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Autore: arthursheart    16/07/2013    3 recensioni
Si trovavano in una stanza quadrata non molto grande e poco illuminata, le pareti erano blu scure e c'erano due sedie. Justin si sedette su una di queste invece la ragazza, che era molto agitata, iniziò a camminare avanti e indietro. Aveva paura, era terrorizzata e non capiva cosa volesse da lei quell’uomo.
"Justin avevi detto che non stava succedendo niente! Perché mi hai portato qui? Chi erano quei tizi e cosa vogliono da me?" disse la ragazza con la voce tremolante.
"Jennifer non avere paura. Stai calma! Hai detto che ti fidavi di me, no?!"
"Adesso non so più se mi fido di te!” disse la ragazza continuando a fare su e giù nella stanza.
“Jennifer è già abbastanza complicato, non ti ci mettere anche tu!” disse il ragazzo alzando la voce.
La ragazza si fermò e rivolse lo sguardo all’amico, poi disse:
“Bene, allora mi fiderò di te quando mi dirai tutto! Voglio sapere perché sono qui!"
"Certo, adesso se per favore ti siedi ti dirò tutto ciò che so e che mi hanno detto devo dirti!" aspettò che la ragazza si sedeva accanto a lui e poi iniziò a parlare di nuovo.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 29
Don't be afraid of me
Per la prima volta, durante l’ultima settimana, quella notte Jennifer riuscì a dormire profondamente senza che nessun incubo, con protagonista Trevor in veste di assassino, la svegliasse in un bagno di sudore. L’unica cosa che le diede un po’ fastidio fu il dolore alla guancia sinistra che, però, nel sonno percepiva più come un lieve pizzico.
Quando si svegliò, la domenica mattina, a causa di un sussurro, ci mise un bel po’ di tempo  per risvegliare i sensi e scoprire di aver dormito schiacciando il lato sinistro del viso sul cuscino.
Maledetto Oliver.
Avvertì, poi, un lieve movimento nella stanza e sperò che non fosse chi pensava che fosse. In normali condizioni sarebbe stata felice, felicissima, di vederlo, ma quella mattina l’ultima cosa che voleva era un confronto con..
“Jennifer” un altro sussurro a pochi centimetri dall’orecchio destro e una carezza sulla guancia intatta.
“So che adesso sei sveglia”
A quel punto soffocò una risata con un sorriso. Aprì l’occhio che non era nascosto nel cuscino e si ritrovò di fronte il volto sorridente del suo ‘fidanzato ufficiale’.
Lo guardo, sorridendo, calcolando mentalmente quante possibilità aveva di nascondergli il livido che aveva sulla guancia.
Nessuna possibilità.
Maledetto Oliver.
La sera precedente la pelle era iniziata a diventare rossa, tendente al viola, e non osava immaginare in che stato si trovasse in quel momento. E la scusa “Ho sbattuto la guancia a terra quando sono svenuta” che i genitori si erano bevuti, con Justin non sarebbe bastata, anche perché avrebbe scatenato altre domande, sullo svenimento.
“Non merito un abbraccio per essere definitivamente tornato?” la riportò alla realtà e Jennifer, abbandonandosi all'istinto, si alzò velocemente e gli circondò il collo con le braccia, stringendolo a sé.
“Anche tu mi sei mancata” ridacchiò il ragazzo.
Restarono qualche istante in silenzio, assaporando la vicinanza e la sicurezza, che era mancata a entrambi.
“Che hai fatto in questa settimana?”chiese Justin, cercando di sciogliere l’abbraccio.
Jennifer, però, lo strinse a sé con più forza appoggiando, involontariamente, alla spalle del ragazzo la guancia sinistra. Le sfuggì subito un gemito di dolore che, aggiunto al prolungato silenzio in cui si trovava, allarmò Justin.
Maledetto Oliver.
Il ragazzo fece leva con le braccia e con un minimo di forza riuscì a allontanare il corpo della ragazza quel che bastava per guardarle il viso.
Jennifer, a suo favore, aveva la velocità e la prontezza dei riflessi, infatti voltò leggermente il volte verso sinistra permettendo ai capelli di ricaderle sul viso e, quindi, coprire entrambe le guance.
La confusione di Justin fu espressa subito dalla sua voce, che però trasmetteva una dolcezza assurda.
“Perché non mi guardi? È successo qualcosa?”
La ragazza si limitò a deglutire e continuare a tenere lo sguardo basso, sapeva che stava sbagliando ma tutto il coraggio che possedeva, in quel momento, sembrava essere andato in vacanza; trasalì quando Justin iniziò ad accarezzarle proprio la guancia sinistra e, quando il ragazzo tentò di scostarle i capelli, gli afferrò prontamente la mano, premendola con troppa forza sulla pelle del viso, proprio nel punto in cui il dolore era più forte.
