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Autore: StefanoJoey    16/07/2013    1 recensioni
Violenza, illegalità e corruzione riempiono le strade della città di GrandHeaven, dove scorrono fiumi di champagne e sangue. L'ordine è mantenuto dalla Big Heart Corporation, i cui membri sono giovani super-eroi adulati come Dei dai cittadini della metropoli.
Ma la vita a GrandHeaven insegna che non c'è spazio per gli Dei.
Il giovane Anthony lo scoprirà sacrificando i suoi stessi sogni.
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo II
 
  -Non siamo qui a giocare, ragazzo!
Negli ultimi tre anni avrò sentito questa frase almeno un centinaio di volte al giorno e ogni volta ridevo tra me e me. D'altronde, il signor Tentei, capo Cuoco del ristorante cinese dove cinque giorni su sette mi spacco la schiena per contribuire al sostentamento della mia famiglia, avrebbe fatto ridere qualcuno anche minacciandolo di morte: basso all'inverosimile e grassottello, camminava per la cucina con le sue tozze e storte gambette urlando ordini a tutti, sputando ovunque senza accorgersene (o senza vergognarsene) con la sua faccia da rospo giallastra impregnata di sudore.
  -Tloppi involtini plimavela sisi!- usa dire Walt, un ragazzo della mia età che lavora con me al ristorante, lavando piatti, per prendere in giro il capo.
-Io essele glande uomo di Cina... o almeno tutti cledele questo- continuava poi Walt, sottolineando il dubbio generale sulle origini del signor Tentei, che molto probabilmente fingeva di essere Cinese.
Il ristorante in cui lavoro si chiama Yù de Hèliù, che in Inglese significa "Fiumi di Giada", ed è forse uno dei tre ristoranti Cinesi più lussuosi di tutta GrandHeaven, anche se dalle condizioni della cucina cucina non si direbbe.
Trascino delle casse contenenti chissà quale porcheria dalla cucina di nuovo verso la dispensa, scivolando sullo sporco del pavimento che non credo sia stato bianco nemmeno la sera d'apertura del locale.
  -Questi non sono scatoli che io avelti chiesto, Anthony! Tu essele scemo? Litaldato? Dimmi a me!- il signor Tentei era fissato con la parola 'ritardato' e la attribuiva tanto ai suoi sottoposti quanto a se stesso. Nessuno sapeva davvero perchè.
Una volta riportati gli scatolini nella dispensa torno in cucina ad aiutare come posso, cuocendo qualcosa o rifinendo qualche piatto. Cucinare mi è sempre piaciuto, impegnarmi sul cibo è sempre stato un buon metodo per svagarmi, staccare la mente e porre tutta la mia attenzione sui piatto; a casa, quando mia zia Susan mi lascia il permesso, cucino io, e allora preparo piatti estrosi e complicati che la maggior parte delle volte suscitano il disgusto del palato di mio Zio, abituato alla cucina "classica", mentre mia madre e mia zia mi riempiono di complimenti, anche se a volte penso lo facciano solo per non ferirmi dicendomi che faceva tutto schifo.
Quando il turno mio e di Walt finisce fuori è già buio, nonostante non fossero nemmeno le nove.
Salutiamo Joe e Nate, i due ragazzi che ci sostituiranno fino alla chiusura del locale, e ci scambiamo qualche risata mentre fumiamo una sigaretta.
  -Chi di voi è stato alla festa, la settimana scorsa?- chiede Walt - Io ero con Norah e mi è passato per la testa.
  -Io- dice Nate prima di sputare per terra -La solita stronzata.
Nate non mi è mai stato simpatico, con il suo ciuffo di unti capelli neri davanti alla faccia storta e gli occhi acquosi, sempre pronto a mettersi al di sopra degli altri nonostante lui fosse il primo ad abbassarsi a spacci di droga, piccoli furti, condendo il tutto con una passata ad ogni puttana della città.
  -Non capisco cos'abbiano quei tre di speciale- continuò -Quello negro mi sa proprio di imbecille, uno di quelli che puntano sul fisico più che sul cervello. Quell'altro invece mi sa di uno che lo prende nel culo da tutti- e scoppia in una fragorosa risata, guardandoci uno ad uno in cerca di un'approvazione che non arriva.
Dopo essersi ricomposto e aver fatto un'altro tiro di sigaretta continua -La ragazza invece mi sembra una tipa sveglia... o almeno abbastanza sveglia da sapere quando mettersi in ginocchio e fare il suo dovere!
Altra risata.
Walt mi lancia un'occhiata di sbieco per vedere se mi sono offeso: lui è l'unico dei miei amici a sapere della mia passione per la Corporazione.
  -Fai schifo- commenta Joe, buttando la sigaretta per terra prima di passarsi la mano tra i riccioli color sabbia.
  -Voi li prendete troppo sul serio- replica Nate per poi entrare nel locale senza dire una parola.
