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Autore: I Fiori del Male    13/07/2013    4 recensioni
C'è sempre un dono inaspettato da scartare nella nostra vita ....
Leggendo noterete subito una discrepanza. diciamo di natura atmosferica, tra la data cui ci si riferisce e ciò che scrivo. Vi giudico intelligenti abbastanza per capire che è una voluta esagerazione del contesto della mia one-shot ;)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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ohmioddio scusate tantissimo! Ho fatto un errore assurdo ( grazie a Bluebubble che me lo ha fatto notare ) mi dispiace! T.T Adesso il testo è modificato e dovrebbe essere tutto giusto, almeno spero. non so come ho fatto non ve lo so proprio spiegare ahahahahah comunque, ecco qui :)

13 ottobre 1789

È una mattina gelida, fuori la neve ha ricoperto ogni cosa con un manto candido e compatto, che non lascia trapelare che pochi indizi del paesaggio che si trova sotto. Dal letto in cui si trova, Oscar può vedere chiaramente al di fuori, e lo stato delle cose la fa sorridere amaramente. I muscoli del volto le fanno male quando li tira in quella smorfia falsamente divertita per la prima volta da tre mesi.

È un freddo del tutto fuori stagione. Lo scorso anno si sarebbero visto ancora qualche fiore ad Arras, e invece è tutto bianco, tutto vuoto, insignificante. Rispecchia con estrema precisione lo stato d’animo di Oscar, che se ne sta lì, in quel letto caldo e comodo, a riposare, a curarsi per sopravvivere alla tisi.

Cerca ogni giorno di far comprendere a suo padre che non ha nessuna intenzione di vivere ancora a lungo. Se lo avesse detto a Marron, lei avrebbe capito, ma non c’è più. Se n’è andata assieme ad André. Come biasimarla? Si trattava di suo nipote, che era come un figlio per lei. No, non la biasima, piuttosto la ammira per essere riuscita a congedarsi tanto in fretta da questa inutile vita. Lei non ci riesce. Oscar François de Jarjayes può uccidere, ma non porre fine alla sua stessa esistenza. Il perché le è oscuro. Nessuno di coloro che sono ancora in vita le basta come spiegazione. Può lasciare suo padre, può lasciare Alain, Rosalie, Bernard, i soldati della guardia, perfino la regina.

L’unico che non avrebbe mai abbandonato era André, ma lui ha giocato d’anticipo.

Ogni giorno guarda fuori da quella finestra, vede lo specchio della sua mente e del suo cuore, ed è inevitabile per lei chiedersi quale sia la forza che la spinge a nutrirsi, abbeverarsi, scaldarsi. Cosa le fa credere che valga la pena sopravvivere? Cosa le è rimasto di tangibile, di concreto cui aggrapparsi? Non un solo ricordo fisico del suo amato, se non la dolcezza di quelle labbra sulle sue in quell’unica, indimenticabile  notte d’amore assoluto. Ci sono solo ricordi e il rimpianto di non aver fatto quel piccolo sforzo in più, necessario a comprendere il tutto molto prima, a salvarsi da quel tragico epilogo. Eppure proprio non riesce a prendere quella dannata spada e infilzare con essa il suo cuore ghiacciato.

Quella mattina è una mattina diversa. Sono passati tre mesi precisi dalla morte di André. Incredibile, ha vissuto ancora per tre mesi, e proprio non riesce a figurarsi cosa possa esserci al di la di quel lugubre traguardo, ma dentro di lei la risposta ha deciso di farsi sentire.

È un colpo. Un solo, flebile colpo.

Per un attimo, Oscar quasi spera di essere sul punto di perdere la ragione, perché non è possibile che quel colpo sia venuto proprio da lì, da dentro di lei, da un guscio vuoto, eppure lo ha sentito, debole ma forte abbastanza per lei che da mesi non sente più niente. Si porta le mani al ventre, incredula, e all’improvviso è come se si fosse svegliata da un lungo sonno.

Sono passati tre mesi.

Le sue mani sono ancora lì, posate sul ventre il cui gonfiore non aveva suscitato nulla in Oscar, ormai indifferente ad ogni cosa, in quei tre mesi passati a letto a chiedersi il perché della sua esistenza, e all’improvviso capisce.

Capisce perché Marron, prima di andarsene, aveva voluto regalarle un ultimo sorriso, e perché anche il dottore sorrideva sempre, uscendo da quella stanza. Capisce perché suo padre stia quasi sempre lì, a guardia di una vita di cui lei nemmeno sospettava l’esistenza, e capisce, anche se con un po’ di tristezza, che se non le è stato detto nulla è stato per impedirle di compiere gesti avventati e crudeli .... ma come avrebbe potuto? Non la conoscevano abbastanza.

Quella era la vita che André le aveva lasciato in dono, per riscattare lasua, andata perduta. 
   
 
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