla forte luce delle fiamme danzanti, che gli chiedeva timidamente quale sarebbe stato il suo destino ora che l’uomo che lo aveva liberato, che lo aveva portato via dal suo pianeta, che gli aveva dato una speranza di vita, era stato ucciso? Non lo aveva dimenticato…ma alcune volte si chiedeva preoccupato, se l’Anakin che adesso lo affiancava con successo nella vita di tutti i giorni, nelle missioni, era l’Anakin di quella triste notte…A questo non sapeva dare una risposta precisa…a volte si diceva che era lo stesso ragazzino pieno di vita di allora, anche se nel cuore era lacerato da un profondo dolore…A volte, invece, pensava che quel bambino si fosse spento nell’animo di Anakin…che tutto fosse andato perso per sempre…

 

Ora come ora, la sua parte razionale cominciava seriamente a pensare che la seconda possibilità fosse la più giusta, anche se in cuor suo non perdeva la speranza…

 

Non seppe dire per quanto rimase così, immerso nel silenzio più totale, ad ascoltare i battiti del suo cuore e il suo respiro regolare, e a vedere, con l’occhio della mente i ricordi di una vita intera.

 

All’improvviso, respirò profondamente, si alzò, e dopo essersi guardato intorno, si avviò nuovamente lungo il viale che conduceva al Tempio.

Ripercorse lentamente i corridoi bui e silenziosi; arrivato in camera, si chiuse dietro la porta  e si sdraiò sul letto, senza neanche cambiarsi.

Poco dopo si addormentò tra mille pensieri.

 

***

 

La forte luce del primo mattino, gli fece prepotentemente prendere coscienza di sé.

 

Sbatté più volte le palpebre per abituare gli occhi al forte chiarore: si stiracchiò sul letto, per poi alzarsi a sedere.

Scese, sgrovigliandosi dalle lenzuola; si sistemò il saio, prese la spada laser e uscì velocemente dalla stanza.

 

Percorse i corridoi e le rampe di scale a passo sostenuto, cercando di arrivare presto nei sotterranei.

A quell’ora del mattino il Tempio era deserto.

Tutti i Jedi disponibili, non in missione, si stavano lentamente riversando nell’ hangar sotterraneo, pronti per imbarcarsi, pronti per la guerra.

Obi-Wan passò davanti alle camerate dei Padawan. La porta della grande stanza dove abitualmente dormiva Anakin con altri allievi era semiaperta.

All’interno era tutto buio, i Padawan ancora dormivano.

Non si fermò, tirò dritto e mentre si allontanava, cercando di pensare ad altro, ingoiò a vuoto.

 

Affrettò il passo, e sentì, nel silenzio, il suono dei suoi stivali, rimbombare per i vasti atri.

Arrivato nei sotterranei, avvertì un brivido corrergli lungo tutta la schiena.

 

Non si era mai trovato davanti ad uno spettacolo del genere: tanti, tantissimi, forse centinaia di Cavalieri Jedi, si stavano imbarcando sulle navi da guerra della Repubblica.

Le stesse navi, che avevano partecipato alla battaglia su Geonosis, dando inizio alla guerra dei Cloni, ora erano cariche di Jedi.

 

Obi-Wan si fece largo tra la folla alla ricerca di Yoda.

Più avanti, invece, trovò Mace Windu, intento a parlare con un maestro Jedi del quale Obi-Wan non conosceva il nome.

Mace, notando la sua presenza, fece un breve inchino.

    “Conviene sbrigarsi Obi-Wan, non manca molto alla partenza” disse calmo.

Obi-Wan annuì.

    “Sono stati tutti avvisati?” chiese, guardandosi interno, come ad indicare tutti i Jedi.

    “Sì, ieri sera abbiamo convocato un’assemblea speciale” rispose Mace.

    “E circa il numero dei militari Separatisti?” continuò Obi-Wan.

Questa volta rispose il maestro a fianco di Mace.

    “Abbiamo già mandato due spie in perlustrazione; secondo i loro dati, noi saremmo numericamente superiori, anche se però la differenza è minima” disse.

