Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: AxXx    14/07/2013    4 recensioni
Un esperimento fallito porta poteri a diversi ragazzi nel mondo. L'ONU istituisce la I.S.A. (International Security Agency) E, nel presunto tentativo di fermare i nuovi terroristi Omega, cerca di distruggerli, rendendo loro legali l'uso della violenza e dell'uccisione.
In fuga da tutto e tutti, alcuni Omega si ritrovano a combattere contro criminali e forze dell'ordine, spesso anche tra loro tutti con un obbiettivo importante da raggiungere.
Salvarsi, aiutare, sacrificare, combattere: tutto si risolve in una cosa sola; fare una scelta.
Quale prenderanno?
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

                                        Mosca

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[Diario di WC04]

 

Il giorno prestabilito mi preparai e andai all’incrocio adibito all’agguato: un peccato arrivare tardi: al mio arrivo era già tutto concluso: rimanevano sul terreno solo sei guardie del corpo e due auto: una limousine nera e una macchina blindata con quattro portiere, quest’ultima crivellata di proiettili.

“Ehi, fratello… qui c’è stato un massacro, sicuro che l’orario sia giusto?” Chiesi, mentre mi avvicinavo per esaminare i corpi.

“Vedo dalla microcamera… accidenti, sapevo che certe cose dovevano essere rapide, ma quanto ci hanno messo? Dieci secondi?” Chiese lui, attraverso l’auricolare.

Ma non era stato qualcosa di così inspiegabile: qualcos’altro aveva agito al fianco dei rapitori. La portiera della macchina blindata era sciolta, come se fosse stata a contatto con l’acido, i corpi degli uomini erano messi davvero male, come se qualcosa avesse liquefatto la pelle.

“Devo andarmene… sento già le sirene della polizia, torno da te e vediamo un nuovo piano d’azione.” Dissi, mentre diminuivo la mia massa fino a permettermi di fluttuare in aria. Con i giusti aumenti di massa, potevo persino dirigere il mio corpo in aria.

“Ho salvato le immagini, sto già cercando un acido in grado di fare certi effetti, ma senza un’analisi chimica sarà un lavoro piuttosto lungo.” Rispose Edward con un tono stranamente serio, mentre io tornavo al suo appartamento.

Appena arrivai lo trovai intento a cercare informazioni al computer ad una velocità superiore a qualsiasi cosa potesse esserci al mondo. Era incredibilmente efficiente e, nei momenti in cui il computer caricava, sfogliava qualche libro per poi tornare a lavoro con la velocità di sempre. Ci vollero tre ore, durante le quali io mi misi a pattugliare la città per sicurezza senza notare nulla di interessante.

“Superman, ho trovato qualcosa, torna subito.” Mi comunicò con entusiasmo attraverso il microfono.

Appena tornai lui si stava pulendo gli occhiali con uno straccio, mentre sul computer erano apparse sei piante e quattro animali differenti: due erano lucertole e due erano insetti.

“Il veleno appartiene a tutte queste creature viventi.” Mi informò allargando le braccia.

“Cosa!? Hanno usato dieci acidi diversi!? E come hanno fatto a farne così tanto da degli animali così piccoli?” Chiesi sorpreso, quanto avevano lavorato per tirare fuori tutto l’acido usato in quell’agguato: avevano fuso una macchina.

“Il problema è questo: io non lo so proprio. Ho cercato anche di entrare nell’archivio della scientifica, ma anche loro sono in alto mare: sappiamo solo che è un acido di origine ‘organica’ e naturale, ma nessuno è così potente da sciogliere un blindato.” Spiegò lui, evidentemente rabbioso per il fatto che non riuscisse a trovare una soluzione al problema.

“Allora siamo messi male… si sa niente dei rapitori? Richieste di riscatto?” Chiesi, mentre cercavo di riflettere su ciò che era accaduto. Mi stavo pentendo di non aver seguito meglio chimica.

“una richiesta di due milioni di euro è arrivata un ora fa: abbiamo tre giorni per trovare la ragazza, hanno dato tempi molto stretti, il che mi insospettisce.” Rispose Edward mettendosi di nuovo al computer.

“Che vuoi dire?”

