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Autore: S t r a n g e G i r l    15/07/2013    6 recensioni
Tutti i bambini hanno paura di qualcosa, che solitamente poi si nasconde sotto il letto.
L'uomo nero, mostri, rapinatori...
Quel che spaventava me, ad esempio, era verde e aveva i tentacoli.
Ma quello da cui Isaac era terrorizzato, da cui si nascondeva e fuggiva non era nulla di simile; il suo, di mostro, aveva le fattezze di suo padre.
Quando me lo aveva raccontato, io avevo riso come se fosse stata una barzelletta e lui non mi aveva rivolto parola per mesi, fino a quando non ero andata a casa sua con un dolce fatto da mia madre per farmi perdonare e, dalla finestra, l'avevo intravisto anche io, il suo incubo.
E da allora in me era nato l'istinto di proteggerlo.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isaac Lahey, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Pioggia Di Vetro

3. Pioggia di sale


- Did I do something wrong? -
- I dont' have anyone -

 


« Tesoro, hai preso tutto? Dai un'ultima controllata in camera tua e poi scendi giù. Papà sta già caricando la macchina! »
Grido una risposta frettolosa a mia madre e torno a guardare fuori dalla finestra, strappandomi le pellicine dalle labbra a morsi.
Casa Lahey è silenziosa, senza luci accese o rumori di vita quotidiana che arrivino fin qui.
Sembra disabitata, ma io lo so che lui è dietro quei vetri al primo piano e che non si affaccerà per non vedermi. Per non vedermi andar via e lasciarlo solo.
L'idea di abbandonarlo mi fa sanguinare dentro, come se qualcuno mi avesse tranciato un'arteria che vomita fiotti di sangue nell'addome senza che io riesca a impedirlo.
Isaac, di sicuro, prova quel dolore centuplicato. Prima sua madre, ora io.
Come ancora non sia morto a causa dell'emorragia è un mistero.

« Se è uno scherzo, non mi fa ridere. »
Le sue iridi azzurre diventano lastre di ghiaccio, di quelle spesse che nemmeno un lanciafiamme scalfirebbe.
Isaac si scosta da me, quasi ora gli fosse impossibile stare a contatto con la mia pelle.
« Credi che a me faccia piacere andarmene? Credi che non soffra, lasciandoti? A lasciare una vita intera qui? Beacon Hills era diventata casa mia, ma non posso dar completamente torto a mia madre e mio padre: si sono verificati troppe morti ultimamente. Attacchi di animali, sparizioni... » gesticolo, afferro l'aria della notte fra le dita e poi la libero.
Vorrei tenere le sue mani, ma lui le stringe attorno al busto e mi impedisce l'accesso al suo corpo, al suo cuore.
Sta cercando di preservarsi dall'ennesima perdita.
Una volta mi aveva detto «Io non ho nessuno. » ed io, dopo un bacio, gli avevo detto che non era vero. Non più.
« Tutto questo finirà prima o poi. Sarà un allineamento astronomico particolare, che fa impazzire i predatori, o un'altra cazzata simile. Si calmeranno le acque e tutto tornerà normale. » dice, ma guarda lontano.
« Papà ha ricevuto un'offerta di lavoro a Sacramento e l'ha accettata, quindi non potrei rimanere neppure se lo volessi. E guardami, maledizione! Non ti sto lasciando perché non ti amo, perché non me ne frega niente di te, mi hai stancato o chissà cos'altro! »
Isaac gira il capo e l'occhiata che m’indirizza è dubbiosa.
La luna piena, sopra di noi, sembra essere incastrata fra i rami del vecchio albero, tanto è vicina.
Si smuove un vento freddo ed io rabbrividisco, allungando fin sulle dita le maniche della felpa.
« E' giusto che tu vada. Forse è anche meglio. » sussurra lui dopo un po', con la piega di un sorriso amaro sulla bocca ferita.
« Che stai dicendo? » domando allarmata. Quel suo tono di voce non mi piace.
E' terribilmente simile a quello che usa quando deve spiegare a qualche insegnante i motivi per cui ha dei segni di percosse sul viso.
« Che ci saremmo lasciati comunque, Violet. IO stavo per lasciarti. » prende una pausa e il mio cuore lo imita.
Tace, fermandosi, il tempo che lui impiega a mettere insieme le parole successive.
Poi si arresta del tutto.
« Mi stai risparmiando la parte dello stronzo. Non poteva funzionare tra di noi: tu mi ami, io no. »

