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Autore: Agapanto Blu    14/07/2013    3 recensioni
Anno Domini 1234.
Chatel-Argent, feudo dei Montmayeur, Francia.
Quando Daniel Freeland decide, come ultimo tentativo di aiutare la figlia diciottenne, di portare la sua Alexandra nel passato, non si aspetta certo l'immensità di sciagure che, con più foga e sadismo del solito, Hyperversum gli scatenerà contro...
Tra un rapimento, segreti che tornano alla luce e giovani amori, sembra che tutto si stia rivoltando contro il gioco di maschere dei Ponthieu e perfino la morte potrebbe non essere così certa...
Ma chi si cela dietro tutto ciò?
**********
Quando i battenti furono aperti di nuovo, il Falco d’Argento non esisteva più e Ian Maayrkas veniva portato fuori dalla sala con i polsi incatenati dietro la schiena e due guardie ai fianchi.
Lo sgomento della corte francese fu totale.
*****
Daniel non voleva crederci, non riusciva a crederci.
Eppure davanti a lui, terribili nelle loro armature, l'una con un leone d'oro rampante in campo rosso e l'altra bianca con una croce nera centrale, stavano gli incubi più tremendi che Hyperversum gli avesse mai fatto incontrare.
Jerome Derangale sorrise.
"Chi abbiamo qui?"
Al suo fianco, il barone Gant rise.
"Una spia senza signore!".

Alcuni personaggi leggermente OOC.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Daniel/Jodie, Etienne/Donna, Geoffrey/Brianna, Ian/Isabeau
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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29. Diversi obiettivi


Le luci arancio, gialle e rosse guizzavano sulle tuniche dei tre uomini.
Uno, affacciato alla finestra, indossava abiti semplici e aveva la barba incolta, era appena arrivato al palazzo ma non si era nemmeno preso il tempo di cambiarsi e si era rinchiuso con gli altri due a parlare in privato. Il secondo, indossava una casacca e delle brache scure, quasi neri, ma non aveva rinunciato ad una croce bianca cucita sulla spalla destra. Il terzo indossava una tunica rossa su di una camicia bianca e torturava l’elsa della spada stringendola con tutta la forza.
Derangale fissò con un misto di ribrezzo e timore l’uomo che in quel momento osservava il paesaggio oltre il corno levigato delle finestre del salone di Chatel-Argent.
“Non era necessario il vostro intervento.” ringhiò tuttavia, “Potevamo benissimo…”
“…lasciarli scappare un’altra volta.” lo interruppe l’altro, lapidario, “Spiacente, ma da adesso non posso più tollerare i vostri errori: avete perso i Freeland due volte e non avrete un’altra possibilità in caso di fallimento.”
“Sono soli e senza armi.” sbuffò il barone di Gant, appoggiato al muro accanto al camino e con le braccia incrociate davanti al petto, “Li prenderemo.”
L’uomo scacciò le sue parole con un gesto della mano.
“Non c’è tempo per i vostri giochetti: avete perso le occasioni per vendicarvi e ora dovrete accontentarvi.” sibilò, “Per quanto ancora non sappia come abbia fatto, la giovane Freeland ha rivelato di avere…un asso nella manica, che io non avevo previsto, e ora rappresenta una concreta minaccia nei nostri confronti.”
Derangale e Gant si scambiarono un’occhiata, confusi.
“Avevate detto che senza quei bifolchi tra i piedi, saremmo stati invincibili!” esclamò Derangale, pronto a sguainare la spada.
“Ma voi non li avete messi fuori gioco.” replicò l’uomo, “Adesso ho perso la possibilità di creare qualsiasi occasione propizia per eliminarli e dovremmo fare alla vecchia maniera…”
Derangale fu sul punto di tagliare la testa a quel tipo che gli dava le spalle quando lo sentì sospirare pesantemente, quasi avesse a che fare con dei bambini incapaci. Si trattenne solo grazie all’occhiata eloquente del barone Gant.
Quando sarò certo di essere invincibile, ti sgozzerò con le mie mani!, pensò furioso, ignaro del fatto che lo stesso piano si stesse aggirando nella mente del ‘barbaro’ già da tempo.
“Sa dov’è la principessa” disse ancora l’uomo, interrompendo i pensieri maligni dei suoi due compari e attirando tutta la loro attenzione, “e credo sia inutile che vi avverta che se Margherita di Provenza arriva sana e salva nelle mani del rampollo del Delfino, allora il caro e lungimirante Re Santo potrebbe farsi venire in mente di graziare Ian Maayrkas, come suo nonno prima di lui.”
“Maayrkas è morto!” urlò Derangale, al di fuori di sé della rabbia.
“No.” dichiarò secco l’uomo misterioso voltandosi e incrociando lo sguardo dell’inglese con il proprio.
Derangale sentì un brivido corrergli lungo la schiena.
È un pazzo!, pensò fissando quegli occhi accessi dal delirio, Un mago pazzo e dannato!
“Ian Maayrkas è vivo.” spiegò il ‘pazzo’, “Milords, abbiamo sottovalutato dama de Montmayeur e la sua amorosa follia: non so come, ma ha salvato il marito. Era questo il segreto che cercava di nascondervi. E che voi non siete stati in grado di farvi dire.
Derangale sgranò gli occhi ma non si concentrò sull’ultima frase quanto sul concetto del discorso: Maayrkas era vivo e, con lui, la possibilità di una nuova sconfitta.
 