“Voglio dire: l’epoca dei rapimenti è finita da un pezzo e mi sono chiesto perché tentare qualcosa di così pericoloso: sicuramente i Kent sguinzaglieranno tutte le autorità possibili contro i rapitori, a meno che non ci sia qualcosa dietro.” Rispose il mio amico, con aria sicura, mostrandomi una specie di cartella apparsa sul computer.

“Un conto in sospeso? Magari tra una banda criminale e la famiglia Kent?” Chiesi riflettendo sulle possibile cause di quell’avvenimento.

“Non avevo prove, ma ora sono sicuro: il padre di Emile aveva fatto un accordo con Michail Yurovsky, un importante esponente della malavita russa: cercò di ottenere l’appalto di alcuni pozzi di petrolio appena scoperti nel Caucaso, ma non saldò mai il suo debito. Cercò persino di accusare quel criminale, tirandosi astutamente fuori facendo sparire tutte le prove a suo carico, ma Michail non venne mai condannato.” Spiegò Edward, mettendomi davanti una foto che ritraeva un giovane di certe origini russe sui trentacinque anni, volto squadrato, capelli neri, occhi azzurri come il ghiaccio e sguardo astuto.

“Sembra un tipo pericoloso, ma ancora non sappiamo dov’è.” Dissi io, cercando di memorizzare al meglio quel volto, ricordandomi di spaccarlo appena lo vedevo.

“Mi ci vorrà un po’ di tempo: l’ultima telefonata è stata fatta da una cabina telefonica, quindi non hanno lasciato traccia, ma troverò il posto dove hanno portato la ragazza.” Mi assicurò Edward con decisione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[Diario di ricerca del dottor Wolf: 12 dicembre 2014]

 

 

Oggi sto ancora ricevendo rapporti dalla quarantene in Nevada e nella valle. Gli Omega liberi sono riusciti a sopravvivere a lungo con un successo inaspettato, tanto che i nostri uomini si sono trovati a fronteggiare una vera e propria resistenza armata.

In Nevada c’è stata la prima apparizione di Omega di ‘seconda Generazione’, cioè gruppi di Omega esposti solo in un secondo momento alle radiazioni Omega fuoriuscite, appunto, dalla base. La cosa preoccupante sono le mutazioni che le radiazioni hanno provocato nelle forme di vita meno evolute: i soldati parlano di insetti giganti e creature mai viste sopravvivere nei pressi della base. Sembra, inoltre, che particolari funghi mutati siano capaci di prendere il controllo dei corpi dei soldati trasformandoli in mostri assetati di sangue non dissimili dagli zombie. Le nostre unità locali ci informano che il fungo si spande molto lentamente in un corpo vivo, quindi è possibile abbattere l’infezione con un trattamento di esportazione di tessuti entro ventiquattr’ore, altrimenti si deve amputare la parte lesionata. Non vi è presenza di alcun tipo di spore infettive per ora, ma non si esclude che presto potrebbero nascere. Per questo i soldati di stanza in zona sono stati dotati di maschere anti gas e kit per auto disinfettare le ferite. Per maggiori informazioni ho richiesto l’invio di Foureyes in zona, in modo che possa prelevare e analizzare dei campioni freschi di insetti e funghi esposti all’elemento Omega.

I cadaveri infetti si risvegliano dopo circa dodici ore (quattro se il morso è stato inflitto al collo o al viso), il tempo che il fungo impiega a spandersi fino al cervello. Gli uomini stanziati in zona hanno l’ordine di cremare i cadaveri.

Il timore più grande è l’esposizione di batteri: per ora non vi è stato nessun risultato, ma si teme il peggio. Secondo i miei calcoli il batterio che provoca il raffreddore potrebbe raggiungere un livello di letalità pari a 1 persona infetta su 500, mentre batteri più aggressivi, come il varicella, potrebbe raggiungere livelli di 1 su 50. L’esperienza di foureyes come virologa potrebbe rivelarsi vitale. Invio oggi richiesta ai magazzini della struttura polare in modo che mi inviino scorte di Elemento Omega: tenterò di fonderlo con antibiotici normali e vedere se è possibile potenziarli contro i batteri.

Per ora l’Omega Mater non da segni di vita: il soggetto necessita di studi ulteriori. Il suo status attuale è ancora impreciso, anche se i nostri scienziati parlano di stato fisico simile al coma.