Obi-Wan annuì. Fece per andarsene, ma quello lo fermò.

    “Maestro Kenobi” disse. “Ecco, questa è una riproduzione fedele della base sotterranea…l’hanno rubata le nostre spie dai loro archivi ufficiali…secondo le nostre informazioni, il giovane Jedi è in una camera, dove viene sorvegliato giorno e notte, curato…dovrebbe essere qui” disse indicando col dito un punto sulla mappa che aveva mostrato.

Quel punto corrispondeva ad una zona segreta destinata alle cure dei soldati.

Di sicuro era piena di Guaritori, al servizio del Male.

    “…sembra facile entrarvi” continuò il maestro. “ Devi prendere il condotto dell’aria, seguire il suo tortuoso tunnel, e uscire alla quinte grata che vedrai.Secondo la carta, ti immetterà in una stanza che funge da vecchio magazzino, di solito, inadoperato. Da lì, dovrei spostarti lungo i corridoi, scendere una rampa di scale, ed entrare nella stata del tuo protetto…la carta ti dirà tutto…potrai comunque incontrare droidi, sta attento e che la Forza sia con te…” concluse, abbassando lo sguardo.

    “Grazie, e con voi” disse Obi-Wan.

Dopodiché, fece un inchino ad entrambi e si riavviò rapidamente, infilando la carta in una tasca.

 

Sentì già il rombo dei primi motori azionati, accelerò ancora il passo, finché non trovò la nave sulla quale c’era Yoda.

Stavano per partire, Obi-Wan spiccò un piccolo salto e raggiunse la piattaforma della nave prima che si chiudesse interamente.

Fece appena in tempo, la nave si mosse dapprima lentamente, poi acquistando velocità.

 

Uscirono dall’ hangar sotterraneo e fecero rotta verso lo spazio aperto.

Obi-Wan sentì l’aria fresca mattutina sfiorargli il vido, scompigliandogli i capelli.

Guardò l’orizzonte prima che potesse essere inghiottito da buio dello spazio.

La forte luce, proveniente da un sole, inondava Coruscant, immergendola in un chiarore più che naturale, proiettando sulle pareti e sui tetti degli edifici, strani giochi di ombre e luci color ocra-arancio.

Fissò quello spettacolo ad occhi spalancati; aveva sempre considerato Coruscant solo come una città-pianeta uguale a tutte le altre, ad eccezione del Tempio Jedi. Una città piena di commercianti senza scrupoli, di furfanti, reietti. Un qualcosa di non definitivo, ma certamente di negativo.

Invece ora, si presentava ai suoi occhi maestosa e nel pieno della sua bellezza, nel momento del risveglio, come se fosse la vera ed ineguagliabile forza-lavoro della Repubblica.

La vide sparire in lontananza mentre anche le altre navi lasciavano l’ hangar.

 

Tutte in file, con quella di Yoda per prima, si accingevano a prepararsi per il salto in iperspazio.

Il viaggio fu lungo ed intenso, più ci si avvicinava a Mustafar, più si avvertivano turbolenze causate dall’eruzione dei suoi vulcani.

 

Il momento tanto atteso stava giungendo, non sarebbero mai riusciti a cogliere i Separatisti di sorpresa, Palpatine, sicuramente aveva già avvertito la loro presenza. Questo era a loro svantaggio.

Se avesse capito anche il motivo di quell’incursione, il gioco poteva anche definirsi concluso prima dell’inizio.

 

Le turbolenze e le varie scosse cominciarono a farsi sempre più frequenti, la nave ammortizzava sempre meno i colpi; in lontananza, un pianeta rosso si faceva sempre più grande e più vicino ai loro occhi.

Obi-Wan si sporse dalla nave per vederlo meglio.

 

C’era stato solo una volta, e non ne aveva un bel ricordo. C’era andato con Anakin, lì si era scontrato con lui e lì lo aveva perso…

La nave cominciò a rallentare la sua corsa, e così fecero anche le altre accodate.