***
 
Alex aprì gli occhi di scatto, consapevole dell’importanza di ogni suo gesto.
Lenta, sfilò le mani dalle corde e mentalmente ringraziò lo sgomento dei francesi che le aveva dato la possibilità di sabotare il nodo mentre fingeva di starsi legando.
Posò i palmi per terra e si concesse un istante per ascoltare i respiri dei compagni addormentati e cercare di sentire i passi della ronda che, se ben ricordava, doveva essere suo padre assieme a Grandprè. Si alzò lentamente sulle punte dei piedi…e si irrigidì nel sentire qualcuno avvicinarsi a lei. Non fece alcun movimento perché sentì che il suo ospite, seppur venisse dal gruppo dei suoi compagni, si stava evidentemente sforzando di non farsi sentire.
Con sgomento, si rese conto che portava una gonna lunga, la quale strusciava pesantemente contro il terreno.
“Petra?!” azzardò, sperando di non sbagliare persona.
La ragazza le rispose con un mugolio d’assenso mentre si protendeva a liberarle le mani dalle corde.
La baronessa non parve sorpresa di scoprire che l’americana era già libera e la fissò negli occhi ciechi.
“Dove vuoi andare?” le chiese seria, “Ti farai solo ammazzare…”
“Dovresti aver notato che ammazzarmi non è poi così facile.” replicò Alexandra poi però sospirò, “Petra, io so dov’è Margherita di Provenza.”
L’inglese non batté ciglio.
“Sei sparita nel nulla.” mormorò, la voce dura, “Ho pensato che fossi…”
“Una strega? Non lo sono.” concluse Alex per lei, “Ti prego, devi credermi: non posso spiegarti, ma adesso io devo andarmene.”
Petra esitò ancora un momento, ma alla fine espose i suoi dubbi.
“Qui nessuno sa la verità, vero?” chiese, “Ci sono tante versioni e ognuno crede alla propria e parla per enigmi confondendo gli altri. Tu però sai cosa sta succedendo. Lo sai davvero e forse sei l’unica.”
Alexandra rimase per un attimo stupita dalla prova d’acume della baronessa, ma poi annuì.
“Dama de Montmayeur non sembra più se stessa da quando le hanno portato via il marito, ma non sembra sconvolta.” continuò Petra, “Anche lei sa. Forse meno di te, ma comunque è a conoscenza di una buona parte della verità… Sembra tutto un gioco di maschere, tutti a portare una pelle diversa sopra la propria. Volenti o nolenti, consapevoli o no. E quell’uomo che noi abbiamo incontrato al monastero…è uguale alla descrizione di quello che ha fatto fuggire i nostri dalle prigioni, persino il livido sulla guancia che a quel contadino è stata colpita. Sono la stessa persona e l’hai mandato tu, vero?”
Alexandra non rispose.
“Sai, ci ho ripensato.” continuò allora la baronessa inglese, “Così alto, accondiscendente con noi tre quasi ci conoscesse, tanto esperto del castello da conoscerne i passaggi… E a pensarci bene, non è strana la rapidità con cui Monsieur Ian o Jean Marc è morto? E che il suo corpo non sia stato ritrovato anche se sono giorni che siamo nei dintorni del castello? E anche tutta la storia di anni fa: com’è possibile che dama Isabeau e Monsieur Guillaume abbiano confuso un viandante qualsiasi con un Ponthieu?, che il conte non si sia accorto che quell’uomo non era suo fratello ma un sosia?”
L’americana era impietrita. Tutto si sarebbe aspettata, ma non che Petra arrivasse così vicina all’intero intrigo.
La baronessa fissava l’amica, ma il viso di lei era impassibile e non le permetteva di capire quante delle follie appena uscite dalle sue labbra avessero colpito nel segno. Alla fine, sospirò.
“Che cosa…?” sbottò Alexandra, ancora più sconvolta, quando si sentì aiutare a rialzarsi in piedi e a nascondersi nell’ombra per sfuggire agli occhi dei due guardiani, con l’attenzione distratta da degli scricchiolii dalla parte opposta del minuscolo campo.
Un lampo di comprensione afferrò Alex.
“Matilde!” mormorò.
Petra annuì.
“Non può venire con noi, il suo braccio glielo impedisce.” spiegò, “Ci aiuterà come le sarà possibile restando qui.”
Alex si voltò sgomenta verso la compagna.
Ci?” chiese.
“Ho origliato la conversazione con tuo padre.” ammise Petra, arrossendo vistosamente, ma costringendosi a non mostrarlo con la voce, “Non ho capito quasi nulla, se non che tu sai cosa sta succedendo e dov’è la principessa: forse è una follia, ma se riprendere Margherita potrà calmare Sua Maestà e aiutare a fermare tutto questo, allora io ti darò una mano.”
Alex aprì la bocca per protestare, ma Petra la precedette.
“Sono l’unica disposta a crederti e aiutarti nel viaggio. Mio fratello e mio padre mi ucciderebbero, ma gli uomini di mio padre mi aiuterebbero senza far troppe domande in caso di bisogno e io conosco la geografia della Francia certo meglio di te, no?”
L’americana richiuse la bocca, pensò, sorrise.
“Allora muoviamoci prima che Matilde finisca i sassi!” ordinò.
Lei e Petra si mossero furtive tra gli alberi, l’inglese condusse l’americana al punto dove erano legati due cavalli abbastanza freschi e le due salirono in sella.
Fecero fare ai destrieri una decina di metri prima di spronarli al galoppo.
Nessuno corse loro dietro.
Petra tirò un sospiro di sollievo.
“Dove siamo dirette?” chiese.
“Amiens!” le disse l’altra, urlando per sovrastare il vento.
“Lo conosco!” replicò Petra annuendo, “Si trova tre giorni oltre Auxi-le-Chateau, in Piccardia! Considerando dove siamo, ci vorranno almeno sei giorni!”
Alexandra annuì ma mentalmente stava imprecando: non era certa che avessero tutto quel tempo.
 
