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Autore: Manuela_    16/07/2013    0 recensioni
"Le parole uniscono e dividono le persone. È con delle parole che si definiscono dei legami umani, è con esse che s'interrompe un ciclo della vita".
Una panchina al centro di tutto. Lì le parole sono state ispirate, lì sono state scritte. In una lettera che, ha cambiato una vita. O forse due. Sarà poi la protagonista a dare il via a questi cambiamenti, grazie alla lettera e a quel luogo magico, dove si trova la panchina. E capirà anche quanto sono importanti le parole, e tutto quel che possono creare...
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza era intenta a scrivere. Mi avvicinai senza dare nell'occhio. Mi muovevo cautamente e controllavo ogni mio passo per evitare che si girasse e si accorgesse di me, anche se era inutile talmente era assorta nel comporre quelle frasi che solo dopo un pò riuscii a decifrare. Sembrava una lettera. Ma non una qualunque, una lettera rivolta ad un ragazzo. Le poche righe che vi lessi erano piene di malinconia, frustrazione, rimpianto. Sarei potuta restare lì per ore se la ragazza non si fosse improvvisamente alzata e incamminata con passo spedito verso la direzione opposta a cui ero io. Ci rimasi male perchè volevo sapere cos'altro avrebbe avuto da dire a quel ragazzo che le aveva spezzato il cuore trattandola come "una delle tante" quando lei invece lo aveva amato veramente. Avrei voluto sapere se lo avesse lasciato andare con finta indifferenza o si sarebbe accanita contro di lui con un finale senza saluti. Lasciai perdere le mie riflessioni inconclusive e decisi di riprendere la mia vita che era già abbastanza piena di dilemmi.

Qualche giorno dopo mentre stavo attraversando la strada vidi un foglio stropicciato svolazzare sul marciapiede e prendendolo capii subito di cosa si trattava. Era la lettera che aveva scritto quella ragazza seduta su una panchina all'ombra di un albero. Non era molto lunga e la calligrafia era curata ma in alcuni punti l'inchiostro era più marcato, come se per scrivere quelle parole avesse dovuto sforzarsi di più e premere la mano, forse per la rabbia. La scorsi velocemente e notai che era incompiuta. Mancavano i saluti e la firma. Questo mi rabbuiò perchè ciò stava a significare che quella lettera non avrebbe mai trovato il suo destinatario e sarebbe rimasta per sempre un pezzo di carta stracciato. Fortunatamente però, era capitata tra le mie mani.

Nelle ore successive la lessi e rilessi più volte, come quasi per renderla mia. Cercai di immedesimarmi il più possibile nella protagonista e nei suoi sentimenti, tanto da dovermi sforzare di non cedere in un pianto. Le parole erano forti, piene di significato, come se ogni articolo, verbo o preposizione fossero stati messi in quell'ordine volutamente a dare il significato che vi emergeva.

"Inutile scriverti, ma mi sento in dovere di farlo ugualmente. Devi sapere quello che esattamente ho dentro, dato che non mi hai mai veramente ascoltata, e spero che almeno questa volta tu lo faccia. Dirti che sto male non ha molto senso, l'hai visto, spero. Ma ciò che non sai, è che ho davvero creduto in te. Ogni singola parola, ogni gesto, ogni sorriso, ho creduto fossero sinceri, che tu, fossi sincero. Sì, mi sono permessa di credere che tu mi amassi davvero, oppure sei talmente bravo a fingere, che ci sono cascata con tutte le scarpe.

Fa male dovertelo dire, ma mi chiedo con quale coraggio tu abbia potuto giocare così con me. Sono solo una ragazza, e ho già versato troppe lacrime. Quando ripenserò a questi anni, mi verrà in mente solo dolore, o riuscirò a passarci sopra e a ricordare i tuoi sorrisi, le tue dolci carezze e le tue finte promesse?

Lo ammetto, ho paura. Ma quello che più temo non è il tuo ricordo, ma il non riuscirmi a risollevare.

Tu mi hai usata, ma io ti ho amato. È vero che dando a volte non si riceve. E ora mentre sto qui a scrivere al vento, tu sarai in giro a spezzare il cuore ad un'altra ragazza. Devo riconoscerlo, sei proprio bravo in quello che ti riesce meglio : illudere. Ma ora basta, devo rialzarmi e non ritornerò più indietro. Questa è più una promessa a me stessa che a te."