  -Se si è offeso lo ammazzo- scherza Walt facendoci scoppiare tutti e tre a ridere.
  -Sapete come è fatto- aggiunge Joe -Vabè, ci vediamo.
Salutiamo Joe e ci avviamo verso casa. Dobbiamo prendere la metro, poiché il Yù de Hèliù, pur non essendo nel centro della città, si trova lontano dai quartieri più poveri dove viviamo.
Walt abita poco distante da me e questo ci ha permesso di vederci spesso durante l'infanzia, quando la città non era ancora così in via di degrado, e di diventare migliori amici.
Inseparabili, direi.
Nonostante le enormi differenze che ci distinguono Walt si è sempre rivelato la mia controparte perfetta: leale, divertente, saggio e sempre incline a fare qualcosa di pazzo. Io ero quello calmo e timido.
Walt è più passo di me, il fisico più asciutto e meno muscoloso, i capelli ricci neri e la carnagione olivastra; quando eravamo piccoli si era rotto il naso che ora, oltre ad essere leggermente schiacciato, era anche storto; gli occhi erano leggermente a mandorla e di un nero liquido.
  -Non pensarci a quello che dice Nate- mi disse dandomi una spallata -E' sempre bravo a criticare quando non si parla di lui.
Nonostante i suoi tentativi di tirarmi su sapevo che nemmeno Walt credeva nella Corporazione, come in nessuno dei sistemi protettivi della città, dopo che suo padre era stato ucciso a sangue freddo nel piccolo negozio di famiglia.
  -Tranquillo- dico.
Mi sorride cercando nuovamente di tirarmi su, cerco di cambiare discorso.
  -Come va con Norah?
Norah e Walt stanno insieme da quasi due anni ormai e sono felice per loro, sembrano felici e sereni e la loro relazione è molto più stabile di tante altre.
Tuttavia non avrei mai scordato quella volta in cui Norah mi aveva baciato alla festa di compleanno di Walt.
Era stato tutto molto lento e molto surreale, forse a causa dell'alcol.
  -Promettimi che non lo dirai a Walt- mi fece promettere Norah, guardandomi con gli occhi castani attraversati da una strana luce.
E io avevo promesso, una promessa che non fu mai difficile mantenere poiché vedevo Norah raramente e niente in me mi aveva mai spinto a rivelare l'accaduto.
Forse sono un cattivo amico.
  -Tutto bene- rispose Walt sorridendo -Questo week-end pensavo di portarla fuori città, per goderci un po' di sole.
-Mh- fu l'unica cosa che riesco a dire.
Penso che cambiare discorso sia più che di dovere, ma Walt mi precede.
-La Festa è stata bella?
Apprezzo il fatto che non abbia detto 'fantastica' 'strabiliante' o altro, so che lo fa per non farmi pensare che mi stia prendendo in giro, dopo quello che ha detto Nate.
-Si- rispondo, cercando di contenermi e di non iniziare a raccontargliela filo per segno -Perfetta, ma quando mai qualcosa va storto?
Lui fa una piccola risata, breve ma fragorosa -Vero. Spettro ha ancora i capelli rosa?
Mi sembra zio Reed.
-Si.
-Cos'è questo? Il... quarto colore che cambia?
-No il terzo, è stato prima azzurro, poi grigio-argento e poi rosa.
Senza accorgermene è strato proprio Walt ad aprire la valvola del mio parlare.
Ci guardiamo e scoppiamo a ridere.
-Sei proprio fissato- mi dice.
Mi limito a sorridere.
-Sai più tu di loro che loro stessi.
-Esagerato!
-Come vuoi tu!
E così ci perdiamo in una serie di scherzosi insulti tipici degli amici che si conoscono abbastanza da capire quando uno non è serio.
Casa mia è la prima che incontriamo, quindi saluto Walt, che deve camminare ancora un po', e entro in casa.
Appena varco la soglia l'aria umida tipica di quando si cucina mi appesantisce, quindi cerco di togliermi la giacca, la sciarpa e i guanti il più velocemente possibile, finendo con il ritrovarmi leggermente sudato. Dalla cucina arriva la voce di mia zia Susan che canta una delle sue vecchie canzoni mentre il rumore dell'acqua che scorre mi dice che mia mamma si sta facendo una doccia, probabilmente appena tornata dal lavoro.
Quando entro ci trovo mio Zio che come al solito legge un libro tenendo la televisione accesa.
Con uno scatto afferro il telecomando e mi siedo sul piccolo divano vicino alla porta.
-Io sto guardando- dice placido mio zio, senza distogliere gli occhi dal libro.
-Ma se stai leggendo- ribatto.
Lui si toglie gli occhiali, guardandomi con quell'aria da uomo vissuto che lo circonda sempre.
-Al contrario di te, giovanotto, io so fare più cose contemporaneamente.
Restiamo a guardarci per quasi un minuto senza proferire parola.
-E comunque ciao- alla fine Zio Reed rompe il silenzio.
-Ciao.
-Oggi com'è andata?
-Bene dai.
Il nostro piccolo discorso è interrotto da una pubblicità alla Tv che ci catturò entrambi:
 
