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Autore: Niallbestshirt    14/07/2013    3 recensioni
“Cosa ti aspettavi?”
“Volevo che mi amasse. Non volevo i suoi soldi, non volevo il sesso, non volevo regali. Volevo solo il suo amore, quello che ricambiava il mio insano, stupido e incosciente innamoramento.”
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Cosa ti aspettavi?”

“Volevo che mi amasse. Non volevo i suoi soldi, non volevo il sesso, non volevo regali. Volevo solo il suo amore, quello che ricambiava il mio insano, stupido e incosciente innamoramento.”

I miei ricci erano attaccati sul viso, un misto di lacrime, pioggia e frammenti di cuore infranto. Ero corsa alla gelateria di Becky, con gli occhi in fiamme e il fiatone, non solo per il lungo sforzo, ma per il terrore. Lui era misterioso, era sempre stato avvolto da un velo di oscurità, qualcosa che mi terrorizzava, ma che mi affascinava anche. Pensavo che mi amasse, ma gli occhi mentono. E anche i gesti, e anche i suoi modi e anche il suo maledetto sorriso che mi drogava. Non avevo mai pensato che avesse uno strip club.
 
FLASHBACK
“Amore, quando arrivi chiamami. Non farti aspettare.”
Sentivo dall’altro capo del telefono il suo sorriso, e quei bellissimi denti che torturavano il suo labbro inferiore. Chiusi il telefono, eccitata come una bimba la mattina di natale, dirigendomi verso il mio guardaroba. Sapevo già cosa mettermi, niente di troppo elegante, forse un maglioncino leggero, perchè grazie a Dio, Londra in quei giorni si beava di un sole meraviglioso.


Scesi dal bus dirigendomi verso il parco a pochi isolati di distanza. Quello era diventato il nostro posto. Non lo vidi, e iniziai a pensare che non fosse venuto. In quei giorni mi diceva che il lavoro lo teneva molto occupato. Ad un tratto i miei occhi vennero coperti da due grandi mani. Sapevo che era lui.

“Annusa”.

Qualcosa di soffice e delicato mi solleticò il naso. Presi il gambo della rosa e mi girai verso la causa dei miei quasi-arresti cardiaci. Le sue labbra, morbide come il fiore che mi aveva portato, si posarono sulla mia fronte, scendendo sulla punta del mio naso fino ad avventarsi quasi affamate sulla bocca. Dopo una marea di secondi, ruppe quel ciclone di emozioni con un leggero tocco sul mio labbro inferiore e, tenendomi la mano, ci dirigemmo verso il nostro posto, precisamente la seconda panchina a destra. A volte pensavo che era come se fossimo in una fiaba.


“Cosa hai fatto oggi?” gli chiesi, quasi per distogliermi dalle mie fantasticherie. Lui si tirò il labbro tra l’indice e il pollice, quasi per pensarci su.

“Ho fatto la spesa, ti ho pensato, ho fatto la doccia, ti ho pensato...” mi guardò malizioso.

“Ow, Harry smettila!” gli diedi un leggero scapellotto, che ovviamente fu attutito dai suoi innumerevoli e angelici riccioli.

“Dai amore, io sono così, non ci puoi fare niente” fece spallucce.

Ad un tratto mi sentii male, sentii uno strano colpo sul basso ventre, e qualcosa risalire dallo stomaco. Harry mi accompagnò dietro un cespuglio, raccogliendomi il capelli. Era il mio ragazzo, ma trovai quel momento così imbarazzante... cercai un fazzoletto nella borsa, ma a quanto pare Harry fece più in fretta di me e me lo porse.

“Tutto bene cucciola? Sei impallidita di colpo...”

“Sto bene, dev’essere che non reggo molto alcohol...” e pensai che fosse così, dato che io e il riccio giravamo ogni sera in un locale diverso. E poi io ero una barista, e amavo assaggiare alcuni cocktail.