« Violet! Andiamo! » la voce di mio padre mi desta dai ricordi della sera precedente.
Mi asciugo le lacrime, che non sono riuscita a tenere in gola, con il dorso della mano e con uno sguardo faccio un rapido giro della stanza spoglia.
Niente più poster alle pareti o fotografie di quando ero bambina in cornici di conchiglie sulle mensole; niente più scarpe da ginnastica buttate in un angolo invece che riposte nella scarpiera o vestiti ammassati sulla sedia davanti al computer; niente più stelle fosforescenti sul soffitto o libri dalle copertine consumate dalle mie dita sul comodino e sulla libreria.
Niente di niente.
Mi volto verso la porta ed il vuoto mi abbraccia.
E' come se la mia camera riflettesse in maniera estesa il nulla che alberga nel mio petto.

Tremo appena, il respiro imprigionato nei polmoni come acqua stagnante.
Isaac non mi guarda. Fissa il suo polso ancora adornato da quel braccialetto portafortuna, che avevo preso su una bancarella per lui, e sembra sul punto di strapparselo via, quasi temendo che possa prendere fuoco d'improvviso.
« Se volevi lasciarmi perché, appena ti ho detto che sarei andata via, sei sembrato più triste che sollevato? » chiedo, ripescando la voce non so neppure io dove.
Lui tentenna qualche secondo, passando una mano distratta in mezzo ai capelli, e sospira.
« Perché è normale che mi dispiaccia che tu te ne vada. Ci tengo a te, ma non allo stesso modo in cui fai tu. Sei più una sorellina per me, Violet. » incespica sull'ultima frase e strizza gli occhi, come se si stesse concentrando per non lasciarsi sfuggire qualcosa.
« Vuoi convincere me o te stesso di questo? » sbotto dura, alzandomi in piedi di scatto.
Isaac segue il mio movimento repentino con curiosità ed i suoi occhi blu oceano mi confermano che quelle sue parole sono solo un patetico tentativo di proteggersi dalla sofferenza.
Ferisci prima di essere ferito.
« Se mi avessi considerato una sorella non mi avresti accarezzato, abbracciato, baciato come hai fatto in questi mesi. Non era affetto fraterno, il tuo. Non sono stupida, Isaac, perciò non trattarmi come tale. Vuoi chiudere? Fa' pure, ma dimmi qualcosa a cui io possa credere sul serio. »
Stringo le mani a pugno per la rabbia e lo sdegno per il modo in cui lui cerca di svalutare quello che abbiamo condiviso.
« Parli come se tu non avessi preso in considerazione l'idea di finirla. Cos'è che ti aspetti da me? »
Che lotti per noi.
« Sincerità. »
Isaac si alza in piedi e torreggia su di me, un accenno di frustrazione sul viso stremato.
« A cosa servirebbe? Fa male anche solo così, Violet. »
« Lo so. »
« Non chiedermelo. Non riesco a dirti addio. »
« Allora non dirlo. Dì che mi ami. »
Mi prende con foga e mi stringe in un abbraccio che sa di pianto non versato, di sale piovuto dal cielo sulle nostre ferite aperte.
Mi tiene premuta contro il suo petto come se tentasse di farmi entrare nel suo corpo, fra le sue costole vicino al cuore.

