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Autore: LostInJDBeyes    15/07/2013    0 recensioni
" Resterai con me?" mi domandò con voce ansiosa.
Sorrisi. Era assurdo che ancora non avesse compreso quanto lo amassi.
"Si"
"Per sempre? sorrisi nel vedere il suo viso contratto dall'espressione preoccupata.
"Per sempre"
Il suo voltò si illuminò e si aprì in un sorriso meraviglioso che mi fece mancare un battito.
Lui guardò verso il mare dove il sole stava tramontando e mi prese per mare prima di iniziare a correre verso l'infinito.
Si, per sempre.
Salve ragazzi questa è la mia prima FF in assoluto e spero davvero che possa piacervi! E' particolare e ci ho davvero messo tutto l'impegno e la passione possibile per scriverla. Se volete passare a leggerla ne sarei davvero felice;) un bacione Laura
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Meeting

 
JUSTIN’S   POV

 
Kate stava correggendo gli esercizi di matematica mentre io leggevo la lezione di fisica da ripeterle. All’inizio imparare nuovamente a leggere è stato un vero supplizio, ma Kate mi ha aiutato tanto ed ora non ho più problemi.
“Wow Justin non hai fatto nemmeno un errore! E questa parte di analisi matematica è programma universitario…direi che non sono più necessaria, sei pronto per fare l’esame finale per il diploma di scuola superiore” Sorrisi. Almeno una cosa positiva nella mia vita era lo studio. Mi rilassava e soprattutto mi aiutava a tenere la mente occupata.
Din-don
“E’ arrivata mamma con Jaxon e Jazmine, puoi andare ad aprire Kate?” Kate è davvero un’ottima insegnante. E’ molto preparata in quasi tutte le materie ma, soprattutto, è l’unica persona che non mi fa sentire “anormale”.
“Justin studi troppo… se fossi intelligente come te starei tutto il giorno a giocare ai videogiochi e …” jaxon a volte dimenticava il mio “problema” , ma ero abituato a questo e poi aveva solo otto anni quindi non ci facevo nemmeno caso.
“Jaxo se potessi lo farei credimi” dissi con un sorriso e indicando i miei occhiali scuri.
“Jaxon non voglio più sentirti dire queste cose, lo sai quanto è difficile questa situazione per tuo fratello…” la mamma aveva alzato la voce e lo guardava con uno sguardo truce.
“scusami fratellone non volevo” disse Jaxon con un’espressione colpevole. Scossi la testa e allungai le braccia per fargli capire che volevo un abbraccio e, infatti, poco dopo lo sentii stringermi la vita con le sue braccia e mi chiese nuovamente scusa.
“Non preoccuparti campione” sorrisi e gli accarezzai goffamente i capelli, ma la mamma lo guardava ancora storto.
“Dai mamma, davvero non importa” feci una pausa e poi continuai “ Piuttosto lo sai che Kate ha detto che posso fare l’esame finale di scuola superiore quest’anno?” le dissi con un sorriso a trentadue denti. Se potevo fare l’esame ad una scuola superiore significava che avrei finalmente potuto farmi qualche amico.
“Sei sicura che sia davvero pronto Kate?” sbuffai. Ma perché non voleva lasciarmi uscire di casa? Ho praticamente vissuto dentro queste mura per tutta la mia vita e sono stanco, stanco di essere solo e di suscitare pietà negli altri. Già pietà. Anche se non posso vedere so che tutti mi guardano come se fossi un caso disperato che non avrà mai un futuro normale nella sua vita. Sbuffai nuovamente.
“Pattie fidati di me. E’ davvero pronto. E’ preparato eccellentemente in tutte le materie e poi gli farà bene passare del tempo con dei suoi coetanei.
“Ok, mi hai convinto. Ne parliamo stasera con tuo padre e decidiamo la scuola migliore in cui farai l’esame. Ora andiamo a mangiare che sto morendo di fame. Kate, resti con noi?”
“Si, grazie Pattie”
Non ci potevo credere, aveva accettato senza fare storie. Sorrisi fino a sentire dolore alla mascella.