Questa volta, però, la smorfia di dolore, che cercò di nascondere, non passò inosservata e Justin strabuzzò gli occhi, ritirando velocemente la mano.
Maledetto Oliver.
Il religioso silenzio in cui erano immersi fu disturbato, di nuovo, da Justin.
“Cosa ti è successo?” il panico si impossessò della sua voce, mentre riportava di nuovo la mano sul viso di Jennifer per forzarla a girarsi.
Appena riuscì a vedere le reali condizioni in cui si trovava la ragazza, gli mancò il fiato.
“Chi è stato?” sussurrò, infatti, con le dita ferme in aria, a pochi centimetri dal livido violaceo, aveva paura di farle male.
“Nessuno” soffiò lei, scrutando le espressioni di Justin, sapeva che qualsiasi  risposta gli avesse dato, lui avrebbe reagito malissimo.
“Non mentirmi” disse con un tono fin troppo fermo. “Questo è un livido da pugno”
Maledetto Oliver.
Rimase spiazzata, guardandolo con gli occhi spalancati e intimoriti, regalandogli solo una conferma della sua convinzione. Jennifer era in difficoltà, e il suo amato autocontrollo andava a farsi fottere in presenza di Justin.
“Allora? Chi è stato?” continuò alzandosi, urlando e stringendo i pugni lungo i fianchi.
“Nessuno” urlò lei di rimando con fin troppo nervosismo, alzò gli occhi con l’intenzione di provare a rifilargli la bugia dello svenimento e della caduta ma, quando incontrò i suoi occhi infuriati, riuscì solo a balbettare.
“Lo uccido” esclamò lui e, dopo un’ultima occhiata al viso della ragazza, si precipitò fuori.
Jennifer non se lo fece ripetere due volte e lo seguì prima al piano terra e poi fuori sul vialetto di casa. Fu investita da un venticello freddo e, anche se indossava solo il pigiama, non se ne curò.
“Dove stai andando?” lo bloccò prima che potesse aprire lo sportello della sua nuova macchina.
Erano distanti solo un passo quando Justin si girò per fissare le sue iridi in quelle della ragazza.
“A uccidere chi ti ha fatto questo” rispose, con la mascella tesa.
Alzò il braccio sinistro e, finalmente, riuscì ad avvicinare le dita alla guancia per accarezzare il livido.
“N-no..”
“Non so chi è stato?” la interruppe, tirando a indovinare cosa la ragazza stava per dire, e si liberò in una risata nervosa.
“Invece penso di saperlo” concluse, ritornando a dare le spalle a Jennifer per poter entrare nell’auto.
Prima che riuscisse a metterla in moto, la ragazza aprì la portiera e occupò il posto accanto a quello di Justin.
Il viaggio fu silenzioso, troppo, e l’unico rumore udibile era il rombo dell’auto che continuava ad acquistare velocità.
Jennifer riconobbe la strada dopo un po’, poiché era troppo intenta a alternare lo sguardo dal tachimetro al profilo di Justin.
Un attimo prima che parcheggiasse, il ragazzo la chiamò. Si scrutarono per qualche istante, fin quando Justin si decise a parlare, gli occhi che trasmettevano sofferenza.
“Non sopporto di vederti così” e di nuovo portò la mano sinistra a sfiorare la guancia della ragazza.
Poi, così come aveva velocemente parlato, si affrettò a scendere dall’auto e avviarsi verso l’edificio, lasciando Jennifer immobile nell’auto.
La ragazza si sentì tremendamente in colpa per la brutta sorpresa che gli aveva riservato e per non essere stata in grado di dargli una spiegazione, sospirò, e poi si ricompose, uscendo dalla vettura e permettendo al ragazzo di chiuderla con il telecomando.
Fu costretta a correre per stargli dietro, poiché Justin non si era fermato ad aspettarla e aveva raggiunto velocemente la palestra degli addestramenti.
Di sicuro non erano passati inosservati sia perché Joseph amava sorvegliarli, sia perché era impossibile che non sorvegliasse la sua palestra.
Quando Jennifer lo raggiunse e trovò Justin di spalle nel centro della sala.
La ragazza dovette appoggiare una mano su un muro e piegarsi leggermente per riuscire a riprendere fiato, chiuse gli occhi per cercare di bloccare l’ennesimo capogiro e evitare un altro svenimento. La sera prima aveva di nuovo saltato, intenzionalmente, la cena, voleva solo avere una piccola rivincita su Oliver, dopo il pugno ricevuto.
