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Autore: ehydarlin    14/07/2013    6 recensioni
(dal capitolo 3)
«Posso chiederti una cosa?» disse guardandomi con i suoi occhi blu oceano.
«C-certo.» dissi un attimo in soggezione dai suoi occhi.
«Perché sei andata così tante volte in prigione?» Louis mi guardava troppo intensamente...
Ecco la domanda che non doveva mai rivolgermi. Sicuramente non gli avrei mai detto che c’ero tornata così tante volte in carcere per cercare di trovare Niall.
«Solamente, mi beccarono più volte…» finsi palesemente.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Niall Horan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Married? 












Quando aprii gli occhi non potei fare a meno di dirmi che tra poco sarei potuta tornare a casa. Una luce tenue filtrava dal vetro della finestra alla mia sinistra. Ormai avevo fatto l'abitudine all'odore del disinfettante che impregnava l'aria dell'intera struttura ospedaliera.

Mi stiracchiai emettendo un lieve mugolio, e notai con grande felicità, che louis era seduto di fianco a me. Gli avevano tolto la flebo, mentre a me l'avevano tolta due giorni prima. Non serve dire che era meglio che mi tenessi la flebo, perché il cibo dell'ospedale faceva davvero schifo. Senza offesa, ovviamente, ai cuochi.

Il movimento del mio stiracchiamento ripercosso sul letto deve aver svegliato Louis, che alzò la testa poco dopo.

«Buongiorno, piccola» mi salutò con voce impastata dal sonno.

«Buongiorno a te, amore. Non dovresti essere a letto?»

«Mmh» mugolò venendomi ad abbracciare. «Mi mancavi...»

Risi alle sue parole così strascicate che bisognava concentrarsi molto per capirle. Aveva il volto riposato, gli occhi gli brillavano, e le labbra mi richiamavano come se fossero un banchetto posto davanti ad un uomo che sta morendo di fame. Perciò non resistetti e, allacciando le braccia dietro il suo collo, iniziammo a baciarci.

Non ci vedevamo dalla sera prima, dove non potevano mancare senza dubbio i nostri baci della buona notte, e già mi mancava tantissimo. Meno male che ero in una stanza singola, altrimenti... che spettacolo che avremmo fatto!

«Mi ha chiamato un agente di polizia pochi minuti fa. Mi ha detto che Rachel si è costituita e adesso è dentro.»

“Rachel si è costituita e adesso è dentro”

Non saprei esserne convinta al cento per cento, ma sentivo una nota di amarezza mista a tristezza nella voce di Louis. Subito dopo mi attraversò come un baleno la conversazione nella stanza di Lou quando i ragazzi mi avevano fatto quello stupido scherzo. A proposito... devo trovare ancora una punizione, ma proprio crudele, da fargli. E avrei già una mezza idea.

«Lou...» Mi scostai un attimo per guardarlo negli occhi. Vorrei affogarci in quegli occhi da quanto mi sembrano oceani. «L'altro giorno, quando Rachel è venuta a parlarci qui in ospedale... ecco, stava dicendo “Loro mi minacciavano di...” e non ha finito la frase, e te sembravi... non so... come se sapessi a che cosa si stesse riferendo.» Piano piano la mia voce divenne sempre più sommessa, e abbassai il viso nell'ultima parte del discorso.

Lui sgranò gli occhi così debolmente che pensai che non volesse farsi prendere il fallo.

«Be'... quando i suoi complici se ne sono andati portandoti via e dando a me l'incarico di trovare tutti quei soldi... Rachel si è messa a piangere, continuando a scusarsi e iniziando a piangere. Parlava mentre piengeva, e io l'ascoltavo con la voce disperata. Ha detto che hanno ucciso sua madre davanti ai suoi occhi; avevano preso il padre e la minacciavano che se non avesse fatto tutto ciò che le avessero detto di fare avrebbero ammazzato anche lei.»

Sentii un groviglio tutto dentro. “Avrebbero ammazzato anche lei.”

Possibile che fossero davvero degli uomini così crudeli? Come si fa ad essere così privi di emozioni e sentimenti?

«Avevo una gran paura. Paura di perderti, Meg.» Piano piano, quei suoi due pozzi azzurri dove ci si può annegare dentro, iniziarono a diventare appannati, lucidi… rimasi incantata a fissarlo, senza capire il significato delle parole che disse dopo. Diceva qualcosa, ma ero estremamente distratta dai suoi meravigliosi occhi, e rimasi a fissarlo, finché vidi che gli scese una lacrima. «Lou…» lo chiamai appoggiandogli il palmo della mano sulla sua guancia umida.

