La notte non passò così
velocemente come Obi-Wan ebbe sperato.
Per tutto il tempo non era
riuscito a prendere sonno, così, aspettando prima che tutti si fossero
addormentati, uscì silenziosamente dalla sua camera e, sperando di non
incontrare nessuno per i corridoi, si diresse verso il giardino all’esterno del
Tempio Jedi.
Dopo qualche minuto, sedutosi su
una panchina, alzò lo sguardo pensieroso verso il cielo.
Era una splendida notte, il cui
manto era trapuntato da una miriade di stelle e pianeti. Un fresco venticello
gli sfiorava il viso seminascosto dal cappuccio del saio che indossava.
Tutt’intorno era silenzioso e
immobile.
Quante volte si era trovato a
rimirare il cielo e le stelle…
Ma tutte le altre volte si era
trovato in compagnia di Anakin.
Era successo spesso. Molte volte
accadeva che Anakin non dormisse a causa dei suoi incubi e, tutte quelle volte,
lo vedeva attraversare il giardino in silenzio e sedersi sempre sulla stessa
panchina…e, ogni volta, si era sentito in dovere di alzarsi e di seguirlo, di
sedersi accanto a lui per cercare di rassicurarlo.
Non aveva mai sopportato l’idea di
dormire, mentre il suo Padawan era sveglio nel cuore della notte; era più forte
di lui, doveva essere presente…Anakin non doveva essere solo mentre soffriva…
Perché era questo che aveva sempre
condizionato Anakin, era questo che lo aveva sempre tormentato da quando aveva
lasciato Tatooine in quel giorno afoso…il dolore… Il dolore e la rabbia verso
tutto e tutti…
Ma come dimenticare quel visino,
durante il funerale di Qui-Gon, illuminato dalla forte luce delle fiamme
danzanti, che gli chiedeva timidamente quale sarebbe stato il suo destino ora
che l’uomo che lo aveva liberato, che lo aveva portato via dal suo pianeta, che
gli aveva dato una speranza di vita, era stato ucciso? Non lo aveva
dimenticato…ma alcune volte si chiedeva preoccupato, se l’Anakin che adesso lo
affiancava con successo nella vita di tutti i giorni, nelle missioni, era
l’Anakin di quella triste notte…A questo non sapeva dare una risposta precisa…a
volte si diceva che era lo stesso ragazzino pieno di vita di allora, anche se
nel cuore era lacerato da un profondo dolore…A volte, invece, pensava che quel
bambino si fosse spento nell’animo di Anakin…che tutto fosse andato perso per
sempre…
Ora come ora, la sua parte
razionale cominciava seriamente a pensare che la seconda possibilità fosse la
più giusta, anche se in cuor suo non perdeva la speranza…
Non seppe dire per quanto rimase
così, immerso nel silenzio più totale, ad ascoltare i battiti del suo cuore e
il suo respiro regolare, e a vedere, con l’occhio della mente i ricordi di una
vita intera.
All’improvviso, respirò
profondamente, si alzò, e dopo essersi guardato intorno, si avviò nuovamente
lungo il viale che conduceva al Tempio.
Ripercorse lentamente i corridoi
bui e silenziosi; arrivato in camera, si chiuse dietro la porta e si sdraiò sul letto, senza neanche
cambiarsi.
Poco dopo si addormentò tra mille
pensieri.
***
La forte luce del primo
mattino, gli fece prepotentemente prendere coscienza di sé.
Sbatté più volte le palpebre per
abituare gli occhi al forte chiarore: si stiracchiò sul letto, per poi alzarsi
a sedere.
Scese, sgrovigliandosi dalle
lenzuola; si sistemò il saio, prese la spada laser e uscì velocemente dalla
stanza.
Percorse i corridoi e le rampe di
scale a passo sostenuto, cercando di arrivare presto nei sotterranei.
A quell’ora del mattino il Tempio
era deserto.
Tutti i Jedi disponibili, non in
missione, si stavano lentamente riversando nell’ hangar sotterraneo, pronti per
imbarcarsi, pronti per la guerra.
Obi-Wan passò davanti alle
camerate dei Padawan. La porta della grande stanza dove abitualmente dormiva
Anakin con altri allievi era semiaperta.
All’interno era tutto buio, i
Padawan ancora dormivano.
Non si fermò, tirò dritto e mentre
si allontanava, cercando di pensare ad altro, ingoiò a vuoto.
Affrettò il passo, e sentì, nel
silenzio, il suono dei suoi stivali, rimbombare per i vasti atri.