Scendo le scale con lentezza, passando le dita sugli intarsi di legno del corrimano.
Ogni passo in più mi allontana dalla Violet di Beacon Hills, dalla Violet di Isaac, proiettandomi verso la Violet di Sacramento, che resterà comunque di Isaac anche quando sarà lontana chilometri.
Mia madre mi lancia un'occhiata preoccupata, mentre consegna nelle braccia di mio padre l'ultimo scatolone appena sigillato.
« Tutto bene, tesoro? »
No.
« Sì. Sono solo un po' triste. »
« Lo capisco, ma vedrai che ti ambienterai con facilità nella nuova scuola e ti farai tanti nuovi amici. » mi rassicura, stringendomi in un abbraccio che mi fa venir voglia di piangere ancora.
Altro sale cade in abbondanza sui tagli freschi derivati all'assenza di Isaac e brucia in maniera insopportabile.
Come si può guarire se ogni volta le ferite si riaprono e s'infettano di nuovo?

E' il suo silenzio che, alla fine, mi risponde.
Non pronuncia quella frase, Isaac, né una che ci somigli.
Non dice niente.
Niente di niente.
« Portami a casa. »
La mia richiesta ha il retrogusto di una supplica.
Lui annuisce fra i miei capelli e poi mi prende per mano, precedendomi.
Cammina svelto, impaziente.
Sembra scappare da qualcosa che lo insegue tenacemente.
Sembra scappare da me.
Il suo ritmo aumenta e mi strattona per incoraggiarmi ad andare più veloce, ma io inciampo sui lacci delle mie scarpe, che si sono allentati, e quasi cado a terra.
Isaac mi sorregge e, quando mi guarda in faccia, assume un'espressione ferita ed attonita.
« Pulcino, non piangere. »
Mi asciuga le lacrime coi pollici e mi bacia in modo così struggente che il dolore che sgorga dai miei occhi aumenta la portata.
« Ti amo, Isaac. » confesso sulle sue labbra che sanno di sangue secco.
Annuisce appena.
« Non te lo chiederai mai, ma sappi che vorrei rimanessi. Ho solo te, Violet. »
Lo bacio con forza, cercando d'imprimere la mia bocca di tutto l'amore che ho.
« E' quasi l'alba. Devi andare. »
Si stacca a malincuore e fa per incamminarsi di nuovo.
« Isaac? » lo richiamo, trattenendolo per un polso.
« Io... non dovrei chiedertelo, ma... ecco se... i-io riuscissi a tornare...tu...? »
Sorride del mio impaccio ed io sbuffo.
« Lascia stare, è una cosa stupida. »
Lui mi fissa qualche attimo, poi scrolla le spalle e torna a dirigersi verso casa mia.
Dopo qualche minuto, quando ormai mancano pochi metri al mio portone, sussurra un « Sì. » quasi indistinguibile.

Abbasso il vetro e l'aria fredda della sera mi gela la punta del naso.
Papà guida tranquillo, una mano sul volante e l'altra fuori dal finestrino, mentre mamma cambia stazione radio, cercando una canzone che le piaccia.
Sorpassiamo casa Lahey in pochi attimi, il tempo di sporgermi per vedere una figura nera alla finestra della stanza di Isaac che tiene la mano premuta sul vetro a mo' di saluto.
«Sì, cosa? »
«Ti aspetto. Ti aspetterei in ogni caso, pulcino. »
 




Terzo capitolo fresco fresco.
Sono particolarmente fiera e soddisfatta di questa storia, dei consensi positivi che sta ricevendo e di come la sto portando avanti (anche se poi mi scervello ogni volta per cercare un qualcosa che possa "piovere" e quindi dare il titolo al capitolo XD).
E' una cosa sciocca, ma volevo dedicare questo capitolo a Lilyhachi, che aspetta le mie pubblicazioni sempre con impazienza e sostiene addirittura di attendere aggiornamenti di "Pioggia di vetro" con quasi più ansia di quella che precede l'uscita di un nuovo episodio della terza stagione.
A proposito... avete visto che cucciolo che è Isaac, nella 3x06? *-* Solo io mi sarei intrufolata sotto il letto per coccolarlo?
Però non mi abbandonate, ragazze. Please <3
Un forte abbraccio.
A presto.

Strange.

 
   
 
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