[.."Certo
che sa baciare bene. Inoltre, cosa ne vorresti sapere tu, della
complessa arte
del baciare, Signor Io-arrossisco-ogni-volta-che-una-donna-mi-tocca?"
una
leggera acidità nelle sue parole, essendo un po' sconvolta
per il modo in cui
lui aveva distrutto il suo sogno erotico di sempre. Trunks
trasalì, disegnando
sul volto un sorriso ingiustificato, prima di sorridere di nuovo, come
uno scienziato
pazzo.
"Tu
sai come bacio."
La dichiarazione fu semplice,
detta senza molta emozione, ma in realtà c’era un
mondo dietro di essa.]
Lei
sembrò non scomporsi, tranquilla, ma era
accigliata, ne era sicuro, anche se non la poteva vedere.
Sentì che si muoveva
e sapeva che stava incrociando le braccia sul petto. Era classico di
Pan per
dire 'va
all'inferno'.
Lui sorrise.
"Perché
così silenziosa, Miss Son? Non
ricordi?" Non poteva resistere alla tentazione, anche se raramente ne
avevano parlato, non poteva combattere la voglia di metterla in
imbarazzo .. solo
per questa volta.
"Mi
ricordo". Lei rispose bruscamente,
rendendo evidente il suo disappunto attraverso il suo tono. Come poteva
dimenticare?
Era stato il suo primo bacio, dopo tutto. E se lui non fosse stato
così pudico,
non lo avrebbe rovinato.
Era
estate e il tempo le era stato favorevole. Aveva
sedici anni ed era incredibilmente infatuata di quel trentenne. I suoi
occhi si
accendevano ogni volta che si avvicinava a lei, le sue mani tremavano e
perdeva
ogni parvenza di grazia. Aveva vissuto le sue prime farfalle nello
stomaco
grazie a lui e non erano mai veramente andate via. Ma quel giorno era
diverso,
era speciale. Erano seduti sulla spiaggia, da soli perché
Goten era scappato
con qualche nuova ragazza, Bra era stata troppo occupata per
accompagnarli.
Naturalmente, Uub la seguiva ovunque andasse e c’era solo
Marron. Ma lei era
sempre stata troppo bella per passare il suo tempo con Trunks, era
troppo
frustrata perché diceva che era così 'immaturo'.
Così
restarono solo Trunks e Pan. Era stato con lei per
la maggior parte dell'estate e si sentiva un po'... potente,
perché lui aveva
passato così tanto tempo con lei. Come se questo
significasse qualcosa di
speciale.
Stava
sdraiato lì, il sole cadeva sul suo corpo, dove i
raggi rimbalzavano in modo da farlo sembrare un dio greco e lei doveva
deglutire ogni volta che guardava nella sua direzione. I suoi occhi
erano
chiusi e lei era sicura che fosse addormentato. Aveva persino chiamato
il suo
nome un paio di volte e agitò anche le mani sulla faccia
solo per essere
sicura.
E
poi lo aveva fatto. Appoggiato le sue labbra sulle
sue, senza sapere che erano una macchina nata per uccidere, abbassando
rapidamente
il viso al suo prima di perdere il coraggio. Non sapeva cosa aspettarsi
da lui...
beh, non era esattamente sicura della sua reazione. Ma qualcosa di
più di
quello che aveva ottenuto, si aspettava sicuramente. Ovvero un naso rotto. Lui si mise a sedere e
alzò la
testa così in fretta che quando le sue labbra avevano
toccato le sue, in
qualche modo la sua fronte aveva urtato il naso e l'osso era uscito
fuori
posto.
Fu
il peggior
bacio
nella storia dei baci.
Corto, mosso, e
sciatto. Un bacio che le aveva provocato seri danni fisici e che era
troppo
imbarazzante da spiegare.
"Ti
ricordi, eh?" le chiese, le labbra
serrate insieme per mantenere le risate dentro. Lei senza dubbio, era
tornata
con la mente, a quel giorno, annuendo e stringendo gli occhi su di lui
anche se
non poteva vedere il bagliore. "Così, ricordi .. pensavi che
fossi
addormentato e-"
"Ho
detto di sì, OK?" Lui
rise, raggiungendola con le braccia e tirandola
contro di lui. Pan trasse un respiro, cercando di calmare il batticuore
che partiva
in automatico ogni volta che la toccava.
Anni
e ancora non era andato via. Come avrebbe potuto,
se ogni volta che pensava che stesse facendo progressi, poi faceva
qualcosa di
stupido come invitarlo sopra per un film durante una tempesta? Il
pollice di
Trunks scivolò lungo il suo braccio in un movimento lento,
accarezzandola. Lei
strinse i denti, cercando di combattere la calda sensazione di
elettricità che
l’aveva percorsa, senza successo.
"Ricordo
anche che portò il mio naso a sanguinare
e come hai reagito violentemente." Sputò, veleno nella sua
voce.
"Ehi,
ero rimasto scioccato." Si difese.
"Sì,
esistono cuscini fatti a partner che baciano meglio
di te." Lo provocò, ancora arrabbiata.
"Mi
offendi anche ora. Sono stato solo preso alla
sprovvista."
“Quello
è stato il peggior bacio della mia vita, visto
che siamo in confidenza. Ti odio, Trunks." Lei mise il broncio, tirando
il
suo corpo lontano dal suo. "Pensavo che fossimo d'accordo di non
parlare
di questo, mai
più".
Trunks
la sentì sbuffare infastidita e ridacchiò.
"Beh,
avresti dovuto pensarci prima di insultare
il mio talento nel baciare."
"Se
ricordo bene, le tue abilità in quel campo
erano scarse. Orribili. Mi hai rotto il naso." Le sopracciglia
aggrottate
per la rabbia.