***
 
Jas sbatté la portiera della macchina malamente e corse verso casa. Aprì la porta senza tante cerimonie e lanciò giusto un paio d’occhiate alla cucina e al salotto per essere certo che il padre non fosse lì poi salì le scale.
Non era proprio certo di cosa stesse succedendo, anche se qualche inquietante idea gli stava venendo, ma era quasi del tutto certo che quando Alexandra gli aveva detto ‘Fai conto che ne vada della vita della mia famiglia’ non stesse affatto esagerando.
Spalancò di scatto la porta dello studio del padre: vuoto. Il computer: acceso. Il videogioco: in corso.
Jas si gettò sulla tastiera e aprì la schermata dei personaggi. Nonostante i guanti di fibra ottica e il visore 3D fossero per terra, inutilizzati, il gioco segnalava suo padre come giocante.
“Maledizione!” ringhiò sbattendo un pugno sui tasti.
Si raddrizzò e si concesse di tirare un calcio alla sedia imbottita, ottenendo come unico risultato di farla spostare un po’ sulle sue ruote, poi si infilò le mani nei capelli.
Respira, Jas, e cerca di stare calmo!, si impose.
Provò a fingere che fosse solo un allenamento di scrima, che l’unica cosa in ballo fosse l’onore e il rispetto che si era guadagnato ai tornei.
Solo un allenamento, solo una gara come mille altre: è semplicemente un po’ di ansia…, si disse ben sapendo che se si fosse agitato e avesse perso la concentrazione sarebbe stato tutto inutile, Tu sai gestire l’ansia, Jas. La tua e anche quella degli altri, quella di una lotta e quella di un esame… Sta’ calmo, è come la gara di un torneo…
Respirò profondamente e si tolse le mani dai capelli.
Bene: per essere d’aiuto doveva capire e per capire aveva un solo punto di partenza.
Corse nella propria camera e afferrò i libri di storia che aveva preso in biblioteca per scrivere la tesi.
Daniel Freeland… Jean Marc de Ponthieu…
Non ci mise poi molto a trovare ciò che gli serviva: i due uomini venivano citati solo in un testo, la cronaca del casato Ponthieu, ma se il primo era quasi sconosciuto, il secondo poteva vantare una lunga storia. Ovviamente, il codice miniato era un libro rarissimo e, anche se molte erano le citazioni estrapolate da quel testo, poter maneggiare una copia del volume era una vera e propria impresa per pochi.
Jas fece rapidamente mente locale: una copia di quel volume era in città, lo sapeva perché l’aveva cercata per portare a termine la tesi sull’uso delle miniature nei codici milleduecenteschi, ma era proprietà di uno storico che ormai nessuno sapeva più rintracciare, partito per il mondo alla volta di chissà cosa. Dare un’occhiata al testo, quindi, era assolutamente fuori dalle possibilità.
Il ragazzo stava ancora seguendo i propri astrusi quanto incredibili ragionamenti quando il computer del padre, nell’altra stanza, iniziò a suonare.
Jas raggiunse la macchina con la fronte aggrottata dal sospetto, ma quella continuò con il suo scampanellio fino a che il ragazzo non aprì la schermata del controllo giocatori.
Una grossa mela blu apparve al centro dello schermo, si aprì in due e mostrò un avviso per i giocatori.
 