Dopo qualche minuto, sentì alcuni passi nel corridoio, e poi Oliver e Joseph fecero il loro ingresso nella palestra.
“Jennifer” sussurrò Oliver, correndo nella sua direzione, abbassando la testa per osservarle il viso.
“S-sto bene” balbettò in risposta, alzando lo sguardo prima sul viso di Oliver, poi guardò oltre le sue spalle per incontrare lo sguardo furioso di Justin che li fissava.
“Cosa hai intenzione di fare?” urlò Justin, attirando tutta l’attenzione su se stesso.
“Oh. È tornata la superstar con i suoi modi arroganti”  esclamò Joseph, alzando gli occhi al cielo.
“Tu stanne fuori!” ringhiò Justin, fulminandolo con lo sguardo.
Joseph spalancò gli occhi, alzando le mani per tirarsi indietro, l’ombra di un sorriso gli aleggiava sul volto, e si fece più vicino a Jennifer.
“Justin” esordì Oliver, sorridendo. “Ti trovo bene”
Justin serrò la mascella e strinse i pugni, continuando a guardarlo negli occhi.
“Sto. Per. Ucciderti” scandì bene, mentre con un paio di passi si portava a poca distanza da Oliver e afferrava la sua maglia alzandolo da terra di un paio di centimetri.
“Che c’è Bieber? Torni dopo tutto questo tempo e vuoi dettare regole?” disse Oliver, parlando con fin troppa calma.
Justin inarcò un sopracciglio, poi con forza fece scontrare la schiena di Oliver con il pavimento, continuando a tenere le mani sulla maglietta.
“Non puoi proteggerla per sempre” sussurrò Oliver, con una smorfia di dolore sul viso.
Justin si sedette di peso sullo stomaco di Oliver e sferrò il primo pugno.
Si sentì un gemito provenire da Jennifer, la quale stava per avvicinarsi e intervenire per farli smettere, ma Joseph la bloccò, intimandole con lo sguardo di non intervenire.
“Hai ancora voglia di parlare?” gli sussurrò a pochi centimetri da suo viso, fissandolo negli occhi.
“Ti fa male sentire la verità, Bieber?” continuò Oliver, con un sorriso sarcastico stampato sul volto.
“Bene” si limitò a dire Justin.
Un altro pugno.
Justin si avvicinò di nuovo al volto di Oliver.
“Non devi più farle male, coglione”
“Era parte dell’addestramento”
Un altro pugno, il naso di Oliver iniziò a sanguinare.
“Non sapevo che l’addestramento prevedeva colpi tanto forti”
Jennifer, ormai, si agitava, bloccata dalle braccia di Joseph, che le teneva anche una mano sulla bocca.
Oliver iniziò a ridere, poi riuscì a togliere Justin dal suo torace e si alzò.
Justin sorrise, sapeva che Oliver l’aveva lasciato fare per poter studiare la sua forza e, per sua sfortuna, si era trattenuto dallo spaccargli il naso. A loro insaputa, Justin conosceva il cambiamento di addestramento di Jennifer e, sempre a loro insaputa, anche lui era stato sottoposto a un aumento degli esercizi, e a sessioni di combattimento.
Si scrutarono per qualche istante, distanti circa un metro.
“Avevo previsto questa tua scenata” Oliver interruppe il silenzio. “Questo è il motivo del pugno tanto forte”
“Ti spacco la faccia, bastardo” urlò Justin, avventandosi contro Oliver, con una velocità che spiazzò tutti in quella stanza, e scaraventandolo contro il muro.
Lo colpì allo stomaco, un pugno dopo l’altro. Due. Cinque pugni.
Lo afferrò per i capelli e lo scaraventò a terra.
Oliver teneva una mano allo stomaco, e con l’altra stava cercando l’equilibrio per alzarsi, inspiegabilmente continuava a sorridere.
Justin lo scrutava per non essere preso di sorpresa da una mossa improvvisa, mentre riprendeva fiato.
Una volta in piedi, Oliver parlò, sorridendo a mo’ di sfida.
“Ti hanno addestrato bene, non dai tempo al tuo avversario di reagire. Peccato che in questo caso, il tuo avversario ha già colpito il tuo punto debole”
Oliver fece un cenno con il capo nella direzione di Jennifer mentre pronunciava le ultime due parole.
La rabbia che Justin stava provando, aumentò improvvisamente e si avventò di nuovo contro Oliver.
Jennifer riuscì a liberarsi dalla presa di Joseph e, giusto in tempo, sbarrò la strada a Justin, spingendolo indietro. Il ragazzo la guardò, sorpresa e incredulità riuniti in uno sguardo.