 

Si potevano già intravedere i grandi crateri dei vulcani, bocche di magma da cui la lava sgorgava padrona, simile ad una lingua di fuoco che fuoriusciva sibilante e si espandeva su tutta la superficie.

Si potevano già avvertire le prime vampate di calore e quei fastidiosi brontolii e scoppiettii della lava a contatto con la roccia circostante.

 

Quello spettacolo maligno dava il voltastomaco.

 

Si diressero, per atterrare, su una piccola zona pianeggiante tra due vulcani. Un punto in rialzo, dove la lava non arrivava a colare.

Non era molto grande e alcune navi, le ultime, dovettero atterrare più avanti, cercando un’altra piattaforma simile.

 

Le due squadre erano già divise: una nave, composta per la maggio parte da Guaritori del Tempio, era quella che avrebbe accompagnato Obi-Wan, mentre tutte le altre si sarebbero dirette verso la base separatista.

Obi-Wan vide le prime navi riavviarsi lentamente verso ovest, rispetto alla loro posizione.

 

Vide Yoda su un’altra nave. Andava combattere. Gli rivolse uno sguardo fiducioso.

Si voltò, e salì sulla nave che lo avrebbe accompagnato per tutto il tempo dell’operazione.

Oltre ai piloti, i Guaritori si affaccendavano, preparando già tutto l’occorrente per accogliere Anakin; di sicuro era ridotto male…dopotutto lui lo aveva visto cadere nella lava incandescente…

 

La nave cominciò a muoversi.

 

Obi-Wan attese pazientemente il momento di entrare in azione, il momento di riportare Anakin a casa. E sperò vivamente di avere la Forza di riuscirci

 

Ma non aveva ancora fatto i conti con la volontà di Anakin.

 

***

 

Il tempo passò velocemente, in lontananza si distingueva una piccola costruzione che sicuramente si sviluppava sottoterra.

 

La nave rallentò, si avvicinò con cautela.

 

All’improvviso avvertirono un forte scoppio, e l’onda d’urto investì in pieno la nave, facendola traballare parecchio.

All’orizzonte si vedevano lampi di luci, si udivano grida, scoppi.

 

La battaglia infuriava.

I Jedi avevano colpito, anche se, a causa della scarsità di comunicazione, era impossibile sapere come andavano realmente le cose.

 

La nave si fermò silenziosamente. Obi-Wan si concentrò. Non avvertiva la presenza di nessuno. Forse il diversivo aveva funzionato. Via libera.

Il portellone d’entrata si aprì lentamente, e, come scese, una vampata di calore, tipica di quel pianeta infernale, lo investì, costringendolo a serrare gli occhi, per proteggersi dalla sabbia sollevata; si strinse nel saio, la mano sulla spada laser.

 

Avanzò a fatica, i piedi, ad ogni passo, sollevavano una nuvoletta di sabbia e polvere color del sangue.

 

La costruzione si faceva sempre più vicina ed imponente.

Arrivato ai suoi piedi, notò che non era molto grande; aveva solo un piano terreno, con pochi buchi come finestre, serrate al muro, chiuse a quel desolante paesaggio. Obi-Wan vide una porta; piccola. Troppo.

C’era appena lo spazio per far passare un uomo accovacciato.

 

Quella struttura poteva benissimo avere la funzione di trappola, all’apparenza così innocua rispetto ai terribili segreti che racchiudeva al suo interno, poteva inviare informazioni alla base, di chiunque si fosse avvicinato, abbassando la guardia.

 

Ricordandosi le parole del maestro e il disegno sulla mappa, si avvicinò al muro, proprio sotto una finestrella diversa da tutte le altre: era il condotto per l’areazione, piccolo, quadrato, con una griglia a sbarre verticali.

 

Spiccò un piccolo salto, si aggrappò con entrambe le mani alla base della griglia, e tirando un calcio, la sfondò con violenza, provocando un rumore sordo.

Si arrampicò, dovette mettersi a gattoni per entrarci.

Scivolò attraverso il condotto con facilità. Era un tunnel tortuoso, stretto, ma fortunatamente illuminato dalla luce delle stanze su cui si affacciava, che penetrava attraverso le sbarre.

