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Autore: Let me open your eyes    14/07/2013    10 recensioni
*Dal primo capitolo.
Scese gli ultimi scalini molto lentamente, sostenendo il mio sguardo come se la mia pelle fosse trasparente e lui potesse guardarmi dentro.
Si muoveva come se avesse provato la sua entrata milioni di volte.
Mentre si avvicinava, si passò una mano tra i capelli con fare esperto, cercando di dare un ordine alla cascata di riccioli castani che gli incorniciavano il viso angelico.
Avvertii un'improvvisa voglia di distogliere lo sguardo quando
sentii la sua figura torreggiare su di me, ma ero come imprigionata nello specchio dei suoi occhi.
Mi fece sentire debole, come la preda davanti al leone.
Destinata ad appartenergli.
Impotente.
Respirare non mi era mai sembrato tanto difficile come in quel momento.
Non mi ero mai accorta di quanto fosse assordante il battito accelerato del mio cuore, prima che fosse l'unico suono che potessi udire, tanto forte che sembrava volesse uscirmi dal petto.
Il calore avvampò sul mio viso.
Mi tese una mano, sfoderando un sorriso bello almeno quanto quello della madre.
-Ehi, bellissima. Io sono Harry.-
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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I can't leave

-Mi state rovinando la vita, lo sapete vero?- esordii esalando un lungo sospiro.

-Dai, non dire così Em, sai che lo facciamo per il tuo bene.- cercò di convincermi mia madre con un mezzo sorriso.

La macchina sobbalzava a causa delle numerose buche sulla strada.

-No, invece.- ribattei io acida.

Mia madre tacque, non sapendo come alleviare la tensione di quel silenzio.
Attaccò la radio, cercando di sovrastare il ticchettio che il mio piede infliggeva nervosamente sul cruscotto dell'auto.
La musica mi fece rilassare un poco, o almeno sciolse l'atmosfera gelida che si era creata in macchina tra me e mia madre. Posai lo sguardo sul suo viso, e lei finse di non accorgersene.
Mia madre aveva una carnagione piuttosto chiara, ed il naso puntinato di lentiggini. I suoi occhi, solitamente di un'ambra brillante, erano opachi e due profonde occhiaie ombreggiavano sul suo viso, coperte da un vano tentativo di fondotinta.
Neanche lei aveva dormito quella notte, anche per lei non era facile lasciare la sua bambina per tre mesi senza vederla. E se a tutti costava un così enorme sforzo, perché?
Vivevo in una bellissima cittadina italiana, andavo bene a scuola, avevo tanti buoni amici e un ragazzo che mi amava. La mia vita non era niente di particolarmente emozionante, ma non c'era nulla che non andasse o che mi facesse desiderare di abbandonare tutto.
Di punto in bianco i miei genitori avevano deciso di trasferirsi.
La mia prima reazione fu particolarmente gioiosa, fino a quando non mi venne comunicata la destinazione: Londra.
Perché a Londra? Perché così lontano?
Mio padre era stato trasferito là per lavoro, e a sentire i miei genitori era proprio "un'occasione da non perdere".
I giorni dopo il grande annuncio, faticai parecchio a trattenere i numerosi istinti omicidi verso chiunque mi si avvicinasse. Non volevo rinunciare alla mia vita, mio padre avrebbe potuto trovare un lavoro altrettanto importante anche senza trasferirsi oltremare!
Okay, forse suonava meno egoistico nella mia mente.
Mi rassegnai all'idea di seguire i miei genitori, per dimostrare che ero superiore al loro desiderio individualistico in ambito lavorativo.
Come se non bastasse me ne dovetti andare subito, con poco tempo per lasciare la mia vita. Mentre i miei genitori sbrigavano le varie faccende per i traslochi, sceglievano e compravano la casa, io mi sarei dovuta trasferire in una famiglia inglese per l'estate. Questo a sentire mia madre sarebbe servito per ambientarmi ed essere inserita meglio all'inizio del nuovo anno scolastico.
Nuova scuola, nuova famiglia, nuova vita!
Ero furiosa con i miei, dispiaciuta per aver lasciato la mia migliore amica Alice e il mio ragazzo, Luca. Quest’ultimo non l’aveva presa molto bene, avevamo litigato a lungo. Come se fossi stata io a scegliere di trasferirmi!
L'unica a consolarmi era stata Alice. Leggevo nei suoi occhi il dispiacere di dovermi lasciare, ma sapeva che in quel momento avevo bisogno di sostegno e si era impegnata a non farmelo pesare più di tanto.
Ricordai il suo ultimo abbraccio, l'odore dolce dei suoi capelli corvini che mi solleticavano il viso, mentre lacrime silenziose le rigavano le gote, luccicando nei suoi occhi chiari.
La voce squillante di mia madre mi fece riemergere dai pensieri.