*      *     *
 
 
“Papà, credo che la  Picadilly High School” vada bene”. Mi piaceva quella scuola. Kate ci aveva mandato i entrambi i suoi figli e da come ne parlava sembrava un bel posto.
“Sei sicuro? E’ una scuola pubblica…magari è meglio andare in qualche scuola privata legata a Oxford non credi?” disse mio padre.
“Papà fidati, sia Josh  che Cday sono andati li e si sono trovati bene. Non ti fidi del giudizio di Kate?” dovevo assolutamente convincerlo a mandarmi in una scuola pubblica. Non volevo essere circondato da persone altezzose e snob come tutti gli amici dei miei genitori.
“Va bene. Vado  a telefonare a Kate e domani andiamo a parlare col preside di quella scuola per vedere se potrai sostenere gli esami lì.”
“Grazie papà” gli sorrisi e lui mi diede una pacca sulla spalla alzandosi per andare a chiamare Kate.
 
 
DAISY’S     POV


“Cavolo papà, Matt! Anche oggi mi farete fare tardi come ieri. Non voglio farmi sgridare di nuovo da Mrs Jones! “ sbuffai. Ero nuovamente in ritardo anche oggi e tutto per colpa loro che dormivano invece di aiutarmi con le faccende domestiche. Sbuffai di  nuovo mentre cercavo di aggiustarmi i capelli. Era comodo averli corti fino al mento, ma dovevo portarli sempre lisci e non avevo molto tempo. Li legai  a coda e uscii senza nemmeno salutarli. Ero arrabbiata perché mi facevano sempre arrivare in ritardo. La metro quel giorno era anche superaffollata. Fantastico sussurrai tra me e me.
Dopo una mezz’ora ero davanti scuola e strabuzzai gli occhi quando vidi una favolosa limousine nera tirata a lucido davanti l’ingresso principale. Mi avvicinai e notai che i finestrini erano abbassati. Ma non avevano paura che qualcuno potesse rubare qualcosa? Mi avvicinai ancora di più e vidi che c’erano due persone nella macchina. Davanti c’era un omone di colore tutto vestito bene e nei sedili posteriori stava un ragazzo molto giovane. Avrà avuto la mia età o al massimo un paio di anni in più.  Era bellissimo. I capelli erano biondo scuro, simili al grano, ed erano tenuti abbassati sulla fronte. Il naso era perfetto, le labbra carnose e rosse a forma di cuore spiccavano sulla pelle chiara e senza imperfezioni. Portava degli occhiali scuri nonostante fosse nuvoloso e indossava una camicia celeste chiaro con sopra una giacca blu. Ero rimasta letteralmente a bocca aperta. Non avevo mai visto nessuno così bello. “sarà un modello e il classico figlio ricco di papà” Continuai a fissarlo e probabilmente si sentì osservato perché  si girò verso di me. Gli sorrisi ma mi ignorò totalmente e… sbuffò.  Disse qualcosa all’omone nella macchina con lui e questo scese ad aprirgli la portiera. Gli passò un bastone argentato e lo aiutò a scendere dalla macchina come se non ne fosse in grado. Poi capii…era cieco. Ecco perché portava gli occhiali scuri e non aveva risposto al mio “saluto” di prima. Stava appoggiato allo sportello della macchina con il bastone stretto nella mano destra e parlava con l’omone mentre sembrava attendere qualcosa. Lo osservai attentamente di nuovo: era ancora più bello di come mi era sembrato prima. Indossava dei jeans chiari che gli cadevano perfettamente sulle gambe e sui fianchi e delle scarpe eleganti blu scuro non molto adatte per un ragazzo della nostra età. L’omone gli disse qualcosa di interessante poiché si voltò verso l’ingresso della scuola. Mi girai e vidi uscire un uomo vestito molto elegante con una donna bellissima a braccetto con lui. Assomigliava al ragazzo tranne per i capelli mossi e scuri. Dovevano essere i suoi genitori e, da come erano vestiti e dalla macchina, dovevano anche essere ricchissimi. Andarono vicino al ragazzo e scambiarono qualche parola con lui per poi dirigersi tutti e quattro dentro la scuola. Ero curiosa e volevo saperne di più. Il ragazzo, nonostante fosse cieco, camminava tranquillamente come gli altri tenendo il bastone davanti a se per evitare di andare a sbattere.
Mi ripresi dal mio stato di trans e mi guardai intorno per cercare Jessie e i miei amici. Da quello che vidi non ero l’unica che stava fissando imbambolata quel ragazzo. Tutti gli occhi erano puntati su quelle quattro persone e molti iniziarono a sussurrare tra di loro commenti e critiche.
“ Ma l’avete visto?”  “Cavolo è stupendo, secondo me fa il modello professionista!”  “Sembra un angelo tanto è perfetto!” Appunto. Tutte le ragazze erano rimaste incantate da lui nonostante avesse quel “problema”. Sbuffai infastidita da tutte quelle attenzioni e mi meravigliai di me stessa. Poi corsi al mio armadietto dove avrei sicuramente incontrato Jessie.
 
