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Autore: plateau_    13/07/2013    2 recensioni
Modern!Au, Parigi 2012/2013, liceo. JehanxBahorel, con leggeri accenni a EnjolrasxGrantaire, MariusxCosette, JolyxMusichetta, CombeferrexEponine.
Bahorel, tipico ragazzo che non ha niente da perdere: alcol, risse e ragazze sono il suo pane quotidiano. Jehan, tipico ragazzo che ha tutto e niente: non amici, ma dei fogli bianchi, una penna e un flauto traverso.
Un incontro nel cortile della scuola in una situazione burrascosa; cosa nasce di buono dall'unione di un cardo e un'orchidea?
La storia si sviluppa sulle note del primo cd dei Mumford and Sons, "Sigh no more": un capitolo per ogni canzone.
Spero la storia possa piacervi, malgrado il pairing non sia uno dei più considerati dal fandom... in ogni caso, buona lettura!
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“How fickle my heart and how woozy my eyes
I struggle to find any truth in your lies
And now my heart stumbles on things I don’t know
This weakness I feel I must finally show.”
Mumford and Sons, Awake my soul.

Jehan.

Sono a casa da tre settimane – dopo essere rimasto in ospedale per quasi un mese – e tutti sono incredibilmente gentili con me.
Sul tavolo ci sono oggetti di ogni tipo, tutti i regali che mi hanno fatto i ragazzi: un ventaglio finemente intagliato e una scatola di cioccolatini da parte di Feuilly, un paio di libri sulla filosofia orientale da parte di Combeferre, uno strano amuleto in legno da parte di Bossuet – «È uno scaccia-guai,» mi ha detto sorridendo «Con me non ha funzionato, ma credo di essere io il problema, niente funziona con me».
Al centro spicca nel vaso in ceramica blu il mazzo di girasoli che mi è stato recapitato stamane da parte di Enjolras e Grantaire; a fare compagnia a quest’ultimo ci sono una bottiglia di non voglio sapere quale vino da parte di Joly – secondo me ci ha sciolto dentro un paio di antidolorifici e medicinali vari, lo conosco troppo bene – e una scatola di preservativi  da parte di Courfeyrac, con tanto di bigliettino.

“Lui è tornato, tu sei vivo, adesso dateci dentro come se non ci fosse un domani. Pace e amore!”