“Jennifer..” sussurrò.
“Non è stata colpa sua!” esclamò Jennifer, guardandolo negli occhi. “Mi stavo allenando”
Justin assunse di nuovo la sua espressione furiosa.
“Non mi interessa, non doveva farti male” ribatté, avvicinandosi.
Quando le fu vicino e stava per accarezzarle il livido, Jennifer fece un passo indietro, lasciando la sua mano a mezz’aria.
“Co-cosa?” sussurrò il ragazzo, un pizzico di panico nella voce.
“Non mi hai dato il tempo di spiegare, avevi decisamente l’intenzione di mandare Oliver all’ospedale” elencò Jennifer, con la voce strozzata.
“Dov’è il mio Justin?” concluse, e una lacrima di confusione, panico e paura, le rigò il volto.
Un lampo di paura attraverso gli occhi del ragazzo.
“Sono sempre io, non avere paura”
Joseph, che non aveva seguito il loro scambio di battute poiché era andato ad accertarsi delle condizioni di Oliver, li interruppe, avvicinandosi battendo le mani.
“Mi congratulo con te, Bieber, non mi aspettavo questo gran miglioramento delle tue abilità”
Justin non riusciva a staccare gli occhi dallo sguardo velato di lacrime di Jennifer.
“Ho avuto bravi addestratori” rispose, con tono fermo.
Joseph si voltò verso Jennifer, e la sua espressione si addolcì di poco.
“La prossima volta che mi mordi la mano, non ti alleni per una settimana” scherzò, stringendole un braccio sulla spalla, poi si allontanò per avvicinarsi nuovamente a Oliver.
“Jennifer..” un altro sussurro, e un passo avanti per avvicinarsi alla ragazza.
Jennifer deglutì e fece un altro passo indietro e, non distogliendo lo sguardo da Justin, chiamò: “Oliver?”
“Jennifer, che succede?” chiese Oliver, avvicinandosi ai due di un paio di passi.
La ragazza osservò ancora per qualche istante il volto di Justin, poi si girò nella direzione di Oliver.
“Puoi accompagnarmi a casa?”
Joseph, Oliver e Justin, contemporaneamente, aprirono la bocca e spalancarono gli occhi, la stessa espressione di sorpresa disegnata sui loro volti.
Justin si inchiodò al pavimento, incapace di parlare, osservando la schiena di Jennifer e sperando in un suo ‘stavo scherzando’, e un abbraccio.
Oliver annuì e con passi lenti camminò verso la porta, seguito dalla ragazza che non degnò di uno sguardo né Joseph né Justin.
“Ehm.. Jennifer?” la richiamò Joseph, bloccandola a pochi metri dall’uscita. “Ci vediamo domani pomeriggio”
“Forse” rispose Jennifer, che era rimasta di spalle, per poi iniziare a camminare di nuovo fuori la palestra.
La sala piombò in un silenzio assordante, con Justin che continuava a guardare il punto in cui era Jennifer prima di chiedere a Oliver di portarla a casa.
Joseph gli diede una pacca sulla spalla, riportandolo alla realtà della palestra.
“Vedrai che le passerà, ha solo bisogno di digerire ciò che ha appena visto”
“La capisco se non vorrà parlarmi più” sospirò il ragazzo, voltandosi per ricambiare lo sguardo di Joseph. “Il pensiero di Oliver che le ha fatto quel livido mi ha fatto impazzire, non ero più me stesso. La rabbia..”
“Lo so, non sentirti in colpa” lo interruppe. “È stata una settimana difficile per Jennifer, abbiamo scoperto cosa poco piacevoli e adesso arrivi tu, che senza preavviso, ti trasformi in una macchina da combattimento. Le serve tempo per abituarsi all’idea”
Justin annuì, poi preso dalla curiosità chiese spiegazioni riguardo le altre cose poco piacevoli.
Joseph sorrise e iniziò a camminare verso l’uscita.
“Seguimi, ho una registrazione da mostrarti”
 
 
 Oliver aveva appena messo in moto l’auto, quando una smorfia di dolore si disegnò sul suo volto e la sua mano sinistra corse a massaggiarsi lo stomaco.
“Riesci a guidare?” un’evidente nota di preoccupazione nella voce di Jennifer.
Il ragazzo le rivolse un sorriso veloce, poi guidò l’auto in strada.
“Ho dovuto sopportare dolori peggiori” sussurrò più a sé stesso.
“Che intendi?”
“Quando sei un ragazzino più basso della media che frequenta fin da piccolo scuole militari, è impossibile non essere preso di mira dai più grandi” spiegò, tenendo lo sguardo fisso sulla strada.