“Vuoi che ti accompagni a casa?” mi guardò dubbioso, non sapeva cosa fare. Ma insomma, non aveva mai avuto un dopo-sbronza? In quei giorni ero nervosa, ma avevo anche un’insana voglia di lui. Lo guardai con quel mio sguardo, quello che gli piaceva, un misto di innocenza e malizia, nascosta dalle mie poco visibili pagliuzze gialle che si perdevano nei miei occhi verdi. Harry si morse il labbro, capendo quello che volevo. Mi prese la mano e, correndo verso la sua auto, sfrecciammo come Bonnie e Clyde verso il mio modesto appartamento. Il vento accarezzava dolcemente la mia nuca mentre scendevamo dall’auto. Camminavamo a passo svelto, la sua mano teneva stretta la mia. Mi voleva, come io volevo lui. Lo amavo, ai limiti dell’impossibile. Portò alle labbra il mio palmo. Baciò lentamente ogni nocca, mentre aprivo la porta e poi la chiudevo alle mie spalle. Si portò la mia mano contro il viso e chiuse leggermente gli occhi. Come se assaporasse questo momento.

“Voglio fare l’amore con te. Di nuovo. E poi ancora.” Dissi, sfiorando le sue labbra, mentre mi veniva la pelle d’oca. In quel momento mi sfilò delicatamente il maglioncino, e iniziò ad assaporare ogni centimetro della mia pelle, sfiorandola talvolta con i denti. Ero sua. Non c’è frase più bella?

Dopo aver fatto l’amore, mi addormentai come un sasso. Ero stanchissima, e ciò che mi faceva provare Harry quando facevamo QUELLE cose, era assurdo, da non crederci. Fui svegliata da un suo bacio sulla fronte, mentre lentamente si infilava i pantaloni.

“Dove vai?”

“Uhm, al lavoro amore.”

“Posso venire con te?” non so per quale motivo glielo chiesi. La mia serata aveva una prospettiva alquanto malinconica...

“No, dai tesoro. Rimani qui a casa. Ti sei sentita abbastanza male, devo ricordartelo?” mi guardò con uno sguardo severo, imbarazzato ma anche un po’ preoccupato. Si grattava la nuca, e mi fissava. Decisi di accontentarlo. Annuii appena.

“A proposito, come ti senti?” chiese con uno sguardo triste. “Da oggi per te solo aranciata” sorrise a se stesso e poi scoppiò a ridere insieme a me, quando gli diedi un buffetto sulla spalla.

“Ora vado. Penso che farò tardi, quindi non credo che passerò a salutarti. Riposa amore, buonanotte!” mi baciò con foga, ma si dimenò proprio mentre avevo cominciato ad accarezzargli i riccioli.

“Devo lavorare, mi dispiace non poter rimanere ancora qui” grugnì contro le mie labbra con voce roca. Risi appena, dandogli un piccolo bacio.

“Buon lavoro amore!” sentii chiudersi la porta di casa, e io mi affrettai ad affrontare quella serata in “compagnia della televisione”.

La sua rosa era poggiata sul comò vicino alla porta di ingresso. La misi in un vaso con dell’acqua fresca. Quella rosa... mi ricordava le sue labbra...

Decisi di mettere un paio di jeans e una felpa con il cappuccio. Volevo andare a trovarlo, in fondo, non mi aveva mai parlato del suo lavoro, ed ero certa che gli avrebbe fatto piacere una mia sorpresa.

Uscii di casa con la rosa in mano, decisa come non mai. Non mi importava di non stare bene, perchè era lui che mi faceva stare bene. Arrivai nel posto descrittomi da lui vagamente. Rabbrividii quando lessi l’insegna. Lettere chiare: “Styles stripclub: womens only for mens”. Decisi di mantenere la calma, magari come me anche lui faceva il barista, visto che aveva una discreta conoscenza su birre e altri drink. L’insegna era solo una coincidenza. Calma Paola.

Strinsi la rosa in un palmo, staccondone vari petali. Con rabbia, terrore, la rugiada di quel fiore era stata sostituita dalle mie lacrime, e l’armoniosa musica che sentivo scandita dai battiti del mio cuore per il pomeriggio passato era stata sostituita dai miei singhiozzi. I miei occhi ormai vedevano solo l’immagine sfocata di Harry stretto da una bionda ossigenata dalle lunghe extension. Probabilmente il suono acuto dei miei singhiozzi attirò la sua attenzione, perchè mentre stavo correndo per andarmene lui afferrò stretto il mio polso. Mi divincolai velocemente e me ne andai. Non provò neanche a seguirmi. Non poteva spiegare tutto questo. Era inconcepibile. Io lo amavo e lui fingeva.

