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Autore: Ortceps    13/07/2013    0 recensioni
Ed era bianco come la neve e gli occhi come il ghiaccio, quando il suo cavaliere scese si accorse che anche i suoi occhi erano bianchi, tornando al normale colore nocciola lui riuscì a concentrarsi sul resto del viso contornato dai capelli corti e scompigliati. Il riflesso che la luce colpendo il suo drago proiettava sul suo viso la rendeva ancora più bella.
Quando ruggì allora capii che aveva ragione sarei andato con loro per poter vivere ancora la vita che mi apparteneva e mi sarebbe sempre appartenuta.
STORIA CONCLUSA
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
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3° CAPITOLO

SIL

Mi ridestai che fuori albeggiava e la mano sinistra mi bruciava, girai il palmo e mi stupii di cosa trovai “Quello è il gedwëy ignasia segna il vostro legame” “Legame?? Vuoi dire che…” “Sì” non mi lasciò finire, lo guardai sorrideva e spostava lo sguardo da me al cucciolo che si trovava sopra il mio stomaco; accoccolato chiuso a cerchio con la coda sotto la testa, allungai la mano per accarezzargli il piccolo collo, “Ma… io non volevo diventare un cavaliere” “Non è una cosa che puoi decidere, ma adesso non si piò più tornare indietro” “E chi vuole tornare indietro? Sono felice che lui o lei si sia schiuso d’avanti a me” “è un maschio”; il dialogo aveva risvegliato il draghetto che si stiracchiava le zampe e sbadigliava buttando indietro la testa, “Dovrai dargli un nome” ci riflettei su guardando il mio piccolo compagno: osservavo ogni centimetro del suo corpicino, allora lui si voltò verso di me guardandomi con i suoi occhi bianchissimi; faceva quasi paura perdersi dentro di essi. Spectro decisi era un nome che gli si addiceva in pieno “Spectro?” Eragon mi guardò severamente “Gli spettri sono creature orride e malvage, non dovresti dargli questo nome” il mio piccolo compagno emise un gridolino: un principio di ruggito verso Eragon, “A lui sembra piacere” “Sei tu a dover scegliere” con questa affermazione chiuse il discorso, poco dopo aggiunse:” Dovresti riposare ancora” e uscì dalla tenda senza lasciarmi replicare; come potevo riposare? Dopo tutto quello che era successo dormire era l’ultimo dei miei pensieri, allungai la mano spontaneamente verso il draghetto che era sceso prima che mi mettessi seduta sul letto con le gambe a penzoloni e ora mi stava di fianco. Indossai un paio di braghe, una camicia lunga con uno scollo a V chiuso da un laccio di cuoio e una giacchetta di pelle, più corta (finiva poco prima della cassa toracica) e aderente della camicia che usciva ricadendo candida fino ai fianchi, il giacchetto aveva i lacci che partivano dal fianco destro proseguendo in diagonale fino alla spalla sinistra, completai il tutto con un paio di stivali marroncini; tutto l’abbigliamento era stato lasciato in un primo momento da Eragon quando era venuto a trovarmi. Cambiati i miei vecchi e usurati abiti mi sentivo rinata e d in effetti era così, la mia vita non sarebbe mai stata più la stessa; porsi il braccio destro verso il draghetto che mi guardava dal letto, la mano aperta aveva il palmo rivolto verso l’alto, Spectro con un piccolo balzo salì sulla mia mano e si arrampicò sul braccio fino ad appollaiarsi sulla spalla sinistra quindi mi avviai all’uscita. Fuori dalla tenda v’era un viavai caotico, tutti erano già al lavoro, la metà si occupava di costruire una specie di casa: cantavano agli alberi infondendo nelle parole la magia per plasmare gli alberi a crescere in determinate forme, “La prima casa sarà completa fra due ore” a parlarmi era stata l’unica elfa: “Io mi chiamo Nadja tu sei Sil naturalmente, congratulazioni nuovo cavaliere” fece un piccolo inchino e io ricambiai con un timido sorriso, “Come l’hai chiamato?” “Spectro” fece una piccola pausa per valutare cosa rispondere poi aggiunse: “Il nome … è giusto per chi crede alle leggende popolari che dicono che gli spettri sono bianchi, anche Eragon ammazzaspettri non è esattamente uno dei nomi migliori che avresti potuto scegliere” “so che non tutti potranno capire ma è quello che io ho scelto” calcai sull’ultima parola per far capire che non intendevo cambiare idea, “Ora devo andare” fece un altro inchino e si allontanò.