*    *    *
 
“Eccoti finalmente! Oggi non sei in ritardo contenta?” Jessie aveva davvero un pessimo senso dell’umorismo.
“Piuttosto, ma l’hai visto quello stra-figo  vestito tutto bene, stra-ricco appoggiato a quella stratosferica macchina?” alzai gli occhi al cielo.  Anche lei era stata “abbagliata” da lui. Aveva gli occhi a cuore e sembrava avesse dimenticato di essere impegnata con mio fratello Matt. Aveva ragione sulla bellezza ma stava anche esagerando con tutti quei stra-qui, stra-lì…
“Dai Jessie non esagerare è solo un ragazzo molto carino, e poi tu non eri impegnata?”
“Tranquilla il mio cuore è  solo per Matt e stai certa che resterai  per sempre mia cognata! Tuttavia gli occhi son fatti per guardare e quello strafigo lì” indicò un punto dietro di noi così mi girai e lo vidi parlare tranquillamente con la professoressa Brown di letteratura inglese- “ha tutti i requisiti per essere guardato e , mia cara Daisy, non venirmi a dire che non sei rimasta a bocca aperta pure tu perché non ci credo. Cavolo è da stupro!”
“Jessie!” le diedi una gomitata sul braccio per farla stare zitta. Era vero ero rimasta letteralmente incantata guardandolo.
“Bè ammetto che l’ho guardato anche io ma non ne farò mai un affare di stato! E’ solo un ragazzo…” alzò gli occhi al cielo e mi apettai la sua solita predica che, ovviamente, arrivò.
“Solo? S-o-l-o? Day ma che dici? Lo stai dicendo solo perché non sei mai uscita con nessuno , ma mai proverai e mai saprai! E poi giusto te potevi rifiutare gli inviti di Paul e Jack, Dio ma li hai viti?”
“Scusa se preferisco uscire con un bambino di tre anni piuttosto che con quei due imbecilli senza cervello! E poi lo sai che vogliono una sola cosa e io non la do al primo che capita!” alzò gli occhi al cielo e sorrise. Poi mi prese  sottobraccio e ci incamminammo verso l’aula di letteratura inglese.
 
 
Arrivai nell’aula con una strana ansia nello stomaco e quando constatai che lui non fosse lì restai…delusa. Daisy ma che sei impazzita? Non lo conosci nemmeno! Scossi la testa per scacciare tutte quelle stupidaggini sui ragazzi e sull’amore che mi aveva messo in testa Jessie. Mentre ero persa nei miei pensieri e , stranamente, non stavo ascoltando la spiegazione sulla commedia Shakespeariana “ The importance of being Earnest” della prof. Brown, mi arrivò un fogliettino di carta . Lo aprii e riconobbi la grafia di Paul.
 
Piccola ci vediamo stasera?
 
Uffa! Ma quante volte ancora dovevo dirgli di no? Scrissi no a caratteri cubitali, chiusi il biglietto e glielo tirai con un sorriso per prenderlo in giro. Quando lesse la risposta mi guardò sorpreso per cercare conferma del mio rifiuto. Gli sorrisi e mi girai a cercare di prestare attenzione alla prof. Nulla, la mia mente vagava tra capelli del color del grano, bocche rosse e carnose, pelle diafana e occhi…cavolo non sapevo di che colore avesse gli occhi. Probabilmente non lo avrei scoperto visto che portava gli occhiali. Sbuffai. Ma perché diavolo avevo sempre in testa quel tipo? Dovevo rassegnarmi, non ero il tipo adatto a ragazzi “perfetti” e “ricchi”. Il suono della campanella mi svegliò dallo stato di trans in cui ero caduta e mi accorsi che quasi tutti erano usciti dalla classe e che la prof. Mi guardava con un’espressione interrogativa sul volto. Chiusi velocemente il libro aperto nella pagina sbagliata, presi lo zaino, corsi fuori dalla classe e poi fu buio.
 