GIOVANI UOMINI DI GRANDHEAVEN!
SIETE CHIAMATI A COMBATTERE!
TENETE ALTO IL NOME DELLA NOSTRA BELLA CITTA' NEL MONDO!
CHIMATE A VOI IL VOSTRO CORAGGIO E UNITEVI A NOI NEL COMBATTERE IL MALE CHE STA INFESTANDOO LA NOSTRA BELLA CITTA'!
UNITEVI AI GESTORI DELL'ORDINE!
ISCRIVETEVI NELLA CASERMA PIU' VICINA ALLA VOSTRA ABITAZIONE E PARTECIPATE AL CONCORSO CHE SI TERRA' NELLA SEDE CENTRALE DEI GESTORI DELL'ORDINE NEL CENTRO DI GRANDHEAVEN!
ACCORRETE!
AVETE TEMPO FINO AL 31 MARZO!
FATE LA SCELTA GIUSTA!
 
Lo spot era pieno di immagini di una vita serena, con famiglie sorridenti e bellissimi tramonti alternate a riprese di bellissimi giovani uomini in divisa da Gestori, che aiutavano una vecchietta sulla strada o scherzavano tra di loro, con i loro bei sorrisi e i capelli perfetti; tutto in colori chiari e luminosi per esprimere un senso di serenità, bellezza e normalità.
Zio Reed mi guarda prima che il pensiero possa passarmi di testa.
Sarebbe comunque un gradino in più.
E veloce come il pensiero arrivò la consapevolezza che sarebbe stato un inferno.
-Anthony- dice Zio Reed.
-Si?- rispondo, gli occhi vacui ancora fissi sulla televisione.
-No- secco.
Prima che possa rispondere mia nonna entra nella stanza.
-È pronta la cena, venite?-
-Si- risponde svelto Zio Reed -Andiamo Anthony-.
-Arrivo- rispondo, la bocca secca.
Tuttavia resto ancora seduto, mentre Zio e Zia escono dalla stanza e li sento parlare in cucina. 
Guardo fuori dalla finestra: piove.
E per un attimo, solo per un attimo, nello specchio vecchio e logoro rigato dalla pioggia, il mio tremolante riflesso sembra indossare una divisa di un bianco abbagliante.
 
 


Ciao todos!
Scusate lo spaventoso ritardo con cui ho postato il secondo capitolo, ma che ci crediate o no sono stato impegnato e a dirla tutta questo capitolo non voleva saperne di trovare conclusione.
Comunque, continuerò :)
Stay tuned!
  
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