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Autore: Niley story    13/07/2013    7 recensioni
Ero convinta si sapere cosa volesse dire amare, ma dal suo arrivo mi rendo conto che quello che fino a oggi chiamavo amore, era solo affetto. "Lui" è appena arrivato, "lui" è riuscito a farmi esplodere il cuore con un solo sguardo, "lui" mi ha fatto capire cosa vuol dire amare, "lui" è riuscito a farsi odiare da me..."lui" è il mio sinonimo di amore...più cercavo di allontanarmi più sentivo la necessità di stargli vicino
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dottore: La buona è che il ragazzo non ha riportato nessun grave danno fisico
 
Tutti tirarono un sospiro di sollievo tranne me che misi le mani sul polso destro del dottore
 
Violetta: E la cattiva? Qual è la cattiva notizia?
Dottore: *sospira* Il ragazzo ha subito un grave danno cerebrale ed è entrato in coma
 
D’un tratto sentii come se il mondo, no anzi l’intero universo mi fosse caduto addosso.
 
Dottore: Se non si sveglia entro quattro settimane significherà coma vegetativo
 
La madre di Leon riprese a piangere aggrappata al petto del marito. Io deglutii e poi mi diressi verso le sedie. Non avevo più neanche le lacrime per piangere. Mi padre mi si sedette accanto e mi abbracciò. Quel giorno fu assolutamente infernale. Marco e Francesca se ne andarono per ultimi. Eravamo rimasti solo io, mio padre, mia zia, la famiglia di Leon e Pablo. Erano le quattro e tutti quanti si erano addormentati, tutti quanti tranne me. I dottori hanno detto che non era il caso di andare a fargli visita adesso e che avremmo dovuto aspettare almeno l’indomani, ma io non ce la facevo più. Mi alzai dalla mia sedie e mi diressi verso la camera di Leon; la aprii lentamente per non fare troppo rumore e una volta entrata la chiusi alle mie spalle. Leon era lì disteso su quel lettino, immobile. Aveva un lenzuolo bianco che lo copriva fino alla metà del petto nudo che aveva, accanto al lettino vi erano due sedie, su quella a destra c’era poggiata la sua giacca di pelle mentre l’altra era vuota. Gli accarezzai la guancia con il dorso della mano destra. Era così strano vederlo lì fermo con una mascherina trasparente che gli copriva il naso e la bocca, collegata ad un tubo bianco. Mi sedetti accanto a lui e lentamente mi stesi al suo fianco, poggiando il capo come mio solito alla parte del cuore. Chiusi gli occhi desiderando di poter sentire presto la sua stretta sulla mia vita alla quale ero abituata, e con il suono del battito del suo cuore mi addormentai. Mi sentii scuotere leggermente e aprendo gli occhi incrociai quelli del dottore di ieri che mi guardò intenerito.
 
Dottore: Non dovrebbe essere qui signorina
Violetta: I-io mi scusi è che…
Dottore: Tranquilla, adesso però deve uscire
Violetta: Si, certo
 
Guardai Leon un’ultima volta per poi alzarmi dal lettino e dirigermi verso l’uscita. Erano le sette e vidi Cielo seduta a terra con il suo Nintendo rosa. Mi avvicinai a lei e mi sedetti al suo fianco
 
Violetta: Già sveglia?
Cielo: Le sedie sono scomode, Leon dice sempre che il pavimento è meglio anche perché c’è più spazio
 
Sorrise debolmente mentre la osservavo, lei invece non mi rivolse uno sguardo era molto concentrata sul display del suo videogioco
 
Violetta: A che stai giocando?
Cielo: Nintendogs. Il mio cane si chiama Leon guarda
 
Alzò il Nintendo per mostrarmi un cane identico a Lyon.
 
Violetta: è un bellissimo nome
Cielo: Ovvio!
 
Tornò a giocare con il suo cagnolino virtuale e io chiusi gli occhi poggiando il capo alla parete sulla quale ero poggiata.
 
Cielo: Vilu?
 
Aprii nuovamente gli occhi guardandola. Se ne stava lì intenta a giocare con lo sguardo assolutamente assorto nei suoi pensieri
 
Cielo: Leon…Leon si sveglierà presto è vero?
 