ATTENZIONE:
un giocatore si sta allontanando
dal vostro campo d’azione.
Continuando, la missione sarà divisa e
a lui sarà affidato un nuovo obiettivo.
Inviargli le vostre posizioni o continuare?
A(dvert Him)/C(ontinue)

 

Jas aggrottò la fronte, ma rimpicciolì la schermata e aprì la mappa per individuare tutti i giocatori.
Suo padre si stava spostando all’esterno del borgo di Chatel-Argent, apparentemente per spostarsi verso il confine con il feudo di Flandre; Daniel e Jodie Freeland si stavano invece spostando verso un monastero anche se in modo confuso perché i personaggi con loro si erano dispersi, come alla ricerca di qualcosa.
Alexandra, invece, si stava spostando in tutt’altra direzione: si dirigeva a ovest con decisione, veloce e accompagnata da una sola comparsa non giocante.
Sul momento, Jas si chiese cosa stesse facendo e pensò di mandarle l’avviso ma poi capì: Alex era diretta dal personaggio che suo padre aveva bloccato, la principessa Margherita di Provenza.
“Ci metterai una vita, Alex!” la rimproverò, senza curarsi del fatto di non poter essere udito.
Si grattò la testa, alla ricerca di una soluzione, e alla fine decise di fare una pazzia. Chiuse la schermata di avviso cliccando su ‘Continue’, infilò la chiavetta USB con il suo virus e poi cliccò sul personaggio precedentemente bloccato dal padre.
Dovette combattere molto di più che con il computer dei Freeland, ma alla fine il suo ‘The Continuum’ riuscì ad attaccare il ‘Donna di Troia’ e a prendere possesso di alcune comparse non giocanti tra quelle che custodivano la Principessa.
Jas pensò di spostare direttamente in blocco la ragazza più vicina ad Alex, ma capì subito che sarebbe stato impossibile e pericoloso se davvero la follia che stava assecondando la sua mente si fosse rivelata vera. Si concesse un verso di disapprovazione poi sbuffò.
Esitò solo un attimo prima di decidere per la strada più moderata e inviò ai personaggi l’ordine di spostare la prigioniera più vicina a Chatel-Argent, dando loro la convinzione che gli uomini del conte di Tolosa fossero vicini allo scovarli e pronti a far pagare loro il ratto della preziosa figlia del loro signore.
A lavoro ultimato, Jas si alzò, infilò la giacca e si diresse svelto in biblioteca.
Forse non avevano l’intero volume, ma lì avrebbe avuto molte più speranze di trovare una rappresentazione dello scudiero sassone di Jean Marc de Ponthieu.
Tutto questo è impossibile e tu sei un idiota ad assecondare queste follie!, si rimproverò mentalmente mentre guidava, È roba da fantascienza, altro che Medioevo!
Eppure continuò a guidare fino alla biblioteca.





Lo so, non è granché, però ci avviciniamo alla battaglia: Jas sospetta qualcosa, Petra sospetta qualcosa, Carl sospetta qualcosa...sospettano tutti, insomma! XD
Nel prossimo capitolo sappiate che ci sarà un incontro...particolare ;)
Mi dispiace essere di corsa, comunque c'è una cosa che devo dirvi:

AVVISO AI LETTORI: Per le prossime 3 settimane avrò il computer solo di Mercoledì. Di conseguenza, Chess Academy non subirà cambiamenti di pubblicazione; HYP Il Falco e l'Usignolo sarà pubblicato in orario per i prossimi due capitoli ma il terzo potrebbe slittare di uno o due giorni; mentre Sulle Ali dei Violati vedrà i soliti due aggiornamenti ma uno la mattina del Mercoledì e uno o il Mercoledì sera o il Giovedì mattina presto, ancora non lo so. Solo per avvisarvi che non ho intenzione di mollarvi ma ritardo per questioni tecniche, ok?
Spero di essere stata chiara... Quindi per i prossimi due capitoli voi siete a posto! XD
Grazie a tutti, come sempre :)
A presto,
ciao ciao!
Agapanto Blu

  
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