Arrivato nei sotterranei, avvertì
un brivido corrergli lungo tutta la schiena.
Non si era mai trovato davanti ad
uno spettacolo del genere: tanti, tantissimi, forse centinaia di Cavalieri
Jedi, si stavano imbarcando sulle navi da guerra della Repubblica.
Le stesse navi, che avevano
partecipato alla battaglia su Geonosis, dando inizio alla guerra dei Cloni, ora
erano cariche di Jedi.
Obi-Wan si fece largo tra la folla
alla ricerca di Yoda.
Più avanti, invece, trovò Mace
Windu, intento a parlare con un maestro Jedi del quale Obi-Wan non conosceva il
nome.
Mace, notando la sua presenza,
fece un breve inchino.
“Conviene sbrigarsi Obi-Wan, non manca molto alla partenza”
disse calmo.
Obi-Wan annuì.
“Sono stati tutti avvisati?” chiese, guardandosi interno, come
ad indicare tutti i Jedi.
“Sì, ieri sera abbiamo convocato un’assemblea speciale” rispose
Mace.
“E circa il numero dei militari Separatisti?” continuò Obi-Wan.
Questa volta rispose il maestro a
fianco di Mace.
“Abbiamo già mandato due spie in perlustrazione; secondo i loro
dati, noi saremmo numericamente superiori, anche se però la differenza è
minima” disse.
Obi-Wan annuì. Fece per andarsene,
ma quello lo fermò.
“Maestro Kenobi” disse. “Ecco, questa è una riproduzione fedele
della base sotterranea…l’hanno rubata le nostre spie dai loro archivi
ufficiali…secondo le nostre informazioni, il giovane Jedi è in una camera, dove
viene sorvegliato giorno e notte, curato…dovrebbe essere qui” disse indicando
col dito un punto sulla mappa che aveva mostrato.
Quel punto corrispondeva ad una
zona segreta destinata alle cure dei soldati.
Di sicuro era piena di Guaritori,
al servizio del Male.
“…sembra facile entrarvi” continuò il maestro. “ Devi prendere
il condotto dell’aria, seguire il suo tortuoso tunnel, e uscire alla quinte
grata che vedrai.Secondo la carta, ti immetterà in una stanza che funge da
vecchio magazzino, di solito, inadoperato. Da lì, dovrei spostarti lungo i
corridoi, scendere una rampa di scale, ed entrare nella stata del tuo
protetto…la carta ti dirà tutto…potrai comunque incontrare droidi, sta attento
e che la Forza sia con te…” concluse, abbassando lo sguardo.
“Grazie, e con voi” disse Obi-Wan.
Dopodiché, fece un inchino ad
entrambi e si riavviò rapidamente, infilando la carta in una tasca.
Sentì già il rombo dei primi
motori azionati, accelerò ancora il passo, finché non trovò la nave sulla quale
c’era Yoda.
Stavano per partire, Obi-Wan
spiccò un piccolo salto e raggiunse la piattaforma della nave prima che si
chiudesse interamente.
Fece appena in tempo, la nave si
mosse dapprima lentamente, poi acquistando velocità.
Uscirono dall’ hangar sotterraneo
e fecero rotta verso lo spazio aperto.
Obi-Wan sentì l’aria fresca
mattutina sfiorargli il vido, scompigliandogli i capelli.
Guardò l’orizzonte prima che
potesse essere inghiottito da buio dello spazio.
La forte luce, proveniente da un
sole, inondava Coruscant, immergendola in un chiarore più che naturale,
proiettando sulle pareti e sui tetti degli edifici, strani giochi di ombre e
luci color ocra-arancio.
Fissò quello spettacolo ad occhi
spalancati; aveva sempre considerato Coruscant solo come una città-pianeta
uguale a tutte le altre, ad eccezione del Tempio Jedi. Una città piena di
commercianti senza scrupoli, di furfanti, reietti. Un qualcosa di non
definitivo, ma certamente di negativo.
Invece ora, si presentava ai suoi
occhi maestosa e nel pieno della sua bellezza, nel momento del risveglio, come
se fosse la vera ed ineguagliabile forza-lavoro della Repubblica.
La vide sparire in lontananza
mentre anche le altre navi lasciavano l’ hangar.
Tutte in file, con quella di Yoda
per prima, si accingevano a prepararsi per il salto in iperspazio.
Il viaggio fu lungo ed intenso,
più ci si avvicinava a Mustafar, più si avvertivano turbolenze causate
dall’eruzione dei suoi vulcani.