 

Non seppe per quanto gattonò, cercando di arrivare velocemente alla quinta griglia del condotto.

E poi, finalmente la vide.

Da quel buco non filtrava molta luce: forse era nella penombra, per essere un magazzino al momento in disuso…

 

Ci arrivò davanti; prima di sfondarla, come aveva fatto per la prima, guardò attentamente attraverso le sbarre…nessun suono, nessun movimento.

 

Tirò un calcio all’intera griglia, che cadde all’interno.

Si affacciò, prima di scendere.

Vide anche se era quasi tutto buio, che era un vero e proprio magazzino di guerra; vi trovavano posto interi arsenali, armi in mano all’esercito separatista.

 

Scese. Si trovò sopraffatto dagli scaffali e dai piloni tutt’intorno.

Era una specie di labirinto, ma riuscì ad orientarsi grazie alla Forza, arrivando così alla porta d’ingresso che immetteva in uno dei corridoi interni.

 

Prima di uscire, estrasse la mappa dalla tasca interna, l’aprì; fece mente locale e riuscì a darsi una collocazione sulla carta; riflettè…

 

La stanza di Anakin non doveva essere così lontana…infatti, la maggior parte della strada che lo separava da lui, l’aveva già percorsa nel canale d’areazione.

Ora, secondo la pianta, doveva terminare il corridoio del primo piano sottoterra, svoltare a destra e scendere la rampa di scale a curva, che lo avrebbe portato al secondo piano, più basso.

 

Si avviò, lentamente senza fare rumore, rimettendo via la mappa, si appiattì sul muro come un’ombra, e procedette lungo il corridoio.

 

Svoltato a destra, raggiunse furtivamente le scale; in quel punto la luce si era più affievolita.

Alla curva, sbirciò in basso, e vide un droide che marciava su e giù, una vedetta.

 

Appena scese le scale, quello lo vide e puntando il suo blaster, cominciò a sparare.

Obi-Wan si mise a correre, attivò la spada laser e parò i colpi del droidi, deviandoli in altre direzioni.

Raggiuntolo, gli tagliò la testa di netto con un colpo.

 

Si fermò,  sperando di non aver attirato troppa attenzione.

 

Riprese a camminare, superando la stazione di controllo del droide

Sempre guardando la mappa, svoltò a sinistra alla prima occasione, accorgendosi con sollievo di quanto fosse non trafficata quella base.

 

Si ritrovò in un altro corridoio, meno lungo del precedente, sul quale si affacciavano due porte metalliche chiuse; dall’interno non proveniva nessun rumore.

Le superò, svoltando a destra, e si ritrovò in un piccolo corridoio, alla fine del quale, c’era un altro droide.

 

Si mise nuovamente a correre, e , con l’aiuto della Forza, lo fece sbattere contro la parete metallica.

Si allontanò, seguendo il percorso del corridoio, svoltò a destra e alla fine si fermò un po’ ansante.

 

Dietro di lui una porta metallica, che non  aveva notato, si chiuse, facendolo ritrovare in una piccola cella con cinque porte.

 

Osservò attentamente la mappa. Era arrivato.

 

Una di quelle porte lo separava da Anakin.

Guardò la carta da più vicino, doveva essere quella centrale.

Infatti, secondo la mappa, le altre quattro laterali, avrebbero portato solo a vicoli ciechi.

 

Si avvicinò alla porta davanti a lui; si accorse che la porta metallica era chiusa, sigillata, e solo la combinazione giusta l’avrebbe fatta aprire.

 

Si avvicinò al pannello di controllo, attivò la spada laser e con due fendenti lo disattivò.

Automaticamente la porta si aprì lentamente.

 

La scena orribile che si trovò davanti agli occhi, facendoli spalancare, non era neanche lontanamente descrivibile.

 

 

Fine parte III

 

Grazie per chi ha letto!! Sono davvero contenta, spero continuate a seguirmi ^^ !! Un grazie speciale a Anakina e Cecily che hanno recensito!

 

 

 

  
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