Sonnecchio tranquillo nel lettone sdraiato su un fianco, stretto alla coperta, quando due labbra mi sfiorano piano la fronte, vicino ai punti. Sorrido sornione, ma mi fingo infastidito.
«No, Bahorel, voglio dormire.»
«No, Jehan, non passerai di nuovo la giornata in casa. I dottori hanno detto che…»
«Al diavolo i dottori.»
«Come siamo suscettibili». Si sdraia dietro di me, circondandomi con un braccio; un odore delicato mi solletica il naso: apro gli occhi e mi ritrovo un’orchidea rosa sul cuscino.
Devozione” nel linguaggio dei fiori, ma probabilmente lui non lo sa.
«E questo a cosa si deve?»
«È per chiederti scusa. Di nuovo.»
«Sono due settimane che mi chiedi scusa, ma ti ho detto di non pensarci.»
«Mi scuserò per il resto dei miei giorni.»
Spingo piano l’orchidea lontano da me, sul cuscino. «Allora non posso accettarla. Non voglio che tu stia sempre lì a chiedere il mio perdono, quando ti ho già perdonato da tempo.»
«Bene, allora è un ringraziamento. Grazie di esistere.»
No, non lo sa. E non sa neanche che nei primi giorni, mio malgrado, sono stato titubante.
Come faccio a sapere che mi ama ancora, e che non mi lascerà mai? L’ha già fatto una volta. Sono forte, ma lui è il mio punto debole: non voglio che mi lasci di nuovo da solo.
Non m’interessa se sono rimasto in coma per un paio di giorni, se sono rimasto un mese in ospedale, se mi hanno picchiato, o se adesso ho qualche problema con la coordinazione occhio-mano: a me basta lui. Se viene a mancare lui, vengo a mancare io.
Ed è già venuto a mancare in passato.
Ho paura di perderlo di nuovo, e ho bisogno di dirglielo.
«Promettimi che non andrai via, non di nuovo».
Si irrigidisce dietro di me; dopo qualche secondo le sue braccia mi stanno strigendo con forza, e sospira.
«Ho commesso l’errore più grande della mia vita lasciandoti, Jehan. Sbagliando s’impara, ed io ho imparato la lezione più importante di tutte».
«Quale?»
«Che senza te sono niente.»
«Come faccio sapere che non stai mentendo?»
«…Capisci perché continuo a scusarmi, allora? So che non avrai più fiducia in me, è normale. A parti invertite avrei molto probabilmente lo stesso problema». Una nota di amarezza e rimorso nella sua voce. Sono un’idiota, lo sto facendo sentire in colpa.
So che è arrabbiato: so che un giorno di questi andrà a cercare Théo, e saranno guai per lui e la sua banda. Per ora si sta controllando solo perché sa che non mi sono rimesso completamente, e non vuole farmi preoccupare. Ma riesco a vedere l’uomo spezzato che vive in lui, riesco a vedere la voglia di vendetta accrescere in lui mentre non riesco a prendere correttamente una matita in mano e faccio un po’ di fatica a versare l’acqua in un bicchiere senza farla finire ovunque, vedo la rabbia ribollire nelle sue vene. Cerca di nascondersi, cerca di nascondermi i suoi sentimenti, ma è come un libro aperto ai miei occhi.
Quindi aggiungere ulteriore rimorso, rimpianti e sensi di colpa è inutile.   
Mi giro dall’altro lato, ritrovandomi faccia a faccia con lui. Lo guardo negli occhi, e vi scovo un’infinita tristezza.
«Non essere triste, tutti sbagliamo. Perdona la mia poca fiducia, temo avrò bisogno di ancora un po’ di tempo.» Bisbiglio.
Avvicina le sue labbra alle mie, e mi dice in un soffio: «E tu tieni a mente che qualsiasi cosa io faccia, pensi o dica, ti amo più di ogni altra cosa in tutta la mia vita; fino a un anno fa ero un povero bastardo senza gloria, e guardami adesso. Mi hai reso una persona migliore, Jehan, e questo mi ha spaventato così tanto che sono stato costretto a scappare via da te: cosa ne poteva sapere il vecchio me dell’amore? Come poteva il vecchio me riuscire a stare anche solo vicino ad una persona così bella e splendente come te? La mia anima non era abituata alla luce, e poi sei arrivato tu. Hai svegliato la mia anima, in tutti i modi possibili. Mi hai amato profondamente e davvero, ed io non sono mai stato amato sul serio in tutta la mia vita».
Come posso non amarlo? Come può il mio cuore non spezzarsi ogni volta che apre bocca, o ogni volta che mi scruta con quei due occhioni da cerbiatto? Come posso non guardarlo con dolcezza, e ringraziare ogni giorno chiunque ci sia al di sopra di noi per averci fatto incontrare? Dio o Fato che sia, dovrei stringere la mano a Théo per avermi tirato un pugno in faccia quel giorno.
«Prometto di non lasciarti, comunque».
Le nostre labbra si uniscono improvvisamente, e perdo un battito. «Suono schifosamente romantico, scusami.» Mi dice, sorridendo e abbassando lo sguardo. «Non mi capita spesso, la cosa mi mette a disagio. E non poco».
Rido. «Lo sai che mi fa piacere sentire certe cose, proprio se sei tu a dirle».
«Stai per caso insinuando che io non sia romantico?»
«Assolutamente no.» Lascio salire pian piano una mano lungo la sua maglietta.
«Ecco, a proposito di svegliare l’anima, credo che qualcuno abbia deciso di svegliare qualcos’altro».
«Colpevole!» Ammetto.
«Quindi niente passeggiata nel verde insieme ai fiori? Niente picnic sul prato a guardare le nuvole? Niente suonatina di flauto post-picnic? Avevo programmato tutto…»
La sua maglietta vola sul pavimento, mentre mi riappropio delle sue labbra. Prendo fiato un attimo.
«Ti spiace rimandare di qualche ora?»
La mia mano scende lentamente, e lui sussulta. «Assolutamente no».
Mi è mancato così tanto.
  
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