-Pensala così, conoscerai nuova gente e la famiglia che ti ospiterà è così carina! C'è un figlio della tua età, Harry. Andrete molto d’accordo.- continuò facendomi l’occhiolino.

-Ma per favore, mamma! So di aver litigato con Luca, ma ci sto ancora insieme!- esclamai seccata.

Lei si arrese, sbuffando.
Mugugnò ancora qualcosa tra sé e sé, ma ormai la mia attenzione non era più focalizzata su di lei, ed il discorso era chiuso.
Rivolsi di nuovo lo sguardo fuori dal finestrino. Il viaggio in aereo non era poi durato tanto, era il tempo in macchina che non passava mai. Gli alberi continuavano a sfrecciarmi davanti: il paesaggio era molto caratteristico, semplice.
Eravamo passati da Londra città, e adesso eravamo sperdute nella periferia.
Ripensai alle parole di mia madre. Harry.. uhm. Nome da sfigato. Me lo immaginavo un ragazzo bassotto, tarchiatello, tutto lentigginoso e dagli occhi porcini. Si sarebbe aggiustato i pantaloni ascellari e mi avrebbe teso la mano grassoccia e unticcia balbettando un “Salve!”
Mmh.. rabbrividii al solo pensiero. Decisi che mi sarei mostrata il più indisponibile possibile, così mi avrebbero rispedito indietro giusto il giorno dopo. Mentre macchinavo piani diabolici per rendere la vita impossibile alla mia nuova famiglia, la nostra auto arrestò la sua corsa in un vialetto. Scesi con calma, sgranchiendo le gambe e facendo bene attenzione a sbattere la portiera violentemente, tanto per infastidire mia madre, ed alzai lo sguardo verso la casa in cui sarei dovuta vivere. Santo cielo! Rimasi a bocca aperta, meravigliata.
Era una casa a due piani più soffitta, a occhio. Il giardino era ben curato, e i fiori avevano colori sgargianti. Forse ero io a non essere abituata a delle case simili, essendo vissuta in un grigio appartamento in piena città per tutta la mia vita.
Mi guardai attorno, e in effetti tutte le case avevano lo stesso grazioso aspetto. Era un quartiere di un certo rispetto, senza dubbio. La strada era larga e alti alberi dalle foglie verdi facevano ombra su di essa, fiancheggiandola ordinatamente.
Mi mostrai indifferente, mentre mia madre non riusciva a trattenere la sua meraviglia. Sperai solo che si asciugasse gli angoli della bocca colanti di bava prima di presentarsi alla nuova famiglia.
Saltellò fino alla porta d'ingresso, e con fare molto concitato cercò di stendere la sua gonnellina spiegazzata per renderla più presentabile. Appena si ritenne pronta, suonò il campanello.
Al portone aprì una signora sulla quarantina, ma molto giovanile. Aveva capelli scuri che le arrivavano più o meno alle spalle, e che ricadevano sulle spalle abbronzate in morbidi boccoli. I suoi occhi erano luminosi.

-Ciao, benvenute!- ci accolse sorridendo.

Non avrei dovuto fare troppi sforzi con l'inglese, dato che era sempre stata la mia lingua preferita a scuola.

-Io sono Anne, è un piacere conoscervi!- ci tese la mano cordialmente.

Mia madre la strinse calorosamente, neanche le stesse porgendo la mano la first lady americana.

-E tu devi essere Emily, non è vero?- si rivolse a me.

Feci un cenno di assenso, nel modo più disinteressato che mi fu possibile.

-Prego, fate come foste a casa vostra!- ci fece accomodare nell'atrio, sempre con un sorriso smagliante.

Mi guardai in giro, osservando l'interno della casa. Non si potevano fare commenti, chi l'aveva arredata ci sapeva davvero fare. Il salotto era grande e luminoso: tende bianche dai ricami floreali discendevano ai fianchi della portafinestra che dava sul giardino, legate in risvolti ordinati da un nastrino rosso che riprendeva il colore del tappeto. Il divano era coperto di cuscini dall'aspetto soffice, immaginai già che cosa avrei potuto combinarci per far impazzire Anne.

-Harry! Scendi, è arrivata Emily! Cerca di renderti presentabile!- urlò Anne dalla tromba delle scale, rivolta al ragazzo al piano di sopra.

