Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: highfivekeats    13/07/2013    3 recensioni
Avrei dovuto saperlo quando mi ha baciata quella sera che lui avrebbe travisato tutto. Ma ovviamente, non avevo la minima idea che fosse innamorato di me! Chi l'avrebbe mai detto, comunque? È bravo a nascondere le cose...
E nonostante cerchi di urlargli che questo non è amore - non ci si avvicina neanche - lui continua a comportarsi come se fossimo prossimi al matrimonio...
~
«Basta, io non ce la faccio a vederti così. Domani ti organizzo un appuntamento al buio e niente storie.»
Smisi di singhiozzare per un attimo. «Non mi piacciono gli appuntamenti al buio.»
«Non stiamo parlando di ciò che ti piace e cosa no, Amelia. Stiamo parlando del fatto che ti stai deprimendo per un ragazzo che non ti merita neanche e del fatto che non ce la faccio a vederti così. Devi andare avanti e un appuntamento è tutto ciò che ti serve. In più... credo di aver trovato la persona giusta.»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2



Aprii gli occhi, sbattendo le palpebre per abituarmi alla luce del sole che filtrava dalle finestre. Mi stiracchiai, stando attenta a non svegliare Justin, che dormiva proprio sotto di me. Mi accorsi di avere solo le sue mani addosso; una risatina sfuggì dalle mie labbra ripensando a quello che era successo e a quanto il mio comportamento mi aveva stupita. Beh, non avrei mai pensato di finire a letto con qualcuno al primo appuntamento... o di finire a letto con il mio vicino di casa.
Lo osservai, che dormiva come un angelo con la testa sul cuscino. Beh, di certo lui aveva dormito in una posizione più comoda rispetto alla mia. Mi sentivo piuttosto indolenzita ed intorpidita per aver dormito sul corpo di Justin anziché sul materasso.
Mi allungai verso il comodino, afferrando l’orologio. Controllai l’ora: erano le nove e mezza. Stavo per riaddormentarmi quando ricordai che io e Justin, tra non meno di un’ora, avevamo un appuntamento in studio di registrazione a Los Angeles. Mi alzai di scatto, scuotendo Justin.
«Justin, Justin, svegliati dannazione!»
Le mie urla risultarono vane, dato che lui emise un grugnito di protesta e si voltò dall’altra parte del letto, continuando a dormire. Sbuffai prima di tirargli un ceffone sul sedere abbastanza forte da farlo sobbalzare.
«Ma che... oh, buongiorno – disse, stropicciandosi gli occhi. Il suo sguardo divenne malizioso, appena notò che ero nuda – Hai dormito bene, tesoro?»
Alzai gli occhi al cielo prima di indossare la biancheria intima. «Devi muoverti. Alle dieci e mezza abbiamo l’appuntamento in studio, ricordi?»
Justin scese dal letto con un balzo. «Dimmi che non è vero.»
«È vero!»
Stavo per uscire da camera sua quando lui mi bloccò. «Dove credi di andare?»
«A casa mia, per vestirmi.»
«Non puoi, tesoro.»
«Come non posso?!»
«Faremo tardi!»
«Non credi che capiranno qualcosa se arrivo con te per di più vestita come se dovessi uscire con qualcuno?»
«Potresti usare i miei vestiti.» disse, squadrandomi da capo a piedi.
«Non se ne parla proprio. So come ti vesti, non voglio conciarmi come te!»
Justin alzò gli occhi al cielo. «O i miei vestiti o il tuo tubino nero. Prendere o lasciare.»
«Uffa. Questa me la paghi.» sbuffai, prima di dirigermi alla sua cabina armadio. Cercai dei vestiti decenti, trovando solo una maglietta bianca e dei pantaloni grigi. Beh, piuttosto basici... spero nessuno si accorga che sono i vestiti di Justin.
«Come sto?» chiesi pigramente, afferrando le scarpe da terra.
Justin spalancò la bocca. «Sei... sei...»
Alzai gli occhi al cielo, spazientita. «Sì, ok, basta parlare e vestiti che altrimenti facciamo tardi!»
Dopo qualche minuto, Justin uscì fuori con una canotta nera e un paio di pantaloni bianchi.
Dovevo ammettere che quei pantaloni gli stavano alla perfezione...
«Smettila di guardarmi, piccola, mi consumerai!» commentò lui, ridendo.
Mi trattenni dallo sfilarmi i tacchi e colpirlo in testa, mentre scendevamo di sotto. Justin prese un paio di chiavi, prima che arrivassimo in garage. Lo vidi avvicinarsi ad un’auto leopardata.
Che cosa... non so neanche come definirla.
«Avanti, sali.» disse, facendomi cenno di avvicinarmi.
«Non vorrai mica uscire con questa.» gli chiesi, accigliata.
«Sì che voglio uscire con questa – mi imitò – Sali.»
«Hai davvero un cattivo gusto in fatto di auto.» borbottai, salendo sull’auto.
«Sei una ragazza, non puoi capire.»
Alzai gli occhi al cielo, ma decisi di stare zitta, consapevole che se avessimo iniziato a discutere non avremmo più finito.
«Comunque, prima volevo dirti che eri bellissima.» mugugnò Justin, come per non farsi sentire.
Mi voltai verso di lui, notando che mi osservava. Le sue labbra erano curvate in un sorriso. Gli sorrisi in ringraziamento, prima di voltare lo sguardo verso la strada.
 