*   *   *
 
“Day, Day! Su svegliati!” era la voce preoccupata di Jessie quella che sentivo? In più qualcuno continuava a darmi degli schiaffetti sulla guancia destra e volevo che smettesse. Cercai di aprire gli occhi.
“Sono davvero dispiaciuto, è colpa mia” di chi era quella bellissima e melodiosa voce?
 Finalmente riuscii ad aprire gli occhi e sentii un comune sospiro di sollievo venire dalle persone davanti a me. Volevo sotterrarmi, c’era quasi tutta la scuola che mi fissava e alcuni stavano anche ridendo. Cosa diavolo mi era successo? Per  fortuna se ne andarono quasi tutti velocemente poiché la prof. Brown li aveva cacciati malamente.  Guardai le presone rimaste davanti a me e per poco non svenni di nuovo quando notai che vicino a Jessie e alla prof. C’era l’omone di colore e il ragazzo della limousine. Mi vergognai ancora di più e arrossii tantissimo tanto che Jessie mi rivolse uno sguardo interrogativo; poi si girò alla sua destra e, quando vide il ragazzo della limousine, mi guardò e ghignò sotto i baffi. Avrei volto strozzarla.
“Cosa mi è successo? Perché sono svenuta?” sussurrai piano.
“Intanto prenda un bicchiere d’acqua signorina Ross”. Allungai la mano e presi il bicchiere per bere un lungo sorso e poi ridarglielo ringraziandola. Poi tentai di alzarmi ma l’omone venne vicino a me e , una volta che fui in piedi mi sollevò in braccio.
“Ehi mi metta giù!” l’omone sogghignò e disse al ragazzo di iniziare ad incamminarsi. La prof mi disse che mi avrebbero riportato a casa e che aveva già avvisato mio padre dell’accaduto, quindi sarei stata esonerata dalle lezioni del pomeriggio. Salutai Jessie  che mi fece segno di chiamarla la sera per raccontarle tutto. Alzai gli occhi al cielo e annuii sbuffando. Mentre camminavamo il ragazzo si scusò nuovamente con me e restai sorpresa.
“Perché continui a chiedermi scusa?” domandai curiosa.
“E’ colpa mia se sei caduta e il minimo che possa fare è riportarti a casa.” Disse imbarazzato e alzando le spalle.
“Colpa tua?” dissi con una faccia sorpresa.
“Bè da come mi ha detto la tua amica sei inciampata sul mio bastone mentre uscivi dalla tua classe, quindi è colpa mia se ti sei fatta male” disse tutto velocemente e alzò di nuovo le spalle come se fosse una cosa ovvia.
“Ah…bè mi dispiace. Non preoccuparti posso anche camminare da sola fino a casa.” Dissi piano.
“Insisto” disse seriamente e con un leggero sorriso sulle labbra. Aveva dei denti bianchissimi e un sorriso meraviglioso. Era perfetto.
“ Ok, grazie mille” sorrisi anche io ma quando vidi che annuiva solamente e guardava dritto davanti a se mi ricordai del suo “problema”.
Uscimmo velocemente dalla scuola e ci dirigemmo verso la gigantesca limousine. Era la prima volta che salivo in una macchina così bella. L’omone mi posizionò sui sedili posteriori e andò ad aiutare Justin che, tuttavia, on sembrava voler nessun aiuto. Poco dopo partimmo e ci inserimmo nel traffico di Londra.
“Dove abita signorina?” chiese l’omone.
“Chiamami Daisy” dissi con un sorriso. “Nella zona tre di Londra a Penny’s drive street”.
Era abbastanza lontano dal cento e mi sentii anche in imbarazzo perché la mia casa era vecchia e non adatta al loro standard di ricchezza. Mi girai verso sinistra ed osservai attentamente quel meraviglioso ragazzo seduto al mio fianco. Non avevo mai visto un profilo così bello e ben delineato. Cavolo ma aveva qualche difetto?
“Mi stai consumando” disse con un sorriso sghembo mentre si girava verso di me. Arrossii e sprofondai nel sedile. Come aveva fatto a scoprirmi se non poteva vedere?
“Io…scusami, non volevo. Ma…tu, come…” arrossii ancora di più quando mi accorsi che stavo anche balbettando.
“Come me ne sono accorto? Probabilmente l’abitudine. Sai quando sei “diverso” la gente tende  a fissarti in continuazione , quindi ho dato per scontato che lo stesi facendo pure tu ed ho indovinato”. Sorrise allegramente ed io sentii il mio cuore perdere un battito. Come faceva una persona ad avere una risata così bella e perfetta?
“Come ti chiami?” mi tappai la bocca con le mani e mi uccisi mentalmente per non essere riuscita a restare zitta ma, a quanto pareva, la parte irrazionale e curiosa di me aveva prevalso su quella timida a razionale.
