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Autore: CathCarey    15/07/2013    1 recensioni
La magia del primo amore consiste nel non sapere che esso può sempre finire.
Questa storia totalmente autobiografica racconta il mio primo amore, i fatti non sono assolutamente inventati.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Bondage | Contesto: Contesto generale/vago
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Che  fin dall'inizio sentivo che ti avrei perso e che tu non avresti mai visto in me quello che io vedevo in te.
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4 Dicembre.

Passarono esattamente quattro giorni, e di lui nemmeno una notizia, nemmeno un messaggio, nemmeno una chiamata.
Era evidente che non gli importasse molto dei miei sentimenti, non gliene fregava.
Quel quattro dicembre per me fu un pugno al cuore.
Mi eliminò tra gli amici di Facebook!
La mia prima reazione fu quella di rimanere pietrificata, e impossibile, feci una risata isterica preoccupante, come era possibile che mi eliminò tra gli amici?
Davvero non contavo più niente per lui a tal punto da eliminarmi da uno stupido social network come era possibile? Non me lo sapevo spiegare.
Se voleva chiudere con me, andava benissimo, ma non così, non poteva lasciarmi di nuovo così, e questo fu peggio della prima volta, almeno la prima volta si era degnato di mandarmi un messaggio.
Ero arrabbiata, volevo solo prenderlo a pugni! come era possibile che mi odiasse a tal punto da eliminarmi! volevo una motivazione, mi serviva , volevo una una spiegazione, perchè non riuscivo a darmi pace, era un bambino pensai, i bambini si comportano così!
I bambini scappavano davanti ai problemi e lui era talmente vigliacco da non riuscirmi a dirmi veramente come stavano le cose? aveva paura di ferirmi? così fece molto peggio e provai verso di lui solo una forte rabbia, solo un forte schifo e tanta amarezza.
Pubblicai uno stato su facebook apposta per lui, e casualmente il suo amico Diego mi scrisse, parlammo molto, ma l'unico mio pensiero era solamente il perchè l'avesse fatto.
Perchè?
Ma non mi importava giurai a me stessa che avrei chiuso con questa storia, perchè uno che non riusciva nemmeno a parlarmi in faccia non era degno di stare nella mia vita.
Decisi di chiudere e così fece , mi sarei lasciata tutto questo alle spalle.