 

 

 

 

 

 

 

[Diario di WX01]

 

 

“Siamo arrivati.” Dissi, mentre ci avvicinavamo alla città, a velocità abbastanza sostenuta. Era passata un’intera dall’incidente sul treno e ancora nessuno ci stava inseguendo.

Ero parecchio inquieto e, sinceramente, non me la sentivo di continuare: avremmo dovuto tornare indietro, ma ormai eravamo lì. Ammetto: non sapevo ancora perché stessi continuando, avevo trovato dei buoni compagni di viaggio: K07 e Greta erano buoni compagni e il suo fidanzato e sua madre ci avevano coperti e aiutati in molte situazioni pericolose assumendosi anche dei rischi.

“Sicuri di voler continuare?” Chiese Tiziano affacciandosi sul retro del camper, mentre la donna guidava.

“Ormai siamo qui… una volta finito potrete prendere la vostra strada e non ci vedremo più.” Assicurai io, mentre andavo a svegliare K07 per dargli il cambio. In comune accordo io e lui, avevamo deciso di esonerare Greta dall’onere di dover fare la guardia. (Cosa inutile, dato che ì, una volta che ci scoprì, insistette per fare la sua parte.)

“Nessuno va da nessuna parte: ci siamo abituati alla vostra presenza e poi ci mancheresti… Greta sta cominciando a tenere a te.” Mi disse il ragazzo, raggiungendomi dietro.

“Vero… ma forse è per questo che è meglio se prendiamo strade diverse: attiriamo troppi guai.” Spiegai facendo spallucce.

“Io non ti fermerò, ma sappi che se avrai bisogno di aiuto, credo proprio che te lo daremo. Sei un tipo a posto.” Sussurrò lui, mettendomi una mano sulla spalla.

“Ok… me lo ricorderò… ma tu vedi di prenderti cura di Greta, altrimenti, giuro su dio, che ti farò un elettroshock che ricorderai per tutta la vita.” Risposi, scherzosamente, mentre gli davo un pacca sul petto.

“Ti prendo in parola.” Disse il ragazzo ridendo.

Io sorrisi di rimando e, dopo aver svegliato K07, mi addormentai molto più riposato del solito.

Era da parecchio tempo che facevo sogni strani: non capivo cosa stessi vedendo, ma erano immagini sconnesse, luoghi che non avevo mai visto. Avevo come la sensazione che stessi vedendo la realtà attraverso gli occhi di altri. Quella sera, però, le cose furono peggiori.

Sentii dolore… un dolore lancinante e terribile, come se mi stessero lacerando la carne con delle lame di fuoco. Intorno a me c’erano delle voci, ma non sembravano volermi aiutarei. Io mi sentivo solo e nudo, completamente esposto a quella tortura.

Mi svegliai di soprassalto.

“Che hai!?” Mi chiese Greta allarmata, mentre mi accorgevo di avere il corpo sudato.

Io mi misi a sedere sulla brandina. Mi accorsi che ci eravamo fermati e mi appoggiai le mani sulla fronte.

“Io… non lo so… credo che fosse un sogno, ma era molto reale… mi era già capitato, ma sinceramente… non lo so.” Risposi con un soffio, mentre cercavo di contenermi.

Lei mi accarezzò leggermente la schiena e (mi accorsi solo in un secondo momento che stava usando i suoi poteri per calmarmi la mente) mi rilassò.

“Forse non è un sogno, ma noi siamo qui e sei… relativamente… al sicuro. Dormi un altro po’, che domani devi finire il tuo ‘lavoro’.” Mi consigliò con un sorriso rassicurante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[Registrazione delle operazioni sul campo dell’agente Foureyes]

 

 

 

“Appena arrivata sul posto ho notato come il virus abbia un effetto dannoso non solo sul corpo, ma anche sulla psiche dei soldati. Sopravvivere non aiuta il trauma della perdita di un arto. Di solito è la mano o il braccio, ma non mancano lesioni di gran lunga peggiori, come l’amputazione quasi totale di una gamba o la necessità di togliere alcune parti del tronco infette. Fortunatamente queste ultime sono estremamente rare e, di solito, basta l’iniezione del siero per arrestare l’avanzata del fungo in questa parte del corpo.

