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Autore: BlackPoison    15/07/2013    0 recensioni
Quel giorno qualcosa non andava, se lo sentiva.
Il suo sesto senso non la ingannava mai. Nonostante fosse una persona tremendamente concreta e pragmatica non riusciva mai davvero a lasciar perdere quando certi pensieri le si affacciavano alla mente, soprattutto in quel periodo: era successo qualcosa.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arthur Weasley, Molly Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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GOODBYE

Il sole, quella gelida domenica mattina, non accennava a fare capolino dalle nuvole dense e buie che inspessivano il cielo . Nemmeno il vento, tanto impetuoso da far volare via il mantello, riusciva a farle spostare di mezzo millimetro. Era come se si fossero incollate fra di loro per coalizzarsi insieme a tutte le altre forze della natura in preparazione alla guerra. L'aria era tanto pesante da dare l'idea che vi fossero dissennatori ovunque a risucchiare i buoni sentimenti. Nessuna traccia di speranza, di buoni propositi, nessun luogo in cui trovare pace. Nemmeno la propria stessa casa. O almeno era quello che la giovane Molly pensava, nella più completa solitudine, con la fronte appoggiata contro il vetro della finestra della sua stanza. Si era alzata presto, prestissimo, quella mattina, una sensazione di puro orrore l'aveva avvolta per l'intera nottata precedente impedendole di dormire tranquilla. Sogni agitati ed avvolti nel fumo la aggredivano ogni qual volta che la stanchezza la portava ad abbassare le palpebre alla ricerca di un po' di riposo. Riposo che, all'insaputa di tutti, non trovava da troppo, troppo tempo.

Quel giorno qualcosa non andava, se lo sentiva.

Il suo sesto senso non la ingannava mai. Nonostante fosse una persona tremendamente concreta e pragmatica non riusciva mai davvero a lasciar perdere quando certi pensieri le si affacciavano alla mente, soprattutto in quel periodo: era successo qualcosa.

Lo sapeva, ogni recettore del suo corpo lanciava un chiaro segnale di all'erta che non le permetteva di mandare giù quel nodo che le si era formato in gola. L'odore delle cattive notizie lo aveva annusato non appena aveva messo piede giù dal letto. Non le restava che aspettare, tuttavia. L'ordine si sarebbe riunito quel pomeriggio, lì avrebbe saputo, doveva mantenere i nervi saldi almeno fino alla sera. Fu a quel punto che per evitare di pensare si mise a spolverare nervosamente alla babbana l'intera casetta della famiglia Prewett, il luogo della sua infanzia, il luogo che un tempo avrebbe definito il più bello e sicuro del mondo.

Gideon e Fabian erano partiti la sera prima per 'un'emergenza da grandi' come l'avevano definita. Inutili i suoi tentativi di essere coinvolta. Si era persino offerta di far loro da porta provviste. Nulla: non se l'erano voluta portare dietro. Odiava quella loro indole protettiva nei suoi confronti. Lei non aveva bisogno di essere protetta, se la cavava perfettamente da sola. Al pensiero della sera precedente colpì con un po' troppa energia la scrivania di suo fratello Fabian con il vecchio cencio che stava usando per pulirla facendo rimbalzare a terra una piccola cornice. Fortunatamente rimase intatta. Conteneva una vecchia foto di quando erano bambini: lei con in mano una margherita enorme si sistemava la gonna azzurra cercando di mettersi in posa, Fabian trascinava Gideon, il quale rideva come un pazzo, all'interno di una grossa cariola. I due le finivano quasi addosso e lei paonazza d'ira prendeva a rincorrerli per tutto il giardino.

Fu in quel momento che senti il clic della serratura al pian terreno e per poco non lasciò cadere di nuovo la cornice. Si congelò immediatamente pensando ad un eventuale attacco ma si dissuase all'istante della possibilità conscia del fatto che se qualcuno avesse voluto ucciderla di certo non avrebbe aperto la porta con la chiave. Corse di sotte mollando il cencio accanto alla foto risistemata sulla scrivania verde marcio di Fabian.

Era Arthur. Fece il suo ingresso, portando in casa il vento gelido dell'esterno, avvolto nel mantello scuro e spesso si suo padre. Portava un grosso cappello di lana ed una sciarpa coi colori del Grifondoro che gli aveva regalato lei un paio di natali prima. Gli si vedevano praticamente solo gli occhi ed il naso rosso per il freddo, imbacuccato com'era. La prima reazione di Molly alla vista dell'uomo che le varcava la soglia di casa infangandole il pavimento con gli stivali sporchi fu una gioia pura che le si andò a diffondere in tutto il corpo come una medicina. Mentre gli correva incontro col sorriso sulle labbra per gettargli le braccia al collo cancellò in automatico il pensiero precedente: lei un luogo sicuro ce l'aveva, era lui.

Arthur si lasciò abbracciare per poi abbassare la sciarpa e stamparle un bacio leggero sulla fronte. Poi la guardò negli occhi. Lei notò che aveva gli occhi stanchi, occhi circondati dalle occhiaie profonde di chi porta sulle spalle un peso enorme, il peso dei fatti, il peso della verità.

«Arth...» Le parole le morirono in gola. Passato l'entusiasmo iniziale nella sua testa presero a far capolino un miliardo di pensieri. Lo guardò in attesa. Avrebbe voluto fargli moltissime domande: perchè era lì? Perchè non aveva atteso come da stabilito quella sera? Perchè...

«Perchè hai le chiavi di Gideon, Arth?»

Arthur Weasley abbassò gli occhi a quel punto ed il pensiero che l'aveva tormentata per tutte quelle ore prese finalmente una forma definita.

«Chi è stato?»

Chiese con la voce spezzata discontandosi dal ragazzo uno spazio sufficiente a permetterle di incrociare le braccia, di autoabbracciarsi, di reggersi in piedi come solo lei sapeva fare: facendo perno su se stessa.

«N-non sappiamo ancora... I nomi. Erano in troppi. Sono... morti entrambi.»

Alzò, finalmente, gli occhi tenuti abbassati nel mentre che le mollava addosso l'orrore di quella notte. L'orrore che lui aveva vissuto. L'orrore che ora l'avrebbe fatta a pezzi. Non osò muoversi da dov'era. Restò a guardare la donna che amava che si distruggeva internamente coscio della propria completa impotenza. Era sempre stata una ragazza forte, Molly Prewett, tremendamente forte. Con Lily, all'ordine, faceva la roccia di tutti da quando era iniziata questa battaglia persa in partenza per la maggior parte di loro. Lei ci credeva davvero. Credeva nella verità, credeva nella forza dell'amicizia, credeva nell'amore. Non aveva mai perso un istante l'entusiasmo, giorno dopo giorno, mese dopo mese aveva cacciato giù la paura e l'orrore convinta che ce l'avrebbero fatta. Che sarebbe andato tutto bene.

In quel momento, al centro del suo soggiorno, con gli occhi lucidi del ragazzo che amava da sempre puntati su di lei, in attesa, per la prima volta in assoluto, Molly, dubitò di tutto ciò per cui aveva sempre lottato. Per un istante lasciò che il mondo le crollasse addosso.

  
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