«Avevo così tanta paura di perderti, Meg…» continuava con la stessa frase. Si piegò verso la mia mano appoggiandosi sopra la sua, come se volesse un maggior contatto.

«Ti amo così tanto, Meg…»

Non potevo vederlo così. Con gli occhi gonfi, mentre non incrociava il mio sguardo. Mi faceva stare maledettamente male.

«Ehi, Lou… guardami» Gli presi il volto tra le mani sollevandogli la testa per farmi incrociare i suoi occhi. «Lou, sono qui. Ti amo, non ti lascio. Abbiamo ancora molto tempo da passare insieme.» Gli parlai come si parla ad un bambino, cercai di tranquillizzarlo e, per quanto stessi male nel vederlo stare male così, non potei fare a meno di dirmi che era la reincarnazione di un dio greco. Talmente bello che non sembrava vero. «Ti prego, non piangere. Sto bene.» continuai. Spensi il mio sorriso vedendolo triste, e per tutta risposta, lui tirò le labbra in un sorriso annuendo. Non potei pensarci due volte che mi fiondai sulle sue labbra, così belle, così dolci, così rassicuranti. Sia per me che per lui.

Le sue labbra erano morbide per il suo pianto. Mi sembrava che stessero chiedendo il permesso per amarmi, da quanto erano tenere e da quanto mi facessero sentire a casa.

Un bacio che attivava molte emozioni. Ci tranquillizzava e nello stesso tempo ci faceva chiedere di più l’uno all’altro. Lo sentivo; i suoi baci divennero sempre più bollenti, e dopo poco si ritrovò a stendersi sopra di me nel lettino dell’ospedale.

«Ti… amo… davvero… tanto…» sussurrò tra un bacio e l’altro tanto da farmi ridacchiare.

«Anche io.» dissi senza titubare fissandolo negli occhi diventando seria per quanto queste emozioni mi travolgessero. Ovviamente non rimasi seria troppo a lungo, perché quando vidi Louis che, mordendosi le labbra, guardava la mia bocca, non potei fare altro che sorridere alla sua espressione. E tornò a darmi dei piccoli baci sulle labbra, poi spostandosi a baciare il mio intero volto.

«A proposito… è da un po’ che volevo farti una domanda, Lou.»

«Mmh… proprio adesso?» si staccò da me facendo il broncio, esponendo il labbro inferiore che mi affrettai a baciare.

«Sì.» sorrisi. «Stavo pensando ad un nome… un nome importante.»

«Un nome?» chiese lui alzando un sopraciglio «Louis Tomlinson. Più importante di così!» Rise.

Piegai di lato la testa. “C’ha quasi preso…”

«E’ tanto divertente, Lou? Con “Tomlinson” c’hai preso, ma io preferivo un nome tipo… che ne so, Nick, John, Simon… qualcosa che stia bene con Tomlinson.»

«Perché stai cercando questo nome?» chiese lui titubante.

«Oh, niente di che… solo per il futuro.» Mi sorpresi io stessa della nonchalance con cui dissi quella frase.

«Per il futuro?»

«Dai, Lou… potremmo metterci avanti con i lavori…»

Parlavo in codice, okay, ma poteva anche Louis metterci un po’ di impegno nel capirlo!

«Insomma, Lou! Sto parlando dei nostri futuri bambini!»

Detto quello sembrava che i suoi occhi uscissero dalle orbite, da quanto era sorpreso. Quasi mi offesi per la sua faccia, tanto che guardai fuori dalla finestra con fare imbronciato e con le braccia conserte.

Lui sbuffò. «Certo, Meg. A me piace molto Andrew.»

Adesso era il mio turno di essere sorpresa. Pensai che avesse continuato con una delle sue solite uscite tipo “non è un po’ troppo presto?”, oppure, “forse è meglio pensarci quando sei incita…?”

La mia bocca si aprì in un sorriso a trentadue denti, anche quelli del giudizio che non mi sono ancora cresciuti. «Andrew… sì, è un bel nome. E se invece è femmina?» lo guardai speranzosa.

«Boh, non ho pensato ad un nome da femmina, per quello ti lascio tutta la scelta.»