Il peggio sono i cadaveri ambulanti: si dividono in due categorie: i runner e i liker. I runner sono cadaveri venuti a contatto con il fungo in un periodo relativamente recente, credo non più di due mesi. Al mio arrivo sono nati i primi Liker: una mutazione avanzata dell’infezione da fungo Omega. Essa rende gli uomini ancora più simili ad un ‘fungo vivente’ rendendoli cechi, ma con un udito estremamente sensibile.

Ho riscontrato un aumento della massa muscolare generica nella mutazione, mentre diverse parti del cervello sono in necrosi. Non ho idea se la mutazione possa raggiungere ulteriori evoluzioni, ma posso dire che il miglior modo per eliminare questa nuova ‘forma di vita’, sono necessari colpi alla testa e in una zona corrispondente all’intestino.

Il fungo, infatti, necessita di un controllo sui fluidi corporei del soggetto infetti, in modo da poter continuare a irrorare energia agli arti. Se si colpisce il cuore, il neo-organo di irrorazione non riceve danni, mentre un colpo alla zona prestabilita provoca un forte shock nel soggetto infetto che, se non provoca una morta quasi istantanea, lo lascia privo di forze e stordito per diversi minuti.

In caso di morsi è possibile debellare l’infezione del fungo con un semplice antibiotico comune: il fungo, infatti inietta una sostanza simile ad un batterio nel sangue che divora le cellule del corpo prendendone il posto. Tuttavia, con l’assunzione di antibiotici (meglio più di uno) entro le prime ventiquattrore, tali cellule verranno distrutte. Questo bombardamento antibiotico tende a lasciare malato molto debole per due giorni, quindi è consigliato allontanarsi dalla zona di infezione.”

“Signora, non può entrare armata nel laboratorio.”

“Mi scusi, precauzione necessaria.”

“Molto bene… la dia a me, la terrò al sicuro. Ogni effetto personale le sarà restituito una volta uscita.”

“grazie, soldato… ora… sto entrando nel laboratorio B-11, dove, insieme a due biologi, il dottor Adams e il Dottor Wellesh, dissezionerò un liker.”

“Faccia attenzione, mi raccomando.”

“… Ok… Si nota subito una certa… necrosi di tutti gli organi che il fungo ritiene… inutili… fegato e gran parte dell’apparato digestivo e riprod… cos’è stato?”

“Forse un movimento post mortem del soggetto, meglio aprire anche la zona celebrale per assicurarci…”

“No, aspetti! Non…”

“Oh, cristo, questo non è morto… Aaaaaaaah!!!”

[Interruzione trasmissione]

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ehi, superman! Sveglia!”

Se c’era una cosa che dovevo odiare di Edward era la sua dannatissima voce squillante. Sarebbe riuscito a svegliare un sordo.

“Cos’hai scoperto?” Chiesi, mentre scuotevo la testa per togliermi il sonno dagli occhi.

“Allora… ti interesserà sapere che ho intercettato una telefonata: domani un tale, che risponderebbe al nome di ‘il contatto’, andrà a portare una cosa al magazzino in via Stalingrado: una vietta in un quartiere malfamato della città. Non ho capito molto, ma ho controllato il magazzino: sotto c’è un intricato snodo di gallerie che è anche collegato alle fogne. Da altre intercettazioni posso dire che le probabilità che la signorina Kent sia lì sono del 99,9999%.” Spiegò lui, mostrandomi un’impressionante piantina del sottosuolo.

“Ok… sappiamo nulla di questo ‘contatto’? è un amico dei Kent che viene a consegnare il riscatto?” Chiesi, incuriosito. Era passato più di un giorno, possibile che si fossero già arresi ai rapitori.

“No… ne dubito, credo sia un loro collega italiano che viene a portare qualcosa di molto interessante. Forse il campione di un arma.” Rispose Edward con una certa sicurezza.

“Ancora non riesco a capire dove trovi tutti queste informazioni.” Sbottai divertito, mentre lui chiudeva le ultime finestre che aveva aperto.

“Ti stupirai di quanta roba si trova su internet… nei primi anni della sua creazione la gente ci riversò dentro ogni genere di informazione. Per la piantina dei satelliti posso dirti che ho dovuto hackerare un satellite per le scansioni geologiche ch ho avuto la fortuna di trovarlo a passare sopra la città. Per il resto… per me è stato facile come bere un bicchier d’acqua.” Rispose con mal celato orgoglio, mentre si buttava sul letto.