Jennifer lo guardò con sorpresa e curiosità, non aveva mai pensato al passato di Oliver ma in quel momento preferiva evitare di porgli altre domande su quell’argomento; guardò per un attimo fuori dal finestrino e poi ritornò a osservare il suo profilo.
“Perché hai lasciato che Justin ti colpisse?”
“Ordini di Joseph, ma soprattutto per buon senso”
“Buon senso? E che intendi per ordini di Joseph?”
“Aveva previsto una reazione del genere, poi ha visto quando Justin ha scoperto il tuo livido” Oliver alzò le spalle.
“Non ho reagito perché, beh, lui è Justin Bieber. Ha decine di paparazzi che lo seguono, e un occhio nero che compare all’improvviso è difficile da giustificare e spiegare”
Oliver si fermò per sospirare, e Jennifer gli diede tutto il tempo che gli serviva, non voleva immaginare il dolore fisico che stava provando.
“Sarebbe stato troppo sospetto. Con Ashley che già sa di te, l’ultima cosa che ci serve è svelare anche l’identità di Justin. Vogliamo evitare brutte sorprese durante incontri con le fan e concerti. Bisogna pensare a tutte le eventualità.”
Jennifer annuì, era grata che Oliver non avesse fatto male a Justin anche se preferiva che lui si fosse difeso e non usato come un sacco da boxe.
“Pensavo che tu non volessi che Justin si esponesse a un simile pericolo” la distrasse Oliver, continuando il suo discorso precedente.
“Ed è vero. Non voglio che lui sia in pericolo”
“Perché cercate tanto di proteggervi a vicenda?” Oliver si permise di guardarla negli occhi solo per un istante, per poi ritornare a rivolgere la sua attenzione alla strada.
Jennifer aprì e chiuse gli occhi un paio di volte, sentendosi improvvisamente vulnerabile. L’ultima cosa che voleva succedesse quel giorno era che Oliver scoprisse quali sentimenti lei aveva capito di provare.
“Senso del dovere?!” esclamò, la prima cosa che le era venuta in mente, riuscendo a mantenere un tono calmo e controllato.
“Mmh” mugugnò Oliver.
Piombarono in un silenzio assoluto e Jennifer si distrasse guardando la strada che stavano percorrendo a velocità limitata. Niente in confronto alla super velocità a cui era arrivato Justin poco tempo prima. Le sembrava passata un’eternità da quando se l’era ritrovato nella stanza.
“Perché hai reagito in quel modo?”
Jennifer portò il suo sguardo sul viso di Oliver, su cui aleggiava un’espressione pensierosa e confusa.
Non sapeva cosa rispondere.
Si era sentita confusa, sopraffatta da ciò che Justin aveva fatto a Oliver, impaurita da quel ragazzo che solo la settimana precedente era stato tanto dolce con lei.
Oliver le lanciò un’altra occhiata, e capì che la ragazza non avrebbe risposto a quella domanda, così cambiò argomento.
“Stai davvero considerando l’idea di saltare l’allenamento domani?”
Jennifer sussultò a quella domanda, poiché così come l’aveva posta Oliver suonava come una cosa negativa.
“Si” sussurrò lei.
Se durante l’ultima settimana le avessero detto che avrebbe volentieri saltato un pomeriggio di allenamento, non ci avrebbe creduto. Tuttavia, tutto quello che aveva bisogno era allontanarsi un po’ da quella palestra, da Joseph, Oliver e Justin e cercare di digerire il veloce cambiamento di Justin.
Jennifer era consapevole di dover essere felice del suo miglioramento sul piano fisico e infatti lo era, era orgogliosa dei suoi progressi, però la violenza con cui li aveva dimostrati la spaventava.
Odiava doverlo ammettere ma quel ragazzo non era il suo dolce Justin.

 

Spazio autrice:
voglio solo mettere in chiaro un paio di cose. Quando ho pensato a cosa scrivere in questo capitolo, la reazione di Jennifer non mi era minimamente venuta in mente in questo modo, quando però ho iniziato a metterlo nero su bianco, mi è venuto piuttosto naturale scriverla. e ancora adesso sono fermamente convinta che sia la reazione giusta, non so perché.
però ne è valsa la pena. mi sono divertita a scrivere la reazione di Justin, strano ma vero lol
penso che i prossimi capitoli saranno, più che altro, riassuntivi. voglio velocemente passare alla fine dell'addestramento.
beh, che altro dire? fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo. le recensioni sono sempre ben accette!
alla prossima!
baci, simo.
  
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