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Autore: BloodTurnsIntoAlcohol    14/07/2013    1 recensioni
[...] Ero rimasta tanto colpita da quella spiegazione perché anche io, come l’acqua, non avevo una forma mia. Non l’avevo mai avuta. Mi limitavo a farmi plasmare dalle scelte degli altri, dai loro voleri e dalle loro pretese. [...] Tornai di nuovo ad essere senza forma, come l’acqua in una pozzanghera. Capì che Niall era stato il mio contenitore, che ora purtroppo si era rotto.
Titolo della OS ripreso dal romanzo di Andrea Camilleri, "La forma dell'acqua", 1994.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La forma dell’acqua.

 
Non ero mai stata una cima a scuola, una di quelle persone a cui bastava sentire un concetto una sola volta per saperlo ripetere alla perfezione, ma quell’anno una cosa mi era rimasta in mente, probabilmente perché si applicava a quello che mi stava succedendo.
 
Era una lezione di chimica, paradossalmente la materia che odiavo di più. Stavamo studiando i liquidi e la professoressa aveva appena finito di spiegare come questi non avessero una forma propria, ma prendessero quella di ciò che li contiene.
 
“Come l’acqua!” avevo esclamato, sorprendendo sia la professoressa che me stessa. Non intervenivo mai durante le lezioni, mi limitavo ad ascoltare in silenzio, annoiata a morte. Quella doveva essere la mia prima volta.
 
Ero rimasta tanto colpita da quella spiegazione perché anche io, come l’acqua, non avevo una forma mia. Non l’avevo mai avuta. Mi limitavo a farmi plasmare dalle scelte degli altri, dai loro voleri e dalle loro pretese. Solo con Niall riuscivo a sentirmi come se ne avessi una tutta mia, quella che prendevo quando ci sdraiavamo insieme nel letto con braccia e gambe intrecciate tra loro nelle posizione più impensabili.
 
Niall era una mia scelta, ma era una scelta sbagliata.
 
“E’ il ragazzo della tua migliore amica, Laura. E’ sbagliato. Sbagliatissimo.
 
Da quel giorno in cui avevo consolato Niall, dopo l’ennesima litigata con Christine, lui mi aveva attirato in un vortice senza fine.
 
“Prima o poi glielo dirò” mi diceva sempre quando eravamo soli. Ma poi non lo faceva mai. E una parte di me era felice di mantenere questo segreto, troppo timorosa per rischiare l’amicizia con Christine.
 
“Fai schifo” pensai per quella che doveva essere la centesima volta in quegli ultimi due mesi.
 
Il mio cellulare vibrò per segnalare un nuovo messaggio di Niall.
 
-Ci vediamo a casa mia dopo scuola?-
 
Mi affrettai a rispondere un “Ok” e cancellai all’istante entrambi i messaggi.
 
                                                                          ****
 
Quando mi presentai a casa sua quella sera pensai ancora una volta a quella lezione di chimica. Valeva la pena assumere una forma sbagliata pur di averne una?
 
“Cosa fa Christy questa sera?” gli chiesi mentre entravo.
 
“Ha una cena di famiglia” spiegò lui “Che palle” continuò ridendo.
 
“Se pensi questo perché non la lasci?” mi chiesi per l’ennesima volta senza il coraggio di esprimere i miei pensieri ad alta voce.
 
“Non la lascerà mai. Lei è la sua costante. Tu sei solo la novità” mi risposi da sola.
 
“A cosa pensi?” chiese Niall mentre salivamo nella sua camera.
 
“All’acqua”
 
Mi lanciò uno sguardo perplesso in risposta ma non mi presi la briga di spiegare.
 
Seguendo il solito rituale Niall cominciò a spogliarmi poggiandomi delicatamente sul letto. Seguì con gli occhi i movimenti delle sue mani, le stesse mani che ogni tanto pizzicavano le corde di una chitarra creando melodie meravigliose. Mi sciolsi subito sotto il suo tocco, pronta a raggiungere angoli di paradiso che non pensavo nemmeno potessero esistere. Sentì il reggiseno slacciarsi e cadere con un leggere tonfo sul materasso insieme ai boxer di Niall. Il mio respiro accelerò, così come il battito del mio cuore.
 
“E’ per questo che continui a tradire la fiducia di Christie. Con lui ti senti viva e definita. Hai una forma” pensai tentando di giustificare inutilmente quello che stavo facendo.
 
Niall cominciò a premere delicatamente le sue labbra intorno al mio ombelico e subito su fino al seno.
 
Poi, un rumore imprevisto. Me ne accorsi solo io perché Niall era troppo concentrato a passare la sua lingua sulla mia pelle.
 
“Niall!” lo chiamai.
 
“Niall!” tentai di nuovo, cercando di riportarlo alla realtà.
 
