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Autore: zacra    15/07/2013    2 recensioni
"never enough" letteralmente significa , mai abbastanza, ed è così che si sentono i personaggi principali di questa FF .... mai abbastanza, felici, tristi, arrabbiati.... non raggiungono mai alcun apice....
questo è il mio ultimo lavoro, nato alle 3 di notte della festa di S. Patrizio.... spero possa piacervi
Genere: Erotico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutte mie care!
Dunque sto cercando di mettere da parte tutto  quello che ho provato al concerto di Lucca questo weekend, ma cazzo se è dura….a parte i lividi su gambe, costole e braccia che me lo ricordano ad ogni movimento, non riesco a non addormentarmi senza ritornare ogni volta sotto quel palco, non è solo per Jared e la sua bellezza, il carisma, la dolcezza di Tomo  e quell’animale sudaticcio di Shannon, è la sensazione che si prova a cantare tutti insieme “the Kill” è quello che non riesco a togliermi dalla testa , quel senso di famiglia che solo questi concerti trasmettono, non so se qualcuna di voi era a Lucca con me il 13, ma se c’era, GRAZIE !
Kiss
A.
 
 
 
« Fare errori è molto meglio che non fare nulla. »
 
-Billie Joe Armstrong
 
 
Jared era seduto nell’auto di Emma intento a pensare al nuovo tour , al nuovo album e ad Ariel, le poche ore che aveva riposato quella notte aveva sognato solo di parlare con lei, non c’era cosa che lo irritasse maggiormente in quel momento.
Emma parcheggiò davanti a casa sua.
-          Eccoci, questi sono i documenti che mi avevi chiesto- gli disse prima che lui aprisse la portiera.
-          Grazie Emma, sei insostituibile- le disse salutandola distrattamente con un leggero bacio sulla guancia.
-          Ciao…- sussurrò Emma osservandolo allontanarsi per poi ripartire verso casa sua.
Jared posò i documenti sul tavolo e si distese sul divano, era davvero a pezzi, se Shannon lo avesse visto in quelle condizioni gli avrebbe fatto una bella ramanzina, decise di provare a riposare nella speranza di non sognare nuovamente di parlare con Ariel del senso della vita.
Si risvegliò con il suono del cellulare dopo un paio d’ore.
-          Pronto?- disse senza aver controllato da chi venisse la chiamata.
-          Ciao –
-          Ariel… ciao- il suono della sua voce gli aveva tolto anche l’ultimo rimasuglio di sonnolenza, era decisamente sveglio.
-          Volevo chiamare Shannon, ma ha il cellulare spento, ti rubo pochi minuti, volevo dirti che noi arriviamo a Los Angeles mercoledì prossimo con il volo delle 15 e 46, Shannon lo voleva sapere per venire a prenderci- disse con un distacco simile a quello delle centraliniste dei dentisti che chiamano per ricordarti l’appuntamento per l’igiene dentale.
-          Glielo dirò- rispose lui, mantenendo la conversazione sullo stesso piano di distacco, che altro fare del resto, non poteva certo dirle che gli mancava tanto da sognarsela, dopo quello che si erano detti l’ultima volta che si erano visti non era affatto sicuro che avrebbe mai avuto ancora con lei un rapporto d’amicizia o altro.
-          Grazie, buona giornata e scusa ancora se ti ho disturbato- disse lei riattaccando.
-          Figurati, anche io sto bene ….- disse ributtandosi sul divano, si sentiva un coglione, un ragazzino, prese nuovamente in mano il cellulare e chiamò Annabelle, voleva solo lasciarsela alle spalle.
Il giorno della partenza era arrivato, Ariel chiuse la seconda valigia e guardò con la morte nel cuore la sua stanza, non era legata a nessun luogo come lo era alla sua stanza, forse perché essa racchiudeva tutto il suo mondo e lei stava per lasciarlo per qualcosa che non sapeva neppure se ne valesse la pena.
