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Autore: PinkyCCh    16/07/2013    11 recensioni
Elisabetta, al quinto anno del liceo scientifico, ha sempre cercato di passare inosservata, per evitare problemi. Il suo unico obbiettivo era: arrivare all’ultimo giorno di liceo, indenne, senza problemi. Ma qualcuno sembra non essere d’accordo. Chi? Nico. Il tipico cliché adolescenziale. Bastardo al punto giusto, stronzo al punto giusto e bello al punto giusto. Una scommessa li unirà. Un professore un po’ pazzo li unirà. Riuscirà Elisabetta a cavarsela? Riuscirà a non cadere tra le grinfie di Nico?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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- Dimentica -


 

Non riuscivo a capire cosa mi fosse saltato in mente in quel fottuto momento. Rivelare a Blasi i miei sentimenti in quel modo.
Forse tutto ciò che era successo in quell’ultimo periodo mi aveva destabilizzata, rendendomi completamente stupida e priva di ogni inibizione. Cosa mi aspettavo da lui? Che mi giurasse amore eterno? Che si prostrasse ai miei piedi chiedendo venia?
Dovevo essere completamente fuori.
Ormai le mie labbra completamente tagliuzzate dal mio continuarle a morderle per il nervoso e la gola che assomigliava al deserto, erano diventate la mia unica fonte di distrazione per non guardare il ragazzo che mi sovrastava con la sua figura.
Dovevo trovare un modo per uscire da quella situazione estremamente imbarazzante.

“Elis…” mi chiamò Nico con un tono dolce da far invidia allo zucchero.

Alzai lo sguardo imbarazzata ed impaurita. Non sapevo cosa aspettarmi da lui.

“Elis, guardami. Per favore.” Continuò, avvicinando ed alzando il mento con l’indice.

Mi sentii scoperta, fragile, piccola ed indifesa, mentre lui continuava ad attirarmi verso di lui con il suo sguardo.
Solo Dio sa quanto avrei voluto scomparire in quel momento cercando di non lasciare alcuna traccia del mio misero passaggio in quella vita.
Era destabilizzante vedere l’effetto che sortiva quel ragazzo sulla mia persona. Era destabilizzante ancor di più, vedere quanto misera fossi io e di quanto misero fosse il mio auto controllo.
I suoi occhi, le sue labbra, le sue mani. Ogni singolo centimetro della sua pelle era destabilizzante ed io non ero abbastanza forte per fronteggiarlo.
Chinai nuovamente testa e sguardo, andando a puntarlo sulle mie incredibili e sconvolgenti vecchie scarpe da ginnastica. Strano come in quel momento quel vecchio paio di scarpe fosse divenuto improvvisamente interessante.

“È vero ciò che hai urlato poco fa, Marsh?” imperterrito e rompi scatole di un Blasi.

Il mutismo era la mia unica ancora di salvezza. Dovevo continuare su quella linea di difesa.

“Perché?” un sussurro che uscii talmente flebilmente dalle mie labbra che persino io stentavo a sentirmi.

Un lampo di incertezza attraversò gli occhi di Nico, facendo traballare quella luce di strafottenza che lo caratterizzava.

“Perché Nico? Perché proprio io? Perché? Cosa vi ho fatto di male per indurvi a giocare con me? Nessuno di voi mi ha mai calcolata. Nessuno di voi è stato succube di qualche scherzo da parte mia o altro. I miei compagni di classe non ne avevano motivo. Ti prego…dimmi perché.”

Ora volevo sapere. Volevo solo sapere perché e come eravamo giunti a quel punto. Volevo comprendere i loro gesti.

“Marsh…”
“No ti prego. Non chiamarmi in quel modo. Ti prego.” Lo implorai, cercando di trasmettere attraverso il mio sguardo tutta la sofferenza ed il dolore che avevo nel corpo.

Si passò la mano sinistra tra i capelli, ravvivandogli ma donandogli una forma disordinata. Era bello anche così, anche incerto ed insicuro.

“Perché era divertente e non avevamo nulla da fare Elis.”

Ero un gioco per attutire la noia? Ero solo questo? I miei sentimenti, le mie emozioni, le mie delusioni, erano solo un gioco?
Guardai inorridita Nico, cercando di far trapelare tutto il mio disgusto verso di lui e di quel gioco macabro che aveva intrapreso insieme a quelle scimmie dei miei compagni di classe.

“Elis, io…”
“Valgo cinquecento euro? Li hai spesi almeno in qualcosa di utile? Oppure il sacrificio del mio cuore è valso solo un gioco per playstation?” acida e tagliente.

Chinò il capo, colpevole, sorridendo amaramente e conscio della ferita che aveva apportato al mio già inquieto cuore.

“Sai Nico – sorrisi anch’io amaramente – mi sono fidata di te. Ti ho raccontato della mia vita. Ho lasciato che ti prendessi cura di me. Ho lasciato due lavori che mi permettevano di aiutare la mia precaria famiglia. ho lasciato che mi proteggessi, ma sai…nella vita si sbaglia e tu sei il mio sbaglio più grande.”

Non sapevo se le mie parole cariche di odio e disprezzo avessero smosso l’anima di quello stronzo patentato, ma la speranza è l’ultima a morire, giusto?
Se fossi riuscita a fargli provare solo un decimo del dolore che lui mi aveva arrecato, sarei stata più che soddisfatta.
Forse avevo esagerato però. Nico aveva strabuzzato gli occhi, serrando la mascella e chiudendo le mani a pugno. Avevo esagerato, cazzo.

“Il tuo sbaglio più grande? IL TUO SBAGLIO Più GRANDE?” urlò, costringendomi ad indietreggiare di qualche passo per la sorpresa mista a paura.