“Cosa?” chiese lui.
 
“Ho sentito sbattere lo sportello di una macchina. I tuoi non sono ancora a lavoro?” domandai con l’ansia che mi invadeva il corpo.
 
“Sì, certo…” confermò lui. Poi si alzò , diretto alla finestra. “Cazzo!”
 
“Che c’è?” cercai di trattenere il mio tono isterico senza successo.
 
“Non dovevi farlo Laura, non dovevi farlo fin dal principio”
 
“E’ Christie!” urlò Niall “ Nasconditi, cazzo!”
 
“E dove?” urlai di rimando “Non la vorrai mica far salire qui sopra, vero?
 
“Salirà comunque!” rispose lui.
 
Rassegnata, raccolsi i miei vestiti e mi accucciai velocemente sotto il letto mentre Niall scendeva al piano inferiore per aprire la porta. Pochi secondi dopo sentì due paia di gambe salire le scale e tornare nella camera di Niall.
 
“Non avevi una cena con i tuoi?” stava dicendo Niall, la voce tesa e nervosa.
 
“Sì, ma ho pensato di aspettare fino al dolce e poi venire da te. Mi dispiaceva lasciarti a casa da solo” rispose Christine.
 
“Oh, non era da solo, non ti preoccupare”
 
“Cosa stavi facendo?” chiese ancora la ragazza.
 
“Niente di che… stavo guardando un po’ di televisione”
 
“Peccato che la televisione sia spenta, idiota!”
 
E infatti “Come mai è spenta?” domandò Christie sedendosi sul letto. Ora i suoi piedi erano a pochi centimetri dal mio naso.
 
“L’ho spenta quando sono sceso ad aprirti” mentì prontamente Niall sedendosi vicino a lei.
 
Il suono inconfondibile di un bacio.
 
“Ti prego no, risparmiatemi questa umiliazione” pensai disperata. Volevo solo andare a casa.
 
Sentì il materasso scricchiolare sopra di me e mi feci ancora più piccola. Tornai di nuovo ad essere senza forma, come l’acqua in una pozzanghera. Capì che Niall era stato il mio contenitore, che ora purtroppo si era rotto.
 
“No Christie, aspetta” sbottò Niall “Non mi sento tanto bene. Non credo di farcela”
 
“Niall, ma sei bianco!” esclamò Christie come se l’avesse guardato in faccia per la prima volta in quel momento.
 
“Sì, devo aver mangiato troppo” confermò lui “Scendiamo di sotto, devo bere un po’ d’acqua”
 
“Ottima pensata, Horan” esultai dentro di me.
 
                                                                          ****
“Niall, tu capisci che questo non può più andare avanti vero”? domandai per la decima volta. Perché Niall si ostinava a non capire nonostante quello che era appena successo?
 
“Christie ci ha quasi scoperto e sembra che non te ne importi niente! Per di più mi hai trattato come una puttana, mi hai fatto nascondere sotto il letto fino a quando non se ne è andata!”urlai arrabbiata.
 
Non volevo più farlo. Non volevo più rischiare. Volevo tornare ad essere senza forma, senza nessuna decisione da prendere. Gli altri avrebbero potuto farlo per me.
 
“Niall, io me ne vado. Due settimane lontano da te, da Christie e da tutto il resto” continuai poi, senza rendermi conto di aver architettato un piano di fuga in pochi minuti.
 
“Te ne vai? E dove?” chiese lui sarcastico.
 
“Da mia nonna. Abita a Brighton. Quel posto mi aiuterà a capire il casino che ho fatto.”
 
“Che abbiamo fatto” ammise lui.
 
                                                                                  ****
 
“Laura, è quasi un mese che sei qui. Non pensi che sia arrivato il momento di tornare a casa?”
 
“Stai forse cercando di cacciarmi, nonna?”  risposi infastidita. Sapevo che non avrei dovuto reagire così con lei, che mi aveva ospitato e aveva ascoltato tutti i miei pianti senza lasciar trapelare neanche mezzo giudizio.
 
“Sai che non è questo. Voglio solo che tu torni a Londra e affronti quello che hai lasciato in sospeso”
 
“Non ho niente in sospeso. Con Niall ho chiuso. E l’estate è ancora lunga per tornare in città”
 
“E Christie?” chiese mia nonna, consapevole di toccare un tasto delicato.
 
Christie l’avevo salutata frettolosamente il giorno prima di partire, senza neanche il coraggio di guardarla negli occhi. Lei aveva provato a chiedere spiegazioni e io le avevo fornito la scusa ufficiale.
 
