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Autore: Ortceps    08/07/2013    1 recensioni
Ed era bianco come la neve e gli occhi come il ghiaccio, quando il suo cavaliere scese si accorse che anche i suoi occhi erano bianchi, tornando al normale colore nocciola lui riuscì a concentrarsi sul resto del viso contornato dai capelli corti e scompigliati. Il riflesso che la luce colpendo il suo drago proiettava sul suo viso la rendeva ancora più bella.
Quando ruggì allora capii che aveva ragione sarei andato con loro per poter vivere ancora la vita che mi apparteneva e mi sarebbe sempre appartenuta.
STORIA CONCLUSA
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL DIPINTO DEL DRAGO
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2° CAPITOLO

Sil

Mi guardava valutando cosa fare, gli avevo appena addossato la colpa della morte della mia famiglia, la colpa non era direttamente sua ma della guerra era il principale esponente; avrei potuto dare la colpa al re ma avevo davanti lui e non il re. Era bello coi capelli arruffati e gli occhi verdi tendenti al blu aveva le labbra sottili e rosee, scesi dal barile e notai che era poco più alto di me, feci un passo avanti e lui corrugò lo sguardo e poi si decise a dire:” arriveremo domani verso l’alba vieni non mangerai qualcosa di gustoso da un po’” si volto sorridendomi e mi fece strada fin sulla scala, Quando arrivammo alla porta lui la aprii e io potei finalmente vedere lo stupendo panorama del mare con la luna riflessa, ad un tratto il mio sguardo fu rapito da qualcosa che si muoveva nell’acqua, mi avvicinai al parapetto e vidi un’enorme testa blu emergere dall’acqua ancora più blu:” Quella deve essere Saphira!” la sagoma si avvicinò e io mi sporsi ancora di più, mi trovai faccia a faccia con la stupenda dragonessa; mi voltai e vidi Eragon che mi si affiancava e allungava una mano verso la sua dragonessa per accarezzarla. “è stupenda e magnifica” “grazie” e poi si rivolse al suo cavaliere “sembra sicura di se”, io mi rivolsi di nuovo a lei: “Dev’essere stupendo volare?” “oh si lo è” sorrisi e il suo cavaliere mi accompagnò a un tavolo dove si trovava vario cibo e io assaggiai tutto; avevo fame. “Puoi dormire in quella cabina” eravamo nel corridoio e lui mi indicava una porta, io gli sorrisi e aprii la porta lui si girò e fece altrettanto con la porta difronte a quella dove io stavo entrando; la cabina era spoglia ma non mi soffermai sul suo aspetto, mi sdraiai e mi addormentai subito.

ERAGON

Gli avvenimenti di quella sera lo avevano sollevato dal dolore anche se non era scomparso del tutto, la mattina sopraggiunse veloce e con lei lo sbarco sulla nuova spiaggia; tutti si unirono allo sbarco: Eragon, Saphira, gli elfi e Sil; ormai tutti sapevano che era a bordo e nessuno trovava sgradevole la sua presenza; la spiaggia era ghiaiosa, cosparsa di sassolini bianchi con qualche striatura nera e più ci si allontanava dal mare più i piccoli cespugli diventavano alti alberi verdi che contrastavano con il bianco dei sassolini; si voltò verso Sil la vide chinarsi e prendere una piccola pietra per poi scagliarla nell’acqua che trasparente all’inizio diventava poi di un blu intenso quasi come il colore della sua dragonessa, la ragazza aveva un’espressione meravigliata che le faceva brillare gl’occhi e per la prima volta si chiese se lui non l’avesse già vista; scartò velocemente quell’idea anche se forse avrebbe voluto conoscerla già da molto e sapere tutto di lei.

“Ci accampiamo qui? O ci inoltriamo nel bosco?” La voce riscosse il cavaliere che scrutando il viso dell’elfo cercò di valutare cosa fosse meglio fare, “Per oggi restiamo sulla spiaggia e domani vedremo di esplorare l’entroterra, non sappiamo cosa possa trovarsi in queste terre”. Montare il campo non richiese molte energie: tutti gl’elfi presenti impiegarono la magia per sollevare le tende adibite a stanze per tutta la comunità presente sulla barca, la loro disposizione era circolare con al centro un focolare dove sopra la fiamma v’era montata una griglia dove far cuocere il cibo, esse erano tutte della stessa dimensione. Era passato da poco mezzo giorno quando il lavoro fu completato e una minestra dall’aspetto squisito bolliva sul fuoco e quando fu pronta tutti si sedettero attorno al focolare e a tutti venne passata una ciotola colma di quella pietanza che tutti mangiarono gustandone il sapore e scaldandosi con quel piatto caldo che fumava nel clima fresco. Dopo il pranzo alcuni si ritirarono nelle proprie tende per riposare altri tornarono sulla barca per portare a terre altre provviste, Eragon si avvicinò a Sil che sedeva in riva al mare coi piedi scalzi immersi nell’acqua; “Non hai freddo” le disse riferendosi hai piedi nell’acqua, scosse la testa e rispose: “Sono abituata, a casa mi lavavo nell’acqua fredda; mi piace, mi rinvigorisce”, anche il cavaliere si tolse gli stivali posandoli vicino a quelli della ragazza, allungo i piedi e rabbrividì al contatto col freddo dell’acqua, però, dovette ammettere che la fanciulla aveva ragione il freddo lo aveva svegliato dal torpore che provava da quando aveva lasciato la sua casa.