Più indietreggiavo e più lui avanzava verso di me.
Andai a sbattere con la schiena contro un palo della luce. Ma prima c’era? Forse non vi avevo fatto caso.

“N-nico cosa vuoi fare?” fantastico. Balbettavo come una bimbetta.
“Nulla.” Biascicò.

Deglutii, sentendo un nodo allo stomaco, causa di aumento di batticuore e sudorazione.
Si avvicinò ulteriormente, finchè i nostri nasi non si sfiorarono, facendo affluire più sangue del dovuto alle mie gote.

“Nulla.” Ribadì Nico, sussurrandolo sulle mie labbra.

Sentii un brivido percorrere la mia spina dorsale. In un attimo ripercorsi tutta la nostra storia. Era come se tutto il dolore e le lacrime versate per quel ragazzo, stessero venendo spazzati da quel fiato che solleticava la mia pelle. Dal fiato che aleggiava sulle mie labbra, facendomi desiderare silenziosamente ed incoscientemente di toccarle, morderle e baciarle.

Perché io desideravo quel contatto dal momento esatto in cui avevo capito di amare quel bastardo.


Forse anche Nico avevo lo stesso desiderio, perché eravamo troppo vicini per un semplice dialogo.

“Al diavolo!” esordì Nico, tuffandosi sulle mie labbra.

Era un bacio strano. Al sapore di disperazione e…amore. Un bacio desiderato, passionale e casto. Un bacio a controsenso. Un bacio al sapore di scommessa. Un bacio al sapore di amore.
Tante erano le domande che ora affliggevano la mia mente, ma tante erano le risposte che non volevo per paura di scoprire qualcosa di scomodo.
Si staccò da me troppo presto per i miei gusti, appoggiando la sua fronte contro la mia e guardandomi intensamente negli occhi ormai lucidi.
Avrei voluto parlare, chiedere ma stare zitta allo stesso tempo. Cosa dovevo fare ora? Come dovevo comportarmi?
Nessuno dei due sembrava voler parlare, quasi a temere di rompere un equilibrio già precario di suo.
Ma ogni cosa bella deve finire, purtroppo. 

“Mi dispiace Elis.” Un sussurro che però arrivò come un urlo.

Gli dispiace per cosa? Per quello che mi aveva fatto passare? Per il bacio? Per cosa?
Lo guardavo timidamente, vergognandomi come una bambina scoperta a rubare le caramelle.

“È stato un errore questo bacio. Un momento di debolezza. Perdonami. Volevo solo pagare il mio debito nei tuoi confronti. Dimentica questo bacio privo di significato.”

Un dolore lampante invase ogni centimetro del mio corpo, sino ad arrivare al mio cuore, rompendolo in milioni di pezzettini. Potevano le parole ferire e distruggere in questo modo? Poteva lui ferirmi ancor di più di quanto già avesse fatto?
La risposta era: sì.
Ed io ero stata tanto stupida da permettergli di entrare ancora nel mio cuore e di abbattere le mie barriere.

“Addio Blasi.” Sussurrai a testa china, guardandolo un’ultima volta con uno di quei sguardi da telefilm. Gli voltai le spalle, iniziando a camminare con la testa rivolta verso ‘alto, conscia che tutto era cambiato.
Di solito in un momento come quello, nei film la pioggia iniziava a battere incessantemente ,ma la mia vita non era un film. Era la realtà. Ed un sole splendente illuminava le mie lacrime.

La prima delusione d’amore non si scorda mai.
 
 



“Elis, calmati. Ti prego.” Continuava a sussurrarmi all’orecchio Linda, accarezzandomi la testa mentre continuavo a piangere con la testa poggiata sulle sue gambe.
“Tesoro è solo uno stupido. Tirati su.” Kath, quanto era dolce quella ragazza?

Tirai su col naso, facendo sobbalzare Linda per il rumore che avevo fatto. Quanto potevo essere sfigata da uno a cento? Il massimo era il minimo in quel momento.

“Voglio sparire. Nn voglio più vederlo. Con che faccia mi presenterò domani a scuola? Aiuto!” conclusi appoggiandomi nuovamente sulle gambe della mia amica, tornando a piangere e singhiozzare.
“Elis, ascoltami bene!” si avvicinò Kath, alzando il mio volto e chiudendolo a coppa tra le sue esili mani. “Sei bellissima. Non hai nulla da temere. Lui è un coglione che ha voluto divertirsi non sapendo però che avrebbe perso una persona sincera e fiera come te. Perché tu, piccola mia, hai la stessa fierezza di una leonessa. Ora asciuga quei tuoi occhioni blu, rifatti il trucco, metti su un bel sorriso e mostra a quei quattro bastardi chi è Elisabetta Molinari.”

Spalancai gli occhi, guardandola sorpresa e con le lacrime che avevano ripreso a sgorgare impertinenti.
Ero una leonessa?
No, ma lo sarei diventata. Avrei dimenticato Nico e tutta quell’assurda storia.



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Mamma che faticaccia questa volta!
Ragazzi perdonate se non rispondo ad ognuno di voi nelle recensioni, ma vado di leggermente di fretta. La tempesta dell'altro giorno mi ha praticamente distrutto mezzo locale.
Volevo ringraziare ognuno di voi per il tempo e la pazienza che adoperate nel leggere questo quattro parole in croce.
Vi ringrazio di cuore.
Volevo ringraziare le 37 persone che hanno inserito la mia storia tra le preferite, le 7 persone che la ricordano e le 94 persone che la seguono.
Dire che vedere quei numeri crescere è un'emozione indescrivibile, è un eufenismo! Voi mi scaldate il cuore. Vi ringrazio.

   
 
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