10 Dicembre.

Andai al centro commerciale con mia cugina, da sola con lei, non mi importava di Mario, ma ovunque andassi, cercavo lui.
Ci sedemmo su un tavolino e mia cugina aveva voglia di fare qualche scherzo telefonico, allora controllò la rubrica del suo cellulare e casualmente scelse proprio Mario per lo scherzo.
Lo chiamò è per scherzare gli disse che si chiamava Alessia, e voleva vederlo, allora casualmente per puro caso del destino , lui si trovava in centro con i suoi amici, molto bene! Io e mia cugina alzammo i tacchi e andammo in centro di fretta e furia, mi ricordo che faceva freddissimo ed era molto buio, rangiungemmo una parte del centro, e lo vedemmo per non farci vedere andammo dentro in un'altro centro commerciale, facevamo finta di vedere le vetrine con i gioielli, quando cinque minuti dopo, entrò dentro lui con i suoi amici, alzai lo sguardo e lo vidi e io feci finta di non guardarlo. Vincenzo mi venne vicino e mi cinse le spalle e mi salutò, e io con finta aria sorpresa lo salutai, e poi dopo poco venne anche Mario e io lo guardai malissimo.
Salimmo le scale e loro insistevano sul fatto che fosse mia cugina Alessia, ma noi dicevamo che non sapevamo nulla, e che ci trovavamo lì per caso, lo spergiurai fino all'ultimo momento che non era lei e che io non centravo niente.
Ci sedemmo ai tavolini del bar, ma lui non mi degnava di striscio, e io continuavo a farmi male a guardarlo, ero rossa, e mi tremavano le mani e Vincenzo lo notò, ma io dissi che stavo bene.
Vincenzo e Mario andarono fuori a fumarsi una sigaretta, io ero indecisa se uscire e parlare con Mario, ma alla fine mia cugina mi disse che dovevo prendere questa situazione di petto e alla fine lo feci.
Uscì fuori e faceva freddissimo dalla fretta non presi nemmeno il cappotto infatti mi congelai.
Appena uscì fuori gli andai vicino e gli dissi se potevamo parlare, Vincenzo se ne andò e ci lasciò fuori, avvertivo in lui una certa freddezza.
" Non so nemmeno come affrontare questo discorso con te, insomma.. perchè mi hai elimato dagli amici di Fb? "
Lui mi guardò come per dire, che mi importava davvero tanto di lui, se mi concentravo sul fatto che mi avesse elimata.
E la sua motivazione fu talmente stupida che mi venne da urlare ma non lo feci ma ero arrabbiata.
Mi eliminò dagli amici, solamente perchè pubblicavo cose depresse, e siccome non ce la faceva a vederle perchè sapeva che tutte quelle cose che pubblicavo erano per lui si sentiva talmente in colpa.
Io gli dissi che lui non era il centro del mio mondo, che il mondo non girava attorno a lui e che io pubblicavo quelle cose solo perchè mi piacevano.
Ma lui non ci credeva, e rimaneva dell'idea che prima fossi stata io a fargli quello scherzo telefonico, ma io giurai che non era così che non era vero.
Parlammo, gli dissi che era uno stronzo , che non aveva le palle per dirmi relmente le cose come stavano, che poteva degnarsi almeno di un messaggio dopo la ultima nostra uscita, era vero il fatto che lui avesse sottolineato che la nostra uscita era senza impegno, però una spiegazione la meritavo.
E  lì capìì che ormai non avrei avuto mai più un'altra chance con lui, che veramente l'avevo perso e che non c'era verso per farlo tornare indietro, perchè si poteva tornare indietro ma se non tornava evidentemente era perchè non voleva.
Quando all'improvviso Vincenzo e mia cugina uscirono, e Vincenzo rideva perchè mia cugina le confessò che era stata lei a fare quello scherzo telefonico, e io abbassai lo sguardo per la vergogna, come se la vergogna fosse tanta da sopportare, perchè avevo scelto il modo più squallido per avere spiegazioni.
Ci incamminammo verso casa e Mario e  mia cugina mi accompagnarono fino a casa, durante il tragitto avemmo modo di chiarirci e di parlare, ma ormai capìì perfettamente che tra noi due era finita, e lo capìì dal fatto che mi richiese nuovamente di diventare amici come la prima volta che mi lasciò.
Nonostante tutto, non ce l'avevo con lui, nonostante tutto io l'amavo indipendentemente da qualunque cosa che facesse e mi dicesse era sempre lui.
Mario chiese ad Adriana di uscire tutti e quattro insieme, come quattro amici, Adriana accettò senza esitazione, ma a me pareva tutto quanto talmente assurdo, come era possibile che dopo tutto quello che c'era stato tra di noi aveva il coraggio di chiedermi se potessi essere sua amica, ma accettai, era l'unico modo per avermi vicino.
Chiunque ci avrebbe sentito in quella discussione avrebbe detto " Lei gran cretina, ma lui che gran coglione!"
Mi disse che mi augurava il meglio, che meritavo un ragazzo diverso, mi augurava di essere felice, i suoi discorsi erano senza senso e ipocriti.
Mi accompagnò fino a casa e ci lasciammo , ma la mia mano era ancora nella sua.
E per me fu difficile lasciarlo andare.
Mario accompagnò Adriana sotto casa , ma quando tornai a casa mia realizzai che io avevo dato l'anima per lui, avevo dato anima e corpo alla nostra storia, e che lui non avrebbe mai visto in me ciò che io vedevo in lui, eppure sapevo che un giorno l'avrei perso, lo avevo saputo fin dal primo momento, si, mi ero rassegnata al fatto che ormai dovevo perderlo.

  
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