“Sai” disse con voce che racchiudeva un tono di mistero e questo fece incuriosire la ragazza che si voltò a guardarlo curiosa, lui felice di aver attirato la sua attenzione continuò guardando il mare: “Le tre uova di drago che possedeva il re non erano le uniche rimaste” Sil ritirò velocemente i piedi dall’acqua e si mise in ginocchio rivolta verso Eragon che continuava a fissare il mare: “Davvero?! Le hai tu?”, il ragazzo sorrise si alzò in piedi e porse una mano alla ragazza che l’afferrò per aiutarsi ad alzarsi, entrambi presero gli stivali senza infilarseli e si avviarono verso il campo: Eragon faceva strada affiancato da Sil che lo seguiva entusiasta. Arrivarono davanti alla tenda del cavaliere che scostò il lembo di stoffa facendo segno a Sil di entrare, lei non aspettò e si catapultò dentro seguita dal ragazzo, si sedettero l’una sul letto e l’altro su un piccolo sgabello; in quel momento Eragon pronunciò alcune parole nell’antica lingua e così apparve una specie di sacco da dove il cavaliere tirò fuori una pietra ovale lunga quanto un avambraccio, era dorato e rifletteva la poca luce che filtrava dalla tenda, Eragon lo porse alla ragazza che lo prese in mano con riverenza e lo portò vicino agl’occhi in modo da esaminarlo meglio, era completamente liscio e delle venature d’oro più scuro si arrampicavano sul guscio come delle crepe, il ragazzo che credeva che ella potesse diventare un nuovo cavaliere la osservava attento a percepire se all’interno dell’uovo il cucciolo si muovesse; ma niente scosse il sonno del piccolo drago; Eragon esaminò ogni coscienza die draghi racchiusi nelle uova destinate hai cavalieri; uno sembrava interessato alla ragazza, Eragon immerse di nuovo la mano nel sacco e ne tirò fuori un ovo poco più piccolo di quello dorato ma completamente bianco: non una venatura si stagliava sulla superfice marmora del guscio; Sil colpita porse al ragazzo l’alto uovo per ricevere in cambio quello completamente bianco, “I draghi bianchi sono esemplari molto rari, questo è l’unico destinato a un cavaliere mentre ce ne sono altri due selvatici”la ragazza alzò lo sguardo da quella meraviglia e rivolse la parola al suo interlocutore: “Selvatici?” “Sì molte uova racchiuse qui..” indicando il sacco “… sono di draghi destinati a diventare selvatici” in quel momento le mani della ragazza tremarono. “Eragon! Si è mosso!” il tono di Sil era allarmato e al contempo emozionato; in effetti l’uovo continuava a deformarsi (apparivano piccolissime protuberanza) per poi tornare normale, “Ora sarebbe meglio se riposassi” disse lui per poi pronunciare poche parole nell’antica lingua e Sil si addormentò subito lasciando cadere l’uovo che prontamente Eragon afferrò; fece sdraiare la ragazza sul letto e le mise l’uovo che continuava a dimenarsi vicino al braccio per poi uscire portando con se la sacca dove erano conservate le uova.

SIL

Mi svegliai nel cuore della notte, ricordavo solo che dopo aver visto alcune uova mi ero addormentata; mi misi a sedere e solo allora mi accorsi che vicino a me era rimasto l’uovo bianco lo presi in mano e in quel momento il ticchettio sul guscio divenne più forte e in pochi secondi si crepò; la crepa si allargò fino a far uscire una piccola testa bianca da cui spuntavano due piccole corna, aveva della peluria sulla parte più alta della testa per poi diventare piccole scaglie, posai l’uovo appena schiuso su materasso, il draghetto alzò la testa mettendo in mostra due occhi completamente bianchi con solo una piccola striscia nera al centro; con un’altra spinta rovesciò l’uovo e ruppe del tutto il guscio rivelando così quattro piccole zampe edue ali che sbatteva per cercare di raddrizzarsi. Allungai la mano per accarezzarlo e sentii un’energia fortissima scavarmi nella mano per poi non sentire più nulla.

NOTE DELL’AUTRICE: Spero che anche il secondo capitolo vi sia piaciuto; vi chiedo cortesemente di lasciare una recensione per dirmi la vostra opinione sulla storia e per farmi sapere che non sto parlando da sola ;>

   
 
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