“ 'Cause you're
working
building a mystery
holding on and holding it in
yeah you're working building a mystery
and choosing so carefully…”
Sarah McLachlan, “Building a mistery”
“Perchè
stai lavorando
per costruire un
mistero
resistendo e tenendolo
stretto
Stai lavorando per
costruire un mistero
scegliendo con
attenzione…”
12. Risk
Un cerchio, una fiamma, una salamandra.
Triangoli e linee che si intersecano. Una stella a sei punte.
Geroglifici incomprensibili che inseguono le tracce fluide dell’inchiostro.
Ricordi bene quel giorno.
Ti ha spiegato cosa avrebbe fatto, ti ha spiegato come.
T i ha spiegato perché.
Era una questione di sicurezza.
Tu lo ascoltavi, chinando la testa, sempre di più, sempre più verso il suolo.
Non volevi che vedesse le lacrime di paura.
Perché eri appena una bambina, poco meno di una ragazzina, ancora troppo piccola per capire appieno il significato di quei disegni – gli stessi che tracciavi controvoglia sui tuoi quaderni di scuola, misurando circonferenze, aree, angoli; gli stessi ghirigori scarabocchiati distrattamente a bordo pagina nei momenti di noia; gli stessi disegni che affollavano gli spazi bianchi del tuo diario: proprio non riuscivi a capire – ma già troppo cresciuta per non sapere che il dolore sarebbe stato grande.
Ma i suoi occhi sembravano non accorgersi di tutto questo. Forse non erano più quelli di un padre: magari non lo erano mai stati – se non in momenti lontani, accompagnati da sguardi amorevoli di un’altra figura, annebbiata nella memoria – magari solo in quel momento le iridi si erano eclissate dietro uno scudo gelido.
Ricordi bene quel giorno. Ricordi bene le maledizioni tenute saldamente prigioniere dei denti serrati, il sapore del sangue sulla lingua stretta nella morsa.
Ma dentro la tua testa urlavi il tuo odio.
Ricordi bene quel giorno, ricordi bene la tua vita, dopo quel giorno.
Le continue attenzioni, gli sguardi febbrili a quell’unica parte di te che sembrava interessargli, l’isolamento in quella casa, per non rischiare inutilmente.
Un’apocalisse distruttiva sigillata nella schiena di una ragazzina.
Ricordi bene quel giorno, forse sai di non poter dimenticare, di non poter perdonare.
Ma quando, chiudendo gli occhi davanti alla lastra di marmo, ammetti che “ i suoi sono sogni meravigliosi”, finalmente comprendi che l’unico potere che un foglio bianco non avrebbe mai potuto avere, è ora nelle tue mani: la possibilità di scegliere.
La tua stanza sa di chiuso come quel giorno.
Ma mentre alzi la maglia sopra le tue spalle, trattenendola sul petto, tutta l’aria sembra essere stata risucchiata dal respiro del ragazzo dietro di te, dalla sua sorpresa.
Ricordi bene il giorno in cui quel disegno è stato impresso a fuoco sulla tua pelle. Ma la sensazione delle sue dita, che invece di seguire i segni scuri scorrono lungo la tua spina dorsale – quasi a calmare, cercare di lenire il dolore che hai provato – è decisamente diversa.
Ricordi bene le ultime frasi che hai scambiato con tuo padre, poco prima della sua fine.
“Perché non lui?”
“Perché non è pronto, non ancora. Non so se lo sarà mai…”
E avresti voluto chiedergli se pensava che tu fossi pronta a tutto ciò, alla grandezza di quella responsabilità che lui stesso non si è voluto prendere.
Chiudi gli occhi, pregando di aver fatto la scelta giusta.
Pregando che un simile rischio valga la tua libertà.
Ma al contrario di tuo padre, tu ti fidi di quel ragazzo in divisa, dei suoi ideali, dei suoi sogni.
Gli affideresti la tua vita: gli stai affidando la tua vita, o almeno una parte di essa. Una parte di te.
E con essa, il suo stesso destino.
Roy Mustang è l’uomo giusto. Anche se riesce a stento a balbettare, gli occhi ancora incollati sulla tua pelle: “Perché…?”
Perché io? Perché ora? O forse Perché un padre dovrebbe fare questo alla sua stessa figlia?
“Perché i suoi sono sogni meravigliosi… e si avvereranno di sicuro.”
Mentre ti rivesti, sotto il suo sguardo imbarazzato, non puoi trattenere un lieve sentore di orgoglio: sei stata capace di rischiare, di mettere in gioco te stessa e quell’alchimia rimasta prigioniera come te, inutile, soppressa per tanto, troppo tempo.
E in fondo, sai che quando il mondo diventerà un posto migliore, sarà stato anche grazie a te.
Qui ci starebbe un bel coro
del tipo
“AAAAAAALELUJAAAAAA”!!!
Non so come, ma alla
fine Risk è arrivato (per fortuna: cominciavo a perdere le
speranze…): sono
tornata su un episodio che ho già trattato, anche se questa
volta sono andata
avanti e ho cambiato la prospettiva: la verità è
che un po’ scrivendo SABBIA,
un po’ leggendo altre fic sullo stesso argomento, ho finito
per sviluppare una
mia versione di questo momento, lo possiamo dire, topico.
Premetto che ho
adorato la versione di Nimpha e anche le considerazioni di Shatzy sulla
similitudine con il “foglio bianco”, ma ho cercato
do non plagiare nulla, per
cui… questo è il risultato (mah…)
Il finale è un po’
amaro: mi premeva dare l’impressione della reale speranza di
Riza in un mondo
migliore, e anche l’orgoglio di poter partecipare e
contribuire con la sua
scelta a l’avvento di una nuova era… ma sappiamo
tutte come è andata
(purtroppo) a finire.
Ho interpretato il
titolo proprio sotto quest’ottica: Consegnare i segreti
dell’alchimia di fuoco
a Roy rappresentava un rischio per il maestro e anche per sua figlia,
perché
non avevano garanzie su come sarebbe stato usato questo potere
pericoloso e
grande.
Secondo me il maestro
non considerava Roy pronto, proprio per la sua indole idealista: lo
considerava
forse conseguentemente impulsivo o comunque predisposto
all’azione senza magari
riflettere sulle conseguenze. Magari, in parte aveva anche
ragione… ma alla
fine i sogni di Roy sono stati non solo la sua salvezza ma anche quella
di
Riza. E un mondo dove la gente possa vivere felicemente non sembra
più così
lontano…