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Autore: thyandra    14/07/2013    7 recensioni
Kakashi è un pessimo baby-sitter. Ma da parte sua, il piccolo Naruto è una vera peste...
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Di baby-sitter e bambini troppo vivaci'
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Nota: ringrazio thera per avermi dato l'idea. E' tutta colpa sua se ho partorito questo aborto xD


Di scomode comodità
 
 
 
“Kakashi-nii, perché porti sempre il bavaglio?”
Il ragazzo alzò gli occhi – o meglio, l’unico occhio scoperto – dal libro che stava leggendo e si voltò a guardare il nanetto biondo, che, seduto davanti a lui, lo osservava con l’innocente curiosità di un bambino di 4 anni.
“Perché… è comodo” rispose, semplicemente.
Il bimbo inclinò leggermente la testa da un lato. “Comodo?” sembrava non capire.
“Beh, vedi, per un ninja è utile nascondere la propria identità, essere poco riconoscibile… e poi se i tuoi nemici non vedono la tua espressione, non capiscono le tue intenzioni” spiegò, dubitando egli stesso che un moccioso come Naruto potesse capire quelle sottili strategie.
Il bambino invece parve soddisfatto di quella spiegazione e non fece altre domande. Sembrava pensieroso. Kakashi non ci badò e volse nuovamente la sua attenzione al romanzo. Era così preso dalla lettura, che non si accorse che Naruto si era alzato ed era andato nell’altra stanza, silenzioso come un vero ninja.
Tuttavia, dopo un po’ si rese conto che regnava un silenzio sospetto, per essere in casa Namikaze. Guardò nella direzione in cui fino a poco prima era stato seduto il pargolo e trovò il posto vuoto. Un campanello di allarme suonò nella sua lucida mente di shinobi. Si alzò in tutta fretta, presagendo un guaio.
Dannazione, proprio adesso che Yuri-chan aveva deciso di confessare il suo tradimento a Shinji!
Il tempismo di quel marmocchio nel guastargli le feste era proverbiale quasi quanto la propria scarsa attitudine ad arrivare in orario ad un appuntamento.
“Naruto! Naruto, vieni fuori! Dove ti sei cacciato?” lo chiamò, senza ricevere risposta, mentre ispezionava ogni stanza alla ricerca del piccolo uragano.
Si fermò: aveva sentito il rumore di un’anta d’armadio che veniva chiusa di scatto, colpevole.
Corse nella stanza da letto del suo sensei e spalancò il mobile.
Naruto stava lì dentro, con un sorriso raggiante, con i resti di quel che era stato un vestito di Kushina che gli pendevano dalla testa e finivano tra le manine armate di forbici.
“Naruto! Che hai combinato!” esclamò Kakashi, più rassegnato che arrabbiato, disarmando quella potenziale arma di distruzione di massa dagli occhi azzurri.
“Volevo anche io un bavaglio come il tuo” rispose il bambino, innocentemente “così la mamma non capisce quando voglio rubare la marmellata!”
Kakashi portò una mano al viso, spiazzato. Quindi era stato lui la causa di quel crimine ai danni della stabilità di Konoha. Quando Kushina l’avesse scoperto, sarebbero stati guai per lui. Per l’ennesima volta.
Si rassegnò, ormai era abituato alle ramanzine terribili della Jinchuuriki del Kyubi. E Naruto, quel piccolo traditore, gliel’avrebbe certamente raccontato – sorvolando sulla parte della marmellata, ovviamente. Si pentì di aver accettato la supplica di Minato-sensei di far da baby-sitter al figlio. Kushina-san era dovuta partire per una missione diplomatica, e Minato, in quanto yondaime, passava spesso le nottate tra le scartoffie del suo ufficio.
E quindi quella piccola peste, che dal pacato sensei aveva ereditato solo l’aspetto, ma che aveva tutta la piccante vivacità della madre, veniva irrimediabilmente affibbiato a lui. Una volta di troppo.
Ormai doveva averci fatto il callo, si disse, mentre trasportava con Kamui le prove del misfatto lontano dagli occhi di qualunque Jinchuuriki arrabbiata.
Con un sospiro, ricondusse Naruto in soggiorno. Dopo avergli fornito carta e matite colorate –per un passatempo meno pericoloso – tornò alla lettura.
Quel diletto parve distrarlo per il tempo della appassionata riappacificazione sul sofà tra Yuri-chan e Shinji. Poi il bimbo proruppe in un lamentoso “Kakashi-nii, ho fame!”
Chiuse nuovamente il libro; infilò la testa del frigo per cercare la cena lasciata da Minato. Apparecchiò e servì la ciotola sul kotatsu, ma Naruto protestò: “Non mi piace il riso in bianco. Voglio il ramen!”
Kakashi sospirò. Kushina non gli permetteva di mangiare molto ramen, dato che era un piatto particolarmente squilibrato per la dieta di un bambino. Ma quella sera, data l’assenza della madre, Naruto si sentiva autorizzato a fare i capricci.
“Ma, Naruto… Non posso prepararti il ramen, adesso” cercò di farlo ragionare, dimenticandosi per un attimo di aver a che fare con un irragionevole bimbo di 4 anni. “ci vuole tempo per prepararlo ed è già tardi”
“Possiamo prendere quello istantaneo” obiettò, deciso.
“A quest’ora il market è già chiuso” rispose Kakashi. Come a voler chiudere la discussione, si andò a sedere e fece cenno anche a Naruto di seguirlo.
“Non ho voglia di riso in bianco. Voglio il ramen.” Ripeté, testardo. Si era seduto a braccia conserte, lontano. Anche la testardaggine era un tratto materno. Sensei, ma che c’hai trovato in quella? pensò.
Si arrese. “Se lo dici alla mamma non verrò più a giocare con te” agitò il dito verso il bambino con fare perentorio. Naruto esplose in un sorriso entusiasta e si precipitò ad abbracciarlo.
“Sei il migliore, nii! Trillò.
“Fila a prendere la giacca, che andiamo da Teuchi” rispose quello, imbarazzato.
Alla fine, molto in fondo, era un bravo bambino.
 