Fu in quel momento che capii. Cielo non era sciocca, lei aveva già capito tutto senza che nessuno glielo dicesse, semplicemente era bravissima a nascondere ciò che provava e questo mi ricordava tremendamente Leon. Lei stava soffrendo ma non voleva dimostrarlo per non far stare peggio i suoi genitori, così piccola e così forte allo stesso tempo, suppongo che lo abbia imparato da Leon. La strinsi a me spontaneamente e chiusi gli occhi abbracciandola per poi darle un bacio sulla testa
 
Violetta: Certo che è vero! Non devi pensare neanche per un secondo che lui…che lui…che lui ci abbandonerà
 
Lentamente la sentì lasciar cadere il videogioco dalle mani per abbracciarmi e iniziare a piangere silenziosamente. Dopo qualche minuto riuscì a calmarsi, aveva una grande capacità di autocontrollo che a me mancava. Quando tutti furono svegli andammo al bar per fare colazione. Erano le nove quando arrivarono Marco e Francesca, ma non erano soli, c’erano anche Camila, Broadway, Maxi, Nata, Diego, Ludmilla e Andres. Suppongo che Francesca e Marco gli abbiano detto che ha avuto un incidente e ora è in coma.
 
Francesca: Come sta?
Violetta: Nessuna novità per ora, i medici sono dentro
Diego: Ma almeno sappiamo se si risveglierà?
Violetta: è ovvio che si risveglierà!
German: Tesoro? Che ne dici se andiamo a casa ci facciamo una doccia e poi torniamo eh?
Violetta: Io…
German: Ti prego
 
Guardai lo sguardo supplichevole di mio padre e capii che anche lui stava male per quella situazione, così decisi di assecondarlo e così io lui e Angie tornammo a casa.
 
Pablo e Alvaro riuscirono a convincere Cinzia ad andare a casa per cambiarsi anche lei e per far riposare un po’ Cielo. Pablo le portò con se a casa sua mentre Alvaro restò lì con i ragazzi in caso di novità. Appena i medici uscirono e dissero che Leon poteva avere visite Alvaro fu il primo ad entrare. Successivamente fu il turno di Francesca e Marco. Vedere Leon in quello stato faceva venire un colpo al cuore a tutti quanti. Marco e Francesca si avvicinarono silenziosamente, lei si mise alla parte destra del lettino e lui andò a quella sinistra. Francesca prese la mano di Leon e si sforzò di sorridere mentre i suoi occhi iniziarono già ad inumidirsi.
 
Francesca: Lo sai, tu sei…il migliore amico che una ragazza possa avere, mi ricordo della prima volta che ti ho visto quando sei arrivato allo studio. Avevo capito fin da subito che eri una persona speciale e conoscendoti me ne hai dato la conferma. Ti fai sempre in quattro per aiutare gli altri anche se non lo ammetti, fai il duro ma in realtà sei più dolce della cioccolata. Sei una delle pochissime persone che riesce a farmi sorridere anche nei momenti peggiori. Tu metti sempre gli altri davanti a te e le tue necessità perché sei fatto così, sei umile. So che ti chiedo sempre tante cose ma, questa devo chiedertela per forza. Ti prego Leon non ci lasciare, qui abbiamo bisogno tutti di te, Violetta soprattutto!
Marco: Leon, ricordo che quando sei arrivato allo studio hai subito fatto colpo sulle ragazze e io ti invidiavo a morte. Però poi non so come ne quando è successo…ma per me sei diventato come un fratello. Mi hai aiutato a conquistare la ragazza che amavo, mi hai accettato per come sono e hai insegnato a farmi accettare me stesso per come sono. Mi hai fatto capire che per piacere agli altri non devo indossare una maschera ma essere me stesso sempre e comunque, mi hai insegnato tantissime cose fondamentali della vita, ma soprattutto mi hai insegnato a lottare per ciò che voglio. Ora io so che tu vuoi vivere, quindi non deludermi idolo, lotta e vinci!
 