Io, intanto, mi misi ad osservare il cielo stellato sopra Mosca. Da quando i miei si erano trasferiti non avevo mai saputo apprezzare quella città, in quei giorni era diventata per me, un vero e proprio rifugio.

‘Agirò domani… qualsiasi cosa stiano per ricevere, fermerò il carico.’ Pensai, mentre chiudevo la finestra deciso a darmi qualche ora di sonno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[P.O.V. AX01]

 

 

Arrivammo davanti al magazzino che mi avevano indicato alle 10.20, dieci minuti prima dell’ora stabilita. Forse non era una buona mossa, ma, nonostante le mie insistenze, i miei compagni avevano insistito affinché mi accompagnassero in quell’ultima parte della missione.

“Siete sicuri di volermi seguire? Questo non è un gioco.” Li informai io per almeno la decima volta. Non volevo esporli ad alcun rischio, ma loro avevano insistito tanto per seguirmi.

“Ormai ci siamo, no? Ti seguiremo anche qui e, se qualcosa non andasse per il verso giusto… ti aiuteremo.” Rispose Greta, decisa. Difficile farle cambiare idea quando si era messa in testa di fare una cosa.

“Vero… e poi abbiamo affrontato quella battaglia sul treno. Siamo una bella squadra.” Aggiunse K07, tirandomi una pacca sulla spalla. Anche lui la prendeva comoda, dopotutto non si abbatteva mai, davanti alle difficoltà.

“Ok, ecco il piano.” Dissi alla fine, un po’ scocciato, ma grato del sostegno dei miei compagni. “Greta, quanti uomini ci sono all’interno?” Chiesi, mentre lei si metteva a gambe incrociate, in una posizione simile alla meditazione, mentre chiudeva gli occhi.

“Percepisco ventuno menti all’interno del magazzino… ma ce ne sono altre ventuno nel sottosuolo, credo.” Rispose dopo un minuto, riaprendo gli occhi che erano diventati un po’ lucidi.

“Ok, allora. Io e K07 entriamo da soli per consegnare la valigetta. Greta, tu e Tiziano state sulla porta e, signora, lei rimanga al volante. Se tutto va bene ce ne andiamo, ma se succede qualcosa, evitate di fare eroismi, tornate sul camper e pigiate a tavoletta l’acceleratore.” Dissi con tono deciso, cercando di far capire che era importante che tutti facessero come avevo detto.

Mentre scesi, osservai Tiziano che chiudeva lo sportello. Stava soppesando una pistola, un revolver a canna lunga, come se fosse un pacco di esplosivo che poteva esplodere da un momento all’altro.

“Sicuro di saperla usare?” Chiesi preoccupato. Mi ricordavo la prima volta in cui mi resi conto di aver ucciso un uomo: mi resi conto di quanto siamo facili da uccidere. Era come se ti svuotassi dalla testa ai piedi, finendo con il capire quanto potresti morire facilmente.

“L’ho già usata… solo che… diavolo, la prima volta che usi un arma… te la ricordi. Noln so come ti sei sentito tu, ma…”

“Come te… credo che tutti qui abbiamo ucciso almeno una persona, ma l’abbiamo fatto anche, e soprattutto, per difenderci. Se tutto va bene, comunque, non dovrai usarla.” Lo rassicurai, mentre mi avviavo.

“Buona fortuna a tutti, soprattutto a te, tesoro.” Disse la madre di Greta, abbracciando la figlia.

“Tranquilla, mamma… sono certa che andrà tutto bene.” Rispose lei, rispondendo all’abbraccio.

‘Beato ottimismo… io, invece, ho una brutta sensazione…’ Pensai, mentre, affiancato da K07 mi avviavo verso l’enorme porta di metallo del magazzino.

Alle nostre spalle, Greta e Tiziano si erano posizionati all’entrata della stradina, mentre sulla via principale continuava ad esserci un traffico incredibile. Nessuno avrebbe sospettato di noi… certo, questo finché non avessimo iniziato a sparare.

 

Arrivati al portone di metallo bussai quattro volte: le prime tre velocemente, la quarta tenni il pugno premuto sul metallo in modo che fosse un suono prolungato. Dovetti attendere pochi secondi e ad aprirmi fu un tale robusto che mi superava di una testa in altezza con un passamontagna in testa e un AK-47 in mano.