 
 
“Brucia.” Naruto fece una faccia furba. “Non posso mangiarlo se scotta così tanto.”
Kakashi lo squadrò, serio. Non un altro capriccio, per carità! pensò.
“Kakashi-nii, puoi soffiarci sopra per farlo raffreddare?” ancora quell’espressione sorniona. Il ragazzo capì dove voleva arrivare. Non gli diede sazio. Prese il dépliant del menù e cominciò a sventolarlo sul ramen.
Naruto fece una smorfia, scontento. Non aveva nessun appiglio per protestare e dovette rassegnarsi a mangiare. Ma la sua testolina era ancora in pieno fermento e dopo un po’ domandò: “Kakashi-nii, ma non lo togli mai il bavaglio?”
“Mai” disse quello, deciso. Era meglio non riprendere l’argomento.
La peste appariva corrucciata. “Allora indossi sempre lo stesso? E come fai, se si sporca?” chiese, candido.
Kakashi arrossì, preso alla sprovvista. A volto coperto, il suo disagio passò inosservato. Ecco cosa intendeva veramente, quando diceva che era comodo.
“Non essere sciocco. E’ ovvio che si lavi mentre sono sotto la doccia” ribatté, dandosi un tono indifferente. Come si era arrivati a discutere della sua igiene?
Naruto si illuminò in viso. “Hai ragione” concordò, annuendo.
Nei bambini c’è una nota di ingenuità che non è poi così male” si sorprese a pensare il baby-sitter.
Quando Naruto ebbe finito la sua cena, lo prese per mano e tornarono all’appartamento. Formavano una coppia buffa, insieme, per chi li avesse incrociati per strada.
 