Marco voleva essere forte ma anche dal suo volto scesero silenziose un paio di lacrime mentre guardava Leon sorridente. Si chinò su di lui abbracciandolo per quanto fosse possibile e poi gli sussurrò all’orecchio “senza di te nessuno mi salverà più la vita” disse ridendo, Francesca non riuscì a sentirlo, non solo perché lui lo aveva sussurrato ma anche perché lei era immersa nei suoi ricordi, i ricordi del tempo passato con Leon. Dopo di loro fu il turno di Maxi Nata Diego e Ludmilla. I primi due erano dalla stessa parte dove poco fa era Francesca mentre gli altri due al lato opposto. Il primo a parlare fu Maxi avvicinandosi di più a Leon
 
Maxi: Hey amico come va? Hai ragione domanda stupida, il fatto è che *sospira* non sono mai stato molto bravo con le parole però voglio che tu sappia che per me la tua amicizia è importante. Tu sei uno a cui non piace molto essere al centro dell’attenzione, la tua presenza non si nota molto ma la tua assenza…quella si te lo assicuro. Tu ci sei sempre se qualcuno ha bisogno di te, non c’è neanche bisogno di chiedertelo, mentre i tuoi problemi te li tieni per te ma sai, ho deciso che appena ti risvegli ti faccio una lavata di capo! Perché…perché siamo amici e gli amici affrontano tutto insieme capito?
 
Era un momento così difficile, tutti cercavano di essere forti nessuno ci riusciva davvero. Maxi diede un colpetto leggero con un pugno sulla spalla di Leon come per salutarlo appena finì di parlare. Poi si avvicinò Nata
 
Nata: Leon, ciao…i-io non ho molto da dirti, sono sempre stata una ragazza timida e tu…tu lo sai. Sei stato una delle poche persone che ha capito il mio modo di essere e non mi ha fatto mai sentire “invisibile”. Ricordo all’inizio quando arrivavi e tutte le ragazze ti venivano incontro per salutarti e io me ne stavo lì in disparte a guardarti ma tu, tu mi dicevo “ciao Nata” e io ti sorridevo e ti salutavo. Può sembrare stupido ma quella cosa mi faceva sentire bene perché mi faceva rendere conto che non ero visibile solo per le mie amiche e…e niente spero che tu ti riprenda presto Leon.
Diego: Leon ti dirò la verità fin dal primo momento in cui ti ho visto ti ho odiato a morte. Si perché avevo capito che tu eri una persona diversa dagli altri, una persona che avrebbe potuto far cadere tutte le ragazze dello studio ai suoi piedi compresa Violetta. Però poi ho capito che in realtà ero geloso del fatto che Ludmilla ti venisse dietro. Grazie te ho capito di ci sono davvero innamorato e inoltre recentemente ho scoperto che abbiamo molte cose in comune e che potremmo essere davvero grandi amici. Si tu sei la prima persona della quale sento di voler essere amico, quindi riprenditi in fretta perché…altrimenti non potrai avere il piacere di conoscermi meglio!
 
Diego sorrise e diede anche lui colpetto sulla spalla di Leon come aveva fatto Maxi. Fu il turno di Ludmilla che si avvicinò con gli occhi lucide e un sorriso sul volto per le parole di Diego.
 
Ludmilla: Ciao Leon. È difficile per me parlare di qualcuno che non sia io e tu lo sai. Ho capito subito che eri una persona speciale. Ammetto che la prima cosa a colpirmi di te è stata la tua bellezza, poi il tuo modo di cantare e ballare. Hai un talento grandissimo che io voglio continuare a vedere! Perciò non andare a sprecare il tuo talento in cielo, fallo qui con noi e…e sto dicendo cose stupide e insensate però, una cosa sensata te la voglio dire, ti voglio bene.
 
Ludmilla diede un bacio sulla sua mano e poi la poggiò sulla guancia di Leon come per darlo a lui. Successivamente fu il turno di Camila, Broadway e Andres. La ragazza andò alla parte sinistra del letto mentre i due ragazzi restarono a quella destra. Appena entrata Camila si avvicinò al volto di Leon per lasciargli un bacio sulla guancia.
 