Mi avviai verso il mare e mentre passavo chi mi incontrava si inchinava e sorrideva, quando finalmente arrivai al mare mi misi a sedere con le gambe incrociate e iniziai a espandere la mia mente meglio che potevo, non l’avevo mai fatto prima e lasciare le barriere sicure dove risedevano i miei pensieri e unirli a quello di Spectro mi fece rabbrividire nel sentire quello che anche lui provava: gioia, meraviglia, stupore e paura. Infusi in lui tutto quello che avevo fatto e tutto quello che mi ricordavo ogni cosa, alle immagini di cose aggiunsi la parola corrispondente, andai avanti così fino all’ora di pranzo e non mi sarei fermata se Eragon non fosse venuto a chiamarmi.

ERAGON

Era sulla spiaggia a gambe incrociate e il draghetto appollaiato sulla spalla, lui si avvicinò a passo svelto aveva fame me prima doveva chiamarla anche lei e Spectro dovevano mangiare; era stato con Saphira tutto il giorno a esplorare dall’alto la foresta, essa finiva poche miglia da dove erano accampati loro con l’iniziare di una catena montuosa mentre proseguiva lungo la costa fino a perdita d’occhio, le uniche creature che avevano scorto esistevano anche ad Alagaesia e non c’era traccia di insediamenti di nani, elfi o umani né di costruzioni. La ragazza non si era nemmeno accorta che lui si era fermato dietro di lei e la osservava comunicare con la mente a Spectro, ci era riuscita bene per non averlo mai fatto anche se le sue difese mentali erano scarse, cosa a cui avrebbe dovuto provvedere lui come avrebbe dovuto provvedere a tutte le sue lacune a partire dalla lingua fino all’uso delle armi e della magia così come nel volo. Il ragazzo le posò una mano sulla spalla non occupata dal draghetto, lei si girò con un cipiglio concentrato e lui sorrise ne vedere la sua espressione ma poi si riscosse e le rivolse la parola: “Vieni devi pranzare e poi inizieremo le nostre lezioni” “Lezioni? Su quale argomento”, nemmeno Eragon aveva ancora le idee chiare su questo ma rispose comunque restando vago: “Ti valuterò sulle discipline di base su cui si fondano i cavalieri” lei non volle indagare ulteriormente quindi si alzò e lo seguii verso il centro dell’accampamento dove consumarono un pasto veloce per poi dirigersi verso un lato secondario del campo adibito ad armeria con un piccolo spazio usato come arena; Eragon aveva deciso di iniziare con la spada cosa che le sarebbe tornata utile. Lui iniziò con spiegarle le basi per poi mostrarle qualche affondo, “Tieni prendi questa” e le porse una spada normale, corta e spessa per vedere come poteva cavarsela con quel tipo d’arma “Come la senti? Dovrebbe essere come i prolungamento del tuo arto, prova qualche affondo”; Sil sapeva tirare di scherma si vedeva dai suoi movimenti, erano solo parate e affondi ad un avversario immaginario ma facevano risaltare il poco che sapeva su quella disciplina, “Sono più brava con l’arco e le frecce” si scusò con un sorriso imbarazzato, “Il problema non è solo la poca pratica ma quella spada non è adatta a te, è meglio per i tuoi movimenti una più lunga e sottile” prese un’altra spada da una rastrelliera che conteneva diversi tipi di armi e la porse alla ragazza che la prese restituendo l’altra, andarono avanti con parate e stoccate seguita dai complimenti o dai rimproveri di Eragon; era da un po’ che lavoravano su una tecnica che non riusciva alla ragazza, dopo l’ennesima spiegazione su come svolgere l’esercizio lui rinfoderò la spada e si avvicinò a Sil prendendole la mano e accompagnando i suoi movimenti per correggerle gli errori di postura, quando finirono il sole stava tramontando e loro erano fradici di sudore, avevano lavorato molto e con soddisfazione di Eragon la ragazza migliorava velocemente, “Va a lavarti c’è un insenatura poco più in là dove nessuno più vederti, Nadja ti ci accompagnerà” mandando un cenno con la testa all’elfa per poi aggiungere: “dopo cena passeremo allo studio dell’antica lingua”. Il ragazzo aspettò che le due si fossero allontanate ed entrò nel piccolo capanno che si trovava dietro alla rastrelliera, si chiuse dentro e ammirò lo spettacolo che quel luogo conservava poi si sedette con la schiena appoggiata alla porta e raccontò a Saphira gli avvenimenti del pomeriggio, con un leggero tono fiero nell’affermare che come primo giorno da maestro era stato bravo.