 
 
“E’ ora di andare a nanna” annunciò Kakashi.
“Non possiamo giocare alla guerra dei cuscini, prima?” disse il bimbo, poco incline ad andare a letto.
“Niente storie. E’ già tardi. Se papà ti trova ancora sveglio, quando torna, darà la colpa a me. E lo dirà alla mamma. Che lo convincerà ad affidarmi missioni pericolose, per punizione” protestò il ragazzo, tentando di fare leva sul lato umano di quel malefico folletto biondo.
Quello gli fece una smorfia. “Non vuoi solo perché hai paura di perdere.”
Kakashi ignorò la sfida, grato che non l’avesse messa a capriccio. Lo prese di peso, portandolo in camera sua.
Dopo averlo cambiato e sistemato per la notte, gli rimboccò le coperte.
“Nii, mi racconti una storia?” gli fece gli occhini dolci.
“Mi dispiace, non sono bravo a raccontarle” svicolò, ansioso che il pargolo si addormentasse per poter tornare alla sua pacifica lettura.
“Non importa” disse invece Naruto “puoi leggermi il tuo libro.”
Il ragazzo impallidì.
“Non è una storia adatta ai bambini”
“Perché?” trillò, incuriosito.
“Parla di missioni ninja pericolose” si inventò sul momento.
“Ma sarò anch’io un ninja. Il più forte, come papà. Quindi devo essere pronto!” lo incoraggiò il nanetto.
“Sì, ma… è soprattutto una storia d’amore strappalacrime. Questo non ti serve, no, per essere uno shinobi…” corse ai ripari l’altro.
“Che vuol dire straccialacrime?” chiese Naruto
“Strappalacrime. Significa che i ninja valorosi muoiono in missione.” Spiegò, tetro.
“Uhm” il bambino stava cominciando a perdere interesse. “La mamma mi racconta sempre storie d’amore” arricciò il nasino “ma io preferisco le storie di papà...” Si interruppe, guardò Kakashi, poi aggiunse: “Ma nelle sue non ci sono ninja che muoiono in missione. Dev’essere triste.”
“Oh, sì, tantissimo” rispose con sollievo. Si stava finalmente arrendendo.
Ma Naruto lo guardò con nuovo interesse. “Papà dice che la mamma è una romanticona. Anche tu lo sei, Kakashi-nii? E hai la fidanzatina?”
Serpe. Quel bambino è una piccola, strisciante serpe.
“No, ad entrambe le domande. E ora a nanna.”
“Quindi non hai mai dato un bacio sulle labbra?” fece una faccia schifata. “mamma e papà lo fanno sempre. Bleah. Sulla bocca!” pronunciò le ultime due parole come se scottassero.
“Ne riparleremo quando sarai cresciuto.” Ridacchiò Kakashi, rimboccandogli meglio le coperte.
“Adesso dormi però, eh! Non vorrai farti trovare sveglio da papà!” lo ammonì.
“No, certo che no! Voglio giocare con te anche domani” sorrise Naruto.
Preferisco 10 missioni pericolose di fila, piuttosto. Spense la lampada.
“Notte, Naruto-chan” lo salutò.
“Notte, nii. Ti voglio bene.”
Te ne voglio anch’io”, pensò il ragazzo, ma non lo disse.
Invidiava la spontaneità e il candore dei bambini. Ed era per quello, che nonostante tutti i guai in cui lo cacciava sempre Naruto, che era sempre pronto ad accettare le richieste di Minato-sensei, per poter dimenticare per qualche ora il grigio mondo degli adulti nell’ingenuità del sorriso di quel demonietto biondo.
Andò in soggiorno e l’occhio gli cadde sul disegno lasciato in terra dal bambino.
Le figure erano stilizzate, cubiformi e con proporzioni improbabili, ma dal colore dei capelli Kakashi ne individuò i soggetti. Sorrise.
Rappresentava tutta la famiglia, compreso Kakashi. Tutti portavano il bavaglio. 
  
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