Camila: Ciao! Che strano vederti così. Cioè sei sempre così duro così serio e ora…ora sembri così debole e indifeso. Lo sai, presto faremo il musical di fine anno e abbiamo votato tutti quanti te per il ruolo maschile quindi non puoi deluderci! Leon non so davvero come spiegarti quanto tu sia importante per me e non solo. Da quanto tu sei entrato nelle nostre vite sei riuscito a cambiarci e non in negativo. Noi siamo sempre stato un gruppo unito, ma da quando sei arrivato tu lo siamo stati molto di più
Broadway: Abbiamo scoperto cose gli uni degli altri e questo grazie a te. Tu ci hai insegnato ad essere più uniti di prima sia nel bene che nel male, ci hai insegnato che i fatti valgono più delle parole, si perché tu parli davvero poco ma agisci sempre e molto. Perciò devi guarire presto perché il tuo gruppo ha bisogno di te, non fare l’egoista e torna da noi si? In Brasile si dice eu quero che nella tua lingua vuol dire, ti voglio bene
Andres: I-io…preferisco mettere in pratica quello che mi hai insegnato invece di parlare
 
Disse Andres sorridente per poi avvicinarsi a Leon e abbracciarlo come suo solito in un modo un po’ goffo.
 
Finalmente tornai in ospedale con mio padre ed Angie, ci eravamo fatti una doccia e ci eravamo cambiati. Vidi Camila, Broadway e Andres uscire dalla stanza a capo chino. Era una scena davvero deprimente vedere tutti noi in quello stato. Guardai Francesca come per chiederle con lo sguardo se si potesse entrare e lei mi sorrise debolmente annuendo. Era seduta su una sedia, col capo poggiato sul petto di Marco che la stava stringendo tra le sue braccia. Feci un respiro profondo per poi entrare nella stanza di Leon. Vederlo così con la luce del sole era un effetto ancora peggio. Mi avvicinai forzando un sorriso e gli spostai dei capelli che erano sulla fronte con delicatezza
 
Violetta: Hey tesoro ciao. Lo sai persino così sei…bellissimo.
 
Presi la sua mano destra e la portai all’altezza del mio cuore
 
Violetta: Lo sai, prima di conoscerti io ero convinta di sapere cosa volesse dire amare, ma dal tuo arrivo mi  sono resa conto che quello che fino a poco tempo fa chiamavo amore, era solo affetto. Tu eri appena arrivato, tu eri già riuscito a farmi esplodere il cuore con un solo sguardo, tu mi ha fatto capire cosa vuol dire amare, tu sei riuscito a farti odiare da me...tu sei il mio sinonimo di amore...più cercavo di allontanarmi da te più sentivo la necessità di starti vicino. E ora…ora ho la necessità di sentire te al mio fianco, quindi ti prego Leon non mi lasciare, non ora che tutti si è risolto e finalmente potremmo vivere il nostro amore alla luce del sole si?
 
Mi chinai e gli diedi un bacio sulla fronte chiudendo gli occhi. Quando Leon mi ha lasciato credevo che fosse la cosa peggiore del mondo, credevo che non potesse esistere nessuna sofferenza peggiore di quella ma ora mi sono resa conto che mi sbagliavo perché quella tortura che ero costretta a subire era anche peggio, quel vederlo così impietrito e senza muovere un muscolo era anche peggio, era straziante. Per tutta la settimana non feci altro che stare lì in ospedale, anche mio padre veniva con me e ogni tanto lo sentivo chiudersi nella camera di Leon e parlare con lui di me dicendogli che doveva svegliarsi perché io ne avevo bisogno e perché per lui era diventato come un figlio o cose del genere. Mi faceva sorridere vederlo così. Tutti i pomeriggi venivano i ragazzi dello studio a trovarlo per parlargli, spesso anche Lara e quei due ragazzi, i genitori di Leon e Pablo erano sempre lì, fissi e ogni volta che Cielo entrava nella stanza per parlare con il suo fratellone vedevo i suoi bellissimi occhi verdi brillare, brillare di ammirazione per lui, brillare di gioia e di speranza. Si quei piccoli occhietti vispi e sempre accesi mi facevano una tenerezza incredibile e mi davano una forza unica, forse perché mi ricordavano tantissimo quelli di lui. I giorni sembravano interminabili, mi sembrava di essere in quella situazione da anni, avevo addirittura perso il contatto con la vita reale. Senza neanche accorgermene eravamo già arrivati alla quinta settimana; già Leon era caduto davvero in coma vegetativo. Su iniziativa di Cami tutti insieme iniziammo a scrivere un diario dove giorno per giorno scrivevamo qualcosa a Leon, “glielo daremo appena si sveglia” disse lei come al solito raggiante come se volesse infondere sicurezza a tutti e ci riusciva. Si perché anche se era caduto in coma vegetativo nessuno di noi aveva ancora perso le speranze. Era mercoledì ed erano le 16:30. I ragazzi corsero tutti verso di me sorridenti e io li guardai interrogativamente
 