Il momento tanto atteso stava
giungendo, non sarebbero mai riusciti a cogliere i Separatisti di sorpresa,
Palpatine, sicuramente aveva già avvertito la loro presenza. Questo era a loro
svantaggio.
Se avesse capito anche il motivo
di quell’incursione, il gioco poteva anche definirsi concluso prima
dell’inizio.
Le turbolenze e le varie scosse
cominciarono a farsi sempre più frequenti, la nave ammortizzava sempre meno i
colpi; in lontananza, un pianeta rosso si faceva sempre più grande e più vicino
ai loro occhi.
Obi-Wan si sporse dalla nave per
vederlo meglio.
C’era stato solo una volta, e non
ne aveva un bel ricordo. C’era andato con Anakin, lì si era scontrato con lui e
lì lo aveva perso…
La nave cominciò a rallentare la
sua corsa, e così fecero anche le altre accodate.
Si potevano già intravedere i
grandi crateri dei vulcani, bocche di magma da cui la lava sgorgava padrona,
simile ad una lingua di fuoco che fuoriusciva sibilante e si espandeva su tutta
la superficie.
Si potevano già avvertire le prime
vampate di calore e quei fastidiosi brontolii e scoppiettii della lava a
contatto con la roccia circostante.
Quello spettacolo maligno dava il
voltastomaco.
Si diressero, per atterrare, su
una piccola zona pianeggiante tra due vulcani. Un punto in rialzo, dove la lava
non arrivava a colare.
Non era molto grande e alcune
navi, le ultime, dovettero atterrare più avanti, cercando un’altra piattaforma
simile.
Le due squadre erano già divise:
una nave, composta per la maggio parte da Guaritori del Tempio, era quella che
avrebbe accompagnato Obi-Wan, mentre tutte le altre si sarebbero dirette verso
la base separatista.
Obi-Wan vide le prime navi
riavviarsi lentamente verso ovest, rispetto alla loro posizione.
Vide Yoda su un’altra nave. Andava
combattere. Gli rivolse uno sguardo fiducioso.
Si voltò, e salì sulla nave che lo
avrebbe accompagnato per tutto il tempo dell’operazione.
Oltre ai piloti, i Guaritori si
affaccendavano, preparando già tutto l’occorrente per accogliere Anakin; di
sicuro era ridotto male…dopotutto lui lo aveva visto cadere nella lava
incandescente…
La nave cominciò a muoversi.
Obi-Wan attese pazientemente il
momento di entrare in azione, il momento di riportare Anakin a casa. E sperò
vivamente di avere la Forza di riuscirci
Ma non aveva ancora fatto i conti
con la volontà di Anakin.
***
Il tempo passò velocemente,
in lontananza si distingueva una piccola costruzione che sicuramente si
sviluppava sottoterra.
La nave rallentò, si
avvicinò con cautela.
All’improvviso avvertirono un
forte scoppio, e l’onda d’urto investì in pieno la nave, facendola traballare
parecchio.
All’orizzonte si vedevano lampi di
luci, si udivano grida, scoppi.
La battaglia infuriava.
I Jedi avevano colpito, anche se,
a causa della scarsità di comunicazione, era impossibile sapere come andavano
realmente le cose.
La nave si fermò silenziosamente.
Obi-Wan si concentrò. Non avvertiva la presenza di nessuno. Forse il diversivo
aveva funzionato. Via libera.
Il portellone d’entrata si aprì
lentamente, e, come scese, una vampata di calore, tipica di quel pianeta
infernale, lo investì, costringendolo a serrare gli occhi, per proteggersi
dalla sabbia sollevata; si strinse nel saio, la mano sulla spada laser.
Avanzò a fatica, i piedi, ad ogni
passo, sollevavano una nuvoletta di sabbia e polvere color del sangue.
La costruzione si faceva sempre
più vicina ed imponente.
Arrivato ai suoi piedi, notò che
non era molto grande; aveva solo un piano terreno, con pochi buchi come
finestre, serrate al muro, chiuse a quel desolante paesaggio. Obi-Wan vide una
porta; piccola. Troppo.
C’era appena lo spazio per far
passare un uomo accovacciato.
Quella struttura poteva benissimo
avere la funzione di trappola, all’apparenza così innocua rispetto ai terribili
segreti che racchiudeva al suo interno, poteva inviare informazioni alla base,
di chiunque si fosse avvicinato, abbassando la guardia.
Ricordandosi le parole del maestro
e il disegno sulla mappa, si avvicinò al muro, proprio sotto una finestrella
diversa da tutte le altre: era il condotto per l’areazione, piccolo, quadrato,
con una griglia a sbarre verticali.