"Pan,
tu mi sei saltata addosso in spiaggia. Eri
tu quella con l’etichetta ‘orribile’, non
io."
"Sì,
beh sono migliorata molto da allora."
Mormorò, ora più scorbutica di quanto non fosse
prima di iniziare questa
conversazione.
"Spero
di sì. Altrimenti capisco perché Mr. Eroe
Favoloso
Di Metropolis non ha mai richiamato." Lei poteva quasi sentire il
sorriso
che stava premendo sul suo viso, ma ancora le stava ribollendo il
sangue dalla
rabbia. Sentiva forte il bisogno di difendersi. Per dimostrare il suo
valore.
Aveva una dignità da mantenere integra.
"Sono
una bravissima baciatrice". Protestò
amaramente.
"Certo,
certo." La liquidò lui, stendendosi
sul divano. Trasferì la gamba dietro la schiena di lei,
l’altra sul pavimento. Il
corpo di lei era sul cuscino, tra una gamba e l'altra.
"Lo sono". Dichiarò sicura ancora una volta, con forza mentre si muoveva un po' indietro, "Potrei farti dimenticare il tuo nome, Trunks."
Poteva
sentire il fastidio e la voglia di riscattarsi nella
sua voce e lo fece sorridere.
"Giusto." Cercò di calmarla "Quando tornerà l’elettricità?"
L’aveva
respinta di nuovo. Lui non le credeva. Si lasciò
sfuggire un sospiro di aria calda e si mosse in modo da trovarsi di
fronte a
lui, il capo più vicino al suo, mentre parlava.
"Che
ci crediate o no, Sig.Briefs, io non sono più
una ragazza di sedici anni. Potrei fare ciò che voglio
con
lei qui, sul mio divano." Catturò la sua attenzione, allora,
non con la
sua dichiarazione, ma con il suo tono. Lei lo stava sfidando, poteva
sentirlo.
E lui non aveva intenzione di fare marcia indietro. Voleva osare.
"Davvero?"
replicò lui, alzando la fronte e
lasciando che un mezzo sorriso si formasse sul suo volto. "Dubito."
Sorrise a questo punto, e sentì il ki di Pan salire un po'.
"Ah
sì?" lei
si avvicinò ancora.
"Già."
Parlava a bassa voce, sempre
sorridendo.
"Ti andrebbe di fare una scommessa su questo?"
Lei
deglutì a fatica, dopo aver parlato, lottando
contro l'impulso di colpirlo con il ginocchio
nell’inguine.
Chi pensava di
essere, Dende? Che egocentrico, vanesio del cazzo. Lui non era
asessuato.
Era solo un uomo e lei era donna. Poteva fare di lui quello che voleva,
non
poteva essere così difficile. Poteva fargli dimenticare chi
fosse e mendicare
per avere di più, Pan lo sapeva.
Solo perché era sempre stato Trunks-Santo-Briefs,
non significava che lei non sapeva come farlo cadere ai suoi piedi. Era
proprio
come chiunque altro con un pene. Poteva farlo. Trunks ne sarebbe uscito
sconfitto.
"Che
tipo di scommessa?" Le chiese, la
curiosità aveva raggiunto il culmine ora.
"Prima
colazione gratuita per tre settimane se non
riesco a farti girare la testa. In senso figurato, naturalmente..Giochi
o non
giochi?”
"Tre
settimane, eh?" Si morse il labbro,
pensando alla sua offerta, ma solo per un secondo. Poi annuì
con la testa e
tese la mano. “Gioco.”
"Non
così in fretta." Lui sorrise.
"Sapevo
che ti saresti tirata indietro." Lei
lo fissò.
"Io
non mi sto tirando indietro. Voglio solo
sapere cosa mi offri se vinco, Trunks." Lei inclinò la
testa, leggermente.
"Sì,
come no."
Lui
rise, facendo schioccare il ginocchio prima di
soffocare nel suo divertimento. Sentiva la sua rabbia salire ancora e
si rese
conto che era una cosa seria. "Va bene ... Un bacio che dovrebbe farmi
girare la testa?" Lei annuì.
"Ok,
se ci riuscirai... io ti porto Hob Jacob
nella tua cucina. Giochi o non giochi?”
"Potrei
fartelo fare anche senza baciarti,
Trunks." Lei aggrottò la fronte.
"Sì,
ma adesso avrai una scusa per accettare la
mia generosità."
Hob
Jacobs era il più importante critico gastronomico
in Giappone. Se lui diceva che il cibo nel tuo ristorante era buono,
praticamente aveva fatto di te un milionario e Trunks spesso le aveva
chiesto
che poteva convincerlo facilmente, ad andare a cenare nel suo
ristorante. Ma
l'orgoglio le aveva sempre impedito di accettare l’offerta.
Lei non voleva la
pietà di Trunks o di qualcun altro perché il suo
ristorante non stava
decollando. Voleva che il critico lo facesse di sua spontanea
volontà. Ma ora...
Dopo tutto, sarebbe stato un scambio equo, per il bacio che stava per
dargli.
"Gioco".
Lei annuì, come se fosse ad un incontro d’affari,
e gli strinse la mano. Poi si
avvicinò a lui, cercando di prepararsi per quello che stava
per fare. La sua
testa era così vicina a quella di lui che il suo respiro era
caduto sul suo
labbro inferiore prima che lei smise di muoversi e si morse il labbro.
"Prima di fare questo,"
"Sì..."
Lui sorrise, pensando che stava temporeggiando.
"Facciamo
un altro patto." Sentiva
l'esitazione nella sua voce e appoggiò la sua testa alla
spalliera della sedia fino
a guardarla negli occhi.
"Sì?"
"Nessun rimpianto,
va bene?" Lui annuì, poi si schiarì la gola.
"Va
bene."