FINE FLASHBACK

Delle lacrime amare rigavano il mio viso, davanti al gelato che Becky mi aveva portato per tirarmi su di morale. Rieccoci. Di nuovo quella sensazione. Corsi di nuovo in bagno, e la mia amica mi seguì, stavolta c’era solo lei al mio fianco.

“Ma cos’hai?”

“Non lo so... sinceramente è la seconda volta. Penso sia un doposbronza”

Ringraziai Becky per essermi stata vicino. Amavo la mia migliore amica. Ormai era l’unica.
 
Passò una settimana. Harry chiamava sempre, ma io non rispondevo. Non volevo altra finzione. Volevo solamente mettere fine all’illusione. Continuavo a sentirmi male, oramai avevo anche preso dei permessi dal lavoro e rimanevo in casa. Mentre facevo una cosa di vitale importanza, qualcosa che avrebbe cambiato la mia vita, un suono poco familiare, dato che da me non veniva mai nessuno, attirò la mia attenzione. Il campanello.

“Ciao.”

Harry mi guardò con gli occhi gonfi e leggere occhiaie erano visibili sul suo viso.

“Io... dovrei spiegarti...” disse quasi singhiozzando.

“Non c’è niente da spiegare Harry!” sbottai, urlando dalla rabbia. “Tu eri in quel locale, in quello schifo, con una bionda mezza nuda avvinghiata ai fianchi! Cosa c’è da spiegare? Fai schi...”

“Mio padre ha un cancro!” mi interruppi, come se qualcosa mi fosse morto in gola.

“Che...?” ebbi solo il coraggio di dire.

“Quel “bordello” è di mio padre. E anche se mi fa schifo, perchè sta in quei brutti giri, perchè ha picchiato mia sorella e spaventato mia madre mi fa pena. Ora capisci? Tu sei la mia unica ragione di speranza in questo mondo buio!”

“Harry...” sollevai il test e lessi, dilatando le pupille. Lui si portò una mano alla fronte, tirando indietro i riccioli, in segno di nervosismo.

“Si...?” quasi sospirò, temendo qualcosa di brutto, da parte mia.

“Io aspetto un bambino...” appoggiandomi al muro, piansi, portandomi le mani per coprire gli occhi, o forse raccogliere le lacrime, o forse attenuare il bruciore alle pupille che mi tormentava giorno e notte. Cosa avrebbe pensato ora? Ora sarei rimasta ancora più sola, lui non avrebbe mai voluto il mio, il nostro bambino. Anche se io lo amavo, e continuavo ancora ad amarlo dopo quell’ “incidente” eravamo ancora troppo giovani. Harry si avvicinò a me con un sorriso mozzafiato, come sempre.

“Non era dopo sbronza come pensavi, vero?”

Appoggiai la testa nell’incavo del suo collo. Volevo solo lui in quel momento.Harry prese le mie piccole mani nel suo grande palmo, mentre l’altro lo poggiò sul mio ventre, quasi volesse già accarezzare la piccola creatura. Incatenò i miei occhi con un solo sguardo e cominciò a parlare:

“Io voglio questo bambino con te. Io voglio amarti ogni giorno sempre di più. Voglio stare con te anche in capo al mondo e trattarti da principessa. Io con te ho provato cose che non ho mai provato prima. Vedi i miei occhi? Sono rossi. Io non ho mai pianto per qualcuno, qualcuno di così importante. Tu sei parte della mia vita, sei qualcosa di indissolubile, qualcosa di magico che mi completa meravigliosamente. Ora vedremo insieme crescere questa creatura che hai in grembo. Voglio essere un bravo padre. Voglio darti tutto ciò di cui hai bisogno. Io ti amo Paola. Sposami.”

Baciò la mia pancia e tirò fuori dai pantaloni un anello. Al’interno c’erano le nostre iniziali. Accanto ad un segno dell’infinito. E dentro di me, sentii di voler sentire il suo sapore, quello delle sue labbra, l’unico che appagava il mio insano innamoramente. E l’avrei amato. Fino alla fine.

Till the end.

 
MY CORNER

Ok, questa è la mia prima OS. Vorrei ringraziare la mia droga, i one direction, e il mio amore, paola. Questa OS è dedicata a lei. Spero le piaccia. Spero piaccia anche a voi, ci ho messo anima e corpo :33 love ya all!
–niallbestshirt.
  
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