Lui sorrise e rispose tranquillamente  e mi porse la sua mano che, a contatto con la mia, mi provocò una scarica elettrica per tutto il corpo.
“Mi chiamo Justin” disse con una voce talmente bella e melodiosa che restai completamente incantata da quel suono.
Quando mi accorsi che gli stavo ancora tenendo la mano la ritirai velocemente e arrossii quando lo vidi sogghignare per il mio comportamento impacciato. Respirai forte per cercare di tranquillizzarmi da tutto quel turbine di emozioni che lui mi stava provocando.
“Tutto bene?” Mi chiese con voce ansiosa e annuii per poi ricordarmi subito dopo che non poteva vedermi, così risposi velocemente di si e cercai da allontanarmi un po’ da lui. Ero confusa da tutto quello che stavo sentendo.
“Posso farti una domanda?” gli chiesi a voce molto bassa e ansiosa ma lui sorrise e annuì.
“Come mai sei venuto nella nostra scuola a metà anno?”
“Devo fare gli esami finali per il diploma come privatista ed ho scelto questa scuola perché era quella di cui avevo sentito parlar meglio” rispose tranquillamente e sorrise. Era un anno più grande di me. Io avrei avuto gli esami finali l’anno seguente.
“Quindi sei più grande” risposta ovvia Daisy. Luì annuì come se già sapesse la mia età nonostante ci fossimo appena conosciuti.
“Signorina, scusi il disturbo, ma qual è il suo numero civico?” chiese l’omone facendomi sobbalzare e riportandomi sul pianeta terra.
“Il 43” risposi con un sorriso. Poco dopo arrivammo davanti casa mia e ringrazia e gioii mentalmente che Justin non potesse vedere dove abitavo. Cercai di aprire la portiera ma era bloccata.
“Tranquilla ci pensa Kenny” quindi era questo il nome dell’omone. Kenny mi aprì la portiera e, mentre stavo per uscire, Justin mi chiamò così mi girai verso di lui. Mi fece segno di avvicinarmi verso di lui e lo feci. Mi fissò intensamente per poi poggiare entrambe le sue mani sul mio viso con lentezza e titubanza. Mi toccò le guance, il mento, gli zigomi, le labbra, il naso e gli occhi con la punta delle dita. Sentivo ogni singolo centimetro di pelle toccato da lui andare a fuoco e in poco tempo il mio respiro accelerò assieme al mio battito cardiaco. Poi passò ad accarezzarmi i capelli e involontariamente chiusi gli occhi sotto il suo tocco delicato. Senza volerlo allungai le mani e iniziai a toccargli il viso, ma riuscii a sfiorargli solo una guancia poiché mi afferrò velocemente i polsi e sorrise.
“Ferma. Voglio solo capire come sei fatta” Sorrise ancora e continuò con il suo tocco sui capelli, le spalle e il viso. Poi troppo, troppo presto tolse le mani e sorrise.
“Sei molto carina Daisy” io arrossi violentemente e mi morsi la lingua per evitare di dire qualsiasi cosa mi avrebbe fatto sembrare ancora più stupida e goffa di quanto fossi. Sorrisi come un ebete e mormorai un grazie molto velocemente. Poi scesi dalla macchina e, ancora intontita inciampai sui miei stessi piedi.
“Ehm…Daisy?” mi chiamò ansioso. Mi girai velocemente verso di lui e avanzai velocemente dove si era sporto dal finestrino abbassato.
“Si?”
“Stai attenta” disse con un sorriso dolcissimo e bellissimo. Restai letteralmente incantata e stordita dal suono della sua voce e dal suo odore. Risposi velocemente un grazie e mi incamminai velocemente verso casa. La macchina partì e, una volta chiusa la porta di casa, scivolai sul pavimento circondandomi le ginocchia con le braccia  sorridendo come una cretina e cercando di rallentare i miei battiti.
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
 
Innanzitutto volevo davvero ringraziare le 19 persone che hanno visualizzato il primo capitolo. Magari potete pensare che siano poche ma mi hanno reso felicissima;) Ho lavorato tantissimo sul secondo capitolo e sono abbastanza soddisfatta, quindi spero davvero possa piacervi.
Dal prossimo entriamo bene nel vivo della storia e sarà più interessante.  Spero continuiate a seguirmi e, se volete, a lasciare qualche recensione. Ora la smetto di parlare inutilmente e mi dileguo ahahaha
Alla prossima (giuro che aggiornerò velocemente anche perché ho iniziato a studiare per i test dell’università e non voglio togliere tempo a questa storia che amo moltissimo. Bacioni bellezze.
P.s. se volete su Face sono Laura Cesari e su Twitter @LostInJDBeyes seguitemi che ricambio subito”
 
  
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