“Mia nonna ha bisogno di un aiuto in casa. Sta invecchiando e non riesce a mandare avanti la fattoria da sola”
 
La verità era che mia nonna era più sana di me e gestiva la sua fattoria alla perfezione. Mungeva mucche, sfamava galline e maiali e raccoglieva i frutti dagli alberi senza fare una piega, mentre io passavo la giornata sdraiata al centro del vigneto, con la terra calda che mi bruciava la schiena.
 
“Senza forma, come l’acqua”
 
Sempre il solito pensiero.
 
Andai nel vigneto anche quel giorno e, provata dalla notte insonne che avevo appena passato, mi addormentai lì, sotto il sole, sulla terra dura e calda.
 
Mi svegliai per un rumore inaspettato. La vigna era sempre così silenziosa, che avevo imparato a riconoscere i suoni che la caratterizzavano.  Quello che avevo sentito non era tra quelli. Spalancai gli occhi all’istante, senza riuscire a localizzare la fonte del rumore.
 
“Si può sapere cosa ci fai qui, sdraiata in mezzo alla terra?” chiese una voce alle mie spalle.
 
Mi girai di scatto.
 
 “Niall?” riuscì ad articolare, rischiando di strozzarmi con la mia stessa saliva.
 
“Sei sempre la solita rincoglionita” scherzò lui sdraiandosi accanto a me.
 
“Cosa ci fai qui? Come hai fatto a trovare casa di mia nonna? Come hai fatto a sapere che ero nella vigna?”
 
“Sono venuto a parlarti. I tuoi genitori si fanno corrompere molto facilmente. Tua nonna idem” rispose lui sorridendo.
 
“Di cosa devi parlarmi?”
 
“Perché non sono arrabbiata con lui? Perchè sta sorridendo?”
 
“Ero preoccupato per te. E’ passato un mese, tu avevi detto due settimane”
 
“Sì, ci ho ripensato” risposi acida. “Christie?” chiesi poi, curiosa di sapere cosa era successo tra i due in quel periodo.
 
“Non saprei”
 
“Non sapresti?” gli feci eco sconvolta “E’ la tua ragazza e non sai niente di lei?”
 
“Non è più la ma ragazza” disse lui a bassa voce.
 
Lo guardai, in attesa che continuasse.
 
“Ci siamo lasciati” spiegò lui “A quanto pare, non ero il solo  a tradire.”
 
“Christie ti ha tradito?”
 
“Sì, con Sam.”
 
“Sam? Ma non era gay?”
 
Niall scoppiò a ridere, spaventando un uccellino che si era posato a pochi centimetri da noi.
 
“Non credo proprio”
 
“Mi dispiace” sussurrai.
 
“Non è vero, bugiarda”
 
“A cosa pensi?” chiese Niall.
 
“All’acqua” risposi, replicando la conversazione di un mese prima.
 
“Non è la prima volta che mi rispondi così”
 
“E’ solo un mio pensiero contorto”
 
“Vorrei ascoltarlo” disse lui, di nuovo quel sorriso a sollevargli le labbra.
 
E mentre gli raccontavo la mia teoria, quella a cui mi ero aggrappata per tutti quei mesi, quella che avevo usato per giustificare ogni mia mancanza di coraggio con Christie e con lo stesso Niall, finalmente mi sembrò di capire.
 
Tutti noi nasciamo informi, come se fossimo degli esseri liquidi pronti per essere plasmati. E a pensarci bene, è proprio così. Veniamo inevitabilmente influenzati dai nostri genitori, che la maggior parte delle volte pretendono qualcosa che non riusciamo a dargli. Dai nostri amici, che contano sempre su di noi quando  non possiamo contare nemmeno su noi stessi. Dal mondo in cui viviamo, che ci pone delle aspettative troppo alte.
 
Ma c’è un preciso momento nella nostra vita, in cui finalmente prendiamo una forma. Quando incontriamo la persona disposta ad ascoltare il nostro pensiero più stupido senza giudicare, quella che si sdraia accanto a noi senza preoccuparsi di sporcarsi i vestiti. Quella che ti abbraccia senza un vero motivo, unendo il suo corpo al tuo, come fece Niall in quel momento.
 
“Credo di aver capito” disse alla fine con la fronte aggrottata.
 
“Cosa ne pensi?” chiesi intrecciando la mia mano con la sua.
 
“Penso che sia possibile prendere una forma solo quando si è in due. Da soli siamo liquido, insieme siamo roccia” spiegò, giocherellando con le mie dita.
 
“Ma ora basta pensieri profondi!” esclamò, tirando fuori il vero Niall, quello giocherellone e divertente “Tua nonna ci sta aspettando per cena, ha detto che avrebbe cucinato per tre!”
 
Risi insieme a lui.
 
“E non provare più a pensare all’acqua!” aggiunse lui con tono scherzoso.
 
“Niente più acqua!” confermai, consapevole di aver trovato finalmente la mia forma.
  
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