Gli misi le braccia intorno al collo e iniziai a baciarlo con foga.

«Lou…» lo chiamai un’ultima volta.

Lui non rispose, e continuò a baciarmi appoggiando una mano sul mio fianco, e l’altra sulla mia schiena. «Oggi a casa mia non c’è nessuno… neppure Sophie.»

Lasciai il discorso trasparire nell’aria, ma le intenzioni erano chiare. Sentii il suo sorriso sulle mie labbra e rispose una cosa che mi elettrizzò e mi fece aderire ancora di più al corpo di Louis continuandolo a baciare:

«Okay.» Lo guardai negli occhi. Lo volevo davvero, lo amavo davvero. Ora e per sempre. Finché morte ci non ci separi.

«Ti amo»

«Ehm ehm.» Un sonoro tossio provenire dalla porta della stanza dell’ospedale.

“No, Sophie, non adesso!”

«Scusate l’interruzione, piccioncini allupati... ma l’infermiera ti vorrebbe a letto, Louis.» La sua frase non era delle più simpatiche, ma il suo tono era amichevole, infatti Louis le sorrise scuotendo impercettibilmente la testa e alzandosi dal letto.

«Stasera vi dimettono entrambi, cercate di non fare casini, eh» ci ammonì Sophie mentre Lou era sulla soglia in tempo per sentirla.

Una volta che il mio ragazzo si chiuse la porta bianca alle spalle per poi dirigersi nella sua stanza ad annoiarsi, come me; Sophie mi si avvicinò sedendosi sulla sedia non lontana dal letto

«Senti, Meg, so cosa provi per Louis, e so anche ciò che lui prova per te, e sinceramente non potrei dire chi è più cotto tra i due» iniziò il suo monologo guardandomi negli occhi, mentre io cercai di capire dove voleva andare a parare con le sue parole. «Ho sentito il vostro discorso, involontariamente ovviamente, ma, ecco...»

Ha sentito il nostro discorso? Oddio... quello di Andrew?

«Volevo solo dirti di stare attenta. Okay, sei grande e indipendente, e sei diventata anche più matura da quando sono arrivati Louis, Niall, Harry, Zayn e Liam nella tua vita, ma ricorda che hai ancora diciassette anni... goditi la vita.»

“Goditi la vita...”

E pensare che Sophie è più piccola di me, sentirle dire queste cose mi fece rattristire. Pensare che lei non poteva vivere a lungo come, magari, sarei riuscita io, mi faceva sentire ancora peggio. Tutte le battutine scambiate prima con Louis erano soltanto un brutto ricordo...

«Lo farò Sophie. Sono consenziete di quello che voglio fare con Louis, lo amo e lui ama me, forse ci saranno complicazioni, ma renderanno solo la vita con un po’ più di pepe. Lo amo, Sophie. Non è un capriccio di una bambina, te lo assicuro.» le sorrisi preoccupata per lei ripassando tutto il discorso che avevo fatto, e ripensando ad una frase in particolare alzai un angolo della bocca «E poi... ormai sono diciottenne, Sophie. Il mio compleanno è tra meno di una settimana»

Anche lei sorrise. «Oh, me lo ricordo bene, e ho già impacchettato il regalo!»

A quell’affermazione mi si allargarono gli occhi. «Cos’è, cos’è, cos’è?» Chiesi non riuscendo a frenare l’entusiasmo, e lei, per tutta risposta, scosse la testa.

«Dai, Sophie! Non puoi dire queste cose e aspettarti che io non sia curiosa! Non puoi farmi questo!»

Feci gli “occhioni da cucciola”, come si suol dire, e sporsi il labbro inferiore per essere ancora più tenera, ma come sempre, la mia sorellina non si fece ingannare e con quei trucchetti vecchi come mio padre, e continuò a scuotere la testa.

«Perché dovrei dirti una cosa del genere? Sai che non ci sarebbe gusto poi a darti il tuo regalo!»

Sorrise da un orecchio all’altro. “Una sorella più crudele di Sophie proprio non esiste!”

«Comunque... non è questo il motivo per cui sono venuta qui.»

Alzai un sopraciglio offesa. «Ah, non perché volevi trovare la tua sorellina all’ospedale?»

«Dai, non dire così» mi diede un leggero pugno amichevole sulla spalla in segno di ammonimento.

Iniziai a ridere contagiando anche lei.