 

Mi venne la pelle d'oca a pensare cosa aveva vissuto quella ragazza e quanto avesse sofferto. Mi sentivo in dovere di contribuire a farla star meglio, e ciò sarebbe potuto accadere solo se il destinatario avesse letto. Sì, perchè lui doveva sapere, era responsabile della più grave ingiuria sentimentale esistente : distruzione di un cuore. Lui doveva scontare la sua pena, doveva essere trafitto da quelle parole, la verità doveva essergli sbattuta in faccia come uno schiaffo. Mi meravigliai della mia crudeltà, ma pensai che fosse semplicemente giusto così. Quella ragazza doveva essere in qualche modo ripagata per aver dato amore, almeno evitando di aver debiti con il passato.


L'impresa si dimostrò alquanto complicata nel momento stesso in cui la progettai, ma preferii non farci caso e concentrarmi sulla sua risoluzione. Non avevo nomi, luoghi come indizi, se non la panchina in cui avevo visto la ragazza scrivere la lettera o dove avevo trovato il foglio. Ciò mi restrinse un pò il campo, ma evitai di cantar vittoria così presto.

Il mattino seguente mi svegliai e dopo una veloce colazione mi vestii di corsa, come se stessi per perdere l'ultimo treno della mia vita, ma per me era una faccenda importante, una questione di vita o di morte.

Mi incamminai in quel mondo assonnato che cercava ancora di restare appeso all'ultimo sogno della notte, prima che il sole primaverile si alzasse completamente, filtrando dalle finestre delle case. Poco dopo, come un miraggio, vidi quell'albero, che anche essendo uguale a tutti gli altri, era facilmente riconoscibile per quella panchina in ferro battuto, che regalava all'ambiente circostante un qualcosa di magico. Sembrava fatta apposta per quei film d'amore dove i due innamorati, tra il cinguettìo degli uccellini e il venticello fresco, si scambiano sguardi appassionati.

E in un attimo un pensiero mi attraversò la testa. " E se proprio su quella panchina la ragazza avesse dei ricordi della sua storia? E se quella mattina, nel comporre la lettera, si sia seduta proprio lì, per aver l'ispirazione giusta a scrivere quello che voleva dire al ragazzo?". Se davvero era così, allora si spiegava anche perchè in un secondo momento aveva buttato via la lettera, senza neanche concluderla. Probabilmente, in preda alla malinconia, aveva riversato tutte quelle parole che quella panchina le evocava, con i seguenti ricordi. E forse, allontanandosi da quel luogo che attirava come una calamita la sua disperazione, aveva ripreso la lucidità necessaria a capire di aver appena fatto un errore a sprecarsi tanto per un ragazzo così crudele.


In quella quiete decisi di immergermi sedendomi sulla panchina e riflettendo sul da farsi. Passarono quelli che pensavo fossero minuti quando improvvisamente capii di non esser sola. Da sinistra, non molto lontano, dietro un cespuglio nascosto da pochi alberi, sentii dei sussulti smorzati. Qualcuno stava piangendo. 
Ero restìa dall'avvicinarmi, ma il mio istinto di curiosa investigatrice prevalse e decisi di andare a vedere chi fosse. Era come quando si è in un tunnel immerso nel buio e ormai, disperati non si cerca più neanche la via d'uscita, e poi, proprio quando si rinuncia, ecco di fronte uno spiraglio di luce, che indica la salvezza. E se il mio buio tunnel erano le mie disperate ricerche, quello spiraglio di luce era quella persona dietro il cespuglio.

Infatti, eccola, rannicchiata con la testa sulle ginocchia, la ragazza della panchina, sobbalzante per il pianto. Non sapevo se essere meravigliata per la sorpresa o dispiaciuta per lei. In ogni caso, mi trovavo di fronte alla soluzione di tutti i miei problemi.

La ragazza percepii la mia presenza e alzò di poco la testa, quel giusto che bastava ad osservare chi fosse quell'intruso. Si rassicurò un pochino quando capii che era una sua coetanea e decise di rivolgermi la parola e con un tono appena diffidente ma anche speranzoso disse : " Scusa, pensavo d'esser sola e son venuta qui, ma se ti ho disturbato me ne vado!".