L’interno era completamente vuoto, se non una passerella di metallo a quattro metri d’altezza sulla quale erano appostato sei uomini armati e un tavolo con due sedie. Ai lati almeno quattordici uomini armati come il tipo che mi aveva aperto e tutti con il passamontagna, eccetto il tipo che ci attendeva seduto. Era un uomo sulla quarantina d’anni, capelli stranamente grigi e con una cicatrice sul volto che gli  attraversava guancia e occhio, fino ad arrivare all’attaccatura dei capelli.

‘Di sicuro è un tipo pericoloso…’  Pensai, mentre percepivo qualcosa di strano. Erano come delle vibrazioni invisibile che, però, io riuscivo a percepire. Mi ricordavano la sensazione provata quando avevo incontrato K07 e Greta sul treno, ma queste erano… difficile dirlo… mi comunicavano una sensazione negativa. Dall’espressione crucciata del mio compagno intuii che anche lui aveva una sensazione simile.

“Finalmente… avete portato quello che abbiamo chiesto?” Fece il nostro interlocutore senza maschera, mentre io mi sedevo.

Non dissi nulla, ma appoggiai la valigetta sul tavolo.

Lui la aprì e, con mia enorme sorpresa, estrasse una spada simile alla mia, ripiegata su se stessa, come se fosse una specie di molla. Era proprio una spada ad alta tensione, ma c’era una differenza: mentre la mia non aveva bisogno di un alimentazione esterna (ci pensavo io a fornirgliela) quella aveva due piccole batterie attaccate al manico. Per poterle ospitare e poter impugnare l’arma senza difficoltà, l’impugnatura era stata allungata.

“bene… avete mantenuto la vostra parola, darò il mio personale appoggio nell’eliminazione del vostro problema, devo solo…”

In quel momento ci fu una specie di esplosione e una parte del tetto venne giù, insieme ad uno strano tipo che indossava una speciedi bandana che gli copriva il viso. Aveva indosso un paio di Jeans e una maglia a maniche lunghe, ma per il resto sembrava insofferente al freddo gelido che si sentiva. (Meno male che io avevo una felpa con cappuccio.)

“La festa è finita! Consegnatemi la ragazza e non vi manderò all’ospedale!” Urlò, mentre stendeva i primi due uomini che cercarono di fermarlo con un solo pugno, facendolo volare dall’altra parte della struttura.

“Un po’ tardi, signori, oggi faremo fuori il problema che ci tiene lontani dagli affari.” Urlò il tipo con la cicatrice impugnando la spada ad alta tensione che, grazie a degli speciali fermi, era diventata solida come la mia.

Io me ne sarei andato subito, ma K07 non era un tipo a cui sfugge qualcosa, infatti colse l’occasione per metterci nei guai.

“Aspettate un attimo! Di che cosa sta parlando, quel tipo!?” Chiese rabbioso stringendo i pugni, mentre io maledicevo la sua onestà: avremmo potuto andarcene senza troppi problemi.

“Te lo dico io! Questi tizi hanno rapito una persona e so che la vogliono uccidere! Io li fermerò quindi non mettetevi in mezzo!” Urlò il signor ‘abbatti tetti’, prima che il nostro contatto potesse rispondere.

“Questi sono solo affari… voi due potete andare, non ci servite più.” Disse l’uomo con la cicatrice, mentre alcuni suoi uomini spostavano le armi verso di noi, facendoci capire che avrebbero fatto fuoco se ci fossimo intromessi.

Avevo la possibilità di andarmene, e di lasciarmi tutto alle spalle. Dopotutto io non conoscevo ne l’uno ne l’altro e di certo mi sarei messo in guai grossi se avessi fatto una mossa in favore di uno dei due. Il problema fu che K07 non era della mia stessa opinione: troppo onesto e troppo intenzionato a procedere nella sua campagna contro la criminalità. Lui avrebbe attaccato con o senza di me.

La scelta poteva essere una sola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rieccomi! :D dopo le vacanze e l’esame le vacanze sono deciso a scrivere a più non posso, prima di andare a visitare Venezia (il che ci costringerà a chiudere di nuovo la storia per un po’) Lascio intuire a voi quale sarà la famosa ‘scelta’, ma vi basterà sapere che, anche per il prossimo capitolo, Y01 sparirà dalla vista del creato, ma tornerà più pericoloso del solito.

AxXx

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: AxXx