«E’ importante ciò che voglio dirti!» cercò di restare seria chiudendo le labbra in una linea dura, cercando di smettere di ridere.

«Mh, sono tutta orecchi. Cosa succede?»

La sua bocca cambiò ancora espressione, da seria, a un sorriso a trentadue denti. “Ma è lunatica?”

Era talmente sorridente che non riusciva più a tornare seria per parlarmi.

«E’ una cosa bella?» Mi azzardai a dire. “Come non può essere una cosa bella con il suo sorriso? Idiota.”

Lei annuì con la testa e io continuai con il mio interrogatorio.

«C’entra con qualcosa?»

Lei fece di no con la testa.

«C’entra con qualcuno?»

Assottigliai gli occhi fissandola mentre annuiva.

«C’entra con Matt?»

Questa volta annuì molto più violentemente delle altre volte.

«Non so più andare avanti... cos’è successo di bello con Matt?»

Rimase zitta per alcuni istanti son il suo, ormai irreparabile, sorriso da ebete sulla faccia. Presi fiato per chiederglielo un’altra volta di cosa fosse successo, ma lei parlò poco prima di me fermandomi e facendomi venire le farfalle nello stomaco per lei.

«Mi ha chiesto di sposarlo!»

Urlò non riuscendo a trattenere la sua esaltazione e io sgranai gli occhi, sbalordita e ammirata allo stesso tempo.

La bocca mi si aprì (anzi, spalancò, rende di più l’idea) senza che riuscissi a tenere chiusa.

«Oddio!» dissi con impeto una volta che fossi riuscita a capire a fondo quelle parole. «E tu cos’hai detto?» Mi aveva infettato. Avevo anche io il suo sorriso da un orecchio all’altro da ebete.

«Be’, che domande! Ovviamente ho detto di sì!»

Non riuscii a trattenermi un gridolino da bambina con un nuovo giocattolo nuovo!

La abbracciai immediatamente da quanto ero felice.

«Oddio, Sophie, è meraviglioso, stupendo, perfetto!»

«Dillo a me!» sussurrò affondando la testa sulla mia spalla.

«Tanti auguri, Sophie. Faccio una statua a quel santo di Matt, altroché!»

Lei rise con me e rimanemmo lì per un bel po’ di tempo a chiacchierare, finché Sophie non si sentì stanca e disse che voleva andare a casa.

«Adesso è meglio che mi vada a riposare. Ciao, Meg.»

«Okay, a domani, Sophie.»

Si alzò dalla sedia e subito qualcosa non mi quadrò. Era pallida e barcollava, anche se non voleva darlo a vedere. Era quasi arrivata alla porta quando si accasciò su se stessa per terra.

«Sophie!» Urlai scendendo immediatamente dal letto spingendo il pulsante per emergenze per i medici che arrivavano all’istante, e cercai di aiutarla.
“Sophie, no!”









I Would.

So che non aggiorno da fin troppo tempo per farmi di nuovo viva, ma ho ritardato tanto perché ormai, non so neanche se ci sono delle persone a cui interessa la fanfic, perché stanno sempre diminuendo le recensioni e il numero di seguite/ricordate/preferite, quindi mi stavo solo chiedendo se vi piacesse ancora o non mi vorrete mai vedere sulla faccia della terra. boh, idk.

Sooooo, non lo so. Ci sono troppe cose belle e una cosa che devasta alla fine del capitolo, e ancora devo chiedermi se ho fatto bene o no, ma chissenefrega lol.

Io, rileggendolo, ho sorriso come un’ebete per tutta la prima parte del capitolo, non so se è successo anche a voi, ma... idk. lol.

Comunque, dipende tutto da cosa succederà, se troverò ancora delle persone che mi chiederanno di continuare scriverò i capitoli con il finale che ho sempre sognato che mi piace un casino asdfgh, altrimenti farò l’ultimo capitolo e addio al piffero.

Vabbè, ditemi che ne pensate ;)

UNA COSA IMPORTANTISSIMA, LEGGETE lol:

Proprio ora, right now, ho aggiunto una storia su Larry che sto scrivendo con la mia migliore amica a distanza, e per chiunque fosse interessato, si chiama Red. (cliccare sul titolo per andare alla storia)

Bene, come al solito se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone :)

twitter: @niallersbreath

ask: dontbetamed

Alla prossima c:

   
 
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