Mi meravigliai a quelle sue parole, dal momento che ero io quella che doveva scusarsi e togliere il disturbo, ma siccome non potevo lasciarmela sfuggire le risposi con tono rassicurante : " Non preoccuparti, non hai creato alcun disturbo, anzi sono io a dovermi scusare per aver creato una situazione così imbarazzante. Non vorrei intromettermi, ma mi piacerebbe sapere per quale motivo sei così triste, posso magari aiutarti, in fondo sono anch'io una ragazza e posso capirti! ".

Lei mi guardò con fare incuriosito e capii che le mie parole avevano fatto centro.

"Sei la prima persona che incontro da tanto tempo che mi chiede cosa ci sia che non va. In ogni caso, soliti problemi che hanno tutte con i ragazzi, e non mi va di fare la figura della vittima, quindi tranquilla, nulla d'interessante".

Compresi che sotto quelle parole nascondeva qualcos'altro che già sapevo, ma nonostante ciò decisi di tirarglielo fuori.

"Capisco, ma non rimanere vaga sull'argomento, perchè è vero, tutte hanno avuto delusioni da parte di ragazzi, ma anche se è una cosa comune, non significa che debba essere di poco conto. Starai malissimo, altrimenti non ti avrei mai trovata qui a piangere in quel modo". Mi osservò per qualche secondo e poi, come se avessi acceso un pulsante, abbassò la testa e si riversò in un secondo pianto disperato, questa volta quasi liberatorio e non si preoccupò di farsi sentire. Poco dopo prese forza e tra le lacrime disse : " Sono stata ingenua a credere di poter essere amata in quel modo meraviglioso. Non è mai come le favole, non è mai come quando ti addormenti e la tua mente inizia a vorticare di sogni e pensieri fantastici. Ma nonostante tutto io ho amato. Ho dato il mio cuore a lui, gli ho regalato il mio tempo, la mia felicità, e mi sono illusa di star bene, o è stato lui a farmi credere tutto ciò. Sono disperata, sto cercando di far risplendere quella parte di me che lui ha spento. Forse ce la posso fare, ma per ora sto cosi male!". Si strofinò gli occhi e mi guardò e mi vidi riflessa nel suo sguardo. Stava aspettando che l'aiutassi, come se tutto il suo destino fosse nelle mie mani e capii finalmente cosa dovevo fare una volta per tutte.

Tirai fuori dalla tasca la lettera e l'aprii e senza che ci fosse bisogno di dire qualcosa i suoi occhi si illuminarono quando riconobbero il foglio. In un attimo dissi : " È giusto lasciarsi il passato alle spalle, ma solo dopo aver chiuso i conti rimasti in sospeso". Un secondo dopo si alzò e mi sorrise e prese a dirigersi verso la panchina e ancora più avanti, all'uscita del parco. Capendo che non la seguivo, si girò e fece cenno con la testa di starle dietro. Allora mi diressi a mia volta verso il cancello e la raggiunsi. Mi chiese di porgerle la lettera e fu quello che feci.

Ciò che successe dopo mi tolse le parole di bocca, e ancora adesso mi chiedo dove la ragazza, di cui non ho mai saputo il nome, abbia trovato quella forza. Non so con precisione cosa sia successo perchè da quel giorno, dopo esserci salutate, non l'ho più rivista, ma ho sentito dire che quel pomeriggio stesso abbia preso la lettera, sia andata a casa di quel ragazzo e senza tanti complimenti gli abbia sbattuto in faccia la lettera. Da ciò che è stato detto, sembra che lui l'abbia poi guardata con occhi dolci e lei, per regalo, gli abbia semplicemente detto : "Mi sono dimenticata di aggiungere i saluti alla fine, ma ho preferito riservarli per ora. Addio".E con queste parole l'ha liquidato, gli ha voltato le spalle proprio come lui aveva fatto precedentemente con lei. Ha detto addio non solo a lui, ma ad una parte della sua vita. Invidio la sua forza, perchè non è da tutti buttarsi dietro ciò che è stato tanto importante.

Le parole uniscono e dividono le persone. È con delle parole che si definiscono dei legami umani, è con esse che s'interrompe un ciclo della vita. Anche a questa ragazza sono servite delle parole per voltar pagina, per continuare a vivere, per descrivere ciò che aveva dentro. E la cosa migliore di tutto ciò, è che alla fine è riuscita a farsi ascoltare e tutto ha preso significato. La ragazza che sedeva su quella panchina in ferro battuto, è stata salvata dalle parole, e ora, grazie a loro, sta sorridendo.

 


 


 

  
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