Prese le valigie e raggiunse Gan di sotto, il taxi li stava aspettando, Max li avrebbe raggiunti in aeroporto accompagnato da Alex per i saluti.
Arrivarono in aeroporto con un leggero anticipo, attesero fuori l’arrivo di Alex e Max, approfittandone per fumare l’ultima sigaretta dei loro pacchetti.
-          Nervosa?- le chiese Gan
-          Non saprei, forse solo in attesa di vedere come andrà, ho chiamato Liam, ha detto che ci vedremo non appena ci saremo ripresi dal jet lag-
Gan, sorrise, Liam gli sembrava uno a posto e gli piaceva molto l’idea di aver finalmente un chitarrista che completasse il loro gruppo.
-          Eccoci- disse Max raggiungendoli con Alex alle spalle.
-          Sempre in anticipo vero Max?- disse Ariel facendolo sorridere.
-          Sempre- le rispose mettendole un braccio intorno alle spalle.
Restarono all’ingresso a parlare per alcuni minuti, poi Alex li accompagnò al gate per salutarli definitivamente, strinse forte Ariel, non voleva lasciarla andare e se ne stava rendendo conto sempre di più.
-          Fai la brava- le disse infine.
-          Ciao Alex- rispose Ariel dandole un bacio leggero sulle labbra, per poi prendere il bagaglio a mano e raggiungere Max e il fratello oltre le porte scorrevoli del gate, un nuovo capitolo della sua vita stava per cominciare.
Il viaggio fu piuttosto difficoltoso, al contrario della sua prima volta , questa traversata dell’oceano atlantico li portò ad imbattersi in ben tre turbolenze, arrivarono a Chicago in ritardo e persero la coincidenza, dovendo aspettare fortunatamente solo un’ora il volo successivo.
Shannon era seduto in sala d’attesa col fratello, Ariel lo aveva chiamato dicendo che avrebbero tardato, così erano andati a fare due passi in centro per poi tornare in aeroporto.
-          Dovrebbero essere qui a minuti- disse Jared guardando il tabellone elettronico con gli orari che cambiava nuovamente.
-          Stasera hai quella festa, non dovevi disturbarti a venire con me-
-          Due auto sono meglio di una, avranno parecchi bagagli-
-          Ecco Gan- disse Shannon alzandosi e andandogli incontro.
-          Ciao Shannon- disse Gan fermando il carrello per abbracciarlo.
Shannon salutò anche Ariel e Max, per poi raggiungere con loro Jared che era rimasto un po’ in disparte.
-          Sei venuto anche tu- disse Ariel a Jared mentre uscivano dall’aeroporto.
-          Per dare una mano a Shan con i bagagli- tagliò corto superandola.
Shannon aiutò i ragazzi a caricare le valigie e tutto il resto sulle auto, uno dei tre sarebbe dovuto andare in auto con Jared, dato che la batteria di Gan aveva preso parecchio spazio nell’auto.
-          Ariel tu vai con Jared – disse Gan salendo nell’auto di Shannon con Max, sapeva che lei lo avrebbe ucciso una volta rimasti soli ma voleva che si chiarisse con Jared e al momento quello gli era parso l’unico modo.
Ariel fece cenno a Shannon di partire  e dopo aver chiuso il baule dell’auto di Jared si andò a sedere accanto a lui.
Jared partì e lei si voltò a guardare fuori dal finestrino, non si parlarono per tutto il viaggio, fino a quando fermi ad un semaforo Ariel alzò il volume della radio che passava “all apologies “ dei Nirvana, Jared si rese conto che lei non gli avrebbe mai chiesto scusa e forse delle scuse non erano neppure quello che lui voleva.
-          È andato bene il viaggio?- le chiese.
-          Siamo vivi no?- disse lei sorridendo sarcastica.
-          Sei la solita stronza- le rispose ripartendo.
-          È tu il solito passivo-aggressivo, sembri diverso, più vecchio-
-          Perché?-