-Okay, dovrebbe arrivare tra un attimo.- affermò Anne sfoderando di nuovo il suo sorriso splendente, e si diresse verso la cucina.

-Quella donna sembra avere una paralisi facciale, perché sorride così?- sussurrai a mia madre, la quale mi rifilò una gomitata dritta dritta nello stomaco mentre emettevo uno strozzato "è inquietante".

-Sii gentile- mi ordinò rigidamente, sforzandosi di mantenere il sorriso che si era stampata in faccia da quando Anne aveva aperto il portone per accoglierci.

Mi lasciò da sola nell'atrio a boccheggiare a causa del colpo a tradimento, e si unì ad Anne in cucina.
La sentivo fare degli urletti emozionati ogni tanto. Scossi la testa rassegnata.
Non osavo muovermi dall’entrata, non avevo idea di dove andare.
Mi guardai in giro, massaggiandomi pazientemente il punto dolorante vicino alle costole, quando sentii dei forti rumori al piano di sopra, come dei ribaltamenti. Un gran fracasso, uno sbattere di porta e poi tutto un tratto dei passi sulle scale.
Era Harry.
Pure dal piano di sotto sentii che stava sbuffando.
Scese le scale di malavoglia, mentre si infilava una T-shirt bianca dallo scollo a V.
Ero certa di aver scorto un bagliore nei suoi occhi, quando i nostri sguardi si incrociarono per la prima volta.
Non so se rimasi senza fiato ancora per colpa della botta sferratami da mia madre, o per lo spettacolo che mi si era appena presentato dinanzi.
Mi venne da ridere a pensare che avevo immaginato Harry come un ragazzino basso e tarchiatello, considerato il fatto che davanti avevo il più bell’esemplare di maschio inglese.
Harry era alto e ben piantato. Il fisico scolpito si intravedeva dalla maglia di cotone leggero.
Aveva gli occhi del colore di due smeraldi, e delle ciglia folte e scure. I suoi lineamenti duri erano ben definiti e accentuati dal cipiglio di sorpresa che era comparso sul suo viso mentre mi squadrava da capo a piedi.
Scese gli ultimi scalini molto lentamente, sostenendo il mio sguardo come se la mia pelle fosse trasparente e lui potesse guardarmi dentro.
Si muoveva come se avesse provato la sua entrata milioni di volte.
Mentre si avvicinava, si passò una mano tra i capelli con fare esperto, cercando di dare un ordine alla cascata di riccioli castani che gli incorniciavano il viso angelico.
Avvertii un'improvvisa voglia di distogliere lo sguardo quando sentii la sua figura torreggiare su di me, ma ero come imprigionata nello specchio dei suoi occhi.
Mi fece sentire debole, come la preda davanti al leone.
Destinata ad appartenergli.
Impotente.
Respirare non mi era mai sembrato tanto difficile come in quel momento.
Non mi ero mai accorta di quanto fosse assordante il battito accelerato del mio cuore, prima che fosse l'unico suono che potessi udire, tanto forte che sembrava volesse uscirmi dal petto.
Il calore avvampò sul mio viso.
Mi tese una mano, sfoderando un sorriso bello almeno quanto quello della madre.

-Ehi, bellissima. Io sono Harry.-


EHI EHI!
QUESTA È LA PRIMA VOLTA CHE PUBBLICO UNA STORIA SU EFP, SPERO DI ESSERMELA CAVATA UN MINIMO CON LA PRESENTAZIONE DEL TESTO.
COMUNQUE, QUESTA STORIA L'HO SCRITTA CIRCA UN ANNO FA, E PRECEDENTEMENTE È STATA PUBBLICATA SU UNA PAGINA FACEBOOK. PURTROPPO ARRIVATA AL 43^ CAPITOLO HO SMESSO DI SCRIVERLA PER IMPEGNI SCOLASTICI, MA QUEST'ESTATE HO DECISO DI RIVEDERLA, PERFEZIONARLA E RIPROPORVELA :)
VI CHIEDO UN PO' DI PAZIENZA SE SONO UN PO' ARRUGGINITA CON LA SCRITTURA MA PROMETTO CHE NÉ IO NÉ LA STORIA VI DELUDEREMO :)
VI PREGHEREI DI SEGUIRMI E LASCIARE UNA RECENSIONE PER MIGLIORARE IL LAVORO, ACCETTO CRITICHE E CONSIGLI MOLTO VOLENTIERI!
SMETTO DI ANNOIARVI, SPERO VI SIA PIACIUTO IL PRIMO CAPITOLO E AGGIORNERÒ PRESTO!
KISS . X
-omike
  
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