«Justin, smettila di suonare il clacson. Non risolverai niente così.»
Justin sbuffò. «Fammi suonare il clacson e basta.»
Come previsto, c’era traffico. Justin era nervoso, continuava a sbuffare e ad imprecare e a suonare il clacson, innalzando il mio già elevato livello di irritazione. Insomma, devi andare a Los Angeles, non in un paese sperduto di campagna, è ovvio che ci sia traffico! Non c’è alcun bisogno di sclerare così tanto.
«Cerca di calmarti, Justin! Comportarti così non farà avanzare la coda.»
Justin sospirò, rilassandosi sul sedile. «Hai ragione.»
«Ti va se accendo la radio?»
«Fa come vuoi.»
Accesi la radio; una canzone familiare riempì l’abitacolo: Come And Get It, di Selena Gomez. Mi si raggelò il sangue nelle vene e mi affrettai a cambiare stazione.
«Ehi, se vuoi tenere quella fallo pure. Ormai non mi tocca neanche un po’.»
Volsi lo sguardo verso Justin, trovandolo intento a fissarmi. La sua espressione era vacua, normale.
«Stai mentendo?» gli chiesi, cercando almeno un segno di dispiacere nei suoi occhi nocciola. A parte il mio riflesso, non trovai niente.
«No – rispose – Sto benissimo.»
«Guarda che è normale sentirsi... un po’ giù. Siete stati insieme per due anni, è comprensibile.»
E io ne sapevo qualcosa, dato che piangevo per la rottura con Troy da almeno un mese. Avevo avuto altri ragazzi, ma Troy era stato speciale per me. Lui era stato il mio primo vero amore; ero consapevole che la ferita che mi aveva lasciato avrebbe fatto male anche dopo dieci, quindici anni.
«Ti ho detto che sto bene – ripeté – Certo, un po’ fa male, ma... credo di averlo superato.»
«Io non ti credo.»
«Farai meglio a credermi.»
Tornammo in silenzio, mentre alla radio trasmettevano l’ultima canzone dei The Wanted. La ascoltai distrattamente, sentendo Justin canticchiare alcune strofe. Nonostante ci fosse l’aria condizionata, stavo morendo di caldo. Colpa dei vestiti di due o tre taglie più grandi della mia?
«Ho caldo.» mi lamentai, facendomi aria con la mano.
«Togliti i vestiti.» mi suggerì lui, ammiccando.
Gli feci un’occhiataccia. «Ma come ti saltano in mente certe cose?»
«Hai detto che hai caldo! – ribatté – E comunque, data la tua voglia di spogliarti, stanotte...»
Arrossii, distogliendo lo sguardo. «Ti dispiacerebbe non tirare fuori l’argomento, per favore?»
Justin rise. «Va bene, tesoro. Farò come vuoi tu.»
«Grazie.»
«Posso solo... chiederti una cosa? Poi non lo tirerò più fuori, lo prometto.»
Sbuffai. «Fa pure.»
«Cosa ti ha spinta a... venire a letto con me? Insomma, avrei detto tutto di te ma non che l’avresti fatto così facilmente.»
«Non lo so. Forse... volevo distrarmi. O mi sono fatta prendere dal momento.»
Justin si morse il labbro inferiore. «Quindi, hai fatto sesso con me per distrarti.»
«Beh, tu hai fatto sesso con me per dimenticare Selena.» ribattei, appollaiandomi sul sedile.
«Touchè – rise – Beh, però non posso dire di non essermi divertito...» la sua voce si abbassò considerevolmente; la sua lingua bagnò il suo labbro inferiore.
Mi ritrovai a sbattere le palpebre ripetutamente, cercando di mantenere la calma. Era così... sexy.
«Anche io mi sono divertita.» azzardai a dire, arrossendo all’istante. All’improvviso sentii ancora più caldo di quanto non ne sentissi prima; la situazione diventò scomoda ed insopportabile e l’abitacolo mi sembrò privo di ossigeno.
«Lo so. È stato divertente sentirti urlare il mio nome.»
A quel punto volevo solo aprire la portiera e scappare lontano da lui e dalle sue allusioni imbarazzanti. Ad impedirmelo c’era solo il fatto che eravamo in autostrada e che fuori faceva fin troppo caldo per andare all’avventura. Mi limitai a volgere il mio sguardo al finestrino, concentrandomi sullo speaker radiofonico che parlava di non so cosa per allontanare i miei pensieri.



 


 

Ehilà! :D sono puntuale, questa settimana, yeah.
Prima di parlare del capitolo, volevo ringraziarvi. Arrivare già a due recensioni, quattro preferite e sei seguite con il primo capitolo può sembrare poco, ma per me vale più di mille :3
Ora parliamo del capitolo. A dire il vero, c'è poco da dire. lol
So che questa storia può sembrare un tantino noiosa, ma giuro che con i prossimi capitoli vi ricrederete. O almeno, lo spero ahaha
Behhhhhhh, ora vi lascio.
A pressssto :3

  
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