Spiccò un piccolo salto, si
aggrappò con entrambe le mani alla base della griglia, e tirando un calcio, la
sfondò con violenza, provocando un rumore sordo.
Si arrampicò, dovette mettersi a
gattoni per entrarci.
Scivolò attraverso il condotto con
facilità. Era un tunnel tortuoso, stretto, ma fortunatamente illuminato dalla
luce delle stanze su cui si affacciava, che penetrava attraverso le sbarre.
Non seppe per quanto gattonò,
cercando di arrivare velocemente alla quinta griglia del condotto.
E poi, finalmente la vide.
Da quel buco non filtrava molta
luce: forse era nella penombra, per essere un magazzino al momento in disuso…
Ci arrivò davanti; prima di
sfondarla, come aveva fatto per la prima, guardò attentamente attraverso le
sbarre…nessun suono, nessun movimento.
Tirò un calcio all’intera griglia,
che cadde all’interno.
Si affacciò, prima di scendere.
Vide anche se era quasi tutto
buio, che era un vero e proprio magazzino di guerra; vi trovavano posto interi
arsenali, armi in mano all’esercito separatista.
Scese. Si trovò sopraffatto dagli
scaffali e dai piloni tutt’intorno.
Era una specie di labirinto, ma
riuscì ad orientarsi grazie alla Forza, arrivando così alla porta d’ingresso
che immetteva in uno dei corridoi interni.
Prima di uscire, estrasse la mappa
dalla tasca interna, l’aprì; fece mente locale e riuscì a darsi una
collocazione sulla carta; riflettè…
La stanza di Anakin non doveva
essere così lontana…infatti, la maggior parte della strada che lo separava da
lui, l’aveva già percorsa nel canale d’areazione.
Ora, secondo la pianta, doveva
terminare il corridoio del primo piano sottoterra, svoltare a destra e scendere
la rampa di scale a curva, che lo avrebbe portato al secondo piano, più basso.
Si avviò, lentamente senza fare
rumore, rimettendo via la mappa, si appiattì sul muro come un’ombra, e
procedette lungo il corridoio.
Svoltato a destra, raggiunse
furtivamente le scale; in quel punto la luce si era più affievolita.
Alla curva, sbirciò in basso, e
vide un droide che marciava su e giù, una vedetta.
Appena scese le scale, quello lo
vide e puntando il suo blaster, cominciò a sparare.
Obi-Wan si mise a correre, attivò
la spada laser e parò i colpi del droidi, deviandoli in altre direzioni.
Raggiuntolo, gli tagliò la testa
di netto con un colpo.
Si fermò, sperando di non aver attirato troppa
attenzione.
Riprese a camminare, superando la
stazione di controllo del droide
Sempre guardando la mappa, svoltò
a sinistra alla prima occasione, accorgendosi con sollievo di quanto fosse non
trafficata quella base.
Si ritrovò in un altro corridoio,
meno lungo del precedente, sul quale si affacciavano due porte metalliche
chiuse; dall’interno non proveniva nessun rumore.
Le superò, svoltando a destra, e
si ritrovò in un piccolo corridoio, alla fine del quale, c’era un altro droide.
Si mise nuovamente a correre, e ,
con l’aiuto della Forza, lo fece sbattere contro la parete metallica.
Si allontanò, seguendo il percorso
del corridoio, svoltò a destra e alla fine si fermò un po’ ansante.
Dietro di lui una porta metallica,
che non aveva notato, si chiuse,
facendolo ritrovare in una piccola cella con cinque porte.
Osservò attentamente la mappa. Era
arrivato.
Una di quelle porte lo separava da
Anakin.
Guardò la carta da più vicino,
doveva essere quella centrale.
Infatti, secondo la mappa, le
altre quattro laterali, avrebbero portato solo a vicoli ciechi.
Si avvicinò alla porta davanti a
lui; si accorse che la porta metallica era chiusa, sigillata, e solo la
combinazione giusta l’avrebbe fatta aprire.
Si avvicinò al pannello di
controllo, attivò la spada laser e con due fendenti lo disattivò.
Automaticamente la porta si aprì
lentamente.
La scena orribile che si trovò
davanti agli occhi, facendoli spalancare, non era neanche lontanamente
descrivibile.
Fine parte III
Grazie per chi ha letto!! Sono davvero contenta, spero continuate a seguirmi ^^ !! Un grazie speciale a Anakina e Cecily che hanno recensito!