SIL

La conca dove avevo appena fatto il bagno era ricavata su un lato di uno sperone di roccia vicino al loro accampamento ma sul lato non esposto ad esso, mi ero vestita con abiti simili a quelli di prima, coi capelli bagnati uscì dalla piccola grotta ritrovandomi d’avanti Nadja che mi aspettava seduta su una roccia, con lei mi avviai in silenzio verso la capanna di Eragon che la notte prima avevo usato io, lì mi aspettava Eragon con due ciotole di zuppa fumanti e vari libri aperti sul piccolo tavolo; Nadja si congedò con un lieve inchino, Eragon mi fece cenno di sedermi e io lo feci; mangiammo in pochi minuti senza proferire parola, poi dopo che Eragon ebbe spostato le ciotole dal tavolo al pavimento iniziò a parlare: “Come già saprai i cavalieri dei draghi sanno usare la magia proveniente dagli stessi draghi e per potere fare questo bisogna conoscere l’antica lingua e questi libri sono l’inizio” e mi porse due enormi tomi alla vista dei quali Spectro che mi sedeva sulle gambe mugolò, “Comincia subito dovrai finire entro due giorni”, sospirai rassegnata e mi misi a leggere il primo libro: un insieme di novelle con traduzione a fianco, passate tre ore ero arrivata a un quarto del libro e le parole di una lingua mi si confondevano con quelle dell’altra; era come se la mia testa si fosse allargata per consentirmi di imparare tutto più in fretta; ogni parola che leggevo mi si imprimeva nella memoria senza volersene andare. Mentre io leggevo quel libro Eragon leggeva un libro di magia (o almeno credevo che la parola sul titolo significasse magia), ma mi stavo addormentando sul libro allora Eragon si rivolse a me dicendo: “Ora vai a dormire, domani ti sveglierai all’alba abbiamo una lezione”. Quando uscii per andare alla mia capanna fuori non c’era nessuno e la luna splendeva piena in celo riflettendosi sul mare, mi avvicinai ad esso per ammirarlo meglio con Spectro che mi trotterellava dietro divertito, andai a sedermi sull’altura che nascondeva la piccola grotta dove avevo fatto il bagno; con le gambe a penzoloni nel vuoto guardavo quell’immenso spettacolo condividendo con Spectro i miei sentimenti e lui faceva altrettanto con me; mi addormentai lì con il nostro legame ancora intatto e sognai il mio volto addormentato che veniva illuminato solo dalla luce della luna e una voce nella mia testa che diceva il mio nome “Sil”, solo quando vidi una zampetta bianca che sembrava possedere al corpo da cui stavo guardando capii che era Spectro che mi trasmetteva le immagini che lui vedeva ancora sveglio.

NOTE DELL’AUTRICE: Salve ancora ecco il terzo capitolo allora un chiarimento Spectro non è un errore ma è spettro in latino, detto questo volevo ringraziare UraniaSloanus che ha messo la storia nelle seguite quindi grazie, pregherei che chi segue la mia storia mi lasciasse una recensione così non mi sentire così sola :< e per sapere se vi piace (spero di sì :>)

   
 
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