Francesca: Ho avuto una grandissima idea!
Violetta: Che idea?
Francesca: Canteremo tutti insieme una canzone a Leon!
Marco: La musica è la sua passione! Non può non reagire a uno stimolo del genere!!!
Ludmilla: Soprattutto quando una persona come lui ce l’ha nel sangue!
Violetta: è un’idea fantastica!
 
Dissi ai ragazzi sorridendogli. Cantare, era tanto che non lo facevo e mi mancava e poi cantare per Leon era una cosa che mi faceva davvero eccitare. Si mi piaceva quest’idea e morivo dalla voglia di provarla.
 
Nata: Abbiamo scritto tutti insieme una canzone per lui
Violetta: Una canzone?
Camila: Vieni ti aiuto ad impararla ci metteremo due secondi!
 
Camila mi prese per mano e mi allontanò di poco dal gruppo per aiutarmi ad imparare la canzone che avevano scritto. Non ci mettemmo molto cinque minuti più o meno e al nostro ritorno vedemmo i ragazzi che discutevano con il dottore
 
Francesca: La pregooo
Maxi: Ma che le cosa?!
Diego: è solo una canzone non le stiamo chiedendo di fare una festa in ospedale
Violetta: Che succede?
Nata: Il dottore non vuole darci il permesso di cantare, dice che faremmo troppo casino e c’è gente che deve riposare
Violetta: No, no la prego abbiamo scritto una canzone apposta non può farci questo
Camila: Lei non vuole che Leon si svegli?!
Dottore: Certo che si ma non posso darvi il permesso di fare una cosa del genere
Marco: Uffa!
 
Tutti quanti ci lanciammo degli sguardi rassegnati chinando il capo
 
Dottore: Ora se mi volete scusare devo andare in un altro reparto e starò via per cinque minuti, quindi per cinque minuti non sarò qui, non vedrò ne sentirò nulla per cinque minuti
 
Tutti alzammo il capo alle sue parole e lui ci sorrise facendoci l’occhiolino per poi allontanarsi. Tutti noi scoppiamo di felicità a quelle parole. Il messaggio era chiaro il dottore ci stava dando il permesso di cantare ma senza dare troppo nell’occhio
 
Francesca: Ok dai andiamo! Veloci!
Marco: Si!
 
Entrammo nella stanza di Leon cercando di fare quanto meno rumore. Francesca e Camila si misero ai lati di Leon prendendogli le mani ci posizionammo in cerchio e io ero proprio di fronte a lui. Ci lanciammo degli sguardi prima di iniziare. Eravamo tutti nervosi e una parte di noi voleva credere davvero che quella canzone sarebbe servita a qualcosa. Sospirammo e poi iniziammo a cantare.
 
Ragazzi: Si te sientes perdido en ningún lado *Se ti senti perso da nessuna parte*
Viajando tu mundo del pasado *Viaggiando nel tuo mondo del passato*
Si dices mi nombre yo te iré a buscar *Se dici il mio nome io ti verrò a cercare*

Si crees que todo está olvidado *Se credi che tutto è dimenticato*
Que tu cielo azul está nublado *Che il tuo cielo azzurro è nuvoloso*
Si dices mi nombre te voy a encontrar *Se dici il mio nome io ti troverò*

Es tan fuerte lo que creo y siento * È così forte ciò che credo e sento*
Que ya nada detendrá este momento *Che ormai niente fermerà questo momento*
El pasado es un recuerdo *Il passato è un ricordo*
Y los sueños crecen siempre crecerán *E i sogni crescono sempre cresceranno*

Ya verás que algo se enciende de nuevo *Adesso vedrai che qualcosa si accede di nuovo*
Tiene sentido intentar cuando estamos juntos *Ha senso provare quando siamo insieme*
Algo se enciende de nuevo *Qualcosa si accende di nuovo*
Tiene sentido intentar cuando estamos juntos *ha senso provare quando siamo insieme*
Cuando estamos juntos *Quando siamo insieme*
Podemos soñar *Possiamo sognare*

