Capitolo 7: ? – Luogo senza nome.
Nero.
Solo nero.
Poi, una luce.
Di nuovo nero.
Caroline stava aprendo gli occhi: si rese conto di trovarsi sott’acqua, in chissà quale mare, senza avere il bisogno di respirare.
Vide passare velocemente un pesce davanti a sé: li aveva visti solo negli acquari; una volta, era andata ad una spiaggia con la famiglia, sulla costa meridionale del Regno Unito, quando aveva più o meno cinque anni, ma non c’erano pesci…
Lo vide ancora, lo vide meglio: non era né grande, né piccolo e aveva occhi giallo-dorati che risaltavano sulle squame bianche e nere.
– Come ti chiami?
Caroline si guardò intorno e poi guardò il pesce.
– Caroline e tu? – si sorprese di riuscire a parlare sott’acqua…soprattutto perché stava parlando con un pesce…era surreale!
– Alex! –nuotò via velocemente e Caroline non fece neanche in tempo a rincorrerlo che svanì.
Nuotò verso l’alto, cercando di uscire dall’acqua, cercando di svegliarsi da quello che le sembrava un incubo, ma, quando le sembrava di essere quasi arrivata, guardava giù e si rendeva conto di non essersi mossa di molto.
Riusciva a nuotare solo orizzontalmente. Arrivata vicino a dei coralli, vide un cavalluccio marino; era bellissimo: arancione, marrone e dorato con due minuscoli occhietti che Caroline guardò bene e – si accorse con sorpresa – erano di un blu intenso, raro. Aveva visto occhi di quel colore solo sul viso di una persona: Niall.
– Caroline!
– Sai come mi chiamo?
– Chiedi al tuo migliore amico se sa come ti chiami?
– Niall…
La vista le si annebbiò e, quando riaprì gli occhi – per sua sfortuna o fortuna, non sapeva bene –, si ritrovava ancora in acqua ma in un punto in cui non era ancora stata: intorno a lei c’erano migliaia di pesci che nuotavano tra alghe verdi e gialle e che parlavano tra loro come se nulla fosse, poi, un pesce pagliaccio nuotò velocemente verso di lei e si fermò vicino al suo naso.
– BOO! – rise e nuotò intorno a lei così velocemente che Caroline non riusciva a seguirlo con lo sguardo.
– Come ti chiami? – continuava ancora a ridere ma si era fermato di nuovo e quasi sfiorava il naso di Caroline.
– Caroline… – rispose insicura.
– Bel nome, Caroline… Che ci fai qui? Non ti ho mai vista in giro?
– Non lo so, credo che sia un incubo… Spero… I pesci non parlano e io non posso respirare sott’acqua…
– Così mi offendi! Comunque – continuò con tono scherzoso – non credo che si tratti di un incubo, no… Non credo proprio…
– Ah e perché?
– Beh, ci sono io! Può essere solo un sogno! – ricominciò a ridere e a nuotarle intorno formando cerchi di bolle fino a quando la vista di Caroline non si annebbiò ancora una volta…
– Caro? Caro? Siamo arrivati al porto. Caro?
Caroline aprì gli occhi e vide suo padre che le aveva aperto lo sportello e la incitava a scendere con un sorriso incerto e tendendole la mano.
“Era solo un sogno…” pensò e scese dalla macchina stringendogli forte la mano.