-          Saranno i capelli pettinati così, la camicia abbottonata del tutto e i chili che hai perso e devi ancora recuperare- rispose lei sincera – è come se ti vedessi per la prima volta dopo anni, hai per caso pugnalato il tuo ritratto in soffitta?-
Jared si lasciò andare in una risata cristallina e le sorrise.
-          Credo solo di essere stanco-
-          Ok, allora dormi di più-disse Ariel notando che erano giunti a destinazione.
Dopo essere scesi e aver scaricato tutto, salutarono Jared e  Shannon, dandosi appuntamento per il giorno seguente un pò più riposati.
Entrarono in casa, sul frigorifero c’era un biglietto, Ariel lo prese in mano e riconobbe la calligrafia di Jared, lo lesse ad alta voce “ ci siamo presi la libertà di riempire il frigorifero per voi, inoltre la casa non è in affitto, Shannon ed io l’abbiamo comprata, di sopra ci sono le camere da letto che ho arredato sperando che rispecchino i vostri gusti. Jared”.
-          Andiamo a dare un’occhiata di sopra no?- disse Max  andando verso le scale.
-          Ci hanno praticamente regalato una casa- disse Ariel ancora incredula.
-          Dai vieni- le disse Gan prendendola per mano e raggiungendo con lei Max.
Al piano di sopra c’erano due camere da letto con bagni interni e una stanza lasciata spoglia, su entrambe le camere c’era il nome di Max e Gan, mentre quello di Ariel era attaccato alle scale che portavano alla mansarda.
Gan entrò nella sua stanza, alle pareti c’erano un paio di foto che Shannon aveva scattato a lui ed Ariel durante le passate vacanze, due bacchette nuove posate sul letto  ed una vecchia batteria di Shannon sulla parete davanti al letto.
La stanza di Max era un tripudio di calendari con donne nude, lo avevano capito da subito, pensò tra sé sdraiandosi sul letto accanto al suo basso, sul comodino notò una foto autografata di Megan Fox e il sorriso sul suo volto si allargò ulteriormente, si sentiva come se non avesse neppure lasciato l’Italia.
Ariel salì la rampa di scale ed entrò nella sua stanza.
Era come un ‘appartamento nell’appartamento, la sua  stanza era provvista di soppalco, al di sotto di esso si trovava il bagno e uno spazio vuoto che lei avrebbe potuto convertire in tutto ciò che voleva, su un lato c’era la cabina armadio e un’intera parete era libera per i suoi libri e dischi, la terza parete davanti a lei consisteva in una vetrata che raggiungeva il soffitto, salì le scale del soppalco per vedere il resto, un letto matrimoniale era appoggiato sulla parete più bassa, lo spazio non era tantissimo ma ci si stava comodi ugualmente, raggiunse la vetrata sul fondo e notò che era una sorta di porta a finestra che dava sul  terrazzo del tetto, uscì fuori e vi trovò due seggiole e un tavolino sul quale era posato il suo libro, quello che aveva prestato a Jared, lo prese in mano e ne scivolò fuori un foglietto c’era la partitura di una canzone che lei gli aveva detto di adorare,”the scientist” dei Coldplay, la parte che lui aveva scritto era quella della strofa “Tell me your secrets, And ask me your questions, let's go back to the start”.
Tornò dentro e dopo aver trovato dello scotch nella sua valigia attaccò il foglio sulla parete accanto al letto.
Il giorno seguente Gan chiamò Liam per invitarlo a cena  e parlare anche con Jared e Shannon del loro gruppo, Shannon aveva ventilato ai ragazzi la possibilità di passare l’estate in tour con loro, facendo da gruppo spalla, era una buona opportunità per loro, gli avrebbe permesso di misurarsi con un grande pubblico e vedere se erano in grado di sopportare lo stress che la fama richiedeva.
 
  
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