Si no sientes que nadie te espera *Se senti che nessuno ti aspetta*
Que no encontraras la manera *Che non troverai il modo*
Si dices mi nombre yo te iré a buscar *Se dici il mio nome io ti verrò a cercare*

Si crees que es solo un recuerdo *Se credi che è solo un ricordo*
Y que tu interior esta desierto *e che dentro di te c’è il deserto*
Si dices mi nombre te voy a encontrar *Se dici il mio nome ti troverò*

Es tan fuerte lo que creo y siento * È così forte ciò che credo e sento*
Que ya nada detendrá este momento *Che ormai niente fermerà questo momento*
El pasado es un recuerdo *Il passato è un ricordo*
Y los sueños crecen siempre crecerán *E i sogni crescono sempre cresceranno*

Ya verás que algo se enciende de nuevo *Adesso vedrai che qualcosa si accede di nuovo*
Tiene sentido intentar cuando estamos juntos *Ha senso provare quando siamo insieme*
Algo se enciende de nuevo *Qualcosa si accende di nuovo*
Tiene sentido intentar cuando estamos juntos *ha senso provare quando siamo insieme*

Ooh oooh ooh oooh

Ya verás que algo se enciende de nuevo *Adesso vedrai che qualcosa si accede di nuovo*
Tiene sentido intentar cuando estamos juntos *Ha senso provare quando siamo insieme*
Algo se enciende de nuevo *Qualcosa si accende di nuovo*
Tiene sentido intentar cuando estamos juntos *ha senso provare quando siamo insieme*

Ooh oooh ooh oooh .
 
Per tutta la canzone incrociai gli sguardi pieni di speranza e sorridenti dei miei amici che ogni tanto guardavano Leon come me. Anche io sorrisi mentre cantavo, lo dovevamo fare per Leon. Finita la canzone tutti quanti ci sorridemmo, guardai Francesca che ad un tratto sgranò gli occhi. Non capii e voltai lo sguardo verso Camila che stava facendo la stessa cosa. Lentamente i loro sguardi si chinarono su Leon
 
Francesca: La mano…
Camila: Mi ha stretto la mano, MI STA stringendo la mano!!!
Violetta: CHE COSA?!
 
Tutti quanti ci lasciammo immediatamente le mani avvicinandoci a Leon. È vero stava stringendo le mani di Camila e Francesca
 
Violetta: Oh mio Dio!
Marco: Leon?
 
Lo vidi strizzare gli occhi mentre tutti lo guardavano a bocca aperta. Lentamente i suoi occhi si aprirono, Francesca scoppiò a ridere e piangere allo stesso seguita a ruota da tutti gli altri. Io continuavo a guardarlo sorpresa, non mi sembrava possibile, lo avevo visto immobile e con gli occhi chiusi per tutto quel tempo e ora, ora è qui davanti a me che sbatte le palpebre più volte guardandosi in torno. Porto entrambe le mani sulla mia bocca sorridendo mentre per la prima volta dopo tanto tempo ero contenta di sentire delle dolci lacrime di felicità scivolare sulle mie guance.
 
Maxi: è VIVO!!!
Diego: LEON!!!
 
Tutti cominciarono a gridare e a fare un baccano enorme, Diego e Marco corsero fuori cominciando a gridare “DOTTORE! DOTTORE!! SI È SVEGLIATO!!!”
 
Francesca: AAAAAAAAAA
Camila: SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII GRAZIE SIGNORE GRAZIE!!!
 
Nessuno di noi aveva ancora accettato per completo quella cosa sembrava un sogno, eppure non lo era Leon era lì davanti a noi con gli occhi aperti. Non posso spiegare la gioia che stavamo provando in questo momento, era come se ci fosse l’alta marea dentro di noi, una marea di emozioni tutte positive, euforia, allegria, gioia così tante che non sapevamo quale esternare per prima, e così davamo sfogo a tutte insieme. Come dice la canzone, qualcosa si è acceso di nuovo, dentro tutti noi la felicità si è riaccesa. Leon si è svegliato.
 
 

   
 
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